A partire dal prossimo fine settimana e fino a domenica 9 ottobre, a Camerino riapre i battenti l’edificio “Venanzina Pennesi” per offrire ai turisti la possibilità di ammirare i capolavori del territorio conservati in tali spazi, che rappresentano la sede provvisoria della Pinacoteca e Musei civici e del museo arcidiocesano di Camerino.

“Nonostante le difficoltà di questi tempi – spiega l’assessore alla cultura Antonella Nalli – la nostra amministrazione guarda al futuro puntando sull’immenso patrimonio artistico e culturale di cui disponiamo. La riapertura del “Venanzina Pennesi” darà l’occasione di rivedere l’Annunciazione di Giovanni Angelo d'Antonio, capolavoro del rinascimento camerte, ed eccezionalmente si potrà ammirare, restaurato, il San Giovanni Battista nel deserto di Valentin de Boulogne, proveniente dalla Collegiata di Apiro, di ritorno dalla mostra di Villa Mondragone  e la Crocifissione tra i dolenti e il committente frate Benedetto d’Ansovino del Maestro della Crocifissione di Sant’Angelo, opera del 1430 proveniente appunto dalla demolita chiesa camerte di Sant’Angelo. Quindi - prosegue l'assessore Nalli- la possibilità di visitare il “Venanzina Pennesi” va ad ampliare l’offerta turistica e culturale già programmata e realizzata anche grazie alla partecipazione delle tante associazioni di Camerino. Un ringraziamento particolare rivolgo a Mons. Francesco Massara e a don Marco Gentilucci, per la sempre preziosa collaborazione”.

“L’apertura anche quest’anno dell’edificio “Venanzina Pennesi” – commenta con soddisfazione la curatrice delle collezioni civiche e direttrice del Museo arcidiocesano Barbara Mastrocola – è la dimostrazione evidente di come il patrimonio culturale camerte sia ricco e sorprendente. Abbiamo fatto in modo che questo luogo potesse parlare ancora oggi, nel 2022, con l’esposizione di alcune opere che erano conservate nei depositi”.

Nelle giornate di venerdì, sabato, domenica e festivi, il "Venanzina Pennesi" è aperto il mattino dalle ore 10 alle 13 e il pomeriggio dalle 16 alle 19

Per informazioni:  0737 630400

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"Abbiamo inaugurato il primo salotto della bellezza della città di Camerino". Con queste parole l'arcivescovo Francesco Massara ha definito l'inaugurazione dello spazio espositivo che ospita, nell'edificio Venanzina Pennesi, alcune delle opere d'arte recuperate dopo il terremoto, precedentemente presenti nei musei civici e diocesani della città e nelle chiese del territorio diocesano. Uno spazio espositivo realizzato grazie alla collaborazione tra amministrazione comunale e arcidiocesi che, insieme all'università, stanno lavorando in sinergia per la rinascita di Camerino.

"Una prima scommessa vinta - l'ha definita l'assessore alla cultura Giovanna Sartori - l'inaugurazione di questa sede temporanea dei musei civici e diocesani. Uno spazio molto bello, con un allestimento curatissimo all'interno del quale i visitatori potranno godere delle bellezze infinite dell'arte, della pittura e della scultura camerte".

"Camerino è città dedicata alla cultura, alla scienza, all'arte - così il rettore di Unicam Claudio Pettinari - Solamente con tali grandi opere, come quelle esposte in questa sede, si possono allestire musei di grandissima importanza. Opere importanti, che hanno fatto la storia e che ci fanno commuovere al pensiero di quello che era la nostra città prima del sisma. Una struttura che sarà fondamentale per far ripartire il turismo in questo nostro territorio".

"Una giornata davvero importante - dichiara Barbara Mastrocola, direttrice dei musei civici e diocesani - Grazie ad un finanziamento regionale, alla sinergia tra comune e arcidiocesi e all'interessamento della sovrintendenza siamo riusciti ad allestire in maniera funzionale e più decorosa questa esposizione dove si possono ammirare 35 opere provenienti non solo dalle collezioni civiche e diocesane, ma anche da alcune chiese terremotate del territorio e che danno il senso di quella che è la nostra identità atrraverso la scuola pittorica camerte".

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f.u.
"Il momento dei ritorni". È stato definito così, dalla direttrice dei Musei civici e diocesani di Camerino, Barbara Mastrocola, questo periodo caratterizzato dal "ritorno a casa" delle opere d'arte appartenenti alla città ducale.
Dopo la "Giulia da Varano" del Dosso Dossi tornata nel 2019, questa mattina i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale hanno restituito alla Fondazione Ma.So.Si.Ba dell'Arcidiocesi di Camerino il dipinto di scuola veneta del XVI secolo che rafigura "Diana e Atteone", trafugato nel 1981.

Un'importante opera pittorica che era custodita nel Castello di Lanciano di Castelraimondo e che è stata recuperata non appena comparsa sul mercato antiquariale, quando stava per essere battuta in vendita da una casa d'aste lombarda.

"Quando un'opera viene rubata molti anni prima, come in questo caso - ha detto il comandante provinciale dei carabinieri, Nicola Candido - è difficile risalire a tutti i passaggi che l'hanno portata alla casa d'asta, soprattutto perchè ci sono dei casi in cui le opere sono accompagnate da documentazioni che possono facilmente trarre in inganno gli acquirenti. In questo caso è stato molto importante il lavoro della sezione Antiquariato dell'Arma perchè il quadro era stato inserito nella banca dati delle opere da ricercare".

