Sisma e problematiche del sociale, approfondite nell'incontro "La misura del ritorno".

Sabato, 16 Giugno 2018 10:34 | Letto 1124 volte   Clicca per ascolare il testo Sisma e problematiche del sociale, approfondite nell'incontro "La misura del ritorno". I suggestivi spazi dell’orto botanico di Camerino hanno ospitato l’evento “La misura del ritorno. Vite quotidiane in mutamento”. Organizzato dagli Ambiti Territoriali Sociali 17 e 18 di San Severino Marche e Camerino, il pomeriggio di venerdì scorso ha rappresentato l’ occasione di condividere un luogo poco frequentato, in maniera nuova, anche attraverso momenti di riflessione. All’apertura con la “Degustazione olfattiva” a cura dello spin off dell’Università di Camerino Mumo, è seguita una passeggiata nell’orto, sotto la guida di Maria Luisa Magnoni. Una tavola rotonda, moderata da Silvia Sorana, dell’associazione Scacco Matto, ha approfondito successivamente le problematiche e i vari aspetti sociali del terremoto, in particolare, attraverso gli spunti di riflessione offerti dagli interventi dell’antropologo Giovanni Gugg dell’Università Federico II di Napoli e dello psicologo Valerio Valeriani (coordinatore Ats16,17,18). ” Si è cercato di comprendere quali siano le conseguenze del lungo ritorno che ancora accompagna le popolazioni - spiega Silvia Sorana -; dalla data del terremoto le persone hanno infatti atteso quasi due anni per tornare al loro territorio. Bisognerà poi ancora capire quanto tempo ci vorrà perché possano tornare alle loro case. Insieme a Giovanni Gugg e a Valerio Valeriani abbiamo cercato di tracciare le dinamiche che accompagneranno queste persone, di immaginare quale futuro le attende e, in una fase di transizione tra i villaggi delle aree SAE e il ritorno nelle case dopo la ricostruzione, quali saranno le dinamiche che accompagneranno la ricostruzione dellidentità dei luoghi e delle identità delle comunità”. Tra vite altrove, spostate e senza appigli , la situazione sociale post sisma, si ritrova purtroppo ancorata alla provvisorietà . Senso d’impotenza e tracce profonde quelle che il terremoto ha lasciato nelle persone, confermate dai dati dell’incremento nel consumo di psicofarmaci e antidepressivi, come dell’aumento di situazioni conflittuali e delle separazioni tra coniugi. Citando il film di Zemeckis “ Ritorno al futuro” , lo psicologo Valerio Valeriani ha detto che il futuro non è da ipotizzarsi come un ritorno al passato. “ Molto difficilmente torneremo a quello che era prima, però la situazione va vista anche come unopportunità. Dipende da come la viviamo e dal pensiero collettivo che si mette in moto. Ho temuto molto chi ha detto che tutto tornerà come prima; le persone hanno tuttavia fortemente bisogno di speranza, di unidea di ricostruzione, di unidea di ripresa che sia condivisa. La gente ha bisogno di quella che Michel Foucault definiva ‘parresìa’ che è la capacità di governo di dire il vero, ma anche di parlare allanima cioè di dire cose che sono credibili perché c’è necessità di immaginare il futuro prossimo che andiamo a costruire. Se facciamo questo- continua Valeriani- saremo in grado di metterci anche le nostre risorse, non solo quelle esterne; quindi il futuro è unincognita come sempre, ma può essere anche una grande opportunità. In questi territori, fra un po si aprirà quello che può definirsi il più grosso cantiere dEuropa e potrebbe essere una grande opportunità. Ma c’è bisogno di regia e della partecipazione di tutte le persone, altrimenti vince lo scoraggiamento”. Dall’altodella sua professione, lo psicologo conferma dati allarmanti riferiti al 70% di consumo in più di psicofarmaci, soprattutto nei distretto di Camerino;’ aumento di mortalità in maniera molto significativa da parte di persone anziane fragili, compreso un incremento dei divorzi e delle situazioni di conflittualità nella vita quotidiana e nelle famiglie. “Conosciamo questi elementi sui quali lavoriamo ogni giorno- dice lo psicologo- , e parlandone io credo che noi sbaglieremmo nel pensare che questo malessere siaesclusivamente legato al trauma o allo stress post-traumatico. Le persone non stanno male perché hanno subito un trauma e ci ripensano ; la verità è che siamo dentro una sindrome di adattamento che è un’altra cosa, perché le cause che hanno generato il malessere ci sono tuttora e ce le terremo per diverso tempo. Penso allo spaesamento, alla situazione ancora demergenza che è data dal vivere in un contesto In molti casi disagevole quotidiano, perché è vero che è stato fatto tanto per mettere in sicurezza le persone ed è stato fatto quello che andava fatto, ma è una vita profondamente mutata e abbiamo tutti estremamente bisogno di tornare a pensare, a immaginare, a vedere con gli occhi e col cuore il futuro. Se siamo capaci di far questo, allora inizieremo a ricostruire dentro di noi e fuori di noi; se viviamo tutto questo con passività, in attesa che qualcuno venga e ci ricostruisca quello che non cè più, continueremo solo a star male”. A portare l’accento sulla ricostruzione della comunità, aldilà della ricostruzione dei luoghi o comunque insieme a questa, è stato l’antropologo Giovanni Gugg. “ Quello della ricostruzione della comunità, mi rendo conto che è un lavoro enorme da portare avanti- osserva Gugg- eppure, bisogna tentare con tutte le proprie forze di riuscirci ed è bene che la comunità tendenzialmente si ricostruisca mantenendo un legame con il passato, cercando di superare la frattura data dal disastro e dal terremoto, tenendo insieme il passato e futuro. Nelle esperienze etnografiche che ho compiuto – continua l’antropologo- ho potuto capire che uno degli elementi e possibili collanti è il rito e, ad esempio il rito sacro come la processione, la preghiera collettiva o le feste popolari che rappresentano quel legame con il passato, quel codice culturale che possiamo riprendere per stare insieme, per tornare a parlarci, per abbracciarci in un momento di grave difficoltà e dunque far ripartire quellimmaginazione del futuro che è necessaria per ritornare in questi luoghi e ricostruirli. Poi come sappiamo dalla crisi può aprirsi una nuova opportunità. In generale , qualsiasi crisi, considerato il termine dal punto di vista neutro, è un momento di svolta. Alla crisi si può soccombere, oppure prenderla come unopportunità di cambiamento. Ci vuole molta forza; ci vuole unidea forte di futuro, ci vogliono solidarietà e una regia . E’ dunque necessaria una serie di fattori però la crisi, può essere assolutamente unopportunità e aprire ad un nuovo futuro. Dobbiamo fare lo sforzo di immaginarlo tutti insieme”. La serata si è chiusa con un gustoso aperitivo seguito dal coinvolgente spettacolo di teatro-danza di Eleonora Greco “Zona Rossa”.  

