Notizie di spettacolo nelle Marche
Un Saggio al parco Rodari per il corso di orientamento musicale bandistico promosso dal Comune di Pieve Torina e gestito dall’insegnante Letizia Forti.
Una serata carica di musica, emozioni e gioia, quella vissuta martedì 27 giugno a Pieve Torina. Protagonisti molti ragazzi del luogo che si sono esibiti davanti ad un pubblico attento e particolarmente sensibile per le note musicali dei giovani musicisti.  

“Quest’anno il corso ha un sapore particolare – ha sottolineato il sindaco Gentilucci – perché ricorre il centenario della fondazione della banda del nostro paese. Vedere questi ragazzi suonare dal vivo, alla fine di un percorso di apprendimento non facile che, a causa del covid, ha imposto lezioni in remoto, è stato emozionante”.
La banda di Pieve Torina è intitolata a Umberto Gentili ed è anche attraverso il corso che viene effettuata la selezione dei musicisti. “Sono stati tre i giovani che hanno chiuso il triennio di formazione (Maria Stella Pitelli, Claudio Piselli e Simone Seccacini) e che potranno entrare nel nostro corpo bandistico. Consentire di poter coltivare la passione per la musica - conclude Gentilucci - è un impegno che portiamo avanti da anni convinti che occorra offrire opportunità di crescita culturale, nei vari ambiti, ai nostri ragazzi”.


banda e premiazione


Soddisfatta la docente Letizia Forti, clarinettista diplomata al Pergolesi di Fermo ed essa stessa membro della banda cittadina di Pieve Torina, che da diversi anni segue personalmente il corso seguito solitamente da una ventina di partecipanti.
Una formazione aperta a tutti, incentrata sugli strumenti a fiato e su quelli a percussione, senza limiti di età, ma frequentata prevalentemente da giovani e giovanissimi.


L’esibizione finale al parco Rodari si è avvalsa della partecipazione del pianista Andrea Ercoli che ha accompagnato le esibizioni dei solisti. Il sindaco Gentilucci ha poi consegnato i diplomi ai musicisti Maria Stella Pitelli, Claudio Piselli e Simone Seccacini.

M.S.


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In fiamme il rimorchio di un autoarticolato che trasporta acqua minerale. È quanto accaduto oggi, intorno all’ora di pranzo, sulla superstrada 77. Il camion, viaggiava in direzione mare quando, all’altezza dell’uscita di Caldarola, il rimorchio ha preso fuoco. Presumibilmente per il surriscaldarsi di un pneumatico, il mezzo sprigionava fiamme nel lato esterno della carreggiata.

L'autista, accortosi in tempo, ha bloccato il mezzo, è riuscito dapprima ad accostare e poi a sganciare la motrice, abbandonando il rimorchio e parcheggiando il trattore a distanza di sicurezza.
Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Tolentino che hanno provveduto a spegnere l'incendio e a bonificare l'area interessata dalle fiamme.
L'alta colonna di fumo, ben visibile dal paese di Caldarola, ha messo in agitazione gli abitanti: in molti hanno chiamato il 115.

Le foto:

camion in fiamme


rimorchio in fiamme


camion a fuoco 2

camion a fuoco 3

auto fiamme tre


l.c.
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Giovani del territorio ed eccellenze internazionali. Musica classica che si fonde con quella etnica. Le piazze di Camerino che tornano a riempirsi e a riecheggiare note. Questo quello che Camerino Festival, la rassegna promossa dal Comune di Camerino in collaborazione con le associazioni Adesso Musica, Gioventù musicale d’Italia e Musicando, porterà per la 35esima volta – tante sono le edizioni del festival – nel centro storico camerte.

