"Non resteremo in silenzio su temi come il caporalato lo sfruttamento del lavoro. Vigileremo sul territorio affinchè sia netta la differenza tra chi offre la possibilità di una vita migliore e chi invece approfitta di situazioni di fragilità".

L'associazione Città in Comune di Tolentino interviene sulla notizia di qualche giorno fa che riguardava un caso caporalato in un’azienda con sede legale a Tolentino.
"Modalità criminali adottate nei confronti di cosiddetti lavoratori fragili - denuncia l'associazione di cui fanno parte anche Fabiola Caporalini e Stefano Rossi (in foto) - , operai indigenti che avevano bisogno di un rapporto di lavoro per sanare la loro posizione di clandestinità sul territorio italiano.
A questi lavoratori è stato chiesto di versare 500 euro che, in base al d.l. 34/2020, debbono essere sostenuti dal datore di lavoro".

Ciò che Città in Comune vuole sottolineare è come la "situazione sia ricorrente molto più di quanto si pensi. Capita molto spesso che, a coloro che hanno bisogno di un lavoro per poter restare sul territorio italiano, venga chiesta l’erogazione di somme di denaro - spiegano - , a vario titolo assolutamente illegale, talvolta fino a configurare veri e propri casi di estorsione. Nel caso di specie, inoltre, gli operai erano stati sistemati in un alloggio assolutamente inidoneo e insalubre, in condizioni di degrado. Sfruttare situazioni di bisogno di esseri umani, di lavoratori e lavoratrici, è quanto di più infimo e bieco l’imprenditoria di questo paese possa arrivare a perpetrare, oltre ad essere una gravissima violazione della legge".

Dopo la denuncia, l'impegno per evitare che situazioni di questo tipo continuino a verificarsi: "Abbiamo il dovere di denunciare come questo fenomeno, sempre più spesso, prenda piede anche sul nostro territorio e come gravi violazioni del diritto del lavoro non siano pratica circoscritta solo a certe zone d'Italia , che nell’immaginario collettivo restano terra di caporalato.

Parimenti non è più solo il settore dell’ agricoltura l'ambito destinato a certe pratiche vigliacche di sfruttamento. Lo stesso fenomeno della ricostruzione post-sisma sul nostro territorio, con i suoi numerosi cantieri, ne è stato coinvolto".

La preoccupazione è, infatti, rivolta ai lavori che inreresseranno il Paese in vista dell'arrivo dei fondi del Recovery Plan che, secondo Città in Comune, potrà moltiplicare queste gravi violazioni.

"Per tutti gli esseri umani, italiani e stranieri, le condizioni di lavoro debbono essere le medesime - asseriscono - . Per tutti, indipendentemente dalla nazionalità, è indispensabile lavorare con dignità e giusto salario, senza alcun tipo di abuso o sfruttamento. Ancora di più per chi, senza lavoro, diventa assolutamente invisibile, privato della possibilità di godere di ogni diritto umano riconosciuto, compresa la semplice sopravvivenza.

Per quello che ci compete - sottolineano - se non altro come formazione politica e sociale, saremo vigili sul territorio, anche perché sia netta la differenza tra coloro che offrono un lavoro e la possibilità di una vita migliore, rispettando ogni regola prevista dalla nostra legislazione e chi è capace, invece, di approfittare di ogni situazione di fragilità, nei confronti di chicchessia, specie in un periodo economicamente difficilissimo in cui chiunque, italiano o straniero, potrebbe trovarsi in una situazione a dir poco drammatica.


