Notizie di spettacolo nelle Marche
Il mal tempo del pomeriggio non ha fermato la seconda edizione del Phoenix Festival, che si è tenuta puntuale domenica 30 agosto nella splendida cornice degli impianti sportivi universitari di Camerino. Organizzato dai ragazzi dell’associazione Movimento Giovanile Panta Rei e dall’Associazione Turistica Pro Camerino, l'evento che ha riscosso grande successo, ha rappresentato un pieno di musica e di divertimento per i 1000 giovani presenti, uniti nell'ascolto dei quattro gruppi che si sono succeduti sul palco.
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Primi ad esibirsi, le Colonne d’Ercole, una band formata da ragazzi di Camerino e dintorni, seguiti da Santi e Mati due giovani rapper emergenti di Camerino. L'evento musicale è proseguito con i Viito, band nata da due ragazzi romani coinquilini fuori sede, per concludersi con gli Psicologi progetto pop-rap di Drast e Lil Kaneki.
Una seconda edizione di successo che ha confermato agli organizzatori la validità del format al quale, sin dal suo primo step, si è lavorato con impegno.
"Date le normative stringenti di quest'anno,- afferma Riccardo Pennesi, consigliere comunale alle politiche giovanili-  all'inizio ci era sembrato molto difficoltoso poter organizzare la serata concerto Fortunatamente i ragazzi ce l'hanno messa tutta e si è riusciti a metterla in piedi al meglio delle aspettative; il nostro grazie va anche alle forze dell'ordine che si sono davvero dimostrate molto collaborative. Tutti gli artisti saliti sul palco hanno dato vita a delle performance molto apprezzate. Il pubblico ha risposto molto bene e va dato atto del comportamento corretto che tutti hanno tenuto. Il nostro ringraziamento va a tutte le forze che hanno collaborato per la buona riuscita di questa seconda edizione, ai volontari di Protezione Civile, alla Pro loco, al Comune e all'Università di Camerino. Il mio personale augurio alla città, è che tutti questi eventi possano essere sempre organizzati nella maniera più corale e collaborativa possibile" 
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In apertura di serata, il Rettore dell’Università di Camerino Claudio Pettinari, ha voluto portare il suo saluto a tutti i presenti, contento di vedere riuniti tanti giovani e giovanissimi, apprezzando come tutti fossero seduti in maniera ordinata nel rispetto delle nuove regole per gli spettacoli, imposte dalle normative anti-covid.

Ospiti nel 2019 della prima edizione del Phoenix Festival, i Pinguini Tattici Nucleari che poco dopo sono riusciti a guadagnarare un ottimo terzo posto al Festival di San Remo.
Chissà che anche questa seconda edizione non porti fortuna ai gruppi musicali presenti!

Carla Campetella
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Sono stati attimi di paura a Fabriano per un incendio che si è sviluppato all'interno di un appartamento poco prima delle 13.

Lanciato l'allarme sul posto sono giunti i vigili del fuoco del distaccamento fabrianese che hanno provveduto a trarre in salvo la persona che era all'interno che è rimasta ustionata ed è stata trasportata dal personale del 118 al Pronto soccorso dell'ospedale cittadino.

I pompieri hanno poi provveduto a domare le fiamme e a mettere in sicurezza l'intera area.

Ignote le cause del rogo, probabilmente di natura accidentale, sulle quali stanno indagando i vigili del fuoco e i carabinieri.

f.u.
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Sarnano in lutto per la prematura scomparsa di Cinzia Tiburzi, proprietaria del negozio di frutta e verdura nel centro storico di Sarnano.
Ieri sera la 49enne ha accusato un malore e a nulla sono valsi i soccorsi del 118 che hanno allertato anche l'eliambulanza, ma per la donna non c'è stato nulla da fare. 
Volto noto in città per il negozio che gestiva insieme alla mamma, Luciana Tesei, dopo la scomparsa del padre avvenuta qualche anno fa.
Conosciuta anche per l'impegno di tutta la famiglia con l'Unitalsi, per la quale lei stessa preparava sempre il suo premio per il pranzo dell'associazione.
Questa mattina la città si è svegliata con questa triste notizia e non ha potuto far altro che stringersi attorno al dolore della mamma Luciana e del fratello Roberto.
La data dei funerali sarà stabilita dopo l'autopsia disposta sulla salma.

