La Giornata mondiale della gioventù di Lisbona entra nel vivo. Cresce l’attesa delle centinaia di migliaia di ragazzi partiti da tutto il mondo alla volta della capitale portoghese per l’incontro con papa Francesco. Il pontefice arriverà in Portogallo nella giornata di oggi, mentre domani sarà la volta del bagno di folla con i fedeli. Tra i giovani arrivati in terra lusitana ci sono anche i 99 ragazzi partiti sabato notte da piazza San Venanzio di Camerino. Oltre trenta ore di pullman per arrivare al momento più atteso della settimana a loro dedicata. Nel mezzo anche la tappa al santuario di Lourdes.

Preghiera, incontro, scoperta. Questo è quello che la Gmg sta offrendo ai ragazzi dell’arcidiocesi di Camerino e San Severino, decisamente provati dal lungo viaggio ma non per questo meno entusiasti del percorso intrapreso. Ad accompagnarli a Lisbona il parroco di Camerino e responsabile della Pastorale giovanile, don Marco Gentilucci. «Quello che stiamo vivendo è davvero tempo prezioso e bello – racconta da Lisbona –. Momenti belli, di incontro e di confronto, immersi nei suoni delle lingue di tutto il mondo, nei canti e nei colori delle bandiere. Tutto questo sta davvero riempiendo le vite dei nostri ragazzi. Noi adulti riusciamo a vederlo nei loro occhi, nonostante la stanchezza, le lunghe code alle mense, le ore interminabili passate in pullman, i chilometri percorsi a piedi. Tutto questo non è riuscito a scalfire il loro entusiasmo, anzi, ha alimentato la loro voglia di aprirsi agli altri e di conoscerli».

In mattinata il momento della catechesi con i vescovi da tutta Italia. Oggi è toccato al vescovo di Ascoli Piceno, Giampiero Palmieri. «Il vescovo Giampiero ci ha presentato la vita, parlandone come se fosse una danza – continua don Marco –. Bisogna saper danzare e non stare mai fermi, aprirci all’amore di Dio. In tutto questo la fa da padrone l’attesa di papa Francesco. Domani lo incontreremo. Lui ci ha convocato per ascoltare la parola di Dio, noi siamo qui».

L’arrivo del pontefice è atteso con fibrillazione anche dagli stessi ragazzi. È questo il motivo per cui tutti si sono radunati e l’attesa di ciascuno si riflette nel clima collettivo. «L’arrivo del Papa è senza dubbio quello che ci accomuna tutti – raccontano alcuni ragazzi –. Persone da tutte le parti del mondo che condividono gli stessi momenti e gli stessi sentimenti. Questo è quello che rappresenta la Giornata mondiale della gioventù».

l.c.
Torna lo spot Cei sul sostegno alla missione dei preti diocesani. Al via a novembre la campagna 2021 declinata su tv, web e stampa. 
Una partecipazione, quella delle offerte deducibili, che ci rende “Uniti nel dono”: questo il messaggio al centro della nuova campagna #DONAREVALEQUANTOFARE della CEI, che intende sensibilizzare i fedeli alla corresponsabilità economica verso la missione dei sacerdoti e si sofferma sul valore della donazione, un gesto concreto nei confronti della propria comunità.

Le storie raccontate nella campagna pubblicitaria sono un giro per l’Italia delle città metropolitane, ma anche in quella dei piccoli centri. L’opera di Don Davide Milanesi in un quartiere nella periferia meridionale di Milano, ma anche quella di altri come Don Massimo Cabua, che in Sardegna, a San Gavino Monreale, è in prima linea nell’organizzazione di iniziative tra cui la “Spesa Sospesa” a sostegno di una collettività stremata dall’emergenza Coronavirus, quella Don Fabio Fasciani, guida della parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, nel quartiere Tuscolano a Roma, che dall’inizio della pandemia ha fatto un vero e proprio salto di qualità nell’assistenza alle povertà, prendendosi cura delle persone in difficoltà o anche quella di Don Luigi Lodesani, parroco, tra le altre comunità, anche di Borzano di Albinea, in provincia di Reggio Emilia, dove un paese intero collabora ad un progetto educativo per le nuove generazioni.