“Musica e arte come strumenti di rinascita e ripartenza, la cultura è pronta a rianimare la città”. Queste le parole che l’assessore comunale alla cultura, Giovanna Sartori, ha speso stamane in conferenza stampa: “Una grande emozione presentare questa 35esima edizione – ha proseguito Sartori – , che torna a collocarsi nel centro storico. I palcoscenici delle nostre tre piazze, Cavour, Caio Mario e Garibaldi, finalmente libere dalla zona rossa, torneranno ad animarsi. Grazie alle associazioni vedremo tanti giovani della zona protagonisti del cartellone del festival. Un festival dei ‘luoghi ritrovati’ – prosegue l’assessore – , con artisti di fama internazionale e di grande caratura: avremo concerti davvero unici in Italia. Speriamo che sia una rassegna di grande appeal per i nostri territori”.

A fare eco all’assessore alla cultura anche il primo cittadino, Sandro Sborgia: “Tornare nelle piazze di cui l’anno scorso non avevamo potuto godere è molto bello. Riportare le esibizioni degli artisti in questi luoghi è simbolico e deve essere un messaggio: significa che torniamo a riappropriarci dei luoghi che ci erano stati tolti. Ora queste piazze tornano a essere vissute dopo tanta fatica”.

l.c.
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Si accendono i toni a Tolentino dove, a seguito della nota di Tolentino Popolare a firma di Alessandro Massi, Diego Aloisi e Fabio Montemarani, arriva anche la replica del vice sindaco Silvia Luconi. Così il Psr diventa il pomo della discordia ed il tappeto su cui la politica si prepara a battere i primi colpi in vista delle elezioni del prossimo anno.

"Sono lusingata della considerazione che Massi ha di me - esordisce il vice sindaco - . Non fa altro che tirarmi in ballo in tutte le sue dichiarazioni sia social, sia su carta stampata, sia nelle varie interviste, additandomi come “arrogante”, “madre padrona”. Lui, che millanta tanto il rispetto personale e lo scontro che deve essere solo sui temi e sulle visioni della città, è vittima delle sue stesse parole e del suo profondo livore. Ci dica, Massi, quali sono invece le sue vere intenzioni? E quali intenzioni aveva sin dal principio? Se non le vengono in mente, la aiuto io: candidarsi come forza alternativa a Pezzanesi e a tutta la sua maggioranza. Nella sua ultima intervista finalmente lo ha ammesso e finalmente ha messo sul tavolo le carte che prima giravano solo tra cellulari e su sms o in riunioni 'clandestine'.

Mentre tuttavia lei ha già iniziato la sua campagna elettorale per le amministrative del 2022 dicendo di “apparentarsi” con chiunque voglia dialogare con lei (lascio il giudizio ai cittadini su questo), noi siamo impegnati a governare e a chiudere un cerchio che ha un diametro lungo 10 anni, senza pensare a personalismi o ad ambizioni personali, delle quali, mi permetta, la città non ha bisogno.

Mi spieghi lei quale sarebbe la sua visione della città, visto che all’incontro sul PSR non ha proferito parola e ha aspettato 15 giorni per produrre un suo pensiero. Ci faccia spiegare da chi le ha fornito le informazioni da scrivere nel suo ultimo articolo cosa non funzioni all’interno del piano, visto che quest’ultimo prevede la ricostruzione totale di pubblico e privato con annessi i sottoservizi. Dica però a chi le ha fornito gli elementi di questa ultima discussione, che il Bezzi non viene delocalizzato in Contrada Pace e che sarà ricostruito a 50 metri dall’attuale Don Bosco.

Ci spieghi inoltre se secondo lei la scuola Don Bosco serva a far scegliere alle giovani coppie di andare a vivere il centro visto che, negli ultimi 20 anni, proprio con la presenza della scuola stessa, i giovani se ne sono andati. In centro, non bastano i servizi - prosegue Silvia Luconi - se non si crea una edilizia adatta e funzionale alle famiglie. Il centro non lo si sceglie se le strutture continuano ad essere pensate come negli anni ‘90. Bisogna creare delle politiche incentivanti per scegliere il centro, come furono create 13 anni fa quelle per incentivare i giovani e non solo a scegliere Contrada Pace. Ma per crearle - aggiunge - Ritengo che ci debba essere coraggio da affiancare alla tradizione e non solo nostalgia, perché quest’ultima crea solo regressione e Tolentino invece deve crescere".

