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Operazione "Ultime volontà": due legali indagati per circonvenzione di incapace

Giovedì, 27 Gennaio 2022 14:21 | Letto 794 volte   Clicca per ascolare il testo Operazione "Ultime volontà": due legali indagati per circonvenzione di incapace Operazione “Ultime volontà” si aggrava la posizione di due legali del Foro di Macerata, indagati per falsificazione di testamento e circonvenzione di incapace, per i quali il Tribunale del Riesame di Ancona ha disposto l’interdizione da tutte le attività inerenti alla professione per la durata di 12 mesi. La vicenda trae origine dalle indagini svolte dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza a seguito della morte, nell’ottobre 2020, di una signora ultranovantenne di Civitanova Marche a seguito della quale all’unico figlio sarebbe spettata l’intera cospicua eredità. Dalle investigazioni esperite dai finanzieri era emersa, invece, l’esistenza di un testamento apocrifo sulla base del quale la metà del patrimonio sarebbe spettata di diritto all’avvocatessa nonché la circostanza che gli indagati, approfittando della condizione di debolezza dell’unico figlio, in precarie condizioni fisiche e mentali, lo avevano indotto a firmare una procura generale a favore di uno di loro. Per questo il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto a carico dei due legali l’interdizione per un anno dalla professione di avvocato in ordine alla cura degli interessi della vittima, oltre al divieto di comunicazione e di avvicinamento all’abitazione e alla persona della vittima da controllare mediante l’applicazione di braccialetti elettronici. Ora la Sezione Riesame e Appelli del Tribunale di Ancona ha disposto l’aggravamento delle precedenti misure cautelari, ordinando l’interdizione da tutte le attività inerenti alla professione di avvocato per la durata di 12 mesi. Alla base della decisione vi sono una serie di episodi rilevati dagli inquirenti in ordine ai quali sono stati ritenuti sussistenti gli estremi per la configurazione del reato di circonvenzione di incapace. E’ emerso, infatti, che i due legali, abusando della situazione di “fragilità” della vittima, l’avevano indotta a sottoporsi ad una serie di costose visite specialistiche presso professionisti (anche rinomati) in psichiatria, al fine di ottenere diagnosi di “normalità” mentale e psichica, in modo da indurlo ad agire in giudizio per provocare la revoca dell’amministratore di sostegno, onde poter avere “campo libero” nella gestione del patrimonio della vittima.
Operazione “Ultime volontà” si aggrava la posizione di due legali del Foro di Macerata, indagati per falsificazione di testamento e circonvenzione di incapace, per i quali il Tribunale del Riesame di Ancona ha disposto l’interdizione da tutte le attività inerenti alla professione per la durata di 12 mesi.

La vicenda trae origine dalle indagini svolte dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza a seguito della morte, nell’ottobre 2020, di una signora ultranovantenne di Civitanova Marche a seguito della quale all’unico figlio sarebbe spettata l’intera cospicua eredità.

Dalle investigazioni esperite dai finanzieri era emersa, invece, l’esistenza di un testamento apocrifo sulla base del quale la metà del patrimonio sarebbe spettata di diritto all’avvocatessa nonché la circostanza che gli indagati, approfittando della condizione di debolezza dell’unico figlio, in precarie condizioni fisiche e mentali, lo avevano indotto a firmare una procura generale a favore di uno di loro.

Per questo il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto a carico dei due legali l’interdizione per un anno dalla professione di avvocato in ordine alla cura degli interessi della vittima, oltre al divieto di comunicazione e di avvicinamento all’abitazione e alla persona della vittima da controllare mediante l’applicazione di braccialetti elettronici.

Ora la Sezione Riesame e Appelli del Tribunale di Ancona ha disposto l’aggravamento delle precedenti misure cautelari, ordinando l’interdizione da tutte le attività inerenti alla professione di avvocato per la durata di 12 mesi.

Alla base della decisione vi sono una serie di episodi rilevati dagli inquirenti in ordine ai quali sono stati ritenuti sussistenti gli estremi per la configurazione del reato di circonvenzione di incapace. E’ emerso, infatti, che i due legali, abusando della situazione di “fragilità” della vittima, l’avevano indotta a sottoporsi ad una serie di costose visite specialistiche presso professionisti (anche rinomati) in psichiatria, al fine di ottenere diagnosi di “normalità” mentale e psichica, in modo da indurlo ad agire in giudizio per provocare la revoca dell’amministratore di sostegno, onde poter avere “campo libero” nella gestione del patrimonio della vittima.

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