GS



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Esattamente 4 anni fa cominciava l’esperienza di Carlo Bifulco come direttore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Un curriculum importante alle spalle, con studi in ingegneria naturalistica e gestione dei parchi che l’hanno portato a ricoprire il ruolo di direttore del Parco Nazionale del Vesuvio e ad insegnare in prestigiose università come quella di Coimbra, in Portogallo, di Murcia, in Spagna, e alla Federico II di Napoli. Poi l’approdo il primo settembre 2016 in quel di Visso, al Parco dei Monti Sibillini, in un momento tutt’altro che facile a causa degli eventi sismici che hanno segnato in modo significativo la “sua” direzione che, ricordiamolo, scade oggi, 31 agosto 2020.

Nonostante ciò, o forse proprio per questo, Bifulco ha saputo qualificare il suo impegno cercando di restituire al Parco, per quanto possibile, un ruolo non di gendarme del territorio bensì di avveduta tutela e valorizzazione in un’ottica collaborativa con gli enti locali non ponendosi mai pregiudizialmente contro, offrendo idee e suggerimenti per condividere, nei progetti proposti, gli obiettivi del parco.

Rivendico il numero di autorizzazioni e nulla osta concessi in questi anni a chi, ovviamente, aveva il diritto di ottenerli, ma anche che pochissimi sono i casi in cui ci siamo trovati ad esprimere parere negativo: solo quando era evidente che le richieste cozzavano palesemente con la normativa vigente sottolinea Bifulco.

A lui chiediamo di tracciare una panoramica delle principali attività svolte in questi quattro anni di servizio che lo hanno visto collaborare dapprima con il presidente Oliviero Olivieri, poi con Alessandro Gentilucci ed infine con l’attuale presidente Andrea Spaterna.

Subito dopo il terremoto abbiamo predisposto, di concerto con il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, un programma di attività per promuovere la ripresa socio-economica dei territori colpiti dal sisma che vertesse su alcuni punti cardine: in primis la conservazione e gestione della biodiversità, del territorio e del paesaggio; lo sviluppo e la promozione del turismo sostenibile; la continuazione dei progetti di ricerca e di educazione ambientale; l’implementazione di una capacità di dialogo con gli altri enti di gestione del territorio; una revisione del modello organizzativo dell’ente volta ad acquisire una maggior efficienza, trasparenza e sostenibilità.

A proposito di biodiversità, vogliamo dare qualche numero del Parco?

Cominciamo dai lupi: 16 branchi con una popolazione totale stimata ad oggi tra i 75 e gli 81 esemplari. 129 camosci, numero minimo certo di esemplari censiti nel 2018 che però, secondo i più recenti rilevamenti, potrebbero sfiorare le 230 unità. Una stima di oltre 350 cervi censiti con il metodo del bramito. 743 cinghiali rimossi tra catture ed abbattimenti solo nel 2019. Relativamente agli anfibi 10 specie rilevate nell’ultimo censimento di cui 7 con stato di conservazione favorevole. E poi ancora un trend in crescita sulla presenza delle coturnici, 14 specie di chirotteri censite, il ripopolamento dei corsi d’acqua del Parco con trote mediterranee e, dulcis in fundo, il Chirocefalo del Marchesoni che, nonostante le cattive condizioni climatiche, continua a resistere anche in virtù degli accorgimenti e protezioni che come Parco abbiamo messo in atto: mi riferisco in particolare alla rete di protezione che abbiamo applicato in quota, intorno al lago di Pilato.

