Chiarimenti sulle posizioni lavorative del personale precario assunto nell’immediato post sisma: questa la richiesta di Cisl Fp Marche. Quale destino per questi lavoratori, a rischio disoccupazione al termine della ricostruzione? Il sindacato ha interpellato tutte le istituzioni, dal Commissario alla Ricostruzione ai sindaci, passando per il Presidente del Consiglio dei Ministri.

Ne ha parlato Alessandro Moretti, referente a Macerata per Cisl Fp Marche: “Entro il 12 novembre scorso gli Enti interessati hanno potuto valutare se  inviare la richiesta di accesso al contributo per la stabilizzazione del personale precario assunto nel post sisma 2016. I piccoli comuni del cratere hanno numerosi dipendenti assunti a tempo determinato, ma procedere alle stabilizzazioni in coerenza con il piano dei fabbisogni è diventato difficile, se consideriamo la situazione a regime, cioè quando sarà finita la ricostruzione post sisma, tutto questo personale rischia di diventare inoccupato, con conseguenze sia per i lavoratori, sia per il territorio, che perderebbe delle competenze importanti. Va sicuramente chiarito se quando cesserà la ricostruzione continueranno i trasferimenti per il pagamento delle spese di stabilizzazione”.

Secondo la Cisl Fp sarebbe auspicabile adottare una norma che permetta l'assunzione di tutti i dipendenti ora in servizio ai sensi dell'art. 50 bis, da parte di enti diversi da quelli dove prestano servizio. Moretti prosegue: “I lavoratori potrebbero essere assunti per esempio dalle Unioni montane, con contestuale trasferimento dei fondi.  Ciò renderebbe più agevole programmare senza timori l'assunzione di molti dipendenti. Nel caso in cui un comune ritenga di non procedere ad alcuna stabilizzazione perché non coerente con il piano del fabbisogno , come Cisl Fp riteniamo importante prevedere la  possibilità  di continuare ad avvalersi dei personale ‘sisma’ a tempo determinato, almeno fino a quando non sarà terminata la ricostruzione”.

Red.
C’è grande perplessità ad Ancona per quello che riguarda la tutela degli operatori del settore sanitario. La rinnovata crescita della curva dei contagi da Coronavirus ha riacceso la questione della tutela della salute dei professionisti del settore. La discussione ruota intorno alla mancanza da parte dell’Azienda Ospedaliero Universitaria negli screening sull’eventuale positività al Covid.

Lo scorso 24 aprile è stato stilato un protocollo Nazionale contenente le linee guida, fissate dai sindacati e dal Ministero della Salute, per la tutela del personale sanitario durante la pandemia, un protocollo poi tradotto in linee di azione dall’Azienda Ospedaliero Universitaria di Ancona lo scorso  5 giugno. In materia di screening il protocollo avrebbe previsto test sierologici per tutto il personale ospedaliero, la cui cadenza regolare sarebbe stata poi concertata e fissata dalla direzione ospedaliera, dall’igiene ospedaliera e dal medico competente. Dopo la prima tornata di test, a cavallo tra luglio e agosto, non sono più giunte comunicazioni al riguardo.

“È una situazione di intollerabile incertezza. – così Raffaele Miscio, di Cisl Fp Marche, ai microfoni di Radio C1 inBlu – È necessario che si sappia con quale cadenza vengano fatti i test, mentre dalla prima tornata non ci sono state più notizie da parte dell’Azienda. È un paradosso: i pazienti sono controllati, giustamente, in maniera maniacale. Poi vengono curati da personale che, non essendo controllato, potrebbe essere positivo al Covid. Non parliamo soltanto di tutela della salute del lavoratore, ma anche della tutela della salute pubblica: un operatore sanitario non può operare nelle stesse condizioni di potenziale positività di un cittadino”.

Un discorso che si allarga toccando un altro paradosso: “Non è possibile l’eventualità che un operatore sanitario, per la sua sicurezza e tranquillità di chi lo circonda, debba essere costretto a pagare i test di tasca propria, quando è un preciso dovere dell’Azienda tutelarlo, nel suo interesse e in quello dei pazienti. Abbiamo richiesto un incontro all’Azienda e le nostre richieste sono chiare: il ripristino della regolarità dei test è assolutamente necessario, visti i rischi. Se non dovessimo avere i riscontri cercati e le rassicurazioni del caso, Cisl Fp Marche metterà in atto ogni iniziativa necessaria alla tutela dei lavoratori”.



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