“La responsabilità di un trattamento sanitario, in materia di vaccinazioni, è prerogativa del Parlamento. Le direttive devono arrivare dall’Istituto Superiore della Sanità. Troppa poca chiarezza sugli obblighi. La profilassi ne risente”. Sono parole dell’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, che preferisce non sbilanciarsi in materia di obbligatorietà della vaccinazione: “La questione è giuridica e soprattutto molto delicata. Non sta alla Regione pronunciarsi, ma di certo vorremmo maggiore chiarezza in merito e maggiori certezze dalla scienza”.

Intanto l’estensione del Green Pass agli ambiti del lavoro e dell’accesso ai luoghi a rischi assembramento è, in queste ore, al vaglio del Governo. In giornata è prevista una cabina di regia con i rappresentanti della maggioranza. Le indiscrezioni parlano di una forte spinta da parte del Ministero della Sanità e dello stesso Presidente del Consiglio, Mario Draghi in favore di un Green Pass più “forte”. Acceso il dibattito con le forze di maggioranza che frenano sull’irrigidimento della certificazione verde. Sul tavolo anche la questione legata alla revisione dei parametri per la definizione delle zone “a colori”.

In questo quadro, ieri è stato giorno di confronto tra le Regioni. Il summit, guidato dal Governatore friulano Fedriga con i vari assessorati alla Sanità, ha portato a indirizzi per certi versi allineati a quelli del Governo in materia di revisione dei parametri. Si discute, tuttavia, sulle percentuali. “Troppo basse quelle pensate da Roma – ha detto Saltamartini – . Una soglia del 5% per le terapie intensive Covid nelle Marche rappresenterebbe uno spazio di manovra pressoché nullo per i nostri ospedali: dei nostri 230 posti, occuparne 13 con pazienti affetti da Coronavirus significherebbe finire in zona gialla. Un’altra variabile che abbiamo chiesto di considerare è quella della popolazione effettiva: in questo momento abbiamo molti turisti. I residenti non rappresentano una base credibile su cui fondare le percentuali. Queste discussioni saranno al vaglio della conferenza Stato-Regioni, insieme a quella della percentuale di vaccinati: più immunizzati abbiamo, meno probabilità di avere posti occupati avremo. Anche questo va considerato. Tratteremo sulle percentuali, non sui criteri. Noi partiamo dal 20% di posti in terapia intensiva occupati e dal 30% di posti letto ‘ordinari’, il Governo offre rispettivamente il 5% e il 10%”.

Saltamartini ha quindi proseguito parlando del Green Pass: “Non è stato chiesto parere alle Regioni, tuttavia la stragrande maggioranza dei Governatori ha espresso un sostanziale assenso alle idee del Governo centrale”.

In chiusura, la posizione dell’assessore sui casi di sanitari contagiati negli ospedali di Camerino e Civitanova, oltre all’aumento dei casi nel Maceratese registrato nell’ultima giornata: “I contagi rappresentano l’onda lunga delle ‘Notti Magiche’ e dei festeggiamenti. Sulla questione dei sanitari contagiati e non vaccinati torna ancora d’attualità la questione giuridica – spiega Saltamartini – : dire che alcune fasce di popolazione sono obbligate alla vaccinazione significa, implicitamente, dire che la popolazione stessa lo è. Prima che professionisti questi soggetti sono cittadini. La linea deve arrivare dall’alto, non dalla Regione. Queste persone siano comunque consapevoli delle conseguenze penali in caso di contagio di pazienti da loro assistiti”.

Lorenzo Cervigni


Seppur in mattinata le Marche siano state superate da altre Regioni nei parametri per la definizione delle zone di rischio, il livello di attenzione in tema Covid resta alto. Il Presidente Francesco Acquaroli ha riportato la calma, sostenendo che “i dati della nostra Regione sono in linea con le medie nazionali”. Gli ha fatto eco l’assessore alla Sanità della Regione Marche, Filippo Saltamartini, che ha sottolineato, però, la fondamentale importanza della campagna vaccinale – entro luglio i cittadini con due dosi effettuate saranno la maggioranza – , e il dialogo, vivo e in divenire, con il Ministero della Sanità per la revisione dei parametri legati alla definizione delle zone gialle.