Nella nostra Diocesi abbiamo intervistato il parroco don Marco Gentilucci che ci ha raccontato la sua storia.

don Marco Gentilucci

Dove ti trovavi quando è avvenuta la scossa del 30 ottobre 2016?
Mi trovavo a casa di una famiglia di amici che mi ospitavano dopo le scosse del 26 ottobre. La mia casa era già inagibile e la loro casa da qual giorno è divenuta un “posto sicuro” dove vivere.
Quando ti sono arrivate le prime notizie? E quali sono stati i tuoi primi pensieri?
Immediatamente mi sono reso conto della gravità della situazione, non avevo mai sentito un terremoto così forte e, sapendo la situazione critica di tante case, ho iniziato a temere il peggio. Dal paese, da più punti, salivano colonne di fumo denso segno della devastazione. Il primo pensiero è stato per le persone care della mia famiglia, le urla della gente e le sirene dei soccorsi facevano crescere l’angoscia. Tutti e stavano bene, poi di corsa sono andato a vedere la chiesa, fuori si mostrava ferita ma non crollata: un piccolo conforto davanti a tanta paura.
A distanza di 5 anni com’è la situazione ora? Di cosa si sente di più la mancanza?
Oggi la situazione a Camerino è certamente differente da quei primi momenti, la ricostruzione mostra i primi visibili passi anche se moltissimo bisogna ancora fare: troppe case rimangono inagibili e purtroppo oggi la nostra città appare ancora deserta, guardandola di notte solo le luci ci ricordano la vita di un tempo.
Resta il bisogno di luoghi di incontro e di aggregazione, le distanze, accentuate dall’emergenza pandemica, rischiano di disgregare in modo permanente la comunità.
Perdere la casa e perdere la chiesa è come non avere più un riferimento. Il pensiero forte è stato per i nostri giovani che a più riprese chiedevano “Dove ci incontriamo? o “che cosa facciamo adesso?”, l’impegno di questi anni è stato quello quello di farli stare insieme, di creare occasioni per “uscire” da una quotidianità pesante, cercare ogni giorno di riprendersi un pezzettino di normalità.
In che modo Dio entra in questa esperienza?
Dare speranza significa stare accanto a chi soffre e a chi ha perso tutto. Il terremoto in questo è stato assolutamente democratico, non ha fatto distinzione tra il ricco e il povero, tra il laureato e la persona più umile, tra chi amministra e chi serve, siamo tutti sulla stessa barca: proprio questa uguaglianza ci permette di condividere la vita. Da prete ricordo a tutti continuamente che Dio non ci ha abbandonato, che Dio condivide la nostra sofferenza e che ci è accanto oggi come nei momenti belli. È accogliendo la sua presenza che possiamo trovare la forza per guardare oltre.
Chi vi ha aiutato e vi sta ancora aiutando?
Quella che non è mancata è stata la solidarietà e la vicinanza di tanti. Nei campi di accoglienza e anche nelle strutture della costa, nei primissimi momenti dell’emergenza, tantissimi volontari della Caritas, della Protezione Civile, della CRI e degli Scout ci sono stati accanto. La Chiesa con importanti donazioni ci ha permesso di realizzare opere che altrimenti non avremmo potuto fare. Tante donazioni e tanti benefattori, su tutti la Fondazione Arvedi-Buschini di Cremona che ha permesso la realizzazione della nuova scuola dell’infanzia parrocchiale e soprattutto la riapertura della basilica di San Venanzio. Abbiamo toccato con mano il gran cuore della gente del nostro paese, in questo realmente non ci siamo mai sentiti soli.