Infine l'affondo in vista delle consultazioni elettorali: "Sono mesi che ascolto e leggo le sue “nominations” nei miei confronti - dice il vice sindaco - le rispondo solo oggi a distanza di tempo per dirle che sarebbe preferibile concentrasse la sua attenzione su altro, perché io sono una umile assessore impegnato a cercare di portare a termine un bellissimo lavoro di squadra insieme ai suoi colleghi di giunta.

Potrei sbagliarmi perché sono piuttosto giovane e qualcosa potrebbe sfuggirmi, ma ho l’idea che lei sia più impegnato a costruire il suo di futuro politico che quello della città, d’altronde la storia politica di Tolentino insegna - conclude - e basta tornare indietro di una trentina di anni per capire cosa succedeva ogni consultazione elettorale; noi eravamo piccoli, ma i più adulti possono raccontarci".


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Avrà un nuovo look il “Museo Nazionale del Costume Folcloristico” che ha la sua sede a Castelraimondo.  

Un’idea che nel 2008 riunì un gruppo di appassionati, Luca Barbini, Giancarlo Palombini, Daniele Parbuono, Antonio Scasserra e Carlo Zoldan diedero vita al museo.

Gli atti del primo convegno diedero anche lo spunto per un libro che prese il titolo, “Per un Museo del Costume Folcloristico” dove, nell’ultima pagina di copertina, hanno scritto: “Nel realizzare un museo c'è, in parte, il tentativo di fermare il tempo e creare una situazione adatta a ricordare i propri trascorsi storici, la propria dimensione culturale, in parte il desiderio di recuperare ed esporre materiali, beni, oggetti d'affezione. Questi beni, dal momento in cui trovano spazio nelle stanze allestite, perdono alcuni dei loro significati funzionali, originari e si trasformano in oggetti da osservare all'interno di percorsi finalizzati a stimolare la riflessione, l'emozione, lo stupore; finalizzate a ricostruire contesti perduti da offrire all'occhio interessato della contemporaneità”.

foto gruppo museo vestiti

Luca Barbini, presidente del gruppo Folcloristico di Castelraimondo, in un’intervista rilasciata a RadioC1inBlu, ha parlato dell’incontro tenutosi nell’ultimo fine settimana, che ha visto riunirsi alcuni membri del collegio scientifico che stanno programmando un riallestimento del Museo.

foto gruppo di lavoro

“Abbiamo nel collegio delle punte di Diamante - afferma Barbini - che stanno riprogettando un riallestimento del Museo a Castelraimondo che era ospitato al terzo piano del palazzo comunale e, dopo gli eventi sismici del 2016, è stato trasferito in altri locali che l'amministrazione comunale ha gentilmente concesso. Grazie anche a dei fondi del Ministero della Cultura, la commissione, che può vantare figure professionali come docenti dell'università di Perugia, della Sapienza di Roma e altri esperti del settore, hanno riproposto e riprogettato un nuovo allestimento che renderà il museo ancora più accogliente”.

foto copertina

Perché, abbiamo chiesto al professor Barbini, Castelraimondo è sede nazionale?

“L'idea è del collegio scientifico e della federazione che raggruppa i gruppi folkloristici in tutta Italia. Furono proposte due sedi, una a Genzano di Roma e l'altra a Castelraimondo. Quest’ultima è risultata la sede migliore grazie a dei locali molto accoglienti ed idonei allo scopo. Anche la sua posizione geografica, facilmente raggiungibile ha contribuito a scegliere Castelraimondo, oltre a delle località limitrofe famose per la produzione di stoffe particolari. Nelle nostre zone si produceva canapa, siamo vicini alla località Canepina, il cui toponimo svela la vocazione di quella terra. Matelica è famosa per la produzione dei pannilana la cui materia prima proveniva dai nostri paesi di montagna. Non dimentichiamo che si coltivava anche lo ”Scotano” per la lavorazione delle pelli. Un altro elemento certamente importante nella scelta di Castelraimondo è il gruppo folkloristico che esiste dagli anni trenta ed è il primo delle Marche”.

foto museo in tre


Nel comitato è presente anche un funzionario del Ministero della Cultura di Roma, la Dottoressa Cinzia Marchesini che da tempo si occupa anche dei gruppi folkloristici.

