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Genova-Camerino: le tragedie in Italia non sono tutte uguali

Mercoledì, 29 Aprile 2020 11:53 | Letto 2038 volte   Clicca per ascolare il testo Genova-Camerino: le tragedie in Italia non sono tutte uguali Nellentroterra montano avvenga quel piccolo miracolo che si è compiuto a Genova. Lo scrive Federico Maccari, Ceo di Entroterra Spa, azienda il cui principale marchio è la Pasta di Camerino. Una lettera appello piena di sentimento, di orgoglio e di passione  ma anche di amare considerazioni su tante problematiche irrisolte che riguardano le zone terremotate dove ci si è rimboccati le maniche tutti, compresa la sua azienda, dove si è nutrita speranza e fiducia, eppure le cose sono andate diversamente.Ne riportiamo il testo integrale: «Ho molti amici e clienti a Genova, e vedere le immagini del ponte Morandi crollato il 14 agosto 2018 e praticamente ricostruito con le auto che vi transiteranno entro fine luglio mi riempie di gioia. Mi restituisce un po’ di quell’orgoglio di essere italiano che mi è stato tramandato dalla mia famiglia.Appena un attimo dopo però, forse ispirato proprio da quello stesso orgoglio, penso che al momento di quella tragedia erano già passati quasi due anni dal sisma 2016 che ha cambiato per sempre la storia dell’entroterra marchigiano. Ci dividono solo 450 Km, eppure tra Genova e Camerino è tutto molto più diverso di quanto non dica la distanza geografica. Noi abbiamo ancora le macerie a terra, le persone senza la loro casa, troppi senza lavoro e senza fiducia per il futuro. Ci mancava poi anche il Corona Virus a darci un ulteriore colpo inatteso.Quello del Sisma 2016 è stato definito il più grande cantiere d’Europa, musica per un’economia locale, marchigiana e italiana che anela ossigeno sotto forma di lavori pubblici e investimenti. A Genova c’era un’opera sola da rifare e quindi seppur rilevantissima nello sforzo progettuale e con ostiche questioni legali in corso, probabilmente nel complesso più agevole.Io credo invece che la politica abbia preso per Genova le decisioni giuste, anche spinta dal fatto che il ponte Morandi resti un nodo infrastrutturale indispensabile per merci e persone, fondamentale per l’economia di quel territorio e per far vivere il porto di Genova che è uno degli scali più importanti d’Europa. Intorno a quel percorso così brillantemente quasi completato le luci dei media raramente, o solo per brevi momenti, si sono spente.Un commissario plenipotenziario capace e motivato, un progetto chiaro e condiviso, fondi a disposizione e via ai lavori. Meno di 3 mesi e quella tragedia resterà quasi solo nei cuori di chi ha perso in quel crollo un parente o un amico.Veniamo a noi invece: abbiamo visto 4 commissari straordinari succedersi in meno di 4 anni, ma pochissimi risultati apprezzabili. Solo i media locali non si stancano di raccontare e denunciare. La ricostruzione pubblica è ferma, quella privata segna pochi successi ma del resto il guazzabuglio di norme rende più complicato completare una pratica edilizia per avviare un cantiere nel cratere in 120 comuni di 4 regioni che farlo in qualsiasi altro comune d’Italia e, in un Paese che chiede sempre lavoro dicono che manchi il personale. Hanno complicato le norme invece di semplificarle. Paradosso nostrano.Per questo sento di nuovo vacillare il mio orgoglio di essere italiano. Almeno quello correlato a questo tempo storico. Italiani, sempre generosi in tutte le accezioni e coniugazioni del termine e spesso protagonisti della storia, oggi macchiati da una politica capace di predicare e promettere solo per gli interessi elettorali del proprio partito e tra l’altro con ottiche di breve periodo. Spesso incuranti o incoscienti dell’effetto complessivo, creano false promesse e speranze, a chi proprio su queste ha creduto con tutta la sua anima per tenere le sue radici ed il suo futuro su questo lembo di terra, quello dell’entroterra marchigiano, dell’entroterra italiano, da sempre meravigliosa sintesi dell’Italia.Un entroterra fatto di tradizioni, di persone e prodotti genuini, semplici e autentici.Elementi impercettibili e sconosciuti per chi miope misura il valore di un territorio solo con indicatori economici, spesso solo legati a consumismo ed efficienza.Tempo fa feci una riflessione come questa chiedendomi a chi interessasse il futuro di questo territorio. E’ passato un anno e voglio confidare che ormai quella risposta me la sono data con tutto lo sconforto e la rabbia di un figlio di questa terra la cui famiglia continua ad investire per dare lavoro a chi lo abita.Non voglio perdere l’orgoglio di essere italiano e non voglio smettere di credere che persone giuste e illuminate trovino il progetto adeguato per queste zone. Come per Genova, abbiamo bisogno di un ponte, firmato dal miglior architetto, che colleghi i pregi e le unicità delle nostre comunità ad un futuro con un sistema capace di valorizzarli.Prometto di conservarne gelosamente ancora qualche stilla, casomai qualcuno intenda davvero stupirmi e far sì che nell’entroterra marchigiano avvenga quel piccolo miracolo che si è compiuto a Genova. Succederà»?c.c.
"Nell'entroterra montano avvenga quel piccolo miracolo che si è compiuto a Genova".
Lo scrive Federico Maccari, Ceo di Entroterra Spa, azienda il cui principale marchio è la Pasta di Camerino. Una lettera appello piena di sentimento, di orgoglio e di passione  ma anche di amare considerazioni su tante problematiche irrisolte che riguardano le zone terremotate dove ci si è rimboccati le maniche tutti, compresa la sua azienda, dove si è nutrita speranza e fiducia, eppure le cose sono andate diversamente.
Ne riportiamo il testo integrale: 