Quelli che la domenica
Uno dei protagonisti della video-maratona che recentemente Tv2000 ha dedicato alle offerte per i sacerdoti, è stato Giovanni Scifoni, attore, scrittore e regista ma soprattutto volto noto e molto amato del panorama televisivo italiano. In una breve testimonianza (https://www.unitineldono.it/le-storie/giovanni-scifoni-quel-prete-che-ha-salvato-il-mio-matrimonio/?utm_source=fisc&utm_medium=publiredazionale&utm_campaign=novembre&utm_term=&utm_content=quellicheladomenica) girata per l’occasione, Scifoni ha raccontato da par suo per quale motivo ritiene giusto sostenere in ogni modo i sacerdoti e il loro ministero.
 
Foto opinion leader Scifoni

“Ho conosciuto tantissimi sacerdoti – ha detto – e quello che io sono oggi lo devo sicuramente anche a loro. Un sacerdote, ad esempio, ha salvato il mio matrimonio. Un altro ha salvato mia moglie in un momento disperato della sua vita. Un altro sacerdote mi ha preso per i capelli e mi ha fatto tornare nella chiesa, in un momento in cui avevo deciso di abbandonarla e andare via. E poi ce ne sono alcuni che mi hanno reso un artista migliore, perché io copio dal loro modo di esprimersi e comunicare, anche delle cose che faccio sul palco”.
“C’è un dono, però – ha concluso l’attore – per cui mi sento particolarmente grato nei confronti dei sacerdoti, ed è quello della domenica. Posso avere una settimana orribile, ma io so sempre che la domenica c’è qualcosa per me. So che mi siederò su quella panca, su quella sedia o su quello sgabello, non importa dove, e comunque riceverò una parola, un’omelia, l’Eucarestia. Gratis. Questo è impagabile”.
“Allora... – l’appello finale lanciato da Scifoni – facciamo tutto quello che serve perché il maggior numero possibile di persone possa avere ciò che desidera e cerca più profondamente. Sosteniamo i sacerdoti. https://www.unitineldono.it/sostienici/?utm_source=fisc&utm_medium=publiredazionale&utm_campaign=novembre&utm_term=&utm_content=quellicheladomenica


“Ci sono posti che non appartengono a nessuno perché sono di tutti”: ancora i valori dell’unione e della condivisione, quelli al centro dei messaggi della campagna.
L’opera dei sacerdoti è infatti resa possibile anche grazie alle Offerte per i sacerdoti, diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, perché espressamente destinate al sostentamento dei preti diocesani. Dal proprio parroco al più lontano. Ogni fedele è chiamato a parteciparvi. L’Offerta è nata come strumento per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadro della ‘Chiesa-comunione’ delineata dal Concilio Vaticano II.
Le donazioni vanno ad integrare la quota destinata alla remunerazione del parroco proveniente dalla raccolta dell’obolo in chiesa. Ogni curato infatti può trattenere dalla cassa parrocchiale una piccola cifra (quota capitaria) per il suo sostentamento, pari a circa 7 centesimi al mese per abitante. In questo modo, nella maggior parte delle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mila abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Le offerte raggiungono circa 33.000 sacerdoti al servizio delle 227 diocesi italiane e, tra questi, anche 300 sacerdoti diocesani impegnati in missioni nei Paesi del Terzo Mondo e 3.000 sacerdoti, ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio agli altri e del Vangelo.
L’importo complessivo delle offerte nel 2020 si è attestato sopra gli 8,7 milioni di euro rispetto ai 7,8 milioni del 2019. È una cifra ancora lontana dal fabbisogno complessivo annuo necessario a garantire a tutti i sacerdoti una remunerazione pari a circa mille euro mensili per 12 mesi.


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Il monastero di San Salvatore in Colpersito di San Severino è uno dei luoghi cruciali del racconto che Padre Raniero Cantalamessa fa nel suo ultimo libro dal titolo "Il giullare Francesco" dedicato al santo di Assisi.

