Sono state sequestrate dalle Fiamme Gialle di Macerata 350 confezioni di articoli decorativi destinati all’hobbistica, ritenuti insicuri per la salute dei consumatori poiché privi delle informazioni minime previste dal Codice del Consumo.
Si tratta di una operazione portata a termine nell’ambito dei servizi di controllo economico del territorio, finalizzati al contrasto dell’abusivismo commerciale, nonché della vendita di prodotti recanti marchi contraffatti o insicuri per la salute dei consumatori.

In particolare, il Decreto Legislativo impone, a tutela dei consumatori, che i prodotti o le relative confezioni destinati al consumatore, riportino alcune informazioni minime come la denominazione legale o merceologica del prodotto, il nome, la ragione sociale o il marchio, la sede legale del produttore o dell’importatore, il Paese di origine se situato fuori dell'Unione europea, l'eventuale presenza di materiali o sostanze che possono arrecare danno all'uomo, alle cose o all'ambiente, i materiali impiegati, nonché le istruzioni, le eventuali precauzioni e la destinazione d'uso, ove utili ai fini di fruizione e sicurezza del prodotto.

Il responsabile è stato segnalato alla competente Camera di Commercio per l’applicazione dei provvedimenti di specifica competenza.

Ulteriori accertamenti verranno svolti per controllare eventuali illeciti di natura fiscale e doganale.

L’operazione di servizio si inserisce in un più ampio dispositivo di controllo a tutela dell’economia legale: contrastare la diffusione di prodotti non conformi rispetto agli standard di sicurezza significa contribuire a garantire una protezione efficace dei consumatori e un mercato competitivo, ove gli operatori economici onesti possano beneficiare di condizioni eque di concorrenza.
È stata scoperta, dai finanzieri della Compagnia di Macerata, una maxi evasione fiscale messa in atto da due società di capitali. Ammonta a circa un milione e 100mila euro euro il valore dei beni sequestrati e sono cinque le persone denunciate all’Autorità Giudiziaria per reati tributari.

“Oratio”. È questo il nome dell'operazione che ha consentito di individuare la maxi evasione fiscale di oltre 45 milioni di euro, tra imposte sui redditi e I.V.A., perpetrata da due società di capitali formalmente operanti nel settore della lavorazione di prodotti in legno.

Le attività investigative hanno permesso di individuare le due imprese, di cui una con sede legale fittiziamente dichiarata in Milano e l’altra con sede a Corridonia, che avevano omesso di presentare le dichiarazioni fiscali ai fini delle imposte sui redditi e dell’IVA, rispettivamente, per sette e cinque annualità.

Le imprese, totalmente prive di documentazione contabile, sono risultate formalmente amministrate da soggetti qualificabili come prestanome, privi di capacità imprenditoriali e gravati da numerosi precedenti di natura penale.

Le indagini, svolte con il coordinamento del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Macerata, Margherita Brunelli, hanno permesso sia di determinare le basi imponibili sottratte a tassazione sia di individuare gli effettivi dominus della frode fiscale perpetrata.  

In particolare, attraverso le attività ispettive, è stato possibile quantificare in oltre 45 milioni di euro le imposte complessivamente evase.

Questo ha comportato anche violazioni alla normativa penale tributaria a carico di cinque persone, residenti nelle province di Macerata e Fermo, di cui tre in qualità di amministratori di diritto e due “di fatto”, le quali sono state denunciate alla locale Autorità Giudiziaria.

Sono stati quindi emessi due decreti di sequestro preventivo, per un valore pari ad oltre 45 milioni di euro, nei confronti delle imprese e delle persone fisiche coinvolte.

Le Fiamme Gialle maceratesi hanno dato esecuzione ai provvedimenti del Giudice, procedendo al sequestro di 4 immobili a Macerata, quote societarie e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di circa un milione e 100mila euro.

La lotta all’evasione fiscale e soprattutto alle grandi frodi costituisce un obiettivo prioritario per la Guardia di Finanza, teso a tutelare non solo le entrate per i bilanci dello Stato e degli Enti locali, ma anche imprese e professionisti che operano nella piena e completa osservanza delle leggi.

