Una visita gradita quella del poeta paesologo Franco Arminio che mercoledì scorso ha visitato la mostra "Terra Viva" a Villa di Montalto.
L'esposizione, inaugurata lo scorso anno nella frazione di Cessapalombo grazie all'idea di Stefano Ciocchetti e Matteo Vergari, continua ad avere successo e ha letteralmente affascinato il poeta che non si è tirato indietro nel dare suggerimenti ed opinioni per completare il progetto dei due giovani.
Quello della mostra, infatti, è stato solo un primo passo verso quella che presto diventerà una associazione con lo stesso nome dell'esposizione.
"Una sorpresa inaspettata - dice Stefano Ciocchetti sulla visita di Arminio - . Il poeta aveva già espresso la sua volontà di vedere la mostra e si è presentata l'occasione con la sua presenza a Sarnano così il giorno dopo ha visitato Montalto. L'esposizione gli è piaciuta molto e ci ha fornito diversi spunti per le evoluzioni future. Colpito dal paese e dal fatto che l'avessimo fatta noi giovani del posto.

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La sua attenzione - spiega Ciocchetti - è stata sempre rivolta ai paesi dell'Appennino che stanno scomparendo sia per lo spopolamento che per il sisma. Luoghi che sono la patria di tradizioni e storie importanti e hanno quindi bisogno di un nuovo umanesimo, di un ritorno alla vita semplice e alla montagna, a quella che un tempo era la vita dei nostri nonni".
Dopo questa soddisfazione Ciocchetti e Vergari sono quindi pronti a rimboccarsi le maniche e a lavorare per l'associazione e per nuovi progetti: "Le idee sono molte - conclude - poi continueremo a lavorare per il territorio e con le persone che credono in questi obiettivi e vogliono aiutarci".

GS

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Stefano Ciocchetti, Franco Arminio, Barbara Olmai, il sindaco Giuseppina Feliciotti, Matteo Vergari

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Dai paesi spopolati dell'Appennino, una risorsa di ripartenza dalla pandemia. Abbandonati e spesso isolati già da molto prima dell'emergenza sanitaria, i piccoli comuni dell'entroterra possono essere da insegnamento per la  rinascita dell'intero Paese. E' una convinzione che si rafforza quella del poeta e scrittore Franco Arminio, conosciuto con l'appellattivo che si è dato di 'paesologo'. Lui i picoli paesi li studia da anni ed è uno di quelli che hanno deciso di restarci, tanto da costruirvi una 'comunità pensosa' che combatte il dolore di chi ci vive. 
"Non sono il solo a pensarlo; per fortuna c'è tanta gente che abita l'Appennino e non dobbiamo mai dimenticarcene- afferma Franco Arminio-. Questo problema del contagio che assolutamente non finirà nei prossimi mesi e che ci porteremo avanti per un bel po', dà oggettivamente un vantaggio all'Appennino. Rende infatti queste terre meno pericolose e anche più attrattive dal punto di vista del turismo e delle residenze provvisorie. E' chiaro però che bisogna armare questi luoghi di servizi, affinchè  siano più appetibili agli occhi di chi abita nelle grandi città.
Grandi città- sottolinea lo scrittore. che vanno assolutamente ripensate e direi svuotate. Più ancora che in Germania o in America, in Italia esiste proprio un problema di spazi. Le città italiane non sono adatte ad ospitare tutte le persone che vi sono ospitate. E' dunque un problema lampante che incredibilmente in tutti questi anni abbiamo fatto finta di non vedere. Perchè rinascita vi sia- continua Arminio- è chiaro che chi abita l'Appennino debba abitare questa terra con più convinzione, con maggiore fiducia. Se vogliamo che arrivino altri da fuori, dall'Europa o da tutto il mondo, dobbiamo già noi abitare questi luoghi in modo più convinto. Il problema è spesso proprio quello degli appenninici, nel senso che chi abita questi paesi nutre spesso un senso di sfiducia, sentendosi quasi in colpa, come fossimo delle "rimanenze", persone incapaci di andarsene altrove e rimaste qui. Eppure  queste- evidenzia Arminio- non sono terre del passato, ma terre del futuro. Noi dobbiamo convincerci che abbiamo un patrimonio enorme di paesi, l'uno diverso dall'altro e che l'intero futuro dell'Italia e del mondo, passa dai paesi. Questo ce lo ha detto il virus e ce lo diranno anche gli anni a venire e gli stessi cambiamenti climatici che rendono i paesi dell'entroterra meno ataccabili rispetto alle coste che sono più a rischio. E' dunque assolutamente il momento di mettersi al lavoro per un grande Progetto Appennino che, da qui al 2060, possa riportare tanti italiani dove stavano, perchè l'Italia è nata sull'appennino. E' il sogno dell' italia che ancora non ho visto; anche se non lo vedrò io ma saranno i miei figli o i miei nipoti a vederlo- conclude Arminio- vorrei che l'Italia un giorno tornasse  dove è nata. Piero della Francesca, Dante o Leonardo, non stavano nella pianura padana o in altre pianure della penisola; stavano sull'appennino. Tutta la cultura, tutta l'arte è nata sull'appennino e questo non dobbiamo mai dimenticarlo".
Di questi ed altri argomenti lo scrittore e poeta 'paesologo' tornerà a trattare già giovedì 23 aprile nel collegamento in diretta  in videoconferenza all'Università di Camerino, insieme al rettore Claudio Pettinari e altri illustri ospiti. Titolo dell'incontro: "Opinioni per Unicam, tra scienza esentimento".
Di spessore e grande interesse gli altri eventi che hanno già visto a Camerino lo scrittore e poeta; il più recente  quello del giugno dello scorso anno in occasione della prima edizione dell'UniCamFest che si svolse in tre giornate con numerose prestigiose presenze. 
C.C.