Si tratta del nuovo libro su San Francesco, scritto con un’attenzione particolare, ma non esclusiva, ai giovani, per offrire loro uno sguardo francescano sulla vita e su alcune tematiche importanti per il mondo d’oggi. Il libro è introdotto da una lettera ideata da Papa Francesco appositamente per questo testo, in una sorta di dialogo a tu per tu con un giovane, per invitarlo alla ricerca del senso e della pienezza della vita. Il filo narrativo dell’opera viene tessuto intorno agli avvenimenti della vita del “re dei versi” – un celebre cantore di quel tempo che poi diverrà Fra Pacifico.

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"San Salvatore in Colpersito - dice Fra Sergio Lorenzini, responsabile regionale dei Cappuccini delle Marche - è il luogo a cui è legata la storia che descrive Padre Raniero. Il luogo da dove prende avvio la storia del 're dei versi', il famoso trovatore del Medioevo che proprio in quel luogo, nel 1212 circa, incontrò Francesco d'Assisi e da quell'incontro vi fu per lui la svolta della vita al punto che abbandonò tutto per donarsi ad una vita nuova alla sequela di San Francesco e divenendo uno dei più fedeli compagni della vita del santo".

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Un luogo che dal 2019 è stato interessato da una riqualificazione importante ed è entrato a far parte della formazione francescana: "Un progetto nato grazie alla rinnovata consapevolezza della sua importanza storica, soprattutto da un punto di vista francescano. È l'unico luogo delle Marche ad essere citato dalle fonti francescane più antiche e autorevoli e proprio per questo ne abbiamo fatto un centro di esprienza e formazione francescana. Un luogo in cui si può condividere i cardini dell'esperienza di San Francesco: la preghiera, la contemplazione, la fraternità, l'accoglienza, l'immersione nella natura. Un luogo da cui stiamo cercando di offrire proposte formative di carattere francescano e aiutare le persone a comprendere il rituale del mondo francescano. Ora queste attività vengono portate avanti online perchè non è possibile accogliere le persone nel monastero, ma quando si potrà riprenderemo ciò che avevamo avviato prima del lockdown".

Un approfondimento sul testo di Padre Raniero Cantalamessa sarà pubblicato nel settimanale L'Appennino camerte in uscita il prossimo 8 aprile.

GS


"Ritorniamo a sognare". L'arcivescovo Francesco Massara prende in prestito le parole di Papa Francesco per condividere il percorso di ricostruzione che ha portato alla fine dei lavori della Casa della Gioventù a Camerino. Parole che non sono state scelte a caso, perchè per i lavori della struttura di via Ugo Betti si era interessato personalmente il Santo Padre. Nei giorni in cui a Camerino si respira aria di speranza e di fiducia, sulla scia dell'entusiasmo per la riapertura di corso Vittorio Emanuele II avvenuta ieri, la città ducale guarda ad un altro traguardo importante. "Sono passi importanti verso la vita che torna a farsi sentire nel centro della città - commenta l'arcivescovo che, nel corso della passeggiata inaugurale di ieri nel centro storico, ha colto l'occasione per sottolineare la fine dei lavori della Casa della Gioventù - . Accanto all'inaugurazione della Casa, daremo il via anche al cantiere del Collegio Bongiovanni. Finalmente il silenzio che per più di quattro anni ha abitato le vie centrali di Camerino verrà spento per lasciare spazio al futuro e ai sogni dei giovani e di tutti i cittadini".

GS

DI SEGUITO IL LINK AL VIDEO DEI LAVORI:
"Chi è impegnato in politica o più in generale nel sociale non puo far cadere nel vuoto le parole di Papa Francesco".
Esordisce così la nota a firma di Angelo Sciapichetti, segretario del Circolo Aldo Moro di Macerata, in merito all'intervista trasmessa ieri sera, in esclusiva mondiale, da Canale 5 e che l'arcivescovo Francesco Massara ha invitato ad ascoltare per la profondità dei contenuti espressi.

