Amicizie che tornano, rispolverando Quinto De Martella

Mercoledì, 01 Aprile 2020 16:06 | Letto 1525 volte   Clicca per ascolare il testo Amicizie che tornano, rispolverando Quinto De Martella Con lemergenza del Coronavirus e della clausura forzata, il tempo della solitudine viene riempito nei più svariati modi: si va dalla cucina di pietanze elaborate mai provate prima, ai lavori d’imbiancatura delle pareti, dal carteggio delle persiane, alle pareti di cartongesso tirate su da nuovo. Altri si scoprono pittori, idraulici improvvisati o musicisti. Altri ancora, presi dal riordinare le stanze, passano davanti a qualcosa che attira la loro attenzione e che diventa un simpatico pretesto per riallacciare rapporti con il passato e ritrovare amicizie distanti. E’ quello che è successo all’avvocato camerte Luciano Birocco, che ha deciso di rispolverare quella cosa che più di tutte rimanda alle radici e alle origini camerti: il dialetto. Chi meglio del poeta vernacolare Quinto De Martella, per raccontare le sfaccettature i vizi e le virtù della popolazione di montagna. Quante novelle, quanta poesia e quante fotografie di vita quotidiana sono usciti da quella penna, semplice, diretta, incisiva e vera. E’ stata proprio la situazione particolare fatta di tante ore da occupare tra le pareti domestiche, a suggerire all’avvocato l’idea di rispolverare quei racconti, offrendone gustose video- letture dal suo profilo social: “ In questi giorni che ci vedono tutti costretti a casa, mi sono messo a tirar giù i volumi della mia libreria, cambiandoli di posto, riscoprendone alcuni che non toccavo da qualche tempo. E’ fra questi che è saltato fuori il “ Qui se parla cuscì “ di Quinto De Martella. Un libro del 1970 al quale sono molto affezionato e , in particolare al monologo “ Le disgrazie di Antò’” che fu magistralmente recitato dal nostro concittadino Luigino Micozzi parecchi anni fa al Cinema teatro Ugo Betti. E’ in questa occasione particolare che ho pensato di rileggerlo a tutti; tra l’altro- spiega l’avvocato Birocco- facendo io parte del Gruppo Teatro in bilico”, sto frequentando un corso di dizione per cercare di togliermi delle inflessioni dialettali quindi in maniera scherzosa, ho voluto invece mettermi in gioco per far sentire la mia perfetta pronuncia dialettale camerte, sulla quale non mi batte nessuno”.  “ In questi monologhi ho trovato una umanità così ben descritta, che mi è sembrato divertente riproporli- afferma Birocco- Ho pensato anche che fosse proprio questa l’occasione per ritrovare vicinanza con tante persone che magari da tanto tempo non vediamo e non sentiamo. Mi sono detto che mettere online questi spaccati di vita e delle nostre origini, così ben descritti da Quinto De Martella, potesse servire a riscoprire vecchie abitudini, a ricollegarci con le persone che, lontane da qui e sparse in tutta Italia, conservino un ricordo indelebile della nostra città. E l’effetto c’è stato: in molti hanno scritto e, da questa solitudine forzosa, sono riemersi tanti contatti anche di persone che a Camerino hanno frequentato in passato l’università, rimaste affezionate e molto legate alla città che li ha accolti, con un calore e una familiarità che sono tutti nostri. Da un’idea partita con assoluta semplicità- conclude Birocco-, grazie ad un poeta dialettale che mai abbiamo dimenticato, è scaturito un bellissimo segnale di condivisione. Questa è la cosa più bella e che dà da pensare: dalla drammatica realtà di una situazione da incubo, stiamo riscoprendo più umanità”. C.C.
Con l'emergenza del Coronavirus e della clausura forzata, il tempo della solitudine viene riempito nei più svariati modi: si va dalla cucina di pietanze elaborate mai provate prima, ai lavori d’imbiancatura delle pareti, dal carteggio delle persiane, alle pareti di cartongesso tirate su da nuovo. Altri si scoprono pittori, idraulici improvvisati o musicisti. Altri ancora, presi dal riordinare le stanze, passano davanti a qualcosa che attira la loro attenzione e che diventa un simpatico pretesto per riallacciare rapporti con il passato e ritrovare amicizie distanti. 
E’ quello che è successo all’avvocato camerte Luciano Birocco, che ha deciso di rispolverare quella cosa che più di tutte rimanda alle radici e alle origini camerti: il dialetto.
Chi meglio del poeta vernacolare Quinto De Martella, per raccontare le sfaccettature i vizi e le virtù della popolazione di montagna. Quante novelle, quanta poesia e quante fotografie di vita quotidiana sono usciti da quella penna, semplice, diretta, incisiva e vera. E’ stata proprio la situazione particolare fatta di tante ore da occupare tra le pareti domestiche, a suggerire all’avvocato l’idea di rispolverare quei racconti, offrendone gustose video- letture dal suo profilo social:
“ In questi giorni che ci vedono tutti costretti a casa, mi sono messo a tirar giù i volumi della mia libreria, cambiandoli di posto, riscoprendone alcuni che non toccavo da qualche tempo. E’ fra questi che è saltato fuori il “ Qui se parla cuscì “ di Quinto De Martella. Un libro del 1970 al quale sono molto affezionato e , in particolare al monologo “ Le disgrazie di Antò’” che fu magistralmente recitato dal nostro concittadino Luigino Micozzi parecchi anni fa al Cinema teatro Ugo Betti. E’ in questa occasione particolare che ho pensato di rileggerlo a tutti; tra l’altro- spiega l’avvocato Birocco- facendo io parte del "Gruppo Teatro in bilico”, sto frequentando un corso di dizione per cercare di togliermi delle inflessioni dialettali quindi in maniera scherzosa, ho voluto invece mettermi in gioco per far sentire la mia perfetta pronuncia dialettale camerte, sulla quale non mi batte nessuno”.
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 “ In questi monologhi ho trovato una umanità così ben descritta, che mi è sembrato divertente riproporli- afferma Birocco- Ho pensato anche che fosse proprio questa l’occasione per ritrovare vicinanza con tante persone che magari da tanto tempo non vediamo e non sentiamo. Mi sono detto che mettere online questi spaccati di vita e delle nostre origini, così ben descritti da Quinto De Martella, potesse servire a riscoprire vecchie abitudini, a ricollegarci con le persone che, lontane da qui e sparse in tutta Italia, conservino un ricordo indelebile della nostra città. E l’effetto c’è stato: in molti hanno scritto e, da questa solitudine forzosa, sono riemersi tanti contatti anche di persone che a Camerino hanno frequentato in passato l’università, rimaste affezionate e molto legate alla città che li ha accolti, con un calore e una familiarità che sono tutti nostri. Da un’idea partita con assoluta semplicità- conclude Birocco-, grazie ad un poeta dialettale che mai abbiamo dimenticato, è scaturito un bellissimo segnale di condivisione. Questa è la cosa più bella e che dà da pensare: dalla drammatica realtà di una situazione da incubo, stiamo riscoprendo più umanità”.
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