#Primalepersone incontra Alessandra Antonini. La sua vita un continuo nuovo inizio

Mercoledì, 03 Marzo 2021 22:22 | Letto 2072 volte   Clicca per ascolare il testo #Primalepersone incontra Alessandra Antonini. La sua vita un continuo nuovo inizio Una ragazza forte. Questo è Alessandra Antonini. Perché? Perché dopo il terremoto è in procinto di affrontare l’ottavo trasloco, perché dal 2016 ad oggi ha continuamente rimodulato la sua vita, cambiando diversi lavori e non dandosi mai per vinta. Alessandra ha lasciato l’Università perché serviva dare una mano in famiglia, ha aspettato che i suoi genitori e sua sorella si ambientassero nella Sae prima di andare a convivere con il suo compagno Francesco con cui ora sta realizzando il grande passo: hanno acquistato una nuova casa a Matelica, la loro casa, quella dove restare. Alessandra è una sportiva. Ha 29 anni, è originaria di Visso. “Ho cambiato tutti i progetti che avevo. Il terremoto li resetta e quindi devi ricominciare da capo, ti devi ricostruire un nuovo futuro. Ci si riesce non arrendendosi, guardando in faccia alla vita che cè ancora davanti. Il carattere viene soprattutto dallesperienza che ho sempre avuto. Dallo sport ho imparato a cadere e rialzarmi, anche nella vita è stato così. Pratico il calcio A5 da quasi 13 anni.” Da timida come era, grazie ad una conoscenza che poi è divenuta una grande amicizia, Alessandra ha girato l’Italia per raccontare la sua storia ai suoi coetanei, dando loro un forte messaggio di speranza. “Grazie al giornalista Luca Pagliari ho affrontato la paura. Luca mi ha dato la possibilità di essere daiuto ad altre persone, perché rivivere ogni volta i ricordi non era facile e anzi faceva male rivivere quei momenti che normalmente si tendono a dimenticare. Allo stesso tempo quando vedi che altre persone vengono e ti ringraziano perché sono riusciti a superare un terremoto interiore, dà tanta forza”. Quando Alessandra parla di “quei momenti”, chiaramente si riferisce alle scosse di terremoto, quello che ha vissuto durante e dopo. “Durante non te ne rendi conto, perché comunque è una questione di attimi in cui pensi solo a salvare la pelle. Il vero terremoto inizia il giorno dopo della scossa, da quando apri gli occhi e capisci che non hai più niente e che da lì ti devi inventare qualcosa perché comunque non puoi arrenderti, perché sei ancora vivo e lo devi anche a tutte quelle persone che non ce lhanno fatta.” Alessandra insieme alla sua famiglia ha vissuto anche in auto. “Dopo il terremoto del 24 agosto siamo stati 10 giorni in auto, 10 giorni in auto vuol dire dormire al freddo e con lumidità perché anche essendo agosto Visso comunque è vicina al fiume. La notte dormivi con i giornali attaccati ai vetri per assorbire gran parte dellumidità. Dormivamo vestiti, con il giubbetto e con tutte quelle cose che riescono a darti un minimo di calore. Ricordo che la notte ci svegliavamo. Quasi tutto il paese era lì nelle macchine. Scambiavamo due parole, prendevamo un tè caldo e ci davamo forza lun laltro, affrontavamo così anche il freddo che cera.” Chiedo ad Alessandra, protagonista della rubrica #primalepersone che vuole, attraverso il racconto diretto dei cittadini, testimoniare una situazione vissuta dalla comunità, cosa porta dentro di sé di tutto questo che ha vissuto. “Da allora siamo riusciti a diventare più comunità, comunque sono quelli i momenti in cui capisci che da solo non sei nessuno, insieme fai la differenza e quindi le nottate passate a tranquillizzarsi lun laltro, a ridere di qualche cavolata, in quel modo passava la notte. Era spalla a spalla, come durante le partite, quando arrivi che non ce la fai più e ti guardi intorno, guardi la squadra e riesci ad arrivare fino alla fine.” Tornando ad oggi chiedo ad Alessandra cosa rappresenta la futura casa. “Rappresenta la serenità, la stabilita, comunque ritornare a considerare casa un posto sicuro. Dopo un terremoto è difficile, perché consideri la casa quasi lincubo quello che tha portato a subire tutto questo. Quella che abbiamo acquistato è una casa antisismica, è un nuovo inizio, significa ricominciare a creare un porto fermo, un porto sicuro in cui abitare e creare una famiglia. Ci stiamo un po adattando per quel che si può a sistemarla con le nostre forze, è anche una soddisfazione in più poter dire che alla fine labbiamo messa come volevamo.” Alessandra mi dice che prima di prendere la casa ne ha viste tantissime. Quando si vivono terremoti come quelli che ci sono stati in centro Italia dal 2016, la sicurezza di una casa è elemento fondamentale. Devi tornare a fidarti di nuovo del posto che ti accoglie, della tua casa. Alessandra e il suo compagno nella ricerca hanno chiesto informazioni sulla tipologia di terreno, sulla storia della casa, su come è stata costruita. Prima di salutarci le chiedo se dovesse paragonare la sua vita a una partita di calcio, cosa direbbe. “Che si sta sbloccando il risultato, che è stata dura, che abbiamo tirato per gran parte del tempo, però iniziano a vedersi i primi traguardi, i primi punti che volevamo.” Quale è il tuo ruolo in camp0? “Lattaccante, quindi quella che sblocca le partite.”Barbara OlmaiQui il link del podcast del programma in cui ascoltare lintervista ad Alessandra.http://www.appenninocamerte.info/podcast/itemlist/category/121-primalepersoneAltri approfondimenti su L Appennino Camerte in uscita domani
Una ragazza forte. Questo è Alessandra Antonini. Perché? Perché dopo il terremoto è in procinto di affrontare l’ottavo trasloco, perché dal 2016 ad oggi ha continuamente rimodulato la sua vita, cambiando diversi lavori e non dandosi mai per vinta. Alessandra ha lasciato l’Università perché serviva dare una mano in famiglia, ha aspettato che i suoi genitori e sua sorella si ambientassero nella Sae prima di andare a convivere con il suo compagno Francesco con cui ora sta realizzando il grande passo: hanno acquistato una nuova casa a Matelica, la loro casa, quella dove restare. Alessandra è una sportiva. Ha 29 anni, è originaria di Visso.