"Emerge prima di tutto l’uomo - prosegue la nota del Circolo - che con umiltà (è il Papa che all’inizio ringrazia il suo intervistatore) e una semplicità sconcertanti, riesce ad impartire una lectio magistralis per tutti: laici, cattolici, cittadini comuni e persone impegnate nel sociale.
Il Circolo di cultura politica Aldo Moro di Macerata approfondirà nei prossimi mesi con una serie di incontri (pandemia permettendo) i messaggi che il Pontefice ha lanciato ieri sera.
L’invito forte, accorato che Papa Francesco fa più volte di priivilegiare il “NOI all’IO” riguarda tutti, ma anche e soprattutto chi fa attività politica.

Il rabadire, soprattutto ai giovani, che la politica è cosa nobile, ma deve essere protesa a guardare al bene comune, è importante se 'serve a far crescere la società' e se agli interessi di parte privilegia soprattutto in un momento come questo, quelli dell’intera collettività.

Sono sacrosanti anche i diversi punti di vista così come il confronto e la lotta tra partiti di diversa formazione, ma la situazione in questo momento è tale che tutto alla fine deve essere ricondotto all’unità.
Chi è impegnato in questo momento, se vuole essere all’altezza del compito affidatogli deve guardare oltre gli steccati e le appartenenze. Vanno messe da parte quindi, ripicche, rivalità di qualsiasi genere, evitato litigi inconcludenti per privilegiare il confronto sulle cose concrete guardando con sano realismo alla società di oggi.

Questo è il momento della semina del bene comune - prosegue Sciapichetti - e non della raccolta in termini elettorali. Il che vuol dire guardare oltre la contingenza attuale; occorre, se necessario, prendere decisioni difficili e anche impopolari, purchè abbiano il “respiro lungo” e servano a far crescere la società, a dare un futuro ai tanti giovani smarriti e disorientati.

Il Papa ci dice che il futuro è nelle nostre mani; possiamo uscire dalla pandemia migliori o peggiori: dipende solo da noi, dalle scelte che riusciremo a fare. Possiamo uscirne migliori e riavvicinare le persone all’impegno politico e sociale se ai dibattitti sterili che ogni giorno ci propinano i mezzi d’informazione di cui sono protagonisti personaggi politici di ogni schieramento, privilegeremo le tante cose concrete da fare per dare una risposta ai bisogni reali e quotidiani di giovani, anziani, malati, disoccupati, migranti.

Il Papa ci invita ad usare la parola chiave che è quella della vicinanza per uscire dalla cultura dell’indifferenza che uccide. Significa farsi carico dei problemi degli altri, il farsi prossimo con chi è rimasto indietro , capirne i bisogni per dare quelle risposte adeguate e concrete che le persone aspettano da troppo tempo. In altre parole - aggiunge - , è necessario riscoprire quell'I care che dovrebbe animare chi è impegnato in politica e che troppo spesso la cultura individualista di cui è intrisa la società del cosiddetto benessere diffuso ha finito per dimenticare o mettere in secondo piano. E’ necessario rimettere al centro di ogni azione politico-amministrativa la persona, chiunque essa sia, da ovunque provenga combattendo quella che il Papa ha più volte definito la cultura dello scarto dove se non sei utile diventi un peso per la società con tutte le scelte nefaste che ne conseguono.

Dall’intervista emerge chiaro il pensiero di Papa Francesco - riflette Sciapichette - : chi pensa di salvarsi da solo dalla crisi economico-sociale creata da questa pandemia sbaglia e illude i cittadini. “O ci salviamo insieme o non si salva nessuno” siamo tutti sulla stessa barca come ebbe a dire nel marzo scorso in una Piazza san Pietro deserta . Ancora una volta - conclude la nota - Papa Bergoglio venuto “quasi dalla fine del mondo” riesce con le sue parole ad offrire spunti per avviare una serie di riflessioni che possano portare ad un cambiamento radicale del nostro modo di vivere e di pensare e nel buio più assoluto, rappresenta a livello mondiale, l’unico fare che risplende e il solo, unico punto di riferimento per credenti e non credenti".

GS
Quanto spesso, fermandoci a riflettere, chiediamo a noi stessi o agli altri di immaginare il mondo che vorremmo.