“In questo periodo di covid – ha dichiarato la Marchesini - è importante tornare sui territori e occuparsi di chi elabora crea e ricrea il patrimonio immateriale e antropologico. Il Ministero della Cultura attraverso l'Istituto centrale per il patrimonio immateriale, diretto dal professor Leandro Ventura, ha voluto in questo ultimo anno e mezzo elaborare un progetto dedicato al Museo del Costume Folcloristico e quindi siamo tornati per ricostruire, insieme alla scuola di specializzazione in beni demo-etno-antropologici della Sapienza di Roma, questo percorso di interesse e tutela per la valorizzazione dei patrimoni dei gruppi folkloristici, come quello di Castelraimondo, che da 90 anni continua ad avere creatività ed è un punto di socializzazione per tutto il territorio”.

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Il presidente del collegio scientifico della F.A.F.It. (Federazione delle Associazioni Folcloriche Italiane) e uno degli animatori del Museo Nazionale del Costume Folcloristico è il Prof. Daniele Parbuono, docente dell’università di Perugia: “Il museo nasce in realtà alcuni anni fa da un tentativo di sistematizzare in uno spazio e dal punto di vista scientifico teorico il ruolo dei gruppi folcloristici nella scena pubblica contemporanea. Un esperimento che è partito proprio a Castelraimondo dove, come saprete, è attivo uno dei gruppi folcloristici tra i più vecchi in Italia.

L’intento fu quello di realizzare un museo, non tanto delle tradizioni popolari, degli oggetti dei contadini della mezzadria, ma di costruire un museo proprio che riguardasse la scena del folclorismo, l'attività dei gruppi folcloristici. Il museo fu inaugurato presso la sede del Municipio di Castelraimondo, è stato aperto e attivo con visite di turisti e scolaresche fino al più recente terremoto, ma da quel momento, comincia un'altra storia (la salvaguardia del materiale contenuto nel museo, ndr). Questo è possibile solo se ci si mette tanta fatica e a Castelraimondo, grazie al presidente Luca Barbini, e a tanti suoi preziosi collaboratori, questo è diventato realtà. Abbiamo pensato di coinvolgere importanti istituti di cultura e di ricerca in Italia. Il Ministero per i beni e le attività culturali, in accordo con il comitato scientifico hanno deciso di coinvolgere due università italiane, l'Università degli Studi di Perugia e l'Università degli Studi di Roma La Sapienza, perché queste due università sono sede delle uniche due scuole di specializzazione in beni demo-etno-antropologici e sono stati realizzati bandi per l’affidamento di due borse di studio a dei giovani specializzati.

foto gruppo museo

Ci sarà anche la collaborazione di un terzo ateneo, Unicam avrà con noi una collaborazione per sviluppare la parte multimediale digitale del museo. Siamo in un momento di grande creatività e ci rivedremo dopo l'estate per l’operatività e qui rinascerà il nuovo museo che potrà essere inaugurato entro l’anno”.

M.S.

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Una festa e una tradizione mai interrotta. Domenica 4 luglio è stata celebrata la Festa della Madonna della Cona in occasione del 499° anniversario della Battaglia del Pian Perduto.
La chiesa più alta delle Marche, distrutta dal sisma del 2016 e "risorta" grazie alla generosità di tanti.
Una giornata particolarmente toccante ed emozionante per chi ha avuto la pazienza e la voglia di esserci e di pregare in uno dei luoghi più incatevoli dei monti Sibillini, difronte a scenari e panorami mozzafiato.
La Pro Loco di Castelsantangelo sul Nera, guidata dalla Presidente Angela Cesaretti, ha gestito l'evento in modo impeccabile.
La prima grande emozione è stata riservata all’arrivo della statua della Madonna della Còna, trasportata sino ai 1.500 metri dal Colonello dei Carabinieri Carmelo Grasso del Nucleo per il patrimonio culturale di Ancona che aveva recuperato l’opera d’arte dopo il crollo della chiesa a seguito del terremoto.

