Si è tenuta l’udienza di merito presso il Tar Marche per la discussione dei ricorsi presentati, ormai 6 anni fa, dal comitato per la tutela del Bartolomeo Eustachio e dal Comune di San Severino.

I due ricorsi contro il provvedimento di soppressione di uno dei reparti migliori della Regione, il punto nascite settempedano appunto, presso cui si rivolgevano donne da ogni parte d’Italia, sono stati uniti per la discussione di merito.

A rappresentare il comitato erano presenti gli avvocati Marco Massei e Stefano Filippetti e, per il Comune, Simona Tacchi e Mario Cavallaro.

“Fra le argomentazioni del comitato abbiamo fatto presente - spiega Massei - che il punto nascite di San Severino venne chiuso senza alcuna garanzia per le gestanti circa l’attivazione della Stam (Sistema di Trasporto Assistito Materno) e della Sten (Sistema di Trasporto di Emergenza del Neonato). Questi due servizi non sono stati attivati. Inoltre, in merito alla sicurezza del reparto maternità di Macerata, che avrebbe dovuto accogliere tutti i nuovi utenti, avevamo prodotto, già all’epoca, dei documenti del primario del punto nascite di San Severino nonché del direttore del reparto di Macerata. Quest’ultimo definiva la struttura maceratese obsoleta e non idonea a ricevere il carico delle gestanti dalla montagna e, in generale, dal reparto settempedano”.

Dopo sei anni invece, l’Asur, per tentare di correre ai ripari e smentire in qualche modo le argomentazioni del comitato, ha presentato un documento col quale si dichiara che le carenze sono state sanate: “Troppo facile - torna a dire l’avvocato Massei - produrre un documento in cui si garantisce di aver fatto fronte alle difficoltà dellepoca. Ciò che va censurato è la legittimità del provvedimento allepoca con l’analisi della situazione all’epoca, non dopo sei anni”.

Il comitato ha poi presentato un’altra argomentazione a partire dalla sentenza del Tar Marche sulla chiusura del punto nascite di Fabriano: “Nel 2019 il Tar aveva legittimato l’operato dellAsur affermando che nel piano dell’Area Vasta 2 fosse già scritto che l’ospedale fabrianese avrebbe dovuto perdere il punto nascite. Sulla base di quella pronuncia siamo costretti a rilevare che nel piano dell’Area Vasta 3 non era scritto affatto che il punto nascite dovesse essere soppresso. Insomma - incalza Massei - se la sentenza per Fabriano è giusta, allora per sopprimere il nostro punto nascite il direttoreavrebbe dovuto prima prevederlo nel piano dellArea Vasta 3”.

Per la sentenza bisognerà ora attendere circa un mese o un mese e mezzo, nella speranza che la giustizia possa riconoscere e accogliere tutte le argomentazioni. “Resta l’amarezza nel pensare che sia sufficiente allegare oggi una documentazione per giustificare una decisione di sei anni fa. L’accentramento non è positivo per la sanità, servono strutture e servizi di prossimità, questo il covid ce lo ha fatto capire molto bene. Restiamo quindi fiduciosi in un esito positivo”.



Gaia Gennaretti

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