"E' stato creato un allarme inutile e oggi possiamo dimostrarlo con i fatti". Sono le parole del governatore Luca Ceriscioli dopo che ieri il Comitato etico ha dato il proprio parere favorevole alla sperimentazione della cura del Covid 19 con il plasma. Come si procederà è stato illustrato oggi in una videoconferenza a cui hanno preso parte la dirigente del servizio Sanità Lucia Di Furia, il direttore del Dipartimento interaziendale regionale di medicina trasfusionale Daniela Spadini, il direttore della Clinica universitaria di Malattie infettive Andrea Giacometti e il presidente Ceriscioli. Potrà donare il plasma il donatore abituale che abbia avuto e superato il Coronavirus e anche il donatore non abituale.
"Quest'ultima tipologia di donatore - ha spiegato Spadini - dovrà rivolgersi ai centri trasfusionali e essere ovviamente sottoposto ai test sierologi per evitare la trasmissione di eventuali malattie come hiv, aids, epatite e dovrà avviare tutta una serie di controlli per appurare l'idoneità. Una volta fatto questo, il donatore dovrà attendere 15 giorni per donare il plasma. Il donatore abituale invece potrà rivolgersi al centro Avis più vicino".
I donatori dovranno avere età compresa tra i 18 e i 60 anni. Sono stati individuati tre poli per la donazione: per il nord delle Marche, a Pesaro, per il centro ad Ancona e per il sud a Fermo. "Non ci sono dei donatori già arruolati e proprio oggi ci siamo attivati per reperire tutta la strumentazione che servirà. Ci sono già state però tante espressioni di intenti e per la prossima settimana saremo pronti a partire con la sperimentazione che durerà sei mesi". Ci è voluto qualche giorno per approvare il protocollo ma Giacometti lo ha definito "inattacabile. Noi delle malattie infettive ci occuperemo dell'arruolamento delle persone che riceveranno il plasma: devono essere positivi al Covid19 ma essere in fase precoce di infezione. Il plasma, se non utilizzato, potrà restare congelato per un anno. Ad oggi non sappiamo quanti pazienti potranno giovare di questa terapia - ha aggiunto - e va anche detto che il nostro tasso di mortalità è basso. Se il San Matteo di Pavia con questa terapia è passato da un tasso del 15 per cento al 6 per cento, noi potremmo anche far meglio visto che partiamo da un tasso del 14 per cento".
A chiudere gli interventi, il governatore Ceriscioli che è voluto tornare sulla polemica generata dalla notizia secondo cui la Regione aveva rifiutato o bloccato la terapia. Nulla di più falso, ma solo la volontà di "fare le cose per bene. Non abbiamo sbandierato soluzioni miracolose né sminuito il lavoro di qualcuno. Il nostro atteggiamento è sempre stato quello di aprirci a qualunque opportunità e se oggi siamo la miglior Regione come dato epidemiologico - quando all'inizio eravamo fra i peggiori, ma non per nostra responsabilità - è la dimostrazione che le cose fatte bene pagano. Non abbassiamo la guardia, non ci interessano le polemiche - ha concluso - ma ci interessa che le fake news non generino ansie e disperazione".

Gaia Gennaretti

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