Un desiderio umano che tocca le ferite più profonde della Terra e che spesso le fa sembrare inguaribili. Nessuno o forse pochi ragionano sul fatto che se l’impegno fosse comune qualche passo in avanti verso la guarigione sarebbe possibile.

È questo ciò che emerge dal mondo che vorrebbe Papa Francesco. 

Intervistato in esclusiva mondiale da Fabio Marchese Ragona per il TG5, il Santo Padre, seduto difronte al giornalista e chiacchierando come a ricordare la sua umanità, parla di vicinanza e dell’importanza del noi davanti all’io.

Un’intervista che nasce dagli spunti della pandemia e delle difficoltà che il mondo intero si trova ad affrontare e che l’arcivescovo Francesco Massara evidenzia nelle sue diocesi affinché i consigli e le parole di conforto di Papa Francesco riecheggino anche in queste terre ferite non solo dal Covid ma anche dal sisma e dalla crisi economica.

Parla della ripartenza Papa Francesco e del bivio difronte al quale ognuno di noi si troverà passata la tempesta: un bivio che chiede ad ognuno di noi di scegliere se uscire migliore o peggiori da questa pandemia. 

“Il futuro dipende dalla nostra decisione - ricorda il Santo Padre - , dalla strada che vogliamo intraprendere in questo bivio. Non uscirne migliori sarebbe una sconfitta in più, oltre a quella della pandemia.

Usciamo da questa situazione con la concretezza, senza alcuna fantasia”.

E in momento in cui viene richiesta la distanza, Papa Francesco ricorda l’importanza della vicinanza che non deve necessariamente essere dimostrata fisicamente: “Essere vicini agli altri aiuta a portare avanti la crisi. Pensiamo a noi, cancelliamo l’io. O ci salviamo noi o non si salva nessuno. 

Questa è la sfida: contro la vicinanza non c’è solo l’allontanamento, ma la cultura dell’indifferenza. Quello che viene definito un ‘sano menefreghismo dei problemi’, ma il menefreghismo non può essere sano”.

L’importanza della comunità viene ribadita da Bergoglio anche alla politica: “La classe dirigenziale ha il diritto di avere punti di vista diversi, anche la lotta politica è un diritto, ma in questo tempo si deve giocare per l’unità, sempre. Questo tempo non ci annovera il diritto di non essere uniti. La lotta politica è una cosa nobile, perché lo è la politica, ma solo se serve a far crescere la società. Se i politici sottolineano l’interesse personale e non quello comune, sbagliano. In questo momento i politici devono dire ‘noi', non ‘io’. Un politico, un pastore, qualsiasi guida che in questo momento non ha la capacità di dire ‘noi’, non è all’altezza della situazione”. 

Poi la domanda del giornalista riguardo i suicidi e le persone che, disperate, decidono di farla finita. Un dramma che non colpisce solo a seguito della pandemia ma con cui le terre colpite dal sisma fanno i conti da tempo: “Questa gente non ha bisogno di una risposta - dice il Papa - ma di una domanda: di cosa hai bisogno? Bisogna domandare quali sono i bisogni e lavorare per risolverli, la vicinanza ti porta a risolvere i problemi. Nessuno si salva da solo”.


Condanna, senza mezzi termini, la cultura dello scarto che, difronte alle difficoltà, alle crisi e alla pandemia vede mettere da parte i più deboli: “Bambini, anziani, malati, migranti - dice Bergoglio - vengono messi da parte perché non producono. Questa cultura pesa sulla nostra coscienza”.

Infine la fede: “È un dono gratuito - dice - . Non si può comprare. In situazioni difficili, tante volte c’è gente che si apre e riceve il dono, l’unico atteggiamento giusto è di tenere il cuore aperto a questo”.


