Notizie di spettacolo nelle Marche
Apprensione, intorno alle 14, in una piccola frazione di Fiastra, dove un bambino di sette anni si è allontanato dalla propria abitazione e il padre, allarmato, ne ha comunicato la scomparsa alle forze dell'ordine. Fortunatamente, grazie al pronto intervento dei carabinieri della Compagnia di Camerino, e della stazione di Fiastra, il bambino è stato ritrovato.
Leggermente infreddolito, il bambino era arrivato al fiume, che alimenta il lago di Fiastra, attraversando, con grande pericolo, anche un ruscello in questo momento in piena.
Tanto spavento e preoccupazione per i giovani genitori. Una notizia a lieto fine in un periodo di paura ed incertezza.

GS
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Forze dell'ordine e operatori sanitari, gli uni di fronte agli altri, per cantare insieme l'Inno di Mameli e rafforzare l'intesa che in questo momento li unisce per susperare l'emergenza.
Nello stesso momento, negli ospedali di Macerata, Civitanova e Camerino, i carabinieri, la polizia, la polizia locale, la guardia di finanza e i vigili del fuoco hanno voluto dimostrare la loro vicinanza ed il loro ringraziamento a chi porta avanti il proprio lavoro come una missione in questo periodo di grande difficoltà.
È stato l'inno di Mameli ad unirli, ancora una volta, con la mano sul cuore e gli occhi rivolti verso un unico grande obiettivo: la fine della tempesta. Presente a Camerino il direttore di Area Vasta 3, Alessandro Maccioni.
"Un segnale di cui avevamo bisogno - ha detto - Lo si capisce soprattutto dopo esserci stato. L'importanza di ascoltare l'Inno davanti ai militari schierati sull'attenti. Una scelta sobria ma che ha fatto molto piacere. Ho saputo ieri sera di questa iniziativa procrastinata per il maltempo. Non potendo essere in tutti e tre gli ospedali contemporaneamente, ho scelto Camerino per il simbolo che rappresenta. Il primo ospedale Covid dell'Area Vasta. Oggi Camerino rappresenta un esempio del funzionamento per curare i pazienti affetti da Coronavirus. Voglio sottolineare l'importanza dello sforzo di tutto il personale. Abbiamo fatto le prime video chiamate con il tablet donato dai portalettere, ne sono arrivati altri grazie a Med Store anche per Macerata e Civitanova. Ricordo poi l'importanza del punto nascite di Civitanova che ha finora accolto due nascite da mamme Covid. un segnale di speranza per il futuro".

GS

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Il tempo lungo e sospeso dell'emergenza Coronavirus e la clausura forzata nelle case, stanno facendo riscoprire quello che forse, presi dalla frenesia delle giornate, avevamo accantonato. Tanto quello che ci manca e tante le passioni che riaffiorano proprio in questo periodo cupo di attesa.
Bloccato in Sardegna per un viaggio coincidente con l'evolversi della pandemia, dallo scorso 21 marzo giornata mondiale della poesia, il prof. Enzo Bonacucina ha iniziato a divulgare le più belle pagine della letteratura e della poesia dal suo profilo facebook. Lontano dalla sua terra, l'ex dirigente scolastico e conosciutissimo docente che ha insegnato nelle scuole e diretto gli Istituti Magistrale e Tecnico Antinori di Camerino, due volte al giorno si collega dalla sua casa sull'isola per regalare emozioni e, attingendo dalle pagine dei classici della letteratura e dagli emergenti, offre a tutti numerosissimi esempi della sua abilità interpretativa. 

" Ero solito essere presente all'interno delle Università degli adulti a Fabriano, Gualdo Tadino, Cerreto d'Esi, Senigallia - spiega Enzo Bonacucina- quindi, mi dilettavo a leggere cose che mi hanno sempre emozionato.  L'intento è sempre stato quello di emozionare e far innamorare un certo tipo di pubblico alla letteratura e alla poesia".
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L'apprezzamento e i commenti lusinghieri non si sono fatti attendere al punto che in tantissimi si sono affezionati agli appuntamenti quotidiani.
Numerosi anche gli ex alunni del professore che non hanno mancato di esprimere il loro piacere nel rispolverare ricordi dei tempi di scuola e atmosfere vissute in classe grazie alla personalità coinvolgente del loro professore.