Sotto,Franco Arminio e Brunori Sas al'UniCamFest 2019 
Brunori Sas sul palco con Franco Arminio
Poesia e passione civile insieme, per lavorare e immaginare un Futuro sul territorio. E' lo spiraglio che lo scrittore poeta e paesologo Franco Arminio, ha inteso offrire con le tre giornate di eventi di UniCamFest. E' una carica innovativa quella che muove l'intenso festival paesologico che, con ospite finale Brunori Sas si concluderà domani pomeriggio nell'Agorà del Campus di Unicam.  Filo conduttore sono le storie incrociate, spazi di dialogo e confronto, in un continuo intersecarsi di esperienze condivise tra ospiti e comunità.
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Rotto il silenzio del centro storico dalla giornata inaugurale, animata da artisti, poeti, musicisti e danzatori, ci si è trasferiti nella sala del rettorato per una conversazione sull'Italia interna guidata dalll'economista e politico Fabrizio Barca, il cui nome è legato all' aver dato impulso alla Strategia Nazionale delle Aree interne, quando era  Ministro per la Coesione Territoriale del governo Monti.  Strategia che, sostenuta sia da fondi europei che nazionali, mira a contrastare  il declino demografico che caratterizza le aree più lontane dai servizi di base. Un'occasione di cambiamento che necessita di tecnostrutture territoriali e di movimenti, intesi come portatori di positivo fermento propulsivo.
E' così che dopo l'introduzione poetica affidata ai pensieri dedicati a Camerino, seguita da un liberatorio canto corale stimolato dallo stesso paesologo, la gremita platea si è fermata a riflettere sul senso dell'abbandono e, sul da farsi per immaginare una via alternativa. Uno stimolo urgente a vincere la rassegnazione; il rischio concreto è che prevalga la sfiducia e che "mentre lavoriamo per fare una sceneggiatura, il film non abbia mai inizio". Morale della favola, una volta rifatte le case, potremmo aver ricostruito un bel contenitore, ma vuoto di anime.
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Ricchissimo dunque il dibattito instauratosi nell'arco di circa due ore, grazie agli interventi del Rettore di Unicam prof. Claudio Pettinari, Franco Arminio e l'ex Ministro Fabrizio Barca.
" Utopia e scrupolo le due parole che sono uscite fuori chiaramente- ha detto il prof. Fabrizio Barca-. Utopia significa che senza una visione non si va avanti e finora, ad andare  avanti sono sate solo quelle aree progetto interne che hanno osato guardare lungo sui 30 anni e non sommando progetti. Ci sono pezzi del territorio italiano dove stanno succedendo buone cose che riguardano la scuola, la salute, l'agricoltura. Sta dunque andando avanti chi ha guardato a utopia, ma poi anche a scrupolo, nel senso di tecnica e capacità di progettare e quindi alle tecnostrutture. Ce la stanno facendo quelle aree le cui Regioni hanno investito in tecnostrutture. Di contro, molti comuni importanti delle aree interne presentano forti debolezze, faticano ad avere un segretario comunale che magari si trovano a dover dividere con altri. Avere una tecnostruttura vuol dire che dopo che hai avuto una visione devi sapere fare l'appalto e scriverlo anche bene disegnando il progetto. Sfruttare bene queste due parole chiave è fondamentale e guardando l'Italia dall'alto del Piemonte fino alle Madonìè è interessante vedereche i territori che appunto ce la stanno facendo, sono quelli che hanno visione e scrupolo. Quello di Camerino è un territorio che aveva iniziato a lavorare bene da prima del sisma. Una catastrofe come il terremoto non ci voleva ma, per questi territori che sono bloccati, oggi occorre una fase di ripensamento e di scongelamento perchè c'è un  pezzo grosso di cittadinanza che sta congelata nel senso che non crede più che si possa cambiare  e dunque, si accontenta di poco, non alza la voce e non scommette. Il territorio di Camerino era su una strada- conclude Barca- Il terremoto ha sconvolto questo ma la preswenza di un centro importantissimo che è l'Università, specie in una situazione di questo tipo può rappresentare un forte centro di propulsione, ovviamente in sensibile collegamento con le organizzazioni centrali. Oggi abbiamo bisogno che le aree interne tornino ad avere un forte coordinamento nazionale che in questo momento non c'è". 
L'Italia profonda sarà in serata il tema della conversazione tra Franco Arminio e lil cantautore e scrittore  Giovanni Lindo Ferretti,  noto per aver fatto parte come cantante e paroliere della  band CCCP - Fedeli alla Linea, poi reincarnatisi nelle successive  formazioni CSI e PGR 
" Il futuro è cominciare a mischiare le terre - ha detto Arminio- Bisogna cominciare a stare più vicini, per pensarle in un modo nuovo. Se siamo onesti e coraggiosi, attenti alle cose prossime e a quello che accade nei luoghi, facciamo "terapia dei luoghi". Curando i luoghi, i luoghi ci curano.  E' bello cominciare a farlo da Camerino,che con la sua Università può essere un luogo di pensiero e un laboratorio di nuovo umanesimo".
C.C.

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