Sulla biodiversità nel Parco abbiamo fatto il punto nel marzo del 2019 presentando i risultati dei progetti scientifici in atto in un convegno tenutosi a Preci che ha previsto la presentazione di relazioni e libri, ma anche dibattiti e tavole rotonde cui ha partecipato il vicepresidente di EuroParc, Paulo Castro. Un momento di confronto interessante mai realizzato sinora, a 25 anni dalla istituzione del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Di solito gli allevatori e gli agricoltori si lamentano, giustamente, dei danni al patrimonio zootecnico e agricolo causato da lupi e cinghiali…

Sì, però segnalo come si sia riscontrata una progressiva diminuzione dei danni registrati e della richiesta dei relativi indennizzi, a significare una buona gestione combinata delle popolazioni di lupo e cinghiale. Siamo passati da circa 232.000 euro di indennizzi pagati nel 2016, ai circa 86.000 euro del 2019… E come Parco abbiamo messo in atto una serie di iniziative come, ad esempio, i contributi per l’elettrificazione dei recinti, prima per la difesa delle greggi e ora per la difesa delle colture, o il recentissimo bando per selettore di cinghiali.

Torniamo un attimo sulla questione delle autorizzazioni e dei nullaosta e concentriamoci sul 2019 per capire come il Parco interagisce con il mondo esterno…

Come già sottolineato, ho cercato di dare un’impronta di chiara efficienza ed approccio collaborativo al nostro operato. Solo nell’anno passato, ad esempio, abbiamo istruito 217 pratiche di nullaosta rilasciandone 115 positive, 100 positive in conferenza dei servizi e soltanto due negative. Abbiamo stilato 56 pareri di Valutazione di Incidenza Ambientale positivi e un parere di VIncA negativo. Abbiamo istruito 113 autorizzazioni paesaggistiche, e potrei continuare con le autorizzazioni delle attività sportive e per i voli dei droni… Mi sembrano numeri che parlano da soli.

Il sisma ha comportato anche l’abbandono della storica sede di Visso per inagibilità della stessa e, dunque, l’esigenza di una delocalizzazione forzata che ha visto gli uffici distribuirsi tra Visso, Tolentino e Foligno…

La scossa del 26 ottobre 2016 ha reso gli uffici inagibili, le repliche del 30 ottobre li ha resi inaccessibili. Tuttavia, sin da subito, abbiamo cercato di riorganizzarci e dopo pochi giorni, il 4 novembre 2016, l’operatività è ripresa quasi al 100% grazie alle delocalizzazioni attivate presso l’istituto Zooprofilattico di Marche e Umbria con sede a Tolentino e presso gli uffici di Foligno della Protezione Civile dell’Umbria. A Visso, nei container che ospitavano il Comune, avevamo a disposizione uno spazio per gestire le prime urgenze e far fronte alle prime richieste: tra queste, ad esempio, quella di aiutare gli allevatori, viste le difficoltà di sistemazione del bestiame a causa del crollo di numerose stalle, con una raccolta fondi da destinare all’acquisto di recinzioni elettrificate a protezione degli animali.

Quali sono le progettualità che, nonostante l’emergenza, hanno caratterizzato il lavoro del Parco nel primo periodo post sisma?

Di sicuro il rinnovo della Carta Europea del Turismo Sostenibile, un processo condiviso e partecipato tra enti e soggetti pubblici e privati del territorio che ha consentito di individuare strategie di rilancio per l’economia turistica e liberare risorse per oltre 20 milioni di euro nel quinquennio 2018/22. Parliamo di 99 progetti imperniati sulla sostenibilità ambientale come impronta qualificante. Il Parco ha ricevuto il certificato di rinnovo della CETS a fine 2019, presso gli uffici della Commissione Europea a Bruxelles. Voglio ricordare che quello dei Monti Sibillini è stato il primo parco nazionale italiano ad aver ricevuto questa attestazione e ad aver ottenuto il rinnovo già tre volte.