"Il successo credo che non sia per me - dice Bonacucina-  ma destinatari ne sono innanzitutto gli autori che scelgo accuratamente e nelle pagine che secondo me riescono più di altre a far muovere le corde di chi, come me, in questi giorni ha ben poco da fare. E' un qualcosa che mi sta restituendo molto di positivo anche perchè mi accorgo che le persone stanno riscoprendo dei libri e degli scritti memorabili e, lo sto facendo io stesso. Proprio questa mattina mi sono dedicato al libro " Cuore" di Edmondo De Amicis e, in onore della regione del nord che è tra le più colpite, ho pensato di leggere "La piccola vedetta lombarda". Domani invece, attingendo allo stesso libro, molto probabilmente dedicherò l'appuntamento alla popolazione dell'isola in cui mi trovo in questi giorni, leggendo "Il piccolo tamburino sardo".
In Sardegna il professore si era recato qualche tempo fa per preparare la sua abitazione delle vacanze per l'estate e per dare una rinfrescata alla barca. Rimasto bloccato e impossibilitato a tornare, in un periodo così complicato e difficile per tutti, ha deciso di dedicarsi alla bellezza della cultura e alla preghiera.
"E' con questa forma di vicinanza che dedico la mia benedizione a tutti i miei amici e a tutte le persone vicine e lontane.  Il mio saluto è per tutti, anche per quelli che non conosco; ognuno di noi è accomunato da questa situazione che mi auguro ci educhi a vedere il mondo con occhi diversi, consapevoli della nostra storia e dei veri valori" 
C.C. 

*** approfondimento della notizia nel prossimo numero di Apennino Camerte
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Vivono con apprensione in queste ore gli abitanti di Treia le notizie che riguardano don Giuseppe Branchesi, parroco 82enne della frazione di Santa Maria in Selva. Risultato positivo al Coronavirus, il sacerdote  è ricoverato in ospedale da  più di una settimana. Oltre che per la sua fervente attività presbiterale che svolge da ben 55 anni, il parroco  è conosciutissimo per essere il fondatore della celebre Sagra della Polenta e per essere membro onorario dell'Associazione Polentari d'Italia, della quale è stato presidente per ben 12 anni. Ha insegnato per anni nelle scuole della provincia ed è tuttora Consigliere regionale di Coldiretti.
" La notizia della sua positività al virus ci ha lasciati sconvolti - dice il presidente della Pro Loco di Treia Francesco Pucciarelli- Speriamo tutti che riesca a superare questo momento critico ma ci rincuora il fatto che le sue condizioni sembrano pian piano migliorare e - aggiunge - in un frangente così delicato non possiamo far altro che essergli vicino pregando per lui e per tutti i malati, stringendoci intorno agli operatori sanitari. Confidiamo nella forte corteccia e nella tempra di don Giuseppe augurandoci davvero che riesca a superare questa durissima prova".
C.C.
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Due amiche, insieme, per realizzare mascherine.
È l'idea che vede coinvolte due tolentinati, Teresa Mazzalupi e Sonia Salvucci.
La prima, disoccupata con un trascorso da sarta, e la seconda, titolare di una lavanderia, hanno deciso di mettere insieme le loro forze per realizzare mascherine, igienizzarle e regalarle a chi non le ha.
"L'idea nasce da Teresa - spiega Sonia - che poi ha deciso di coinvolgermi per occuparmi dell'igienizzazione delle mascherine create da lei. Sempre gratuitamente".
In effetti, il timore di chi in questo periodo decide di intraprendere la strada della realizzazione delle mascherine, riguarda la responsabilità della sterilizzazione. Teresa Mazzalupi ha così deciso di risolvere questo problema coinvolgendo la titolare della lavanderia del centro commerciale Oasi di Tolentino.
"Un'idea - prosegue Sonia Salvucci - che nasce per la difficoltà di reperire mascherine, ma anche per dare una mano a tutti ed impegnare in modo produttivo il tempo a disposizione, visto che la situazione che stiamo vivendo ha fermato il lavoro a tutti noi". 
Dopo l'annuncio sui social, sono già partite le richieste: "Con grande soddisfazione possiamo dire di aver ricevuto molte chiamate - conclude - , speriamo di riuscire a soddisfarle tutte. Per averla le persone possono chiamare me al numero 3889892392 o Teresa 3492903345".