“Le Marche non rischiano la zona gialla, basta allarmismi” ha detto Acquaroli. L’assessore Saltamartini si è invece soffermato maggiormente sulle criticità del momento: “Il problema principale è la grande capacità di diffusione della variante Delta, che a breve sarà quella preponderante. L’eventualità che colpisca coloro che hanno rinunciato alla vaccinazione è alta, con conseguenti rischi di contrarre sintomi che potrebbero portare all’ospedalizzazione. Sono circa 300 mila coloro le persone non vaccinate – continua Saltamartini – , un numero alto. In questa fase di contrazione dei contagi, le altre patologie rimaste indietro nella cura a causa dei 18 mesi contraddistinti dal Covid hanno bisogno di essere trattate. Ricorrere a posti letto per il Coronavirus in questa fase intaserebbe nuovamente le nostre strutture. Siamo sicuri – chiede – che la scelta di non vaccinarsi sia giusta?”.

Poi il dialogo con il Ministero per la revisione dei criteri per le restrizioni: “Nella Conferenza delle Regioni abbiamo chiesto questo allo Stato. C’è un’intesa per rivedere il protocollo. Ma non dobbiamo dimenticare però – prosegue l’assessore – che solo nella provincia di Macerata abbiamo 12 mila ultrasessantenni non vaccinati. Mi sento di dire questo: se vogliamo continuare a godere di questa ritrovata libertà, è necessario provvedere rapidamente alla vaccinazione. Il film visto nell’ultimo anno e mezzo è un qualcosa che potrebbe verificarsi di nuovo, quindi invito tutti a valutare la vaccinazione. Senza immunità di massa – conclude Saltamartini – rischiamo nuovamente un autunno difficile”.

l.c.
Sarà possibile continuare a vaccinarsi a Camerino, mentre per quanto riguarda gli altri comuni dell'entroterra sono stati allestiti mezzi mobili che saranno presenti durante fiere e mercati e in orari idonei per garantire la vaccinazione immediata a persone, anche non prenotate.

A darne notizia il vice presidente del consiglio regionale Gianluca Pasqui. "Ero venuto a conoscenza del fatto che entro la prima metà del mese di luglio non sarebbero più stati operativi i centri vaccinali di Camerino e San Severino e non sarebbe stato attivato quello di Castelraimondo. A servizio dell’entroterra maceratese sarebbe rimasto, quindi, il solo polo vaccinale di Matelica. Così - spiega Pasqui - mi sono subito attivato presso l'assessore alla Sanità Filippo Saltamartini il quale a strettissimo giro di posta mi ha fornito le informazioni necessarie a rassicurare la popolazione dell'entroterra. Infatti, a Camerino sarà possibile ancora vaccinarsi nei locali del Distretto, mentre la presenza di mezzi mobili adeguatamente attrezzati garantirà la possibilità di vaccinarsi anche negli altri comuni dell'area del cratere sismico, evitando agli utenti un possibile disagio".

f.u.


Un'inaugurazione "collettiva" quella che si è svolta nella sala riunioni della provincia di Macerata dove, alla presenza dell'assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini, del consigliere Elena Leonardi, presidente della Commissione Sanità della regione Marche, del consigliere regionale Anna Menghi, del direttore dell'Area Vasta 3 Daniela Corsi, è stato idealmente tagliato il nastro dei macchinari di ultima generazione (ecografi, risonanze magnetiche, sistemi di monitoraggio, letti elettrificati, sollevatori) donati ai presidi ospedalieri di Camerino, Civitanova, Macerata, San Severino, Recanati dalla Fondazione Carima nell'ambito del progetto "Carima Healthcare".

A ricevere "idealmente" la donazione dei macchinari già in funzione negli ospedali i primari delle Unità Operative di riferimento e i sindaci e gli amministratori delle città sede dei presidi.

"Un momento estremamente significativo per l'Asur, che ha ricevuto materialmente questi nuovi macchinari e per noi perchè si conclude un percorso iniziato 2 anni fa - afferma la presidente della Fondazione Rosaria Del Balzo Ruiti - Avremmo dovuto inaugurare ad ogni singola donazione il macchinario nella struttura ospedaliera cui è stato destinato, ma visto che la pandemia ce lo ha impedito abbiamo ugualmente voluto un'inaugurazione che comprendesse tutto. E' la conclusione di un percorso virtuoso perchè non si tratta di donazioni ed erogazioni fatte a pioggia sul territorio dietro semplice richiesta, ma il frutto di un attento lavoro di monitoraggio sulle esigenze del territorio, un sedersi insieme ai vertici Asur intorno ad un tavolo e un operare insieme perchè nessuna risorsa economica non andasse a buon fine. Una donazione di quasi 3 milioni di euro, a tanto ammonta il valore complessivo dei macchinari, per coprire le necessità degli ospedali dell'intero territorio e questo ci rende orgogliosi".

