Symbola, Paolo Gentiloni: "L'Italia torni a fare l'Italia".

Venerdì, 06 Luglio 2018 18:21 | Letto 1421 volte   Clicca per ascolare il testo Symbola, Paolo Gentiloni: "L'Italia torni a fare l'Italia". “Coesione è competizione. Le nuove geografie della produzione del valore in Italia”. Presentato stamattina il terzo rapporto della Fondazione Symbola e Unioncamere realizzato da Ipsos in partnership con Aiccon e con il sostegno di IMA, Comieco, Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo. Ai lavori era atteso anche il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani che non è però arrivato. Presente invece l’ex premier Paolo Gentiloni.  A portare i loro saluti, il sindaco di Treia Edi Castellani, il vescovo Nazzareno Marconi, il presidente della Regione Luca Ceriscioli e il presidente di Confindustria Macerata Gianluca Pesarini. A introdurre il rapporto, Fabio Renzi, presidente della Fondazione, a presentarlo invece Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere. Più competitiva perché più giusta: quella che vede le aziende camminare con le comunità, coinvolgere i cittadini e i consumatori, valorizzare e sostenere i lavoratori, relazionarsi alle energie dei territori. Proprio le imprese “coesive”, quelle cioè che intrattengono relazioni strutturate con le altre imprese, le comunità, le istituzioni, i consumatori, il terzo settore, perciò caratterizzate da un elevato grado di networking, hanno una performance economica migliore. Le imprese ‘coesive’ hanno infatti registrato nel periodo 2017-2018 aumenti del fatturato nel 53% dei casi, mentre fra le “non coesive” tale quota si ferma al 36%. Miglioramenti anche sul fronte dell’occupazione e dell’esportazione. “Una buona economia aiuta a superare e ad affrontare la paura, solitudini e diseguaglianze per costruire il futuro - spiega il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci -. Quando l’Italia scommette sui suoi talenti e sulle comunità, quando investe sulla qualità, l’innovazione e la bellezza, allora spesso è determinante e si ritaglia un ruolo nel mondo. Una scommessa ancora più valida oggi in cui timori e disuguaglianze rischiano di dividere, anziché unire. Un’Italia che fa l’Italia senza lasciare indietro nessuno e anzi trovando nuova forza nel viaggiare uniti, nel tenere insieme le diversità. Un’Italia dall’economia più a misura d’uomo”. Una lunga serie di interventi ha preceduto quello di chiusura di Paolo Gentiloni che ha fatto un ritratto dello scenario italiano e internazionale: “Al di là del panorama che si può ammirare da Treia - ha detto - non si può dire che la coesione sia il tratto dominante di questo contesto, di questi territori. Non è il nostro pane quotidiano, da ogni punto di vista, e negli ultimi 2 o 3 anni ci sono stati segnali di peggioramento. La verità - ha aggiunto - è che la globalizzazione ha messo in discussione la sicurezza nel suo senso più ampio”. Alle spinte globali, secondo Gentiloni, corrisponderebbe la tendenza a guardare al passato e ne conseguirebbe un’onda che sarebbe sinonimo di un problema. Ciò non toglie che non si debba parlare di coesione “termine che contiene anche il messaggio della sicurezza nel senso dell’ordine pubblico, della qualità urbana e della qualità dei servizi. Di fronte alle mancate risposte - ha sottolineato - si è fatta avanti una grande risposta che è quella della chiusura. Dilaga la malattia sovranista. L’Italia invece, contrariamente a quanto sta facendo, deve fare l’Italia, espressione di apertura, cultura, capacità di dialogo. Se l’estero ci vedrà chiusi, correremo grossi rischi in termini di sicurezza e competitività”.g.g.

“Coesione è competizione. Le nuove geografie della produzione del valore in Italia”. Presentato stamattina il terzo rapporto della Fondazione Symbola e Unioncamere realizzato da Ipsos in partnership con Aiccon e con il sostegno di IMA, Comieco, Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo.

Ai lavori era atteso anche il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani che non è però arrivato. Presente invece l’ex premier Paolo Gentiloni. 

A portare i loro saluti, il sindaco di Treia Edi Castellani, il vescovo Nazzareno Marconi, il presidente della Regione Luca Ceriscioli e il presidente di Confindustria Macerata Gianluca Pesarini. A introdurre il rapporto, Fabio Renzi, presidente della Fondazione, a presentarlo invece Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere.

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Più competitiva perché più giusta: quella che vede le aziende camminare con le comunità, coinvolgere i cittadini e i consumatori, valorizzare e sostenere i lavoratori, relazionarsi alle energie dei territori. Proprio le imprese “coesive”, quelle cioè che intrattengono relazioni strutturate con le altre imprese, le comunità, le istituzioni, i consumatori, il terzo settore, perciò caratterizzate da un elevato grado di networking, hanno una performance economica migliore. Le imprese ‘coesive’ hanno infatti registrato nel periodo 2017-2018 aumenti del fatturato nel 53% dei casi, mentre fra le “non coesive” tale quota si ferma al 36%. Miglioramenti anche sul fronte dell’occupazione e dell’esportazione.

“Una buona economia aiuta a superare e ad affrontare la paura, solitudini e diseguaglianze per costruire il futuro - spiega il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci -. Quando l’Italia scommette sui suoi talenti e sulle comunità, quando investe sulla qualità, l’innovazione e la bellezza, allora spesso è determinante e si ritaglia un ruolo nel mondo. Una scommessa ancora più valida oggi in cui timori e disuguaglianze rischiano di dividere, anziché unire. Un’Italia che fa l’Italia senza lasciare indietro nessuno e anzi trovando nuova forza nel viaggiare uniti, nel tenere insieme le diversità. Un’Italia dall’economia più a misura d’uomo”.

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Una lunga serie di interventi ha preceduto quello di chiusura di Paolo Gentiloni che ha fatto un ritratto dello scenario italiano e internazionale: “Al di là del panorama che si può ammirare da Treia - ha detto - non si può dire che la coesione sia il tratto dominante di questo contesto, di questi territori. Non è il nostro pane quotidiano, da ogni punto di vista, e negli ultimi 2 o 3 anni ci sono stati segnali di peggioramento. La verità - ha aggiunto - è che la globalizzazione ha messo in discussione la sicurezza nel suo senso più ampio”.

Alle spinte globali, secondo Gentiloni, corrisponderebbe la tendenza a guardare al passato e ne conseguirebbe un’onda che sarebbe sinonimo di un problema. Ciò non toglie che non si debba parlare di coesione “termine che contiene anche il messaggio della sicurezza nel senso dell’ordine pubblico, della qualità urbana e della qualità dei servizi. Di fronte alle mancate risposte - ha sottolineato - si è fatta avanti una grande risposta che è quella della chiusura. Dilaga la malattia sovranista. L’Italia invece, contrariamente a quanto sta facendo, deve fare l’Italia, espressione di apertura, cultura, capacità di dialogo. Se l’estero ci vedrà chiusi, correremo grossi rischi in termini di sicurezza e competitività”.
g.g.

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