Altro intervento importante la possibilità di recuperare risorse per il ripristino dei sentieri rimasti danneggiati dal terremoto che sebbene rappresentassero soltanto il 20% del totale hanno comunque limitato la fruibilità complessiva del Parco trattandosi di percorsi qualificanti come la zona di Monte Bove, l’Infernaccio, le cascate dell’Acquasanta, il sentiero dei mietitori…

E comunque l’assoluta continuità dei lavori in corso, dalle pratiche di nullaosta alle valutazioni di incidenza ambientale ai tanti progetti scientifici da seguire e monitorare…

Finalmente, a dicembre 2018, la riunificazione del personale in un unico spazio, una sorta di ritorno a casa…

Si, dopo due anni siamo riusciti a far tornare tutto il personale in una sede provvisoria, ma unica, nel Comune di Visso. Non solo, abbiamo avuto la possibilità di implementare la pianta organica con l’inserimento di nuove figure a tempo determinato. Tutto questo ci ha ridato la determinazione necessaria per affrontare i mesi a venire, nella consapevolezza che entro un tempo ragionevole sarebbero iniziati i lavori per la costruzione della sede temporanea del Parco, e così è avvenuto perché a settembre 2019 è stata posta la prima pietra e ad ottobre 2020 è previsto il trasferimento degli uffici nella nuova sede.

Nel frattempo, il Parco è divenuto collettore di fondi straordinari messi a disposizione dal Ministero dell’Ambiente per un programma di interventi incentrati sull’adattamento e sulla mitigazione del cambiamento climatico. Una opportunità che si ripeterà anche nel 2020…

Lo stanziamento previsto per il Parco Nazionale dei Monti Sibillini nel 2019 è stato di oltre tre milioni di euro e sono stati approvati dal Consiglio Direttivo ventiquattro nuovi progetti che hanno una disponibilità di fondi già incamerati dall’ente con una apposita variazione di bilancio. Per il 2020 è in corso la definizione di un nuovo programma di interventi per un totale di circa 4.5000.000 euro. Si tratta di risorse importanti che contribuiranno senz’altro al rilancio dell’intero territorio montano.

Risorse ma anche nuove idee per il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Mi riferisco in particolare al forest bathing, uno dei suoi cavalli di battaglia. Cosa c’è dietro questa formula che sta prendendo sempre più piede come nuova frontiera della salute a contatto con la natura? Cosa può diventare una foresta per il Parco oltre a risorsa ambientale?

Il forest bathing in realtà è una disciplina antica, perché il valore e la conoscenza delle piante come strumenti per il benessere sono antichi quanto l’uomo. Si tratta quindi di osservare la foresta come uno spazio di rigenerazione fisica e spirituale per chi vuole immergervisi. Ma niente new age, vi sono elementi scientifici che provano come questa disciplina possa davvero attivare forme di cura integrative grazie a sostanze come i monoterpeni che interagiscono con la pelle e le mucose ed hanno ricadute positive sulle funzioni immunitarie e più in generale sul benessere complessivo di ognuno di noi. L’impegno, mio e del consiglio direttivo, in questi ultimi mesi, è stato quello di implementare questa idea e partecipare alle attività di EUROPARC nell’ambito del progetto Healthy People Healthy Parks individuando nel parco Nazionale dei Monti Sibillini degli itinerari appropriati dove svolgere attività di forest bathing. Ci candidiamo ad essere il primo parco in Europa dove il forest bathing può sperimentarsi in modo totale, un’esperienza immersiva che porti a considerare il Parco come serbatoio di salute per tutta la popolazione ed in particolare per il recupero delle sindromi dovute allo stress. Nell’aprile 2020 avremmo dovuto tenere un convegno di lancio del forest bathing nei Sibillini con la partecipazione del Ministro dell’Ambiente ma purtroppo l’emergenza covid 19 ha bloccato tutto. Rimane tuttavia la definizione di un percorso che porterà inevitabilmente a considerare le foreste come una risorsa legata ad un turismo salutare, sempre più diffuso tra chi ama sperimentare forme consapevoli e responsabili di viaggio, cammino e sosta.