Giulia Sancricca


Di seguito il link dell'intervista integrale: https://www.tgcom24.mediaset.it/2021/video/papa-francesco-al-tg5-il-mondo-che-vorrei-_27455703.shtml?fbclid=IwAR2ytX-Gl6ShJoRXfdqAJylYJeGrGS-ktsMIDBJLlGyT8yUL5FpE-4CnK90 
Al termine della Recita dell'Angelus in piazza San Pietro, affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre ha voluto oggi dedicare un pensiero  a tutte le popolazioni del Centro Italia, ancora in sofferenza a causa del sisma.
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Nell’approssimarsi della data che segna i 4 anni dalle prime scosse devastanti della notte del 24 agosto 2016, Papa Francesco ha rinnovato la preghiera per le famiglie e le comunità che hanno subito maggiori danni, rivolgendo a loro il suo pensiero, affinchè possano andare avanti con solidarietà e speranza. Nelle parole del Papa anche l'augurio che si acceleri la ricostruzione affinchè la gente possa tornare a vivere serenamente nei bellissimi territori dell’appennino.

Parole subito accolte con affetto dall'Arcivescovo Francesco Massara, a sua volta sempre in prima linea per alleviare e risolvere ogni difficoltà delle comunità terremotate
“ Dal profondo del cuore - ha detto Mons. Massara- sento di ringraziare il Santo Padre per l’attenzione che ha sempre avuto per i territori feriti dal sisma e per questo pensiero che ha voluto dedicare loro, durante l’Angelus in piazza San Pietro, Lo interpretiamo come  ulteriore segno di una costante vicinanza e da stimolo ad andare avanti con fiducia". 
c.c.


Non si spegne la gioia accesa sabato pomeriggio ad Ussita dalla bontà di Papa francesco, grazie al dono del Centro di Comunità che porta il suo nome.
Dopo la grande emozione del taglio del nastro, infatti, che ha visto anche la lettura, da parte dell'arcivescovo Francesco Massara, di una lettera inviata dal Santo Padre per l'occasione, il Centro di Comunità sarà il protagonista di un collegamento su Rai Uno durante la trasmissione "C'è tempo per" condotta da Anna Falchi e Beppe Convertini.
Inviato speciale il marchigiano Paolo notari che ai microfoni di mario Staffolani per Radio C1...inBlu ha detto: "Domattina alle 10 sarò inviato ad Ussita, sotto casa mia - commenta - . Io spesso provo a segnalare degli eventi che accadono nella mia regione Marche e spesso riesco a portare qualche fatto alla ribalta nazionale.

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Domani, Beppe Convertini e Anna Falchi si collegheranno con me ad Ussita perchè il tema della puntata sarà 'I buoni e i cattivi' e noi parleremo del più buono del mondo: Papa Francesco.
Proprio lui, infatti, ha donato questo Centro di comunità che porta proprio il suo nome. Il Santo Padre ha dedicato una sua lettera agli abitanti di Ussita ed il vescovo Massara, a cui sono legato per amicizia e stima, mi ha segnalato questa bella notizia di cui ci è sembrato giusto parlare".
Notari intervisterà proprio l'arcivescovo insieme ad alcuni abitanti del centro colpito dal sisma.

GS

papa vescovo


È arrivata a mezzogiorno, da parte del Santo Padre Francesco, la nomina ufficiale dell'arcivescovo Francesco Massara a vescovo della diocesi di Fabriano - Matelica, unendo le due sedi di Camerino - San Severino Marche e Fabriano - Matelica.

Il provvedimento Pontificio non porta alcuna mutazione all’assetto amministrativo delle due sedi. Le diocesi, pertanto, rimarranno due Circoscrizioni ecclesiastiche separate ed indipendenti e come tali dovranno essere governate. “Tuttavia – sono parole che mi ha scritto il Nunzio Apostolico –, nulla osta che si prospettino e si attuino col tempo percorsi unitari di formazione del clero e del laicato, e così pure forme di interscambio tra i due presbiteri nell’esercizio del ministero pastorale”.

L'arcivescovo commenta così la nomina: "Sarà mia premura, dunque fare il possibile per favorire un cammino di unità che dovrà essere funzionale ad un lavoro comune secondo le indicazioni della 'sinodalità' e della 'missionarietà'.
Il mio programma sarà quello di continuare a stare vicino alla nostra gente; mentre chiedo a ciascuno e a tutti voi, l’impegno a mettere insieme i doni ricevuti, in un cammino di comunione, per seguire con maggiore slancio il Signore Gesù ed operare una autentica opera evangelizzatrice nella nostra Chiesa.