"Un momento per noi davvero prezioso per una sensibilità manifestata su tutto il territorio maceratese investendo tutti i presidi ospedalieri del territorio - fa eco la direttrice di Area Vasta 3 Daniela Corsi - Un gesto ammirevole che dimostra come lavorando di squadra, pubblico e privato insieme, si possono ottenere ottimi risultati. L'apporto di queste attrezzature rappresenta un valore aggiunto per tutti i nostri ospedali".

f.u.


Sono attualmente 125 in tutta la regione e oltre 35 in provincia di Macerata le farmacie che hanno aderito alla campagna di  vaccinazione anticovid.

Lo spiega l’assessore alla Sanità regionale Filippo Saltamartini ed il focus in provincia lo stila Ida Maria Kaczmarek, presidente Federfarma Macerata.

“Le farmacie della provincia hanno accolto di buon grado la possibilità di effettuare l’inoculazione – dice la dottoressa - . È una svolta epocale per la nostra professione, perché fino a poco tempo fa potevamo solo occuparci di autoanalisi e misurazione di pressione. Poter inoculare il vaccino direttamente al paziente per noi è un importante passo in avanti”.

Un compito che ha richiesto una preparazione adeguata che la regione Marche non ha sottovalutato, anzi: “Rispetto alle disposizioni nazionali – prosegue la presidente provinciale – il corso di preparazione è stato aumentato nel numero di ore: da 4 a 12.

Prima sono state fatte delle lezioni online, poi la parte pratica negli hub vaccinali per tre giornate ciascuno per 4 ore al giorno. Inizialmente è stato fatto un affiancamento ai medici per gestire l’anamnesi delle patologie del paziente; poi l’affiancamento all’infermiere che effettuava le inoculazioni e lui stesso ha avuto modo di cimentarsi nella pratica.

Un’altra parte ha riguardato la preparazione materiale della dosa: i vaccini vengono, infatti, forniti in flaconcini multidose. Infine le istruzioni per accedere alla piattaforma dell’Asur regionale dove viene registrata l’avvenuta vaccinazione del cittadini”.

Alle circa 35 farmacie che hanno aderito se ne stanno comunque aggiungendo altre: “Nell’entroterra sono state particolarmente interessate – dice Ida Maria Kaczmarek - e la capillarità della farmacia permette alle persone, soprattutto anziane, di non fare tanta strada per andare nell’hub vaccinale”.

Quasi tutto pronto per partire, dunque: “Proprio questa mattina – conclude - ci stanno arrivando le direttive su come prendere le prenotazioni ed usciranno a breve anche gli elenchi delle farmacie che hanno aderito.

Noi (la dottoressa è proprietaria di una farmacia a San Severino ndr) le effettueremo durante l’orario di chiusura per permettere il distanziamento anche tra chi deve restare dopo l’inoculazione e chi deve riceverla”.

Nelle farmacie si possono prenotare tutti i cittadini di tutte le fasce di età previste per il vaccino che riceveranno la dose che sarà disponibile.

Sarà un servizio a domanda individuale. Chi vuole vaccinarsi potrà recarsi direttamente dal suo farmacista e chiedere l’appuntamento.

 “Con la collaborazione delle farmacie che hanno svolto i corsi di formazione e adottato tutti i necessari protocolli di sicurezza – spiega l’assessore Filippo Saltamartini – potenziamo ulteriormente la campagna vaccinale con una particolare attenzione per quei cittadini che non si sono ancora vaccinati, soprattutto quelli sopra i 60 anni, ma potrebbero farlo con il supporto del farmacista. L’obiettivo della Regione è raggiungere quanto prima l’immunizzazione di massa. Il traguardo che abbiamo tagliato nei giorni scorsi di un milione di dosi somministrate ci fa ben sperare”.

