Ancora un incidente sul lavoro, un’altra vita spezzata. Un ragazzo di ventisei anni, un nigeriano residente a Macerata, è morto intorno alle 9 di questa mattina a Tolentino mentre lavorava in una ditta di infissi del luogo. Stando alle prime ricostruzioni il carico di un muletto è scivolato, schiacciandolo. Immediata la chiamata ai soccorsi che, nonostante i tentativi, non sono riusciti a salvargli la vita. Sono intervenuti sul posto i sanitari del 118, i vigili del fuoco e i carabinieri della compagnia di Tolentino.

Si tratta dell’ennesimo episodio in provincia: proprio tre mesi fa, il 22 giugno, Grimaldo Palomino Loayza, peruviano di 54 anni, ha perso la vita cadendo da 15 metri in una ditta per la produzione di concimi a San Severino Marche. Quest’estate un giovane di Urbisaglia, operaio di una fonderia, aveva riportato gravissime ferite ad un braccio a causa di un altro incidente sul lavoro.

l.c.
I lavoratori di Elica dicono sì all’ipotesi di accordo tra la proprietà, le sigle sindacali dei metalmeccanici e le Rsu di stabilimento. Hanno votato in 469 lavoratori, dei quali 426 si sono detti favorevoli. Soddisfazione dalle segreterie della Fim, Fiom e Uilm, che ora auspicano un futuro sul territorio per l’azienda leader nelle cappe aspiranti. I dipendenti della ditta fabrianese erano chiamati a esprimersi sull’intesa siglata al Mise la scorsa settimana, accordo che ha rovesciato le ipotesi dei massicci tagli al personale sorte negli scorsi mesi. Da 409 a nessun licenziamento, con il numero degli esuberi più che dimezzato: saranno solo 150 quelli da gestire in una fase comunque delicata per l’azienda.

Nel dettaglio l’accordo prevede l’attivazione del contratto di solidarietà e il mantenimento del posto di lavoro per tutti i dipendenti. Dal prossimo marzo si entrerà in regime di cassa integrazione, a rotazione fino a un massimo di 36 mesi, e saranno attivati gli incentivi per l’esodo volontario fino a 75mila euro. Previsto anche un supporto alla ricollocazione dei lavoratori presso i fornitori e il servizio di consulenza per il ricollocamento in nuove attività. Lo stabilimento di Castelfidardo, addetto alla componentistica dei motori, potrebbe riassorbire una parte del personale in sovrannumero a Cerreto d’Esi – dipartimento comunque destinato alla chiusura, i dipendenti saranno trasferiti a Mergo – e Mergo, appunto, per il quale si ipotizza addirittura il rientro dalla Polonia di alcuni comparti produttivi di alta gamma, fino a 200mila unità di prodotto. Un percorso inverso rispetto a quello, drammatico, che sembrava dover coinvolgere gli stabilimenti dell’alto anconetano.

Per il prossimo biennio, sono inoltre previsti investimenti per 7 milioni e mezzo di euro in prodotti e processi, oltre a percorsi formativi necessari alle nuove tipologie di produzione e alla mobilità tra reparti per garantire lavoro a tutte le persone che resteranno in Elica. Nel sito che ospitava il dipartimento di Cerreto d’Esi è previsto un piano di reindustrializzazione, che potrebbe offrire nuove opportunità occupazionali all’entroterra fabrianese.

l.c.
Contrariamente a quanto si possa pensare, il caporalato e lo sfruttamento del lavoro sono fenomeni molto più vicini di quanto si pensi. Situazioni in cui gli operai, in condizione di assoluto bisogno di lavoro, si ritrovano privi di tutela sono state riscontrate anche in provincia di Macerata.

Il Nucleo ispettorato del lavoro dei Carabinieri di Macerata infatti, nell’ambito delle sue attività sul territorio, ha riscontrato diverse irregolarità in una delle aziende controllate. Violazioni che riguardano i rapporti di lavoro che questa impresa intratteneva con cittadini stranieri: gli scenari sono quelli di una mancata retribuzione congrua alle mansioni svolte e quelli sulla violazione delle norme di sicurezza.

L’azienda, con sede legale a Tolentino, non aveva sottoposto i propri lavoratori alle visite mediche preventive, né ad adeguata formazione. I militari hanno riscontrato modalità assimilabili a quelle appunto del caporalato: operai che, in assoluto bisogno di lavoro e in condizioni di clandestinità, vedevano assottigliarsi notevolmente, se non annullarsi, il loro potere contrattuale.