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Ancora emozioni forti all’arrivo della processione con le Confraternite di Castelluccio di Norcia e di Gualdo che hanno rievocato l’incontro e la pace della battaglia del Pian Perduto. Poi la celebrazione della Santa Messa, presieduta da Mons. Francesco Massara, Arcivescovo di Camerino e San Severino e Vescovo di Fabriano e Matelica che ha richiamato i valori della pace e dell'importanza di tutelare il territorio montano. L'arcivescovo ha auspicato che la statua della Madonna della Còna,venga portata nel museo diocesano di Camerino in attesa di riportarla, entro settembre, nel suo luogo originale. 


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La mattinata è proseguita con i saluti delle autorità presenti. Il Sindaco di Castelsantangelo sul Nera Mauro Falcucci ha posto l'accento sulla mozione, approvata all’unanimità in consiglio regionale Marche e ha auspicato, per il prossimo anno, in occasione dei 500 anni della Battaglia del Pian Perduto, l’elaborazione di una Carta della Madonna della Còna, a condizione che contenga una proposta legislativa per la rielaborazione della famosa legge n°97 del 1994.
Un legge per l'intera montagna italiana mai applicata per carenza di emanazione dei decreti legislativi attuativi.

Il Presidente della Provincia di Macerata Antonio Pettinari
ha sottolineato la bellezza e l’armonia dei paesaggi, l’impegno dell’ente per la viabilità e la solidarietà che ha consentito il restauro della chiesa.
Erano presenti e sono intervenuti anche il consigliere regionale Romano Carancini cha ha presentato la mozione in Consiglio regionale e il Presidente dell’Assemblea legislativa delle Marche Dino Latini, il quale ha condiviso l'intervento del primo cittadino Falcucci, che da sempre si è contraddistinto per la tutela e la salvaguardia della montagna.
Hanno partecipato all’evento anche il Presidente del Parco dei Monti Sibillini Andrea Spaterna, il Direttore generale del Cosmari Giuseppe Giampaoli, il Sindaco di Camerino Sandro Sborgia, il Presidente del Contram Stefano Belardinelli, il Consigliere comunale di Visso Filippo Sensi, la direttrice artistica di Macerata Opera Festival Barbara Minghetti.

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Molto nutrita la delegazione del CAI con il Presidente regionale Bruno Olivieri, il presidente della sezione di Macerata Marco Ceccarani, della sezione di San Severino Marche Marino Scattolini, della sezione di Camerino Giulio Tomassini. Alcuni soci sono giunti alla Madonna della Cona percorrendo alcuni sentieri tra i monti. Alla festa hanno anche partecipato i tecnici Luca Maria Cristini, Romualdo Mattioni e Fabio Facciaroni che stanno seguendo i lavori di restauro della chiesetta simbolo che unisce i Comuni di Castelsantangelo sul Nera e Castelluccio di Norcia, le province di Macerata e Perugia e quindi Marche e Umbria. L’intervento di ricostruzione, salvo imprevisti, dovrebbe terminare entro la metà di settembre.

Altra emozione forte, al termine della festa l’esecuzione dell’Ave Maria di Schubert che ha commosso tutti i presenti, del mezzosoprano Valeria Tornatore, accompagnata al piano da Cesarina Compagnoni a cura del Macerata Opera Festival.
Il progetto di restauro della Madonna della Còna è una iniziativa delle sezioni CAI di Macerata, San Severino Marche e Camerino, sostenuto dal Cosmari, dal Macerata Opera Festival oltre che da enti, aziende e tanti volontari.

M.S.


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La nuova veste dell'Università di Camerino: l’ateneo camerte ha svelato in conferenza stampa la nuova campagna di comunicazione che lo proietta verso il prossimo anno accademico, dopo un biennio difficile, contraddistinto dal Covid, e un quinquennio con gli strascichi del sisma.