GS
Nell’ambito dei servizi di controllo economico del territorio, finalizzati al contrasto dell’abusivismo commerciale nonché alla verifica del rispetto delle prescrizioni in materia di contenimento della diffusione dell’epidemia da coronavirus, le Fiamme Gialle civitanovesi hanno approfondito la posizione di un esercizio della città costiera, operante nel settore del commercio di abbigliamento e accessori.

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Dal controllo di alcuni articoli di pelletteria esposti per la vendita, in particolare, i finanzieri hanno potuto constatare che erano sprovvisti di qualsivoglia etichettatura che potesse indicarne, in lingua italiana, i materiali impiegati, l’eventuale presenza di sostanze nocive per l’uomo o per l’ambiente e le eventuali limitazioni nella destinazione d’uso. Informazioni minime, obbligatoriamente previste dal Decreto Legislativo 206/2005 (Codice del Consumo), per consentire al potenziale acquirente di avere informazioni chiare e precise su ciò che compra, utili per poter valutare e scegliere in maniera consapevole.

Di conseguenza, si è proceduto al sequestro amministrativo degli articoli irregolari, anche in considerazione della scarsa qualità delle materie prime utilizzate e comunque non espressamente tracciabili, essendo impossibile escludere che i prodotti rinvenuti possano essere pericolosi e dannosi per la salute dei consumatori, Il responsabile dell’esercizio commerciale è stato quindi segnalato alla locale Camera di Commercio per l’adozione dei provvedimenti di competenza: rischia una sanzione fino a oltre 25.000 euro.

Ulteriori accertamenti verranno eseguiti in maniera da verificare eventuali profili di irregolarità, anche da un punto di vista fiscale.
c.c.

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Acquista online 390 grammi di marijuana, pagando con bitcoin. Arrestato, un ventunenne, mentre ritira il pacco dal corriere.
A compiere l'operazione i finanzieri della Compagnia di Civitanova Marche, in azione con il supporto della Tenenza di Camerino.
Nell’ambito della costante attività di monitoraggio delle merci, giacenti nei magazzini di corrieri espressi ubicati nella provincia, i militari della Compagnia di Civitanova Marche hanno effettuato, con l’ausilio dell’unità cinofila, un controllo sommario ed esclusivamente esterno dei colli per verificare l’eventuale occultamento, al loro interno, di sostanze stupefacenti.

Alla luce dell’insistente segnalazione di un plico proveniente dall’Olanda, depositato in uno dei magazzini, da parte del cane antidroga Edir, i finanzieri hanno proceduto all’apertura della corrispondenza oggetto di alert, constatando la presenza, al suo interno, di 390 grammi di marijuana, contenuta in confezioni termosaldate.

Le fiamme gialle hanno adottato una speciale tecnica di investigazione, la cosiddetta “consegna controllata”, che consente di differire il sequestro dello stupefacente, in modo da poter acquisire importanti ed ulteriori elementi probatori, così da individuare i responsabili dei reati di traffico o spaccio delle sostanze vietate ed assicurarli alla giustizia.

In pratica, i finanzieri, dopo aver cautelato lo stupefacente al Comando di appartenenza, hanno riconfezionato il plico inserendo un involucro contenente materiale generico dello stesso peso complessivo di quello originale e hanno proceduto, in incognito e a debita distanza, per non destare sospetti, a “scortare” il corriere sino alla consegna del plico, effettuata a Camerino, all’indirizzo specificato.
Operazione che ha permesso di arrestare in flagranza di reato l'acquirente, un ventunenne italiano.

L’uomo ha da subito ammesso di aver ordinato il quantitativo di marijuana rinvenuto dai finanzieri, ammettendo di averlo acquistato online e pagato in bitcoin (criptovaluta). Sono state quindi eseguite, con la collaborazione dei militari della Tenenza di Camerino, perquisizioni domiciliari a casa dell’arrestato e di altri due coetanei, in quanto anch’essi coinvolti nell’acquisto dello stupefacente, i quali sono stati denunciati a piede libero.