GS
Ci auguriamo e confidiamo - concludono - che gli organi competenti anche in futuro, intensifichino le attività di controllo e prevenzione".
Operazione Girasole, sequestrati beni per 700mila euro. A finire nel mirino del gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata del nucleo di polizia economico-finanziaria di Ancona, è un imprenditore agricolo di origini pakistane, M.M di 45 anni. L'ordinanza è stata richiesta dal procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio, ed emessa dal Gip Bonifazi. Tutto è partito da un indagine del Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri di Macerata per il reato di caporalato.
Nel caso dell'imprenditore pakistano, le indagini, durate alcuni mesi, hanno consentito di sequestrare un casale con magazzino di 500 metri quadri, tre appartamenti di 175 metri quadri e due terreni agricoli per un totale di tre ettari. Tutte le proprietà erano in provincia di Macerata. Nei campi agricoli di Montelupone e Recanati di proprietà dell'uomo pare lavorassero numerosi braccianti, tutti stranieri, per dodici ore al giorno. Alcuni di questi erano richiedenti asilo politico e con permesso di soggiorno provvisorio ma nessuno percepiva un'adeguata retribuzione, né poteva godere del giorno di riposo. Queste, insieme ad altre violazioni e irregolarità, hanno indotto la procura di Macerata a richiedere la misura del controllo giudiziario dell'azienda, nominando un amministratore giudiziario e tutelando in questo modo anche gli impiegati. Dopo indagini anche di carattere patrimoniale, è emerso che il patrimonio immobiliare, in parte intestato al coniuge dell'imprenditore, era sproporzionato rispetto alla posizione reddituale dichiarata e quindi è stato sequestrato.
g.g.


Proseguono le attività di contrasto allo sfruttamento del lavoro in agricoltura nella provincia di Macerata.

I militari dell'Arma hanno effettuato un sequestro preventivo di 94mila euro a tre aziende agricole tra le colline maceratesi e ascolane, come corrispettivo del mancato pagamento di stipendi e contributi previdenziali a nove lavoratori stranieri.
Su richiesta del Procuratore della Repubblica Giovanni Giorgio e a seguito delle indagini condotte dal Sostituto Procuratore Barbieri, con il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Macerata e il Reparto Operativo Tutela del Lavoro di Roma, insieme al personale del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei carabinieri di Macerata, il Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Macerata, Potetti, ha emesso un provvedimento di controllo giudiziario ad una azienda di Matelica; una di Penna San Giovanni e l'altra di Montemonaco.

E' stato quindi nominato un amministratore giudiziario, un commercialista di Macerata, esperto in materia in gestione aziendale, iscritto all’albo degli amministratori giudiziari, che affiancherà i titolari delle aziende nella gestione per garantirne una conduzione conforme alle leggi, autorizzando soltanto tutti gli atti di amministrazione ritenuti utili per le imprese agricole.

Il provvedimento del giudice è stato determinato da un’intensa attività d’indagine per accertare il fenomeno dello sfruttamento del lavoro in agricoltura.

Nello specifico, l’attività investigativa arriva dalla denuncia di alcuni lavoratori rumeni che si sono rivolti all’Ambasciata a Roma.
Da maggio scorso è iniziata quindi l’attività di osservazione e monitoraggio di diverse aziende agricole delle colline maceratesi e ascolane, impegnate prevalentemente nell’allevamento di animali da latte e nella produzione di prodotti caseari.
Dalle indagine è emerso in particolare un via vai di operai agricoli (per lo più di nazionalità rumena) – ne sono stati identificati nove, tutti stranieri – che venivano impiegati come pastori in orari irregolari, a partire dalla mattina fino a tarda notte, tutti privi dei dispositivi di protezione individuali.

Venivano impiegati in pessime e degradanti condizioni di lavoro, caratterizzate da retribuzioni non conformi a quanto effettivamente svolto, senza concedergli il riposo settimanale, con l’effettuazione di giornate lavorative non indicate sul libro unico del lavoro e con giornate lavorate completamente in nero, nonche’ con l’esecuzione di prestazioni lavorative articolate su 7 giorni alla settimana dalle ore 06.30 alle 22.00 per una paga di euro 2,50 circa ad ora e violazioni delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, senza alcuna sottoposizione a visita medica preventiva e garanzia di formazione ed informazione.

Tutti i lavoratori, indigenti e bisognosi di lavorare, sono risultati formalmente assunti ma con numerose incongruenze salariali, concesse solo in parte.

GS




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