La doppia sofferenza dei terremotati. È nelle giornate come quella di domani che si può comprendere fino in fondo cosa significhi l’emergenza sanitaria che si aggiunge a quella del sisma, perché se il virus ha disteso un velo grigio su tutta l’Italia, nelle terre del sisma lo ha avvolto anche sul cuore degli abitanti.

Una emergenza nell’emergenza, anche se a distanza di oltre quattro anni si fa fatica ad associare questo termine, che rappresenta una circostanza imprevista, a qualcosa con cui la gente ha imparato, suo malgrado, a convivere da tempo: il vuoto e la distruzione.

È infatti per lenire quelle ferite che il Comune di Camerino riaprirà domani, alle 15,30, corso Vittorio Emanuele II, nel cuore della città ferita.

La via che si snodava lungo il centro storico e che si abbelliva di vetrine illuminate, abitazioni e luoghi simbolo come il Municipio ed il teatro Marchetti, d’ora in poi tornerà ad accogliere la nostalgia dei suoi cittadini e di chi vorrà tornarci per una passeggiata capace di riscaldare il cuore.

Perché seppur ferita e messa in sicurezza, in quella via, nella zona rossa del terremoto, basterà chiudere gli occhi per sentirsi a bordo di una macchina del tempo capace di rievocare luci, suoni e odori di ciò che era e di ciò che tornerà ad essere.

Ma è qui che i terremotati, ancora una volta, si trovano a vivere la beffa oltre il danno: perché se non ci fosse stato il Covid, domani quella via sarebbe stata di nuovo piena di cittadini camerti e, forse, le ferite sarebbero sembrate meno profonde per tutti.

Eccola la doppia sofferenza dei terremotati, ora divisi tra l’emozione di sapere riaperto il corso ed il rammarico di non poter assistere di persona all’inaugurazione.

Le norme anticovid, infatti, richiedono distanziamento e attenzione e per questo motivo, consapevole dell’importanza che l’inaugurazione ricopre per tutta la città, il Comune ha deciso di trasmettere la diretta Facebook sulla pagina istituzionale, invitando i cittadini ad essere presenti con il cuore.

Una presenza che di certo non mancherà, ma che grida sofferenza.

La forza della gente di montagna, della gente che ha perso tutto tranne la dignità e l’amore per la sua terra, ancora una volta dimostra di essere più tenace dell’emergenza, della doppia emergenza.

Giulia Sancricca

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