In occasione del Dantedì che, quest'anno, coincide anche con la celebrazione dei 700 anni dalla morte del sommo poeta, sono tanti i modi in cui in tutta Italia viene ripercorso il viaggio del padre della lingua italiana nell'Al di là e lungo lo stivale.
Un viaggio che ogni regione tenta di collegare alle sue terre come da anni Luca Di Dio, docente di materie letterarie all’Istituto Comprensivo Mattei di Matelica e autore di diverse pubblicazioni, fa per le Marche. Così, cercando il legame di Dante con Camerino, abbiamo trovato innanzitutto il legame del professore matelicese con la città ducale, tanto che nel 2005 Di Dio realizzò un cd interattivo con i luoghi danteschi marchigiani, promosso dalla società camerte Dante Alighieri.

Un racconto frizzante quello che il docente espone ai microfoni di Radio C1...inBlu dove lui stesso, tanti anni fa, aveva mosso i primi passi legati al giornalismo.
Un racconto che non può che partire dalla città ducale per poi toccare altri centri marchigiani: "I legami di Camerino con Dante sono evidentemente abbastanza stretti - dice - . In maniera simpatica non si può non citàre il poema "Dalla terra al cielo" pubblicato nel 1974 da un centro di ricerche metafisiche della città. Particolare perchè è un poema scritto in endecasillabi e in rima incatenata, presentato come dettato da una entità che si è presentata come Dante Alighieri all'interno di sedute mediane. Nella biblioteca Valentiniana - aggiunge - c'è un frammento del codice contenente il Trattatello in laude di Dante di Giovanni Boccaccio, utilizzato dal notaio Bocci di Camerino come coperta di riuso di un volume di atti del 1600-1601.
E poi la Società Danti Alighieri, una delle più antiche, fondata da Giacomo Venezian, docente universitario a Macerata e Camerino che, in accordo con l'allora ministro della Pubblica istruzione Giosuè Carducci, fondò questa realtà che ha una grande rilevanza anche oggi".

Ma Dante conosceva così bene questa regione al plurale che la definisce integralmente nel V canto del Purgatorio, parlando con Jacopo del Cassero: "Dante - dice Di Dio - fornisce una delle più belle definizioni del nostro territorio "Quel paese / che siede tra Romagna e quel di Carlo", dimostrando di conoscere molto bene i nostri confini.
Tornando poi nello specifico delle città e dei paesi citati direttamente ed indirettamente troviamo Gradara per il tratto di Paolo e Francesca, Urbino, Focara, Fano,  Urbisaglia, Senigallia e Ancona, il monte Catria, ma anche Loreto, citando la casa Mariana in un verso sottolineato da Monaldo Leopardi, padre di Giacomo".

Le riflessioni che emergono dall'analisi di Luca Di Dio sono davvero tante e non solo collegate alle Marche, ma anche e soprattutto agli spunti che il padre della lingua e della cultura italiana fornisce in un momento difficile come quello dell'emergenza sanitaria che potrebbe essere paragonato alla "selva oscura".

"Noi celebriamo il padre della lingua italiana - dice - , speriamo che in questo periodo di parità di genere (tema molto importante) nessuno senta il bisogno di cercare la madre della lingua italiana. Perchè è importante chiarire che nella figura del padre noi non celebriamo sì un uomo, ma come persona che ci apre la strada. Credo che Dante sia padre e madre allo stesso tempo, colui che rappresenta il nostro riferimento per la lingua, ma anche per la nostra cultura. Celebrarlo è un modo per andare, in questo periodo, a restringerci su ciò che abbiamo di più caro, ciò che ci aiuta veramente a uscire fuori dalla selva oscura, come un padre che accompagna il figlio perchè ha già fatto quella strada. Ci invita a fare il viaggio con lui, ma ci invita a farlo non solo per uscire dall'inferno: l'augurio è che Dante ci porti fino a godere dell'Amor che move il sole e l'altre stelle. Questo è il messaggio importante: che tutti, oltre ad uscire dalla selva oscura, possiamo alzare lo sguardo difronte a questo amore".

Giulia Sancricca


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