GS
“Poco fa abbiamo raggiunto con la prima dose di vaccino la copertura di metà dell'intera popolazione marchigiana”. Lo ha comunicato nel tardo pomeriggio di ieri, con un post sulla sua pagina Facebook, l’assessore regionale alla sanità, Filippo Saltamartini.

Su una base di 1 milione e 250mila abitanti, infatti, sono oltre 750mila i cittadini delle Marche che hanno ricevuto la prima inoculazione di vaccino anti-Covid.

screen saltamartini

Uno screenshot del portale di monitoraggio vaccinazioni a supporto del post, che prosegue sottolineando come la Regione si stia adeguando alle nuove direttive per gli under 60: “Oggi (ieri,ndr), sia il Presidente Draghi che il Ministro della sanità hanno sottolineato che il siero con base virale (AstraZeneca e J&J) non puo’ essere utilizzato sotto i 60 anni, né per la 1 dose e neppure per il richiamo, chiedendo alle Regioni di adeguarsi nei prossimi giorni. La Regione Marche si è adeguata dalla sera di venerdì scorso con un sms diretto a tutti i dirigenti Asur e da ieri mattina il richiamo (cioè la prima dose) viene effettuato con Pfizer. Quindi la campagna vaccinale prosegue con la prevalente somministrazione di Pfizer e Moderna. Mercoledì c’è la conferenza delle Regioni in cui si dovrà affrontare il tema dell’impiego dei vaccini a base virale anche per le persone con più di 60 anni, nei confronti dei quali questo farmaco sembra essere più idoneo a sviluppare la copertura immunitaria”.

l.c.
Dopo la conferenza stampa in cui Sandro Parcaroli, sindaco di Macerata, e Filippo Saltamartini, assessore regionale alla sanità, hanno spiegato le procedure che porteranno alla nascita del nuovo ospedale di Macerata, la discussione tra vecchia e nuova amministrazione regionale non si è ancora placata.

In mattinata, in una conferenza stampa appositamente convocata, l'ex assessore alla sanità, Angelo Sciapichetti, ha replicato alle affermazioni dell'attuale pari ruolo. Al centro della polemica le strategie di finanziamento e più in generale la politica sanitaria portata avanti nella scorsa legislatura dall'amministrazione Ceriscioli. Sciapichetti, ai microfoni di Radio C1... inBlu, ha dichiarato: "Tante bugie, tante inesattezze. Penso che sia del tutto legittimo avere progetti diversi rispetto alla precedente amministrazione. Quello che è inammissibile è che per suffragare la propria linea si utilizzino delle notizie false. Saltamartini a Macerata ha tentato di giustificare il suo no al project financing, metodo per altro utilizzato al nord da diverse regioni a guida Lega, come ad esempio il Galliera di Genova, utilizzando dati inesatti: forse dovrebbe informarsi meglio. Non ho problemi a sostenere un confronto pubblico: ho le carte, vedremo lui cosa potrà portare sul tavolo. Documenti alla mano non è vero che il DIPE ha dato parere negativo, per di più la nostra amministrazione non ha mai parlato di ospedale unico, ma di un ospedale di primo livello che non trascurerà le strutture 'periferiche', a cominciare da Camerino e San Severino, per poi arrivare a Tolentino. Quest'ultima struttura l'abbiamo finanziata interamente con 16 milioni di euro. Troppe inesattezze: bisogna avere la forza di portare avanti le proprie idee politiche senza infangare il lavoro di chi ha preceduto questa amministrazione".

L'attuale assessore alla sanità ha smorzato la polemica, affermando come l'unica preoccupazione della giunta Acquaroli sia quella di portare a compimento l'opera e dotare la città di Macerata del nuovo nosocomio: "La nostra posizione è chiara. Il punto fondamentale è che questo project financing in realtà non esiste, in quanto bocciato dal RUP e dalla Commissione della Regione per incongruenze tra i costi prefissati e quelli di realizzazione. I costi avrebbero impegnato la Regione fino al 2050 per un importo prossimo agli 800 milioni. Riteniamo che si possa finanziare autonomamente il progetto tramite Cassa Depositi e Prestiti e senza per altro pagare tassi prossimi al 5%. Per me la polemica può anche cessare: a questo punto è nostra responsabilità costruire l'ospedale di primo livello a Macerata. Ritengo assurdo che le delibere fatte dalla Regione Marche, che individuano un DEA di primo livello a Macerata, siano sconosciute ai dirigenti del Partito Democratico: l'ipotesi originaria di realizzazione non è configurabile, perchè in quanto bocciata non si configura effettivamente nella realtà concreta, non esiste".