In questo momento di fede, permettetemi di ringraziare innanzitutto Papa Francesco per la fiducia che ancora una volta, mi ha accordato con questo Provvedimento. Al Successore di Pietro, va tutta la mia e vostra incondizionata obbedienza e disponibilità per poter continuare a lavorare per il bene dalla Chiesa nel diffondere la gioia del Vangelo.

Da parte mia - prosegue Massara - accolgo questa nuova responsabilità con gioia e con non poche preoccupazioni. Infatti, ora che “la famiglia si è allargata”, sarà per me indispensabile e necessario cercare le priorità; affinché possa essere un Pastore e un Padre attento alle esigenze di ciascuno. Sarà necessario ritrovare nuovi ritmi di vita, ma soprattutto conseguire tempi e modi per essere vicino al Popolo Santo di Dio che il Signore mi affida, senza ignorare nessuno, nel mio dovere di annunciare con franchezza il Vangelo di Gesù Cristo.

Continuerò ad essere Amministratore Apostolico fino al giorno della Immissione canonica in questa Sede che, a Dio piacendo, celebreremo in Cattedrale, Martedì 8 settembre prossimo, in occasione della Memoria liturgica della Madonna del Buon Gesù.
Vi chiedo - conclude - di continuare a pregare, con animo riconoscente, per il Santo Padre Francesco che, ancora una volta ha mostrato la sua paterna sollecitudine per questa nostra Chiesa particolare. Vi chiedo anche di pregare per me e insieme preghiamo per i sacerdoti e i diaconi, miei primi collaboratori, per le religiose e i religiosi, per i giovani e le famiglie, per gli anziani, per le persone sole, i poveri e gli ammalati, per tutto il Popolo di Dio che vive ed opera in questo territorio e per la Chiesa sorella di Camerino – San Severino Marche alla quale, in questo momento, permettete che si volga il mio pensiero e il mio affetto".

GS

Il cast internazionale di Viva la Gente è diretto a Sarnano. Viva la Gente (VLG), che negli ultimi 52 anni è stata in tournée in più di 70 nazioni in tutto il mondo, ha annunciato che Sarnano sarà una tappa del tour 2019. Il 26 ottobre alle 20:30. Viva la Gente metterà in scena spettacoli pubblici al palazzetto dello sport della città. Il ricavato delle vendite dei biglietti dello spettacolo sarà devoluto al Comune di Sarnano.

Durante la permanenza a Sarnano, tra il 21 e il 27 ottobre, Viva la Gente trascorrerà il proprio tempo partecipando a progetti sociali e vivrà con le famiglie ospitanti del posto.

Famoso soprattutto per l’intrattenimento ricco di energia, vivace e a portata delle famiglie, il cast dei 100 partecipanti, in rappresentanza di 20 nazioni, farà visita a decine di comunità di tutti gli Stati Uniti, Europa e Messico nei cinque mesi del tour mondiale. Da più di 50 anni, i cast di Viva la Gente girano il mondo facendo spettacoli per milioni di persone, tra cui spettacoli per il Papa e con Andrea Bocelli.

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“La nostra ultima produzione, Live On Tour, mira a condividere la nostra visione di un mondo più speranzoso, fiducioso e pacifico - spiega il vice presidente senior di Viva la Gente Eric Lentz - . Lo spettacolo è caratterizzato da divertenti medley pop, danze internazionali e canzoni originali di VLG che ispireranno le persone a fare la differenza nelle proprie comunità”..

Assistere allo spettacolo e ospitare i membri del cast non sono gli unici modi per partecipare. I giovani del posto di età compresa tra i 17 e i 29 anni possono presentare domanda per viaggiare nei programmi futuri. La visita di Viva la Gente a Sarnano è sponsorizzata dal Comune di Sarnano.

GS
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