"Naviganti d'Appennino" E' questo il titolo della giornata che oggi animerà il Politeama di Tolentino con un cantiere di riflessione e discussione sul territorio. Quel territorio colpito dal sisma, che già prima di quel dramma era costretto a tenere duro per sopravvivere alla modernità di una vita che sembrava difficile portare avanti nell'entroterra e nella tranquillità della montagna.
E' per analizzare questi aspetti, sotto tanti punti di vista, che diversi relatori si troveranno per proporre ma anche per ascoltare.
Questi gli obiettivi degli organizzatori, come spiega Marco Giovagnoli, docente di Sociologia economica e del territorio all'Università di Camerino, al microfono di Barbara Olmai.
Marco Giovagnoli
"Il titolo dell'incontro - dice - è in parte un omaggio a Paolo Rumiz che prima del sisma scrisse un libro su queste terre con questo titolo e tornò da noi dopo il dramma.
Un titolo che ci piace perchè dà l'idea di un movimento che deve essere fatto, per quello che è successo, e guardando all'orizzonte futuro.
Un incontro, quello di oggi, di realtà e sensibilità diverse, che deve essere anche una indicazione a guardare orizzonti più lontani. Quali sono gli sviluppi delle terre alte dell'Appennino? - ci si chiede - Bisogna pensare a qualcosa che possa sostenere il presente incerto, ma che guarda al futuro. le persone che vivono nell'Appennino sono le vere protagoniste di questa progettazione.
Coloro che hanno il primo diritto di parola sul proprio destino. Noi possaio affiancarci, dare un amano, discutere, ma loro sono le protagoniste".
Infine un pensiero sulla colonizzazione che potrebbe interessare queste terre: "Di norma - prosegue Giovagnoli - quando si aprono grandi vuoti e spazi come questo, tendono ad essere riempiti. Decidiamo come riempirli - l'invito del docente - . Bisogna decidere se vogliamo ripetere la storia già vista di scollamento tra le vocazioni e le aspirazioni del territorio o se vogliamo che questi vuoti vengano riempiti da soggetti, iniziative, processi di sviluppo che nulla hanno a che fare con questi territori e rischiano di non dare garanzie future.
Quello di oggi - conclude - non è un incontro di critica ma di analisi in cui vogliamo essere interlocutori".
L'argomento sarà approfondito nella prossima edizione de L'Appennino Camerte.
Giulia Sancricca
*Foto di Barbara Olmai
E' per analizzare questi aspetti, sotto tanti punti di vista, che diversi relatori si troveranno per proporre ma anche per ascoltare.
Questi gli obiettivi degli organizzatori, come spiega Marco Giovagnoli, docente di Sociologia economica e del territorio all'Università di Camerino, al microfono di Barbara Olmai.
Marco Giovagnoli
"Il titolo dell'incontro - dice - è in parte un omaggio a Paolo Rumiz che prima del sisma scrisse un libro su queste terre con questo titolo e tornò da noi dopo il dramma.
Un titolo che ci piace perchè dà l'idea di un movimento che deve essere fatto, per quello che è successo, e guardando all'orizzonte futuro.
Un incontro, quello di oggi, di realtà e sensibilità diverse, che deve essere anche una indicazione a guardare orizzonti più lontani. Quali sono gli sviluppi delle terre alte dell'Appennino? - ci si chiede - Bisogna pensare a qualcosa che possa sostenere il presente incerto, ma che guarda al futuro. le persone che vivono nell'Appennino sono le vere protagoniste di questa progettazione.
Coloro che hanno il primo diritto di parola sul proprio destino. Noi possaio affiancarci, dare un amano, discutere, ma loro sono le protagoniste".
Infine un pensiero sulla colonizzazione che potrebbe interessare queste terre: "Di norma - prosegue Giovagnoli - quando si aprono grandi vuoti e spazi come questo, tendono ad essere riempiti. Decidiamo come riempirli - l'invito del docente - . Bisogna decidere se vogliamo ripetere la storia già vista di scollamento tra le vocazioni e le aspirazioni del territorio o se vogliamo che questi vuoti vengano riempiti da soggetti, iniziative, processi di sviluppo che nulla hanno a che fare con questi territori e rischiano di non dare garanzie future.
Quello di oggi - conclude - non è un incontro di critica ma di analisi in cui vogliamo essere interlocutori".
L'argomento sarà approfondito nella prossima edizione de L'Appennino Camerte.
Giulia Sancricca
*Foto di Barbara Olmai