Ma "non è una rinascita – ha detto il Rettore, Claudio Pettinari – perché l’Università di Camerino non è mai morta. Il luogo che abbiamo scelto per questa presentazione, questo giardino, è emblematico: sarà un rinascimento per l’ateneo". Il Rettore sottolinea l’importanza della nuova campagna di comunicazione, poiché "è quello il primo contatto che l’Università ha con l’esterno e la prima immagine che Unicam offre di sé. Nel video di presentazione e nei nostri slogan le parole ‘sicura’, ‘unica’, ‘libera’, ‘creativa’ e molte altre si uniscono a ‘mente’. Si creano avverbi, ma la scelta non è casuale: uniamo le parole alla mente, le utilizziamo per vivere, creare, crescere. La mascherina è stato un simbolo della pandemia, ma non ci ha tolto né le parole, né la possibilità di usare la mente".

"Gli studenti sono al centro della nostra attenzione" sottolinea ancora Pettinari. Una posizione suffragata dalla scelta di aumentare le borse di studio e di offrire un esonero sui contribuiti studenteschi del 40% dedicato alle matricole. Pettinari ha spiegato: “Implementiamo il numero delle borse di studio. Uno sforzo importante, che speriamo sia accompagnato dall'Erdis, che purtroppo non ci assiste come vorremmo ora che siamo fragili. Ma anche da soli ce la stiamo facendo. Continuiamo a offrire opportunità e aiuto ai nostri ragazzi. Sono loro il nostro futuro".

l.c. 
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La dodicesima edizione della Granfondo Terre dei Varano significa due graditi ritorni: quello della rassegna in sé che, a causa del Covid, lo scorso anno era stata annullata, e quello dell’arrivo nel centro storico della città di Camerino. La partenza è in programma per domenica 11 luglio al Sottocorte Village, mentre la linea del traguardo della gara ciclistica sarà posta proprio in Piazza Cavour, sotto alla targa che ricorda il trionfo di Michele Scarponi nell’arrivo camerte della Tirreno Adriatico di qualche anno fa.

Lo sport come veicolo di ripartenza dopo il Covid e dopo il sisma. Il sindaco di Camerino, Sandro Sborgia, ha voluto paragonare il tortuoso percorso di rinascita della sua città proprio a una gara in bicicletta, poiché “il percorso in salita che affronta un ciclista è faticoso, dispendioso, difficile, ma una volta terminato dona grande soddisfazione e la consapevolezza di aver compiuto un’impresa. La gara, giunta alla sua dodicesima edizione grazie alla sapiente organizzazione, è ormai un marchio di fabbrica del nostro territorio, capace di attrarre tanti appassionati. Il gesto agonistico che i corridori compiono - sottolinea Sborgia - si fonde così con il piacere di visitare le nostre splendide zone”.

Sandro Santacchi, presidente dell’Avis Frecce Azzurre di Camerino, nelle sue vesti di organizzatore, ha posto l’accento sul ritorno della Granfondo dopo un anno molto difficile, con il Coronavirus che “ci ha messo un po’ in disparte, ma siamo voluti fortemente tornare. L’anno scorso era tutto pronto, ma le condizioni non ci hanno permesso di partire. Siamo pronti: il numero di iscritti sta tornando a essere quello del pre-sisma, sono quasi mille. Questo a testimonianza della rilevanza che la manifestazione sta assumendo e della voglia che c’è di ricominciare”.

