Annullato dal tribunale amministrativo delle Marche il provvedimento con cui l’Unione montana Marca di Camerino, guidata dal presidente Alessandro Gentilucci, aveva respinto la richiesta presentata nel 2018 dai comuni di Castelsantangelo sul Nera e Monte Cavallo di entrare a far parte dell’Ente.

Il provvedimento annullato è la delibera di consiglio dell’Unione montana numero 24 del 17 dicembre 2021. Scrivono nella sentenza i giudici del Tar di Ancona: «Il provvedimento di diniego deve essere annullato. Dall'annullamento deriva l'obbligo dell'Unione montana di rideterminarsi sulla domanda di adesione del Comune di Castelsantangelo sul Nera». Analoga decisione è stata presa nella sentenza riguardante il Comune di Monte Cavallo.

I due Comuni montani avevano presentato nel 2018 e 2019 domanda di adesione alla nuova Unione montana costituitasi nel 2015, sulle ceneri della disciolta comunità montana. All’epoca diversi comuni non aderirono, tra questi Bolognola, Visso, Ussita, Valfornace e appunto Monte Cavallo e Castelsantangelo sul Nera, tanto che l’Unione montana si costituì con i soli Comuni di Camerino, Fiastra, Muccia, Pieve Torina e Serravalle di Chienti, poi nel 2019 era stata accolta la richiesta di Ussita di entrare a farne parte.

A modificare la normativa regionale del 2013 sulle Unioni montane, a partire dal primo gennaio 2021 è entrata in vigore la nuova legge regionale di cui erano stati firmatari i consiglieri Renzo Marinelli, Jessica Marcozzi, Giacomo Rossi e Carlo Ciccioli, che aveva modificato l’articolo 35 della legge regionale n. 35 del 2013, impedendo fino al 2025 l’ingresso dei Comuni richiedenti e prevedendo il silenzio diniego, nel caso di una mancata risposta dell’ente, ma di fatto le domande dei due enti erano già state presentate prima, nel 2018 Castelsantangelo e nel 2019 Monte Cavallo. Se quindi la nuova legge Regionale fosse stata adottata per impedire il loro ingresso, si assisterebbe ora al paradossale effetto che la nuova disciplina costituisce uno sbarramento per tutti i Comuni delle Marche, eccezion fatta proprio per Castelsantangelo sul Nera e Monte Cavallo.

Si legge ancora nella sentenza: «Alla fattispecie in esame appare applicabile la legge regionale che non solo si limita a richiedere l'approvazione dello statuto, ma la ritiene necessaria non per l'ammissione, ma per l'effettiva partecipazione, lasciando quindi intendere che è possibile un'approvazione successiva, l'Unione montana non può quindi negare l’adesione esclusivamente per la mancanza della maggioranza qualificata. Quindi l'istanza non poteva essere respinta...

I giudici sottolineano anche che l’Unione montana ha approvato il 18 novembre 2021 la delibera, inviata ai comuni richiedenti, che propone di dare avvio al tavolo istituzionale programmatico, ma ciò non può essere motivo di respingimento della richiesta di ammissione, in quanto il mancato svolgimento del tavolo istituzionale di incontri non può costituire, nel totale silenzio della legge e dello Statuto della Comunità Montana, una motivazione per il respingimento dell’adesione. Ciò in quanto i Comuni ricorrenti hanno approvato in maniera incondizionata lo Statuto dell’Unione Montana.
Punto nascite dell’ospedale “Bartolomeo Eustachio” di San Severino Marche, fissata la data della discussione dei ricorsi presentati dal comune e dal comitato per la tutela e la difesa dell’ospedale. Si andrà in aula il prossimo 18 maggio. A farlo sapere è il comune di San Severino Marche.

La comparizione in Consiglio di Stato rappresenta l’appello dopo la pronuncia del Tribunale amministrativo regionale delle Marche che, nello scorso maggio, aveva respinto i ricorsi presentati ancora da comune e comitato. Ricorsi che chiedono l’annullamento delle determine dell’Asur Marche con cui era stata disposta la chiusura del reparto di ostetricia del Bartolomeo Eustachio nel marzo del 2016. Una battaglia legale che si trascina da anni e che vede impegnati fianco a fianco il comitato per la salvaguardia dell’ospedale settempedano e la stessa amministrazione comunale.

«La chiusura del nostro punto nascite è una gravissima ingiustizia verso il diritto alla salute dei cittadini – sottolinea il sindaco Rosa Piermattei –. Nonostante i numeri fossero dalla nostra parte, con oltre 500 nascite l’anno, e nonostante una legislazione speciale ci desse ragione, con un colpo di spugna una delle eccellenze del territorio è stata cancellata da un atto amministrativo. Avere dei servizi di prossimità, soprattutto quando si parla di sanità, è però indispensabile e questo lo abbiamo compreso bene sia durante l’emergenza terremoto che, ancora di più, durante l’emergenza sanitaria da Covid-19. Noi continueremo a batterci perché questo diritto sia rispettato e speriamo che il Consiglio di Stato ne prenda atto».