Oltre a questo, gli stessi lavoratori erano stati alloggiati in un immobile a Macerata, le cui condizioni di degrado e sono state accertate ancora dai Carabinieri e dalla Polizia Locale del capoluogo.

L’Autorità Giudiziaria, piuttosto che chiudere l’azienda, ha preferito nominare un amministratore giudiziario, in modo da salvaguardare l’occupazione dei lavoratori coinvolti e garantendo la continuazione delle loro attività.

l.c.
In mattinata, in un cantiere a Camerino, un uomo è caduto da un'altezza di circa tre metri. La dinamica non è chiara, ma si è reso necessario l'intervento dei sanitari e dell'eliambulanza, che ha prontamente trasferito l'uomo a Torrette. Stando alle prime ricostruzioni l'uomo non sarebbe in pericolo di vita.

Servizio in aggiornamento.


La pandemia ha inciso fortemente sul mondo del lavoro e sulle modalità di svolgimento. Donne, autonomi e giovani. Sono queste le categorie che stanno pagando di più la crisi economica. Nelle Marche nel 2020 si sono persi 14mila posti di lavoro.

A Daniela Barbaresi, Segretaria Generale Cgil Marche, abbiamo chiesto verso quali settori produttivi poter puntare nell’immediato futuro. “Abbiamo bisogno di creare le condizioni per ripensare il nuovo modello di sviluppo che accompagni verso la transizione ecologica innanzi tutto e l’innovazione sul fronte della digitalizzazione. Questi i due principali perni. Dobbiamo lavorare perché il sistema delle imprese sia messo nelle condizioni di affrontare queste due grandi transizioni.

Poi l’altro aspetto fondamentale che va di pari passo è creare le condizioni di maggiore sostenibilità non solo economica, non solo ecologica ma anche sociale, quindi potenziare il sistema del welfare che negli anni è stato fortemente penalizzato. La sanità in questi anni ha visto tagli molto importanti che hanno fortemente messo in crisi il sistema sanitario e oggi la pandemia ci ha fatto riscoprire il valore del sistema sanitario pubblico, garanzia per tutti.Quando parlo di welfare intendo servizi per tutte le fasce della popolazione a partire da quelle più fragili e più deboli, pensiamo agli anziani ai non autosufficienti.Pensiamo anche ai primi anni di vita.

Occorre costruire una rete di servizi per l’infanzia, asili nido, educativi in generale che garantiscano innanzitutto i diritti all’educazione e alla socialità fin dai primi anni di vita, che mettano in condizione le famiglie di lavorare con la garanzia che in qualche modo c’è chi sostiene l’educazione dei figli e la cura dei bambini.” Questi servizi debbono essere rimodulati anche perché le forme del lavoro sono diverse, specie nell’ultimo anno.

Lo smart working ha cambiato sostanzialmente la modalità dell’impegno dei lavoratori. “Chiediamo innanzitutto che si possano definire regole certe per lo smart working che è stato una grande opportunità soprattutto nella parte del lockdown ma porta con sé anche dei rischi. Non dobbiamo correre il rischio che questa modalità di lavoro possa tradursi in isolamento dei lavoratori e delle lavoratrici senza contare il rischio di caricarli del doppio peso del lavoro, compreso quello di cura, soprattutto per le lavoratrici.

Dovrebbe essere lavoro agile, in realtà quello che abbiamo conosciuto in questi mesi è stato semplicemente un lavoro fatto da casa in condizioni spesso molto difficili. Alcuni lavoratori e lavoratrici in contemporanea al lavoro avevano i figli in didattica a distanza, magari in abitazioni non sempre dotate delle necessarie tecnologie della rete e soprattutto non sempre tutti hanno gli spazi adeguati per poter coniugare queste due esigenze. Quindi va ripensato.

È fondamentale che ci siano innanzitutto i contratti nazionali di lavoro che ne definiscano diritti e tutele a partire dal diritto alla disconnessione, per garantire alle persone la possibilità di svolgere il normale orario di lavoro e non oltre, contemporaneamente però servono anche interventi normativi più complessivi.” 