Poi Santacchi parla dei due percorsi, uno dedicato agli agonisti, con l’ascesa a Sassotetto - tra le più dure dell’Appennino e probante anche per i professionisti - , e l’altro per cicloamatori. Santacchi confessa che è questo secondo percorso quello più importante, perché “dà spazio ai panorami e agli spazi che il territorio camerte sa offrire: non sempre il ciclismo è ‘testa bassa e pancia a terra’ ma anche poter godere delle strade che si attraversano. A Camerino - conclude Sandro Santacchi - vale la pena anche immergersi nella natura e nell’ambiente che circondano il percorso”.

l.c.
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Sulle orme dei cappuccini per riappropriarsi della storia, riscoprendo nel contempo se stessi nella solitudine e nell'incontro. Ha scelto un luogo simbolo e una data emblematica, quella del 3 luglio, la presentazione del "Cammino dei Cappuccini" che, in un viaggio che cambia l'anima e la rasserena, si snoda per circa 400 chilometri, percorrendo da nord a sud delle Marche i sentieri calpestati dai primi cappuccini, avventurandosi tra antichi eremi e storici conventi dai quali essi diedero forma ad una vita nuova.
Proprio il 3 luglio del 1528 da Camerino ha visto la luce l'ordine che si sarebbe diffuso nei Paesi di tutto il mondo, portando ovunque il suo messaggio di pace e serenità illuminato dal donarsi alle persone, dall'affiancarsi al cammino degli uomini, in particolare dei più umili, per condividere con loro fatiche, gioie, dolori e speranze. Culla dell'ordine dei frati minori cappuccini la città di Camerino dove ha avuto luogo la presentazione del progetto, suggellato dal protocollo d'intesa firmato in mattinata tra l'ordine dei Frati minori Cappuccini, il Comune di Camerino e l'Unicam.
All'auditorium Benedetto XIII sono intervenuti il Governatore delle Marche Francesco Acquaroli, il Ministro generale dei Frati Minori Cappuccini Fra Roberto Genuin, il Ministro provinciale delle Marche Fra Sergio Lorenzini, il Presidente di Federtreck ed esperto Cammini del Ministero della cultura Paolo Piacentini. In rappresentanza del vescovo Mons. Massara impegnato in altra riunione e l'intera Arcidiocesi di Camerino San Severino Marche era presente il Vicario generale Mons. Mariano Blanchi. L'incontro è stato partecipato dal Card. Edoardo Menichelli, da diversi sindaci del territorio e rappresentanti di altri cammini. A fare gli onori di casa il Rettore dell'Università di Camerino Claudio Pettinari che ha moderato la serie di interventi. Il sindaco Sandro Sborgia ha ricordato come quell'ordine, nato circa 500 anni fa grazie a Caterina Cybo nella città di Camerino, abbia segnato la storia del Paese diventando simbolo di vicinanza ai deboli: "Ripercorrere e segnare queste vicende, serve a ravvivare  attenzione sul nostro passato e sull'immenso patrimonio che abbiamo e che dobbiamo trasmettere ai giovanii. Questo cammino consente  una riscoperta dei luoghi non solo come attrazione turistica ma anche come riavvicnamento dell'uomo a Dio". Tornando indietro nel tempo il rettore Pettinari ha fatto memoria dei due primi frati Ludovico e Raffaele che per dormire trovarono alloggio nel Palazzo ducale.
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Fra Roberto Genuin ha fatto cenno di alcuni tratti della figura dei cappuccini contraddistinta dall'ascolto umile, dalla vicinanza semplice e cordiale con tutti e dalla capacità di mettersi a servizio per restituire il bene ricevuto. I frati sono oggi presenti in poco più di 10mila unità ma sparsi in 110 Paesi di tutto il mondo nello svolgimento di una grande varietà di ministeri.in ognuno dei quali cercano e sono costantemente incarnati a crescere nella loro specifica identità. "Identità che tuttavia ha le sue origini proprio in questa terra marchigiana-- ha detto Genuin, sottolinenando che la rivisitazione del cammino dei Cappuccini diventa "un'occasione favorevolissima per riappropriarci della storia e dei tesori che queso territorio conserva. Farà comprendere anche la storia dei primi frati che hanno vissuto con audacia  la loro chiamata di consacrati, avviando una fraternità piuttosto imponente