Lorenzo Cervigni
Votata all'unanimità la mozione presentata dalla minoranza di San Severino per la riapertura del punto nascite dell'ospedale Bartolomeo Eustachio.
Mozione in cui, tramite un emendamento, si chiede anche l'h24 per il punto di primo intervento e l'inserimento di due posti di rianimazione.

"Ho ringraziato i consiglieri di minoranza - dice il sindaco Rosa Piermattei - perchè la mozione è giunta in un momento opportuno: dopo che Fabriano ha presentato al TAR la richiesta del ripristino del punto nel loro ospedale ed alla luce di quanto detto da Saltamartini sull'ospedale di primo livello di Macerata.
Noi confidiamo che, proprio gli ospedali territoriali, possano ritornare a fare quanto erano preposti nel passato. Abbiamo chiesto a gran voce il ripristino del punto nascita che è stato chiuso nonostante gli oltre 500 parti l'anno.
A San Severino è stata fatta una vera e propria ingiustizia: lo diciamo a gran voce come chiediamo, con un emendamento, anche che vengano inseriti nella mozione il punto di primo intervento H24 e due posti di rianimazione così da fare un punto nascite a norma con tutti i requisiti necessari per non essere a rischio.
Quando abbiamo fatto le nostre rimostranze sulla chiusura - precisa - ci è sempre stato risposto che il punto settempedano non era a norma per la mancanza della rianimazione, oggi la chiediamo perchè abbiamo visto con il Covid l'importanza degli ospedali satellite".

Sul tema interviene anche l'assessore alla Sanità regionale, Filippo Saltamartini: "La questione è delicata - dice facendo riferimento alle richieste di Fabriano e San Severino - perchè le norme vigenti stabiliscono che gli ospedali con un numero di parti inferiore a 500 non sono ospedali sicuri per le partorienti.
È chiaro che noi ci troviamo a dover affrontare questo problema nel contesto di revisione del decreto ministeriale Balduzzi. Le Marche, come tutte le altre regioni, hanno chiesto di rivedere il decreto per abbassare il criterio dei 500 posti.
In quella direzione abbiamo già detto che vogliamo riaprire il punto di Fabriano, andrà valutata la questione di San Severino, ma dipende sempre da un provvedimento ministeriale.
La novità non è solo la revisione del criterio - conclude - , ma che il recovery fund approvato dal Governo permetterebbe risorse aggiuntive per assumere nuovo personale, a quel punto si potrà valutare una serie di interventi".

GS


"Sono delle dichiarazioni avventate quelle del sindaco di Camerino che, probabilmente, si fa prendere dal panico per la gestione politica del suo Comune".
Rimanda le accuse al mittente l'assessore alla Sanità regionale Filippo Saltamartini dopo 'allarme lanciato dal sindaco Sandro Sborgia sull'avviso "di mobilità interna che esclude il nosocomio cittadino dalla possibilità di essere destinatario di personale dirigente medico".

"Noi - dice Saltamartini ai microfoni di Carla Campetella per Radio C1...InBlu - stiamo vivendo questa pandemia e stiamo ragionando su come uscirne fuori.
Con i vaccini che arriveranno tra maggio e giugno avremo coperto circa 800mila cittadini e quindi potremmo essere fuori dal guado più pericoloso. A quel punto si dimostrerà se gli impegni che io e la giunta regionale abbiamo assunto su Camerino saranno mantenuti o meno.
L'Asur - chiarisce - ha avviato una procedura di mobilità che si attua prima di avviare i concorsi. Quelle del sindaco Sborgia sono strumentalizzaizoni politiche che io rimando al mittente: se continua così si gioca molta credibilità nel rapporto con la Regione".

Non usa mezzi termini l'assessore regionale nel contestare il comportamento del primo cittadino: "Non è la prima volta  - aggiunge - che, nonostante la cordialità dei rapporti, Sborgia si esprime in modo così pesante. Bisogna anche tener conto che lo scorso anno, a marzo, non aveva detto nulla sulla trasformazione di Camerino come ospedale unico Covid, ma da quando è cambiata la giunta regionale, per ogni questione strumentalizza situazioni di emergenza che tutti stiamo vivendo".