113 evasori e 236 partite I.V.A. inattive segnalate per la chiusura.

Questo il bilancio dell'attività investigativa portata a termine dai finanzieri di Porto Recanati all'Hotel House per il monitoraggio e controllo delle partite I.V.A. insistenti nel complesso.

Nel dettaglio, le Fiamme Gialle recanatesi hanno posto sotto la lente d’ingrandimento ben 437 posizioni afferenti altrettante partite I.V.A., facendo emergere una serie ragguardevole di irregolarità, sia formali che sostanziali, maturate in un contesto – quello dell’Hotel House – caratterizzato da una significativa dinamicità dei flussi di arrivo e partenza di immigrati che, però, negli ultimi due anni ha subito un sostanziale rallentamento, verosimilmente proprio per effetto, anche, dei reiterati controlli messi in campo dal Corpo che, con un’azione costante, incisiva e capillare, ha indotto a regolarizzare molte di tali posizioni fiscali dei soggetti residenti/alloggiati nel condominio e ha rimosso definitivamente situazioni di irregolarità, il tutto con un rilevante effetto deterrente che ha scoraggiato il reiterarsi di condotte illecite, quali la fittizia apertura di partite I.V.A. strumentali al conseguimento di benefici non spettanti, come, appunto, quello dell’ottenimento del permesso di soggiorno.

La verifica delle singole posizioni fiscali ha portato, in particolare, alla scoperta di 113 evasori totali, alla cessazione d’ufficio di 236 partite I.V.A. poiché di fatto totalmente inattive, al ricongiungimento del domicilio fiscale di 89 partite I.V.A. con l’effettivo luogo di esercizio dell’attività, alla denuncia 3 persone per il reato di immigrazione clandestina e di un soggetto per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.









Arresti domiciliari per un giovane tunisino responsabile di aver ceduto 2500 dosi di eroina.
Si è conclusa così una operazione portata a termine dalle Fiamme Gialle di Civitanova che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di un uomo indagato per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Macerata, nasce dopo una attività svolta la scorsa estate nei confronti di uno spacciatore tunisino di 26 anni residente a Civitanova.

In quell’occasione fu sequestrato denaro contante per oltre duemila euro e un telefono cellulare. A seguito di una minuziosa azione d’intelligence eseguita anche attraverso l’esame del traffico telefonico sul cellulare dell’indagato e l’elaborazione dei dati acquisiti dagli operatori telefonici, le Fiamme Gialle hanno individuato i soggetti ritenuti potenzialmente in rapporto con l’indagato per ragioni correlate all’acquisto di sostanze stupefacenti, alla luce del numero di contatti intercorsi con l’extra comunitario e del profilo soggettivo degli acquirenti. 

Conseguentemente, i militari hanno ricostruito il “pacchetto clienti” dell’indagato e, a seguito di escussioni in atti di 32 persone, hanno quantificato in 2.827 gli episodi di spaccio di eroina attribuiti all’uomo, con un giro d’affari di quasi 100 mila euro e la cessione di oltre un chilogrammo di eroina.

Il G.I.P. ha quindi emesso un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti del tunisino, che i finanzieri di Civitanova hanno appunto eseguito nella tarda serata di ieri.

GS







I finanzieri della Compagnia di Macerata hanno denunciato tre persone che gestivano un'attività di vendita di capi contraffatti attraverso piattaforme virtuali di e-commerce. Sequestrati beni per circa 60.000 euro.

I tre soggetti, due italiani ed un extracomunitario, molto esperti nell’utilizzo dei social network, acquistavano in paesi extracomunitari, come Turchia, Marocco e Cina, ingenti quantitativi di prodotti recanti marchi d’alta moda contraffatti, che arrivavano nel nostro Paese attraverso corrieri internazionali.

Il pagamento dei prodotti ai propri fornitori veniva effettuato anticipatamente da parte dei tre, attraverso il servizio “money transfer”, oppure utilizzando la procedura “Paypal”.