Quali questioni aperte ancora permangono per il futuro del Parco?

Purtroppo ancora tante. Penso ad esempio alla necessità di assicurare una convivenza possibile tra antropizzazione e natura, come del resto è nella storia millenaria di questi luoghi, abitati da sempre, e dove si è saputo costruire un equilibrio tra uomo ed ambiente. Il terremoto purtroppo ha distrutto questo delicato equilibrio ed il rischio desertificazione è divenuto reale nel senso che in molti hanno deciso di lasciare la montagna. Accelerare sul piano della ricostruzione, nel rispetto dello straordinario patrimonio naturale del territorio, potrebbe significare ridare un futuro a chi ha scelto di rimanere qui, nonostante le difficoltà. Altro aspetto delicato è senz’altro quello legato alle risorse idriche ed ai cambiamenti climatici. Inutile nascondersi dietro ad un dito, il problema è evidente e c’è, con tutte le sue ricadute anche sulla vita di ognuno di noi. Dovremo saper sfruttare al meglio le riserve di acqua di cui disponiamo individuando strategie condivise senza fughe in avanti frutto di speculazioni o campanili.

Anche sul piano della comunicazione il Parco ha cercato di interagire con i tanti appassionati di queste terre che, soprattutto nel periodo post sisma, hanno conosciuto una solidarietà davvero straordinaria.

Cominciamo dal sito. L’idea di creare l’oracolo della Sibilla ossia organizzare un motore di ricerca che potesse aiutare il visitatore del sito a costruirsi la propria vacanza in base ai propri gusti ed alle proprie esigenze si è rivelata vincente. E poi la pagina facebook del Parco, con aggiornamenti costanti sia sulle iniziative che sulla fruibilità dei sentieri e delle strade, con post che hanno segnato numeri impressionanti in termini di like, soprattutto quelli dove protagonisti sono gli animali. Importante anche la capacità di relazione con gli organi di informazione grazie al nostro ufficio stampa... insomma, anche qui un lavoro di qualità affidato ad un piano informativo che evitasse scivolate o fronti polemici, con l’intenzione di favorire la conoscenza del Parco, delle sue peculiarità, di diffondere una modalità intelligente di approccio all’esperienza della visita.

Insomma, tutto rose e fiori?

No, chiaramente no. Ma se dovessi dare un giudizio per questa esperienza direi che è sicuramente positivo. Certo, l'Ente in questi anni si è adeguato con fatica alle innovazioni normative legate al suo funzionamento. Non solo: il Parco si trova in difficoltà a causa di un organico estremamente ridotto. Nonostante ciò, sono felice di poter dire che nel mio ruolo di direttore sono riuscito anche a migliorare il piano delle relazioni interne tra alcuni funzionari, a fungere cioè da fluidificatore per garantire a tutti uno spazio di buon lavoro e di crescita. È una eredità importante che spero, chi verrà dopo di me, saprà valorizzare. Certo, l’aver saputo creare anche un buon piano di relazioni con il consiglio direttivo, penso in particolare ad Alessandro Gentilucci, mi ha aiutato nello svolgere quest’incarico, e mi piace salutarvi con le parole che mi ha scritto il presidente Andrea Spaterna qualche tempo fa, in occasione degli auguri di Pasqua:

Carissimo Carlo,

nel farTi gli auguri, non posso non rivolgere anche a Te un ringraziamento particolare. Dal primo momento in cui sono arrivato al Parco mi hai supportato (e sopportato) in una maniera che non avrei mai osato sperare. Sei stato e continui ad essere uno straordinario compagno di viaggio che, come nessuno, sa infondere sicurezza e tranquillità; la Tua assoluta competenza rappresenta la migliore garanzia per affrontare ogni problematica con la consapevolezza di non sbagliare.