I suggestivi spazi dell’orto botanico di Camerino hanno ospitato l’evento “La misura del ritorno. Vite quotidiane in mutamento”. Organizzato dagli Ambiti Territoriali Sociali 17 e 18 di San Severino Marche e Camerino, il pomeriggio di venerdì scorso ha rappresentato l’ occasione di condividere un luogo poco frequentato, in maniera nuova, anche attraverso momenti di riflessione. All’apertura con la “Degustazione olfattiva” a cura dello spin off dell’Università di Camerino Mumo, è seguita una passeggiata nell’orto, sotto la guida di Maria Luisa Magnoni.

mumo

Una tavola rotonda, moderata da Silvia Sorana, dell’associazione Scacco Matto, ha approfondito successivamente le problematiche e i vari aspetti sociali del terremoto, in particolare, attraverso gli spunti di riflessione offerti dagli interventi dell’antropologo Giovanni Gugg dell’Università Federico II di Napoli e dello psicologo Valerio Valeriani (coordinatore Ats16,17,18).

Si è cercato di comprendere quali siano le conseguenze del lungo ritorno che ancora accompagna le popolazioni - spiega Silvia Sorana -; dalla data del terremoto le persone hanno infatti atteso quasi due anni per tornare al loro territorio. Bisognerà poi ancora capire quanto tempo ci vorrà perché possano tornare alle loro case. Insieme a Giovanni Gugg e a Valerio Valeriani abbiamo cercato di tracciare le dinamiche che accompagneranno queste persone, di immaginare quale futuro le attende e, in una fase di transizione tra i villaggi delle aree SAE e il ritorno nelle case dopo la ricostruzione, quali saranno le dinamiche che accompagneranno la ricostruzione dell'identità dei luoghi e delle identità delle comunità”.

Tra vite altrove, spostate e senza appigli , la situazione sociale post sisma, si ritrova purtroppo ancorata alla provvisorietà . Senso d’impotenza e tracce profonde quelle che il terremoto ha lasciato nelle persone, confermate dai dati dell’incremento nel consumo di psicofarmaci e antidepressivi, come dell’aumento di situazioni conflittuali e delle separazioni tra coniugi.