Lo stesso modus operandi veniva utilizzato per ricevere il pagamento da parte dei propri clienti dei prodotti contraffatti ordinati: infatti, gli indagati richiedevano in anticipo il pagamento del capo acquistato, facendo accreditare i relativi importi su carte di credito ricaricabili, rendendo, così, difficoltosa la possibile individuazione.

Per verificare l'autenticità dei prodotti, le Fiamme Gialle maceratesi si sono, tra l’altro, avvalse di un consulente tecnico esperto informatico in materia di contraffazioni, appositamente nominato Pietro Dal Ben, il quale ha effettuato specifiche perizie su alcuni prodotti sequestrati nell’ambito di una perquisizione effettuata presso la residenza delle persone coinvolte.

Le indagini  hanno permesso di risalire alla vendita di circa 12.000 capi contraffatti, costituiti, nella maggior parte dei casi, da “set” composti da scarpe, borsa e portafoglio, griffati, con un giro d’affari di circa 120.000 euro ed un profitto netto conseguito per circa 60.000 euro.

Sono stati sequestrati i capi e oltre 6.000 euro, tra denaro detenuto su conti bancari e postali e gioielli, nonché di una porzione di due appartamenti siti nella provincia di Macerata, riconducibili ai soggetti implicati nell’attività illecita.


Più di 200 articoli di pelletteria, tra borse e zaini, con marchi di note griffe della moda contraffatti o con emblemi mendaci sono stati sequestrati ed una persona è stata denunciata a piede libero.

Sono questi i risultati di una operazione portata a termine dalle Fiamme Gialle di Civitanova che hanno notato, all’interno di un esercizio commerciale della città, esposte per la vendita, numerose borse e zaini recanti marchi riconducibili a note griffe.

Nel negozio hanno poi scoperto l’assenza di idonea documentazione che legittimasse l’uso dei marchi suddetti ed è scattato il sequestro probatorio di 205 articoli.

La responsabile dell’esercizio commerciale è stata denunciata, a piede libero, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Macerata per i reati di ricettazione, introduzione e commercio di prodotti con segni falsi. Si procederà poi a valutare la posizione fiscale della commerciante per individuare eventuali ulteriori profili di irregolarità nella gestione dell’attività controllata.

GS
Due denunce per detenzione di sostanze stupefacenti. Sequestrati 55 grammi di hashish e 1.440 euro in contanti, ritenuti provento del reato. Fermato e segnalato alla Prefettura il cliente di un pusher, che si era recato a casa del fornitore per acquistare hashish e spinelli.
È questo il bilancio di una operazione delle Fiamme Gialle di Civitanova.

Durante i controlli del Dpcm, i finanziaeri hanno notato degli strani movimenti di persone e mezzi nei pressi di un condominio cittadino.

Le indagini, partite immediatamente, hanno focalizzato l’attenzione nei confronti di un 22enne civitanovese la cui abitazione è stata perquisita con l’ausilio dell’unità cinofila antidroga. Aveva nascosto, all’interno di un mobile, due pezzi di hashish per un totale di 35 grammi, oltre a 1.440 euro in contanti, sequestrati assieme alla sostanza stupefacente in quanto ritenuti proventi di spaccio.

Le indagini hanno permesso di risalire ad un secondo soggetto che poco prima si era recato nell’abitazione perquisita. Lo stesso, anch’egli 22enne, residente a Civitanova Marche, è risultato in possesso di 12 grammi di hashish e di due spinelli, acquistati poco prima.

Il pusher è stato denunciato a piede libero per detenzione di sostanza stupefacente per fini di spaccio, il cliente è stato invece segnalato alla competente Prefettura per uso personale. Nei confronti di quest’ultimo, i militari hanno proceduto anche alla contestazione della violazione del decreto, in quanto si è spostato dal proprio domicilio senza valide ragioni. 