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Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano e condotte da militari della Sezione Antiquariato del Reparto Operativo TPC, hanno consentito di identificare il mandatario a vendere dell'opera. È stata così ricostruita la catena dei vari passaggi di mano del bene, fino a giungere a un noto faccendiere di settore, che ha tentato di mascherare la provenienza del dipinto, dichiarando di averlo acquistato da una persona deceduta anni addietro, con l'intento di vanificare le indagini.

Il ringraziamento ai militari dell'Arma è unanime, come sottolineano il presidente della Fondazione Ma.So.Gi.Ba, Luigi Tapanelli, e l'arcivescovo Francesco Massara.
"Un segno importante di ripartenza per il nostro territorio - ha detto Tapanelli - che in questo momento sta attraversando diverse difficoltà per varie ragioni; ci dà speranza per il futuro".

"Grazie ai carabinieri - ha ribadito Massara - è stato possibile recuperare questa opera d'arte e restituirla alla sua comunità. È un bel segno di gioia e speranza per il futuro, così come lo è l'impegno dei carabinieri che sono sempre al servizio delle comunità, in particolare quelle colpite dal sisma".

L'arte come volano di una terra ferita è ciò che il sindaco Sandro Sborgia ha voluto evidenziare, soprattutto appellandosi agli enti sovracomunali affinchè i centri dell'entroterra vengano valorizzati per le loro peculiarità: "Questo nuovo ritorno - ha detto - testimonia quanto sia importante il patrimonio culturale e artistico della nostra città. È un rinnovato invito agli amanti dell'arte a riscoprire quanto questa terra ha di bello da offrire. Ma è anche un richiamo alla politica in generale, perchè finalmente ponga lo sguardo alle aree interne della regione e metta a disposizione ogni sforzo possibile per valorizzare questi territori. Credo che, se avessimo la piena consapevolezza delle risorse di questa area spesso marginalizzata e anche poco apprezzata, ne trarrebbe beneficio l'intera regione. Superiamo le ristrettezze di vedute - ha chiesto il sindaco - e pensiamo che i luoghi che oggi vivono una doppia emergenza hanno una grande opportunità di rinascita attraverso la valorizzazione delle opere d'arte. Se ci fosse un impegno condiviso e consapevole sarebbe un bene per tutta la nostra comunità".
Il messaggio del rientro dell'opera è, quindi, duplice: non solo culturale e artistico, ma anche e soprattutto sociale.

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La direttrice dei Musei civici e diocesani di Camerino Barbara Mastrocola

"L'opera - spiega Barbara Mastrocola - sembra in buono stato conservativo, anche se probabilmente avrà bisogno di qualche restauro. L'iconografia è molto vicina a quella che ha rappresentato Tiziano nello stesso soggetto quindi è probabile che sia del tardo Manierismo. Al di là del valore storico-artistico che potranno approfondire gli esperti, l'importanza per noi è appunto quella del rientro a casa. Fa parte di un nucleo di dipinti rubati negli anni '80, uno era stato già ritrovato nel 2009 e questo è il secondo delle 17 opere trafugate. È importante, in questo momento difficile, ritrovare un legame con il dipinto perduto, serve a rafforzare il nostro senso di comunità.
Per l'esposizione - conclude - stiamo sistemando il deposito 'Venanzina Pennesi' e tra circa un mese il quadro sarà esposto e quindi fruibile al pubblico".

Giulia Sancricca















“Il 2021, nonostante le difficoltà dei nostri territori legate al sisma ed alla pandemia rappresenta l’anno dei ritorni”. Commenta così, la direttrice dei musei civici e diocesani di Camerino, Barbara Mastrocola, il ritorno di un’opera d’arte che presto sarà di nuovo custodita nel deposito dell’Arcidiocesi.

Il dipinto olio su tela, raffigurante “Diana e Atteone” e attribuito alla scuola veneta del XVI secolo era stato trafugato nella notte del 1 dicembre 1981 dal Castello di Lanciano di Castelraimondo della Fondazione Ma.So.Gi.Ba. di Camerino. L’allora direttore della Fondazione, Don Mario Cardona, lo riconobbe il 3 febbraio di dodici anni fa alla Stazione carabinieri di Camerino.

Dopo un’istanza di dissequestro, l’opera è tornata in un deposito dell’Arcidiocesi, con la Fondazione che se ne è assunta la custodia. “Finalmente, dopo tanti anni, ritorna la tela che raffigura Diana e Atteone – spiega Barbara Mastrocola - . Fondamentale è stato l’impegno del Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Un dipinto attribuito alla scuola veneta che presto sarà depositato in uno spazio reso fruibile intorno alla metà di maggio: tutti potranno tornare a vederlo. È una tela che appartiene al Castello di Lanciano che attualmente è inagibile. La tela fu rubata il 1 dicembre del 1981 e questo è il secondo ritorno di opere trafugate negli anni ottanta: ricordiamo anche il quadro di Giulia da Varano, tornato a Camerino nel 2019 dopo un furto alla pinacoteca civica circa 40 anni fa. In questi anni così difficili possiamo almeno rallegrarci per il ritorno delle opere d’arte”.

Lorenzo Cervigni

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