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Dopo la pandemia riaprono a Frontignano gli spazi dell'associazione C.A.S.A.

Mercoledì, 12 Gennaio 2022 18:56 | Letto 659 volte   Clicca per ascolare il testo Dopo la pandemia riaprono a Frontignano gli spazi dell'associazione C.A.S.A. Hanno riaperto le proprie porte, dopo i due anni contrassegnati dalla pandemia, gli spazi di C.A.S.A., Cosa Accade Se Abitiamo, l’associazione di promozione sociale creata dopo il terremoto a Frontignano di Ussita e presieduta da Chiara Caporicci.Il “porto di montagna”, spazio utilizzato per residenze di artista ospitando scrittori, sociologi, fotografi, videomakers che realizzano insieme ai membri dell’associazione progetti legati al territorio, ha di nuovo aperto i battenti ospitando Francesco Tavoloni.“Un ragazzo che abbiamo incontrato questa estate mentre era in cammino nelle nostre zone per un reportage volto a conoscere, dare voce e indagare sulle comunità rurali dell’Appennino centrale – precisa la presidente Caporicci – Così abbiamo deciso di aprire il porto di montagna a lui per farlo restare nei nostri meravigliosi luoghi in un periodo di maggiore riflessione, come può essere la stagione invernale, e permettergli di realizzare il proprio progetto, partecipando anche alle attività della nostra comunità”.Così, al cadere della neve, Francesco è stato subito messo all’opera munito dellimmancabile pala. f.u.
Hanno riaperto le proprie porte, dopo i due anni contrassegnati dalla pandemia, gli spazi di C.A.S.A., Cosa Accade Se Abitiamo, l’associazione di promozione sociale creata dopo il terremoto a Frontignano di Ussita e presieduta da Chiara Caporicci.

Il “porto di montagna”, spazio utilizzato per residenze di artista ospitando scrittori, sociologi, fotografi, videomakers che realizzano insieme ai membri dell’associazione progetti legati al territorio, ha di nuovo aperto i battenti ospitando Francesco Tavoloni.

“Un ragazzo che abbiamo incontrato questa estate mentre era in cammino nelle nostre zone per un reportage volto a conoscere, dare voce e indagare sulle comunità rurali dell’Appennino centrale – precisa la presidente Caporicci – Così abbiamo deciso di aprire il porto di montagna a lui per farlo restare nei nostri meravigliosi luoghi in un periodo di maggiore riflessione, come può essere la stagione invernale, e permettergli di realizzare il proprio progetto, partecipando anche alle attività della nostra comunità”.

Così, al cadere della neve, Francesco è stato subito messo all’opera munito dell'immancabile pala.

f.u.

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