GS

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Teresa Mazzalupi


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Sonia Salvucci



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La mancanza di dispositivi di protezione individuale è un problema che accomuna tutti: medici, infermieri ma anche gli operatori sanitari dell’emergenza. Come quelli della Croce Verde di Jesi, presieduta da Samuele Piersanti. A garantire i servizi ci sono circa 40 volontari e 12 dipendenti, con due ambulanze, una h24 de una h12.

In piena emergenza - racconta Piersanti - si corre ininterrottamente. Il problema è che non riusciamo a trovare i dispositivi di protezione individuale. Questo è un problema che abbiamo già sollevato e fin ora abbiamo cercato delle soluzioni in autonomia, chiamando in ogni dove e siamo riusciti a trovare qualcosa, ma è un lavoro enorme”. Oltre all’emergenza però non può certo arrestarsi quella serie di servizi secondari, per così dire, come i trasferimenti delle persone e l’accompagnamento alle visite. In più, proprio in questa settimana, la Croce Verde ha anche incrementato il servizio di spesa a domicilio dedicato a chi non può uscire di casa. La difficoltà, in tutto ciò, non è legata all’emergenza in sé bensì al fattore psicologico: “L’emergenza la gestiamo normalmente da 35 anni, ci siamo abituati. Qui il fattore principale è quello psicologico, mentale. C’è bisogno di calma, un’attenzione più del normale, e quando vai a prendere il paziente non sai mai se può essere o meno positivo e quindi c’è bisogno di prendere tutte le precauzioni del caso”. 
Molti li hanno definiti eroi. Ma a sentirli, per loro è solo una passione. La passione di mettere avanti a tutto il prossimo. Molti degli operatori, volontari e non, sono giovani fra i 20 e i 27 anni, come nel caso di Gianmarco Scaloni e Ciro Toscano. Chi meglio di loro può rappresentare cosa significhi essere un'operatore dell'emergenza in questo momento: "Anche prima affrontavamo emergenze, non sapevamo cosa incontravamo, ma oggi il Coronavirus è un’incognita. Talvolta la centrale operativa te lo dice prima che si tratta di un caso positivo, tante volte invece lo dice dopo.Vai in Croce Verde, fai un turno di 12 ore e poi quando torni a casa non sai mai se sei stato contagiato o meno, devi indossare sempre la mascherina, anche in famiglia, per proteggere genitori, figli, consorti. A noi nessuno fa il tampone, continuiamo a fare servizi finché non si presentano eventuali sintomi”.
E si continua a fare servizio anche quando il dramma del Covid19 colpisce la famiglia: "Sono abbastanza abbattuto in questo momento. Il papà della mia fidanzata è morto per il Coronavirus e credo che finché non capita a te, in prima persona, non si riesca a capire pienamente. È qualcosa che non si accetta facilmente perché non ti fanno vedere la salma, non si può fare il rito funebre. Ma ci sono anche momenti che ti risollevano il morale". Non si definiscono eroi, perché ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Per loro è una passione, l'eroe, è qualcun altro: "Noi indossiamo questa divisa per passione - afferma Scaloni -. E se proprio dobbiamo definirci eroi, allora non è da adesso che lo siamo. Per noi, mettere il prossimo al primo posto, oltre che un dovere è anche una passione”.

"L’eroe - commenta invece Ciro Toscano - dovrebbe essere il cittadino stesso che deve restare in casa, rispettare le regole e basta. Lui è il vero eroe, perché se non esce e non contamina altre persone, questo momento difficile finirà”.


g.g.

(Sul prossimo numero de L'Appennino Camerte, il racconto completo degli operatori)

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Il Commissario Straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini ha disposto oggi il trasferimento delle risorse agli Uffici Speciali regionali per il pagamento delle anticipazioni ai professionisti ed approvato i relativi moduli per richiederle.

L’anticipo del 50% dei compensi per i progetti di ricostruzione delle abitazioni e degli impianti produttivi danneggiati con il contributo pubblico è previsto dall’Ordinanza 94 firmata sabato scorso dal Commissario, immediatamente esecutiva e da oggi pienamente operativa.