Andrea Spaterna
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Lapidi cadute pesantemente in terra nel reparto 4 del cimitero di Santa Maria a Fabriano.
Un reparto che da quattro anni è inagibile a seguito del sisma del 2016. Sentimenti di sconforto misti a rabbia da parte dei parenti dei defunti che tornano a chiedere, con forza, che i lavori di ripristino partano al più presto.


Non è la prima volta che nei cimiteri di Fabriano si verificano crolli a causa della scarsa manutenzione. Gli ultimi due, compreso quello del  31 agosto, hanno riguardato Santa Maria. Il primo è avvenuto a metà di giugno di quest’anno ed ha interessato il reparto 8, fra i più grandi, con il distacco di intonaco e parte delle pignatte del primo solaio che costituisce il piano di calpestio dei loculi posti al piano superiore.
Il sindaco di Fabriano Santarelli ha subito firmato un’ordinanza di temporanea inagibilità, inviando i tecnici del Comune e gli agenti della Municipale, per verificare i danni e transennare l’area. I lavori di ripristino, però, da allora non sono ancora partiti.


Ad aggravare ulteriormente la situazione, probabilmente a causa del maltempo di queste ore e comunque per via del degrado, nella scorsa notte si sono verificati alcuni distacchi di lapidi in un’altra zona del cimitero di Santa Maria, nel reparto 4, quello terremotato e che è transennato dal 2016.

Subito è stato data contezza al Comune di quanto si è verificato e la rabbia dei familiari dei defunti seppelliti nelle due aree, si è manifestata. Si è chiesto l’immediato intervento per cercare di arrivare a una pronta risoluzione della problematica nel più breve tempo possibile. a creare sconcerto il fatto che in nessuno dei due casi, ci si sia adoperati per effettuare prontamente i lavori.
M.s.
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L'ondata di maltempo che ha investito l'Italia, in particolare il centro - nord del Paese in questa fine di estate, ha riproposto all'attenzione il problemi dei rischi legati al clima e specificatamente quello idrogeologico.

Un pericolo sempre attuale che è al centro della campagna "Io non rischio" predisposta dal servizio nazionale di Protezione civile per informare la popolazione sui comportamenti da tenere per limitare i danni provocati da piogge, allagamenti, esondazioni. Per questo si sta svolgendo uno specifico corso di formazione per volontari di Protezione civile che coinvolge, tra gli altri, anche i gruppi comunali di Belforte del Chienti, Caldarola, Camporotondo di Fiastrone, Serrapetrona, Tolentino.

"Ogni qualvolta si verificano questi eventi atmosferici avversi ritornano alla memoria tutti i problemi avuti negli anni passati - a parlare il sindaco di Belforte del Chienti Alessio Vita - In particolare ricordo come nel nostro comune più volte c'è stata l'esondazione del fiume Chienti che qualche anno fa provocò ingenti danni nella zona degli impianti sportivi. Per questo è necessario tenere sempre alta l'attenzione e lo stiamo facendo in questo momento con il gruppo volontari di Protezione civile".

Una campagna, "Io non rischio", fatta anche negli anni scorsi e che, proprio nel 2016, ha avuto come tema il terremoto, con la relativa formazione che fu utile a volontari e popolazione quando, purtroppo, il sisma colpì la zona appenninica.

"In questo modo - conclude il sindaco Vita - potremo affrontare al meglio i pericoli con cui ogni giorno siamo costretti a convivere. Ora, con l'avvicinarsi della stagione invernale, potremo andare incontro a rischi legati al maltempo e , dunque, ben vengano questi eventi di formazione".