Citando il film di Zemeckis “ Ritorno al futuro” , lo psicologo Valerio Valeriani ha detto che il futuro non è da ipotizzarsi come un ritorno al passato. “ Molto difficilmente torneremo a quello che era prima, però la situazione va vista anche come un'opportunità. Dipende da come la viviamo e dal pensiero collettivo che si mette in moto. Ho temuto molto chi ha detto che tutto tornerà come prima; le persone hanno tuttavia fortemente bisogno di speranza, di un'idea di ricostruzione, di un'idea di ripresa che sia condivisa. La gente ha bisogno di quella che Michel Foucault definiva ‘parresìa’ che è la capacità di governo di dire il vero, ma anche di parlare all'anima cioè di dire cose che sono credibili perché c’è necessità di immaginare il futuro prossimo che andiamo a costruire. Se facciamo questo- continua Valeriani- saremo in grado di metterci anche le nostre risorse, non solo quelle esterne; quindi il futuro è un'incognita come sempre, ma può essere anche una grande opportunità. In questi territori, fra un po' si aprirà quello che può definirsi il più grosso cantiere d'Europa e potrebbe essere una grande opportunità. Ma c’è bisogno di regia e della partecipazione di tutte le persone, altrimenti vince lo scoraggiamento”. Dall’altodella sua professione, lo psicologo conferma dati allarmanti riferiti al 70% di consumo in più di psicofarmaci, soprattutto nei distretto di Camerino;’ aumento di mortalità in maniera molto significativa da parte di persone anziane fragili, compreso un incremento dei divorzi e delle situazioni di conflittualità nella vita quotidiana e nelle famiglie.

“Conosciamo questi elementi sui quali lavoriamo ogni giorno- dice lo psicologo- , e parlandone io credo che noi sbaglieremmo nel pensare che questo malessere siaesclusivamente legato al trauma o allo stress post-traumatico. Le persone non stanno male perché hanno subito un trauma e ci ripensano ; la verità è che siamo dentro una sindrome di adattamento che è un’altra cosa, perché le cause che hanno generato il malessere ci sono tuttora e ce le terremo per diverso tempo. Penso allo spaesamento, alla situazione ancora d'emergenza che è data dal vivere in un contesto In molti casi disagevole quotidiano, perché è vero che è stato fatto tanto per mettere in sicurezza le persone ed è stato fatto quello che andava fatto, ma è una vita profondamente mutata e abbiamo tutti estremamente bisogno di tornare a pensare, a immaginare, a vedere con gli occhi e col cuore il futuro. Se siamo capaci di far questo, allora inizieremo a ricostruire dentro di noi e fuori di noi; se viviamo tutto questo con passività, in attesa che qualcuno venga e ci ricostruisca quello che non c'è più, continueremo solo a star male”.

A portare l’accento sulla ricostruzione della comunità, aldilà della ricostruzione dei luoghi o comunque insieme a questa, è stato l’antropologo Giovanni Gugg. “ Quello della ricostruzione della comunità, mi rendo conto che è un lavoro enorme da portare avanti- osserva Gugg- eppure, bisogna tentare con tutte le proprie forze di riuscirci ed è bene che la comunità tendenzialmente si ricostruisca mantenendo un legame con il passato, cercando di superare la frattura data dal disastro e dal terremoto, tenendo insieme il passato e futuro. Nelle esperienze etnografiche che ho compiuto – continua l’antropologo- ho potuto capire che uno degli elementi e possibili collanti è il rito e, ad esempio il rito sacro come la processione, la preghiera collettiva o le feste popolari che rappresentano quel legame con il passato, quel codice culturale che possiamo riprendere per stare insieme, per tornare a parlarci, per abbracciarci in un momento di grave difficoltà e dunque far ripartire quell'immaginazione del futuro che è necessaria per ritornare in questi luoghi e ricostruirli. Poi come sappiamo dalla crisi può aprirsi una nuova opportunità. In generale , qualsiasi crisi, considerato il termine dal punto di vista neutro, è un momento di svolta. Alla crisi si può soccombere, oppure prenderla come un'opportunità di cambiamento. Ci vuole molta forza; ci vuole un'idea forte di futuro, ci vogliono solidarietà e una regia . E’ dunque necessaria una serie di fattori però la crisi, può essere assolutamente un'opportunità e aprire ad un nuovo futuro. Dobbiamo fare lo sforzo di immaginarlo tutti insieme”.

La serata si è chiusa con un gustoso aperitivo seguito dal coinvolgente spettacolo di teatro-danza di Eleonora Greco “Zona Rossa”.

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