«Ho molti amici e clienti a Genova, e vedere le immagini del ponte Morandi crollato il 14 agosto 2018 e praticamente ricostruito con le auto che vi transiteranno entro fine luglio mi riempie di gioia. Mi restituisce un po’ di quell’orgoglio di essere italiano che mi è stato tramandato dalla mia famiglia.

Appena un attimo dopo però, forse ispirato proprio da quello stesso orgoglio, penso che al momento di quella tragedia erano già passati quasi due anni dal sisma 2016 che ha cambiato per sempre la storia dell’entroterra marchigiano. Ci dividono solo 450 Km, eppure tra Genova e Camerino è tutto molto più diverso di quanto non dica la distanza geografica. Noi abbiamo ancora le macerie a terra, le persone senza la loro casa, troppi senza lavoro e senza fiducia per il futuro. Ci mancava poi anche il Corona Virus a darci un ulteriore colpo inatteso.

Quello del Sisma 2016 è stato definito il più grande cantiere d’Europa, musica per un’economia locale, marchigiana e italiana che anela ossigeno sotto forma di lavori pubblici e investimenti. A Genova c’era un’opera sola da rifare e quindi seppur rilevantissima nello sforzo progettuale e con ostiche questioni legali in corso, probabilmente nel complesso più agevole.

Io credo invece che la politica abbia preso per Genova le decisioni giuste, anche spinta dal fatto che il ponte Morandi resti un nodo infrastrutturale indispensabile per merci e persone, fondamentale per l’economia di quel territorio e per far vivere il porto di Genova che è uno degli scali più importanti d’Europa. Intorno a quel percorso così brillantemente quasi completato le luci dei media raramente, o solo per brevi momenti, si sono spente.

Un commissario plenipotenziario capace e motivato, un progetto chiaro e condiviso, fondi a disposizione e via ai lavori. Meno di 3 mesi e quella tragedia resterà quasi solo nei cuori di chi ha perso in quel crollo un parente o un amico.

Veniamo a noi invece: abbiamo visto 4 commissari straordinari succedersi in meno di 4 anni, ma pochissimi risultati apprezzabili. Solo i media locali non si stancano di raccontare e denunciare. La ricostruzione pubblica è ferma, quella privata segna pochi successi ma del resto il guazzabuglio di norme rende più complicato completare una pratica edilizia per avviare un cantiere nel cratere in 120 comuni di 4 regioni che farlo in qualsiasi altro comune d’Italia e, in un Paese che chiede sempre lavoro dicono che manchi il personale. Hanno complicato le norme invece di semplificarle. Paradosso nostrano.

Per questo sento di nuovo vacillare il mio orgoglio di essere italiano. Almeno quello correlato a questo tempo storico. Italiani, sempre generosi in tutte le accezioni e coniugazioni del termine e spesso protagonisti della storia, oggi macchiati da una politica capace di predicare e promettere solo per gli interessi elettorali del proprio partito e tra l’altro con ottiche di breve periodo. Spesso incuranti o incoscienti dell’effetto complessivo, creano false promesse e speranze, a chi proprio su queste ha creduto con tutta la sua anima per tenere le sue radici ed il suo futuro su questo lembo di terra, quello dell’entroterra marchigiano, dell’entroterra italiano, da sempre meravigliosa sintesi dell’Italia.

Un entroterra fatto di tradizioni, di persone e prodotti genuini, semplici e autentici.

Elementi impercettibili e sconosciuti per chi miope misura il valore di un territorio solo con indicatori economici, spesso solo legati a consumismo ed efficienza.

Tempo fa feci una riflessione come questa chiedendomi a chi interessasse il futuro di questo territorio. E’ passato un anno e voglio confidare che ormai quella risposta me la sono data con tutto lo sconforto e la rabbia di un figlio di questa terra la cui famiglia continua ad investire per dare lavoro a chi lo abita.

Non voglio perdere l’orgoglio di essere italiano e non voglio smettere di credere che persone giuste e illuminate trovino il progetto adeguato per queste zone. Come per Genova, abbiamo bisogno di un ponte, firmato dal miglior architetto, che colleghi i pregi e le unicità delle nostre comunità ad un futuro con un sistema capace di valorizzarli.

Prometto di conservarne gelosamente ancora qualche stilla, casomai qualcuno intenda davvero stupirmi e far sì che nell’entroterra marchigiano avvenga quel piccolo miracolo che si è compiuto a Genova. Succederà»?
c.c.


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