f.u.
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Piove sempre sul bagnato. È proprio il caso di dire dopo che il maltempo di ieri che si è abbattuto in diverse province marchigiane ha preso di mira anche i terremotati di Visso.
A fare la conta dei danni, questa mattina, è proprio il primo cittadino che ha chiesto ai suoi concittadini di rivolgersi al Comune per eventuali segnalazioni: "Quella di ieri - dice Maurizio Spiganti Maurizi - è stata una vera e propria bomba d'acqua. I danni alle SAE sono stati causati dalla carta catramata che non era stata installata in maniera ottimale e si è staccata, causando delle infiltrazioni d'acqua. Sono venuto in Comune questa mattina e ho chiesto a tutti di farci presenti i danni così che noi gireremo le richieste alla Protezione Civile. Ci sono stati notevoli disagi - spiega riferendosi al maltempo di ieri - , diversi gli alberi caduti. Devo rignraziare i vigili del fuoco e la Croce Rossa che hanno messo a disposizione tutto quello che potevano. Ci siamo rimboccati le maniche e siamo riusciti a limitare i danni, dal momento che una parte del paese era allagata. Ora restiamo in allerta perchè anche per oggi è prevista pioggia".

GS

*Foto del consigliere comunale Filippo Sensi

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Vigili del fuoco impegnati, questa mattina, al Molo Gasparroni del porto di Civitanova dove, a causa del maltempo, una vongolara ha cominciato ad imbarcare acqua.
Subito sul posto sono intervenuti i soccorsi che, con le motopompe stanno cercando di prosciugare la vongolara.
Probabilmente, la causa del danno, un malfunzionamento delle pompe del mezzo, ma l'immediato intervento dei vigili del fuoco ha impedito alla vongolara di affondare.
Nessun intervento, nella notte appena trascorsa, per i vigili del fuoco nel Maceratese. Alcuni di loro però, in forza al comando provinciale di Macerata, sono in aiuto ai colleghi della provincia di Ancona dove il maltempo ha causato maggiori danni.
Per tutta la notte, infatti, a causa della perturbazione transitata ieri su Ancona e nelle zone limitrofe, in totale sono stati effettuati circa 80 interventi per rimozione alberi dalla sede stradale, coppi e antenne pericolanti e rimozione di guaine bituminose staccate dal vento. 

GS

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La quarta tappa della Tirreno-Adriatico al centro di una riunione in Prefettura a Macerata.
Il percorso, infatti, da Terni a Cascia attraverserà anche la provincia di Macerata e in particolare la provinciale 136 “Pian Perduto”, dove i corridori da Castelsantangelo sul Nera saliranno verso Castelluccio di Norcia, per poi proseguire per ulteriori 50 km prima dell’arrivo.

La strada, riaperta il 27 giugno scorso, doveva essere percorribile fino a ieri per poi permettere nuovamente all’impresa di terminare i lavori di messa in sicurezza dell’ultimo tratto di circa 150 metri, proseguendo con la palificazione della strada.  

Al termine della riunione, invece, è stato deciso di far ripartire i lavori per poi interromperli per il tempo strettamente necessario per sistemare il tratto stradale, rendendolo sicuro per il passaggio dei ciclisti, prima di riprenderli fino alla conclusione. Una successiva riunione web si è tenuta con l’organizzazione della competizione ciclistica RCS.

“Esprimo soddisfazione - ha detto il presidente della Provincia, Antonio Pettinari - per l’accordo raggiunto non affatto scontato, frutto della spirito collaborativo di tutti i soggetti coinvolti. Per effettuare la palificazione l’impresa deve portare una macchina perforatrice che occupa tutta la carreggiata e sicuramente non è così semplice avviare e richiudere il cantiere in pochi giorni. Si tratta di un disagio che provocherà un breve ritardo sul cronoprogramma, ma la tappa della Tirreno-Adriatico è un’opportunità importante per questo territorio martoriato dal sisma, sia come promozione che come presenza turistica”.

GS
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Nuovo intervento dei Vigili del Fuoco per un incendio di sterpaglie che nel pomeriggio ha interessato un'area di circa 4 ettari in località Carreggiano, nel territorio comunale di Treia. Per lo spegnimento delle fiamme è intervenuta sul posto la squadra di Macerata con più mezzi. Nessuna conseguenza per le persone. 
c.c.
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