A rappresentare il comune sarà l’avvocato Marco Massei, per altro anche presidente dello stesso comitato per la salvaguardia dell’ospedale. Con lui l’avvocato Stefano Filippetti, chiamato a rappresentare invece gli interessi del comitato.
Il TAR delle Marche, con propria sentenza, ha respinto il ricorso proposto dall'Unione Montana dei Monti Azzurri stabilendo che la procedura avviata dal Comune di Sarnano per la copertura di un posto di assistente sociale è legittima.

La vicenda ha avuto origine nel marzo scorso, quando il comune di Sarnano ha approvato gli atti amministrativi con cui si avviava la procedura per la copertura di un posto vacante, nel proprio organico, di un assistente sociale 1 a tempo indeterminato e parziale al 50%. Contro tali atti l'Unione Montana aveva proposto ricorso, affermando che il Comune avesse violato lo Statuto dell’Unione Montana che prevede il conferimento all’Unione della progettazione e gestione dei servizi sociali, nonché della convenzione approvata dal Consiglio Comunale di Sarnano con delibera n. 47/2015, a detta dell'Unione ancora valida ed efficace.

Il tribunale amministrativo ha invece accolto integralmente le motivazioni rese dal Comune di Sarnano, confermando la piena legittimità dell'operato dell'Amministrazione Comunale, che aveva avviato la procedura per la copertura del posto di assistente sociale debitamente dopo che era scaduta la convenzione stipulata con l'Unione Montana nel 2015.


La sentenza del TAR Marche ha, così, messo un punto su una vicenda che ha visto, fatto più unico che raro nell'intero panorama nazionale, una Unione Montana agire giudizialmente contro un suo comune associato.

Un contenzioso che ha rischiato di compromettere i rapporti istituzionali tra le parti e che, con un po' di buon senso, avrebbe potuto sicuramente essere evitato.

f.u.
L’ordinanza regionale sulla DAD è stata impugnata al Tar delle Marche. A comunicarlo con un post sulla sua pagina facebook è il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli.

"Dopo l'ordinanza dello scorso venerdì, per riportare in didattica a distanza le fasce d’età dove si è riscontrato un aumento dei contagi, e quella del Ministro Speranza, che riporta tutta la nostra regione in fascia arancione, oggi è arrivata la comunicazione che l’ordinanza regionale sulla DAD è stata impugnata al Tar delle Marche. Proprio mentre mi giungeva questa notizia, molti sindaci e assessori mi chiamavano preoccupati per valutare ulteriori provvedimenti restrittivi, in modo particolare anche sulle scuole. " Così scrive Acquaroli.

"Una situazione paradossale.Da un lato c’è la volontà di gestire al meglio un riacutizzarsi della curva pandemica, che come avete visto negli ultimi giorni ha registrato una preoccupante ripresa. Dall'altra parte invece, viene contestata l'ordinanza, emessa con una relazione molto chiara del servizio Salute che indicava un importante aumento dei contagi e la necessità di adottare un provvedimento."

Il Presidente chiude il post dicendo che si dovrebbe evitare di fare confusione in questo particolare periodo. "Francamente credo che in un contesto come questo, se qualcosa deve essere evitato sono proprio il caos e la confusione, perché purtroppo la situazione è già molto complicata e in continua evoluzione. Se da un lato infatti non è possibile avere certezze assolute, dall’altro è sicuro che ci stiamo tutti impegnando per scongiurare scenari ancora peggiori per la nostra regione. Il mio auspicio, a questo punto, è che il TAR si esprima quanto prima, al fine di fare definitivamente chiarezza rispetto all'atto impugnato. Un atto adottato a tutela della salute e della sicurezza pubblica che in questo momento dovrebbe essere la priorità per ciascuno di noi."
Il TAR delle Marche ha pubblicato questa mattina l'esito dell'udienza in camera di consiglio che si è svolta ieri ad Ancona.
Il collegio giudicante ha accolto le difese della Regione Marche, dell'ATC AN2 e delle Associazioni Venatorie (Enalcaccia, Federcaccia e Libera caccia) che erano intervenute ad opponendum.
Via libera quindi al calendario venatorio 2019/2020 nella sua interezza, ad eccezione della caccia al Moriglione ed alla Pavoncella, per i quali invece il Collegio ha disposto la sospensione del prelievo venatorio, anche in conseguenza di una nota giunta dal Ministero dell'ambiente. L'udienza per la definitiva discussione nel merito è fissata al 6 maggio 2020.

L' Enalcaccia Marche, per il tramite del proprio legale, Giorgio Salustri, tra l'altro anche Presidente della Sezione Provinciale di Macerata, esprime tutta la propria soddisfazione per il risultato conseguito.

"E' stata dura ma ce l'abbiamo fatta - commenta - , quella di ieri è stata un'udienza molto serrata durante la quale si sono succedute le relazioni dei ricorrenti, la puntuale replica tecnica del legale della regione e l'accorato appello dei legali delle associazioni venatorie. Per quanto mi riguarda - continua Salustri - , nella mia discussione ho cercato di portare all'attenzione del Collegio le criticità del nostro territorio ed i pregiudizievoli effetti che sarebbero potuti derivare dalla sospensione della caccia nelle zone ZPS e SIC, sopratutto con riferimento al problema del sovrannumero di cinghiali. Ho chiesto una pronuncia più di buon senso che in punto diritto, così come invece chiedevano i ricorrenti".