Agli Uffici Speciali della Ricostruzione di Marche, Abruzzo, Lazio e Umbria sono stati trasferiti 50 milioni di euro per avviare il pagamento delle anticipazioni ai tecnici, con un fondo rotativo che sarà reintegrato nel tempo.

I professionisti possono fin da ora presentare la richiesta dell’anticipo del compenso anche per le pratiche già presentate, che sono circa 7000, utilizzando i moduli approvati e pubblicati sul sito internet istituzionale del Commissario.

Nei giorni scorsi Legnini aveva dato indicazioni agli Uffici Speciali di procedere il più rapidamente possibile al pagamento alle imprese delle fatture arretrate e sta valutando nuove misure per favorire l’immissione di ulteriore liquidità, soprattutto in considerazione del blocco forzato della maggior parte dei cantieri della ricostruzione a causa del Coronavirus.
Gaia Gennaretti 
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Il Sindaco Giuliano Ciabocco, ha ritenuto doveroso farsi portavoce della difficile situazione che stanno vivendo i medici del distretto sanitario di San Ginesio.

E’ assurdo- afferma il Sindaco- che entrambi i medici operanti nel nostro comune, il dott. Pietro Enrico Parrucci e la dott.ssa Orietta Lattanzi, si trovino a lavorare in situazioni di estrema precarietà dovuta sia alla carenza dei dispositivi di sicurezza sia alla mancanza di collaborazione da parte della Asur di competenza territoriale, che sembra non voler rispondere alle loro richieste di aiuto. Sono gli stessi medici, Parrucci e Lattanzi, ad aver rivolto al Sindaco il loro grido d’allarme dove la principale preoccupazione risiede nel fatto che l’Azienda sanitaria nega loro la possibilità di potersi sottoporre ai tamponi in assenza di sintomi ma pur essendo stati in contatto con pazienti risultati positivi, e in considerazione del fatto che già un medico di medicina generale residente a San Ginesio, il dott. Sauro Bruè è risultato positivo al COVID 19 ed è attualmente ricoverato. Dovrebbe essere un imperativo proteggere il personale medico non solo per salvaguardare la continuità delle cure e garantire l’indispensabilità del loro operato, ma per assicurarsi che i professionisti in questione non diventino essi stessi veicolo d’infezione. Il Sindaco Ciabocco in qualità di responsabile della tutele della salute di tutti i suoi cittadini rivolge alla Asur l’impellente richiesta di sottoporre i medici al controllo del virus per mezzo dei tamponi, anche se asintomatici. “Si legge continuamente- rincara il Sindaco- di come con tanta celerità vengano effettuati i tamponi su personaggi di svariati ambiti professionali, dai politici ai VIP, dagli sportivi alle rappresentanze istituzionali ed è assurdo di come i nostri medici vivano nel paradosso: coloro che curano sono i primi a non essere curati”.

San Ginesio è un meraviglioso borgo di circa 3500 abitanti – per lo più anziani- ancora in piena emergenza post sisma a causa di una ricostruzione che non decolla e ora nuovamente sottoposto a doverne affrontare un’altra di più grande entità. L’Amministrazione comunale si è da subito adoperata per venire in soccorso delle fasce più deboli della popolazione: ha attivato il C.O.C. comunale e garantisce il servizio a domicilio per quanto riguarda la spese di generi alimentari e medicine, ma i nostri medici devono continuare a svolgere il loro lavoro in assoluta sicurezza e tranquillità sia per quanto riguarda gli orari di visita in ambulatorio che l’assistenza domiciliare.
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Una continua richiesta di personale infermieristico e sanitario soprattutto per le strutture che ospitano anziani. Dopo l'appello fatto dal Governo ai medici, con la massiccia risposta da parte di moltissimi "camici bianchi" che si sono messi a disposizione per combattere in prima linea il Coronavirus, ora la richiesta riguarda, appunto, il personale infermieristico professionale, anche nella provincia di Macerata. "Riceviamo continuamente richieste in tal senso - afferma il consigliere regionale dell'Udc Luca Marconi - Ultima in ordine di tempo quella che perviene dalla Pars di Corridonia, che ha diverse strutture con centinaia di dipendenti nella propria cooperativa che non sembrano più sufficienti ai fabbisogni. Un problema di carattere generale per cui l'invito è, come già avvenuto, a rispondere presente da parte di chi ha una tale tipologia professionale. Purtroppo il numero di operatori sanitari che si sono ammalati cresce sempre più per cui avremo ancora qualche mese di emergenza". 

f.u.