Poco dopo in un altro contesto operativo, è stato fermato un soggetto, un 26enne domiciliato a Montecosaro, che ha dichiarato ai militari di essere uscito di casa per andare a fare la spesa, esibendo la regolare autocertificazione. L’intuito dei militari ha consentito però di trovargli addosso una piccola quantità di hashish. La perquisizione nella sua abitazione ha permesso di rinvenire e sequestrare 7 grammi di hashish. Il giovane è stato denunciato a piede libero.    

GS

Trasformati i soldi del sisma in lingotti di oro puro. Ben 51, per 13 chili e un valore di 500mila euro. Nel mirino della guardia di finanza di Camerino l'Hotel 77 di Tolentino. 

“Il sisma ha creato tanti problemi - ha affermato il colonnello Amedeo Gravina - e qualcuno ne ha approfittato. Al 30 novembre sono state segnalate 190 persone per Cas illecitamente percepiti in provincia, per un 1 milione e 126mila euro. I sequestri fin ora effettuati sono stati per 450mila euro circa. Parliamo quindi di somme importanti e nel caso di specie si tratta di qualcosa di leggermente diverso. Una struttura ricettiva usata fin da subito per alloggiare gli sfollati ha approfittato della situazione”. 

Giovanni Giorgio ha rivelato che la struttura in questione sarebbe l’Hotel 77 di Tolentino: “È stato accertato non solo l’indebito percepimento di fondi, ma ha poi dichiarato bancarotta e convertito il denaro in lingotti d’oro. Sono stati sequestrati anche 60mila euro rispetto ad un profitto illecito di 1 milione e 500mila euro”. I lingotti sarebbero stati rinvenuti in una botola sotto al letto di alcuni indagati che nel frattempo erano andati in vacanza a San Francisco. 

“Tutto sommato qualcosa di importante l’abbiamo fatto - è tornato a dire Giorgio - sforzandoci di lavorare in un contesto di importanti carenze di personale”.

L’attività descritta dal capitano Alessandro Tomei è stata particolare e dinamica, iniziata con un settore di intervento e poi sfociata in altri: “Siamo impegnati nella tutela e salvaguardia dei contributi del post sisma e la nostra attenzione è ricaduta sull’Hotel 77, chiuso a inizio 2018. Era molto capiente e sin da subito ha fornito assistenza e alloggio agli sfollati. Sono tre le ragioni che ci hanno spinto a vederci più chiaro: era una delle poche strutture che aveva fornito servizi e che aveva dichiarato per più di un anno sempre il trattamento di pensione completa per gli sfollati. E ci siamo chiesti come fosse possibile che il 100 per cento delle persone fossero tutti i giorni a pensione completa. Inoltre era un evasore totale, non c’erano dichiarazioni né per il 2016 né per il 2017. Poi ci ha fatto definitivamente dubitare della scorretta gestione dei fondi percepiti - ha aggiunto - la bancarotta a dicembre 2018”. Come poteva aver ricevuto 1,5milioni dalla Regione e dalla Prefettura e fallire? Ne è così scaturita una informativa di reato e sono partite le indagini seguite dal Pm Carusi. 

Sono stati svolti accertamenti e indagini su un nucleo familiare di cinque persone nonché l'escussione anche di ex dipendenti. 

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“La direzione ha distratto un milione di euro di cui 500mila in lingotti d’oro puro del peso complessivo di 13 chili. L’acquisto di questi lingotti - ha precisato Tomei - sono stati contestuali alla percezione dei bonifici da parte della Regione. Peraltro gli indagati avevano creato una nuova società e avevano un tenore di vita molto alto”.

Il procuratore Giorgio ha sottolineato il problema della concezione dei reati fallimentari come reati di serie B. “Vengono ritenuti degli incidenti di percorso ma chi si rende responsabile di bancarotta fraudolenta fa qualcosa di molto grave ed è discutibile il trattamento sanzionatorio che viene applicato per queste persone”. 

L’attività continuerà poiché pare che un’ulteriore società riconducibile alla proprietà dell’Hotel 77 risulti essere evasore totale.
g.g.

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