GS

Si chiudono le porte del punto nascite di Fabriano e entro la serata di oggi le ultime mamme che hanno partorito lì saranno dimesse. Ma potrebbe ancora non essere tutto perduto dato che ieri è stato depositato al Tar delle Marche un ricorso per chiedere la sospensiva alla chiusura. La struttura infatti rimarrà comunque intatta finché i giudici amministrativi non si saranno pronunciati e finché i sindaci del fabrianese, insieme al governatore Luca Ceriscioli non avranno incontrato il ministro alla salute Giulia Grillo. 

“La Regione - dice il sindaco Gabriele Sanatarelli - sostiene di aver fatto tutto il possibile per salvare il Punto Nascita. Ovviamente io rimango della mia idea e cioè che si poteva fare molto di più soprattutto in passato nella ricerca di pediatri, cosa che ci avrebbe posto in una condizione del tutto diversa nei confronti del Comitato Percorso Nascita. La paura espressa dalla Regione rimane quella di vedersi ridotti i trasferimenti dello Stato per la sanità di una cifra che potrebbe andare dai 30 ai 60 milioni di euro. La notizia positiva, che dovremo sfruttare in tutti i modi, è che il tempo a disposizione per provare a percorrere altre strade non scade il 20 febbraio”.

Se la Regione ha alzato bandiera bianca, arrendendosi peraltro a parametri stabiliti dall’allora ministro Beatrice Lorenzin e applicati dalla stessa Regione, per quanto si possa dar colpa alla Grillo, il sindaco Gabrielli annuncia di non arrendersi. E ieri ha presentato il ricorso: “Abbiamo raccolto tutti i documenti necessari per consentire all’avvocato incaricato di ricostruire l’intera vicenda e di dimostrare come sia impensabile e irresponsabile condannare le mamme del nostro intero territorio a viaggi della speranza nei quali ci si mette nelle mani del destino. Una volta depositato - prosegue - e avviato l’iter chiederemo agli altri comuni di intervenire ad adiuvandum per dare forza all’azione”. Poi, sempre nella giornata di ieri Santarelli ha scritto a Regione e Ministero per considerare la “Sospensione di termini in materia di Sanità”, che prevederebbe che il “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera" non si applichi nei Comuni del cratere, se interviene il parere favorevole del Tavolo di Monitoraggio.

g.g.

E’ del 26 febbraio l’accoglimento dell’istanza delle misure provvisorie da parte del TAR Marche a cui il Comune di Tolentino ha affidato, attraverso il ricorso curato dall’Avv. Massei, la soluzione delle molteplici ombre sulla normativa regionale sanitaria penalizzante per l'ospedale. “Un ricorso evitato fino in ultimo!” - ha commentato il Sindaco Pezzanesi che dichiara di aver adito le vie legali perché la vicenda merita di essere giudicata, al di là delle chiacchiere, da chi ha gli strumenti giusti per definire con equità la controversia, alla luce della disparità di trattamento riservata a Tolentino. Il ricorso, proposto contro l’ASUR Marche e nei confronti della Regione Marche, verrà discusso in camera di consiglio il 18 marzo, data fissata per la trattazione collegiale dell’istanza.Ricordiamo che il Comune di Tolentino, con il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, ha impugnato le Determine del Direttore Generale ASUR Marche n. 914 e 915 del24.12.2015. Mentre con la determina 915 viene soppressa, nell’Ospedale di Tolentino, l’ambulanza infermieristica, con la prima determina in questione sono stati riconvertiti tutti i 50 posti letto,previsti per il nosocomio tolentinate, in soli 50 posti di cure intermedie, facendo scomparire quella differenziazione necessaria a far rimanere la lungo degenza con il medico di notte, delineando il futuro della struttura come niente più di un poliambulatorio. Tanto più grave e penalizzante tale scelta, se si pensi che tra i tredici ospedali di comunità regionali, lo stesso destino di Tolentino è toccato solo ai nosocomi di  Montegiorgio e di Sant’Elpidio a Mare, entrambi con un’Amministrazione comunale diversa dal PD, il primo di centro destra ed il secondo una lista civica sostenuta dalla DC. Non basta, tra i tredici ospedali di comunità previsti dalla riorganizzazione, Tolentino insieme a Recanati rappresenta uno dei due Comuni più popolosi.

“I dati parlano da soli” aggiunge il Sindaco Pezzanesi “ed il danno è stato reiterato dalla Regione Marche che ha emesso, nelle more del giudizio amministrativo, una delibera di giunta (n.139/2016) cercando di sanare  le gravi irregolarità delle suddette determine. Valuteremo l’opportunità d’impugnare anche tale ultimo atto e comunque le nostre ragioni, alla luce della delibera che ha disatteso clamorosamente le indicazioni della IV Commissione permanente regionale sulla sanità, rimangono inalterate.”

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