che ora abbraccia il mondo. L'augurio- ha concluso- è che la proposta del cammino dei cappuccini contribuisca a comprendere l'importanza e la fecondità che quei  luoghi e quella prima esperienza rivestono decisamente anche per questo nostro tempo; mentre dappertutto sembrano crescere sempre di più le divisioni e le lotte tra gli uomini e i popoli, mentre si radicalizza la chiusura in un egoismo individualista che rende tristi e il mondo offre, in maniera sempre più accanita, progetti non di vita ma di morte, questa proposta torni a dirci che è possibile una vita felice e degna, che possiamo tutti  riconoscerci fratelli, che Dio ama ciascuno e che la nostra vita acquisisce senso e dignità compiuta nell'accoglierci gli uni gli altri e nel servirci senza calcolo. È più bello, anche se più faticoso, camminare insieme tra noi e in compagnia di Dio, così da frati del popolo".
Preceduto dalla proiezione di un suggestivo video l'intervento di Fra Sergio Lorenzin che nei suoi primi giorni da Ministro provinciale, nell'aprile 2019 ha iniziato a pensare al progetto che prende vita dalla terra culla dell'ordine. Un'idea nata anche dalla passione personale per il camminare, dall'amore per il creato e dal desiderio di condividere con le persone qualcosa di semplice, sano e bello.
"Dopo due anni di lavoro intenso e grazie all'aiuto di tanti siamo arrivati alla sua presentazione. Insieme a tanti fratelli mi sono divertito a percorrere, a scoprire, tracciare e descrivere i 400 chilometri che ripercorrono tutti i luoghi dell'origine dei cappuccini, bellissimi eremi che custodiscono ancora i segni di una memoria e di una presenza. Arrivando in questi luoghi ognuno di noi può entrare dentro la storia". L'occasione del cammino dà dunque l'opportunità di scoprire, gustare e valorizzare questo tesoro tramandato nel tempo e nel contempo di aiutare proprio i territori dell'entroterra che ce lo hanno consegnato. Da Fossombrone ad  Ascoli Piceno  il cammino attraversa proprio tutta quella parte di territorio ferito dal terremoto." Insieme a tante altre inziative- ha detto fra Sergio- vogliamo credere che anche la nostra possa contribuire a riportare gente, visibilità, lavoro, economia, valorizzazione e, soprattutto speranza a tanta gente".
Articolato in 17 tappeil Cammino dei Cappuccini avrà bisogno ancora di qualche mese per l'ultimazione della segnaletica e l'organizzazione dell'accoglienza per cui, con tutta probabilità, una fruizione completa sarà possibile a settembre prossimo.
Dal momento di confronto della mattinata anche l'opportunità di una sinergia tra istituzioni religiose, regionali, comunali e dell'associazionismo: "Il camminare offre un modo di essere, di stare con le persone in maniera sana e sobria e se riusciamo a mettere insieme tutte le sinergie di questo territorio- ha concluso Lorenzini- forse riusciamo anche a  veicolare una cultura più umana, più attenta e rispettosa degli uomini e del creato.
È quello che ci auguriamo come frati cappuccini che- citando infine fra Caldino dei Promessi Sposi- siamo come il mare che riceve acqua da tutte le parti e la torna a distribuire a tutti i fiumi. Di bene ne abbiamo ricevuto tanto anche in questa esperienza e da tante persone. Tanta acqua è stata portata al nostro mare  e noi vorremmo adesso ridonarla ai tanti fiumi di questo territorio e di altrove, per irrigare di bene la nostra terra". 

c.c. 




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Un uomo è stato trasportato a Torrette in eliambulanza a seguito delle serie contusioni riportate nell'incidente che si è verificato all'alba nella frazione Villa San Filippo di Monte San Giusto,  Alla guida del proprio veicolo,proprio sulla strada che conduce al paese. l'uomo  ha improvvisamente perso il controllo del mezzo che è  finito fuoristrada nella scarpata. Soccorso dal personale sanitario del 118 intervenuto sul posto, considerata la gravità dei traumi riportati, l'uomo è stato poi trasportato a Torrette in eliambulanza. La dinamica del sinistro è al vaglio delle forze dell'ordine intervenute per i rilievi.
c.c.
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