Ho cambiato tutti i progetti che avevo. Il terremoto li resetta e quindi devi ricominciare da capo, ti devi ricostruire un nuovo futuro. Ci si riesce non arrendendosi, guardando in faccia alla vita che c'è ancora davanti. Il carattere viene soprattutto dall'esperienza che ho sempre avuto. Dallo sport ho imparato a cadere e rialzarmi, anche nella vita è stato così. Pratico il calcio A5 da quasi 13 anni.”

Da timida come era, grazie ad una conoscenza che poi è divenuta una grande amicizia, Alessandra ha girato l’Italia per raccontare la sua storia ai suoi coetanei, dando loro un forte messaggio di speranza. “Grazie al giornalista Luca Pagliari ho affrontato la paura. Luca mi ha dato la possibilità di essere d'aiuto ad altre persone, perché rivivere ogni volta i ricordi non era facile e anzi faceva male rivivere quei momenti che normalmente si tendono a dimenticare. Allo stesso tempo quando vedi che altre persone vengono e ti ringraziano perché sono riusciti a superare un terremoto interiore, dà tanta forza”. Quando Alessandra parla di “quei momenti”, chiaramente si riferisce alle scosse di terremoto, quello che ha vissuto durante e dopo. “Durante non te ne rendi conto, perché comunque è una questione di attimi in cui pensi solo a salvare la pelle.

Il vero terremoto inizia il giorno dopo della scossa, da quando apri gli occhi e capisci che non hai più niente e che da lì ti devi inventare qualcosa perché comunque non puoi arrenderti, perché sei ancora vivo e lo devi anche a tutte quelle persone che non ce l'hanno fatta.” Alessandra insieme alla sua famiglia ha vissuto anche in auto. “Dopo il terremoto del 24 agosto siamo stati 10 giorni in auto, 10 giorni in auto vuol dire dormire al freddo e con l'umidità perché anche essendo agosto Visso comunque è vicina al fiume. La notte dormivi con i giornali attaccati ai vetri per assorbire gran parte dell'umidità. Dormivamo vestiti, con il giubbetto e con tutte quelle cose che riescono a darti un minimo di calore. Ricordo che la notte ci svegliavamo. Quasi tutto il paese era lì nelle macchine. Scambiavamo due parole, prendevamo un tè caldo e ci davamo forza l'un l'altro, affrontavamo così anche il freddo che c'era.”

Chiedo ad Alessandra, protagonista della rubrica #primalepersone che vuole, attraverso il racconto diretto dei cittadini, testimoniare una situazione vissuta dalla comunità, cosa porta dentro di sé di tutto questo che ha vissuto. “Da allora siamo riusciti a diventare più comunità, comunque sono quelli i momenti in cui capisci che da solo non sei nessuno, insieme fai la differenza e quindi le nottate passate a tranquillizzarsi l'un l'altro, a ridere di qualche cavolata, in quel modo passava la notte. Era spalla a spalla, come durante le partite, quando arrivi che non ce la fai più e ti guardi intorno, guardi la squadra e riesci ad arrivare fino alla fine.”

Tornando ad oggi chiedo ad Alessandra cosa rappresenta la futura casa. “Rappresenta la serenità, la stabilita, comunque ritornare a considerare casa un posto sicuro. Dopo un terremoto è difficile, perché consideri la casa quasi l'incubo quello che t'ha portato a subire tutto questo. Quella che abbiamo acquistato è una casa antisismica, è un nuovo inizio, significa ricominciare a creare un porto fermo, un porto sicuro in cui abitare e creare una famiglia. Ci stiamo un po' adattando per quel che si può a sistemarla con le nostre forze, è anche una soddisfazione in più poter dire che alla fine l'abbiamo messa come volevamo.” Alessandra mi dice che prima di prendere la casa ne ha viste tantissime. Quando si vivono terremoti come quelli che ci sono stati in centro Italia dal 2016, la sicurezza di una casa è elemento fondamentale. Devi tornare a fidarti di nuovo del posto che ti accoglie, della tua casa. Alessandra e il suo compagno nella ricerca hanno chiesto informazioni sulla tipologia di terreno, sulla storia della casa, su come è stata costruita.

Prima di salutarci le chiedo se dovesse paragonare la sua vita a una partita di calcio, cosa direbbe. “Che si sta sbloccando il risultato, che è stata dura, che abbiamo tirato per gran parte del tempo, però iniziano a vedersi i primi traguardi, i primi punti che volevamo.” Quale è il tuo ruolo in camp0? “L'attaccante, quindi quella che sblocca le partite.”

Barbara Olmai

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