Non ci sarebbero motivi di preoccupazione, secondo Saltamartini, sul paventato ridimensionamento del nosocomio camerte: "Come si fa - si chiede l'assessore - a parlare di scomparsa in merito ad un presidio di primo livello del sistema sanitario e che secondo il nuovo piano sanitario regionale tornerà a riavere la sua centralità. L'ospedale è stato inserito in un percorso Covid, come anche gli altri ospedali della nostra regione, ma non significa che per questo sarà chiuso. Forse il sindaco approfitta di questa condizione per riattivare una scena mediatica.
Questa mobilità attivata dall'Asur - precisa - ha dei problemi oggettivi, perchè in un interpello fatto su tre Aree Vaste, nessuno ha fatto domanda per andare all'ospedale di Camerino.
Di questo non può essere accusata la giunta regionale".

GS


Sarà all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Comunale di San Severino, in calendario per mercoledì 14 aprile, la mozione che riguarda le richieste di riapertura del punto nascite dell’ospedale “Bartolomeo Eustachio”. Una mozione, quella firmata dalla maggior parte dei consiglieri di minoranza, che si inserisce perfettamente nel dibattito politico che riguarda la sanità. Nei giorni scorsi l’assessore Filippo Saltamartini, insieme al sindaco di Macerata, Sandro Parcaroli, ha dato una decisa sterzata alla visione del piano sanitario regionale: il nuovo ospedale del capoluogo sarà costruito nella stessa sede concordata con la precedente amministrazione, ma con un numero di posti letto ridotto, da 600 a 400, dimensionandolo sulla città e non sull’idea di ospedale unico.

Unica firma mancante tra i banchi della minoranza settempedana è stata quella di Pietro Cruciani che, nonostante non abbia sottoscritto la mozione, si è detto favorevole alla linea sposata dalla Regione e alla riapertura del punto nascite: “Il buon senso prevale, secondo me: vengono salvaguardate le realtà sanitarie dell’entroterra – i presidi ospedalieri di Camerino e San Severino – oltre all’ospedale di Civitanova. Il ripristino del punto nascite è stata una grande battaglia portata avanti dal comitato cittadino. Io stesso mi sono battuto molto in passato per l’ospedale di San Severino e per quello di Camerino, anche con fatti concreti, come l’acquisto di apparecchiature. Per il punto nascite, allo stesso modo, la mia posizione è stata sempre favorevole, nella convinzione della necessità di un presidio di tale importanza per una zona già vessata dal sisma e da un impianto infrastrutturale e dei servizi non all’altezza. Tutti gli argomenti sono condivisibili, visto che il punto nascite è ritornato di attualità anche a Fabriano: i dati concordati per la chiusura dei punti nascite nel 2010 avrebbero voluto quello di San Severino ancora aperto e chiuso invece quello fabrianese. Successe il contrario, almeno fino alla chiusura, decisa dall’ex governatore Ceriscioli, anche per Fabriano. Alla luce delle decisioni in Regione sul piano sanitario è possibile rivedere le posizioni degli ospedali dell’Area Vasta 3 con ruoli ben precisi e determinati reparti”.

Nonostante l’assenza della sua firma, Cruciani ha sottolineato come in sede di voto la mozione troverà anche il suo appoggio: “Sono favorevole alla mozione, anche se non porta la mia firma – conclude Cruciani –. Penso che una mozione su questo argomento avrebbe dovuto avere l’unanimità nella presentazione, con anche la firma della maggioranza: probabilmente sarà approvata da tutto il consiglio, ma sarebbe stato meglio condividerla, senza farne rivendicazioni di parte. Credo che la mozione vada integrata alla luce delle vicende che riguardano il nuovo ospedale di Macerata: nelle sedi istituzionali andrà sostenuta l’importanza di un avamposto sanitario nell’entroterra, quale è l’ospedale di San Severino, e il ripristino del suo punto nascite. Lo si potrebbe fare in accordo con Fabriano: un unico punto nascite che servirebbe due Aree Vaste, la due e la tre, ma dislocato in due presidi”.

GS

l.c.

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