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L’emergenza Coronavirus e il diffondersi della pandemia ha fatto sì che la richiesta di mascherine protettive contro il Covid 19 aumentasse in maniera considerevole. Ogni giorno si allunga la lista delle aziende che hanno deciso di riconvertire le loro produzioni per rispondere alla crescente domanda.
Venti le aziende marchigiane associate alla Cna che hanno già intrapreso questo percorso mentre altre venti sono pronte ad attivarsi per i prossimi giorni.

“La riconversione della produzione delle aziende- spiega Federica Carosi di Cna provinciale Macerata- ha riguardato le diverse tipologie di dispositivi protettivi che possono essere prodotti in questo particolare momento. Mi riferisco pertanto alle mascherine di tipo chirurgico e dunque professionale del personale sanitario, per produrre le quali le imprese hanno dovuto seguire un iter piuttosto complesso con l’Istituto Superiore di Sanità in quanto i materiali debbono essere necessariamente marchiati CE ma  c'è poi un altro filone molto interessante e se vogliamo più semplice che è quello della produzione di mascherine ad uso comune. In questo caso la particolarità è che si tratta di mascherina protettiva destinata ad un pubblico esclusivamente “civile” come la persona che si reca al supermercato per fare la spesa ed ha esigenza di senrirsi protetta.  In tal caso- specifica Federica Carosi- l’iter per poter convertire  l'azienda è molto più semplice e il materiale utilizzato per confezionamento è a discrezione dell’imprenditore che si mette a disposizione per questa attività. Unica accortezza è che il prodotto finale venga destinato esclusivamente come dispositivo di protezione per le famiglie”.

Nove sono poi le aziende marchigiane che hanno colto al volo l’invito della Cna a consorziarsi per partecipare ad un progetto nazionale partito circa tre settimane fa, producendo mascherine conto terzi.  La proposta, coordinata a livello nazionale da CNA Federmoda e Confindustria Moda, è stata lanciata pochi giorni fa ai soci di tutta Italia, e le adesioni sono arrivate velocemente. ottenendo il plauso del Ministero e il ringraziamento dello stesso Commissario Straordinario per emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri.
Aziende  del tessile di tutta Italia, riconvertitesi in tempi record per rispondere all’appello della task-force di Governo e Protezione Civile in lotta contro l’epidemia Coronavirus. L’obiettivo è arrivare a coprire un fabbisogno stimato di circa 90 milioni di mascherine al mese, ma secondo il commissario straordinario Domenico Arcuri lo sforzo unanime consentirà di arrivare già al 50% del risultato in pochi giorni.
A tal fine il Commissario Straordinario per emergenza Coronavirus, ha ottenuto dall’Unione Europea l’autorizzazione a lanciare l’incentivo, con una dotazione finanziaria di 50 milioni di Euro, per le imprese che vogliono riconvertire a tale scopo i loro impianti. Le domande si possono presentare da ieri sul sito di Invitalia. Il finanziamento agevolato a tasso zero copre i due terzi dell’investimento, cui può essere accompagnato un contributo a fondo perduto variabile. Dal 100 per cento del finanziamento se l’avvio avverrà entro 15 giorni, al 50 per cento entro 30 giorni e al 25 per cento entro 60 giorni.

Un contributo importante, quello delle aziende marchigiane, perché sono loro a fornire le schede tecniche e i prototipi per la realizzazione delle mascherine. Per coordinare la ricerca delle aziende tessili disposte a riconvertirsi alla produzione di mascherine e per supportarle nella loro attività, la Cna Marche ha costituito un gruppo di lavoro, formato dall’imprenditrice Doriana Marini, presidente di Cna Federmoda Marche, come presidente, e dai funzionari Alessandro Migliore, Lucia Trenta e Irene Cicchiello.


C.C.
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