Barbara Olmai
Per un dipendente che rifiuta di vaccinarsi contro il Covid-19 si può arrivare al licenziamento. Lo ha sostenuto il professor Pietro Ichino, giurista esperto in diritto del lavoro, che cita l’articolo 2087 del Codice Civile, secondo il quale un datore di lavoro ha l’obbligo di predisporre e adottare tutte le misure suggerite dalla scienza per garantire la sicurezza, la salute e il benessere di chi opera in un’azienda. Una questione che però tira in ballo la Costituzione, che in materia di trattamenti sanitari obbligatori stabilisce che nessuno può esservi sottoposto se non per legge. Se la volontarietà resta, resterebbe legittima la scelta: per Daniela Barbaresi, Segretaria Generale CGIL Marche, è fondamentale proseguire sulla strada della volontarietà del trattamento e quindi agire sul piano dell’informazione, facendo in modo che sia il più permeante e completa possibile.

“È fondamentale continuare a garantire la libertà di scelta delle persone – afferma la Segretaria – , nella piena consapevolezza però dell'importanza di vaccinarsi: sono fermamente convinta dell'importanza della vaccinazione, e trovo anche molto pericoloso quello che è successo, con gli attacchi all'infermiera romana che è stata vaccinata per prima. Bisogna fare tutto il possibile per debellare questo virus, lo strumento è il vaccino e dobbiamo poterlo utilizzare, a partire dai lavoratori e le lavoratrici più esposti al rischio di contrarre il virus, ovvero gli operatori della sanità, del sociale e dei servizi socio-assistenziali. Io credo che le dichiarazioni di Ichino siano più provocatorie che altro e non credo che il problema possa porsi: sono convinta che saranno tantissimi i lavoratori che decideranno di vaccinarsi, quello che ci risulta infatti è una forte richiesta, di tutte le categorie, di poter partecipare il più presto possibile alla vaccinazione. Questo è anche un appello che voglio fare alle istituzioni: garantire il massimo delle informazioni per mettere nelle condizioni le persone di accedere ai vaccini con consapevolezza con tranquillità”.

l.c.
“Le persone sono stanche di questa situazione e vorrebbero venirne fuori. Bisogna riaprire: anche se qualcuno morirà, pazienza”.

Queste le parole che Domenico Guzzini, presidente di Confindustria Macerata, ha pronunciato nel corso del Forum Made for Italy, dedicato alla moda. Parole che hanno scatenato la reazione stizzita di molti, in particolare delle associazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, che in una nota hanno severamente condannato il presidente: “Sono parole inammissibili quelle espresse da Domenico Guzzini, durante l'evento in streaming – si legge nel comunicato firmato da Taddei, Gravina e Broglia – inaccettabili da chiunque ma se dette dal presidente di Confindustria di Macerata, assumono un aspetto ancor più terrificante perché pronunciate in un contesto pubblico e alla presenza del Presidente della Regione, Francesco Acquaroli e Sandro Parcaroli, sindaco di Macerata. La naturalezza con cui ha proferito questa mostruosità fa nascere il sospetto che questo pensiero sia, in certi ambienti, comune e condiviso e sveli la vera natura delle logiche che muovono certa imprenditoria”.

I sindacati parlano di “mancanza di umanità e di rispetto” per le vittime del Coronavirus, concludendo “La tutela della salute e della sicurezza è l'esigenza primaria sia per lavoratori che per cittadini, garantirne la massima attuazione dentro e fuori i luoghi di lavoro, dovrebbe essere una priorità per tutti”.

Guzzini nella mattinata di oggi si è scusato per quanto affermato, sostenendo come il suo pensiero sia distante dalle parole pronunciate ieri: “Sinceramente chiedo scusa a tutti ed in particolare alle famiglie toccate dal dramma del COVID, per la frase che ho pronunciato ieri nel corso del Forum Made For Italy. Ho sbagliato nei contenuti e nei modi. Parlavo della vita aziendale e delle prospettive del lavoro e invece, preso dalla discussione ho fatto un’affermazione sbagliata, che non raffigura il mio pensiero né tanto meno quello dell’Associazione che rappresento. Sono molto addolorato per la dichiarazione che, quando ho riascoltato ho realizzato quanto fosse grave e distante da ciò che penso. Cioè che il bene più importante della vita di ognuno di noi siano la salute e la famiglia.”
Chiarimenti sulle posizioni lavorative del personale precario assunto nell’immediato post sisma: questa la richiesta di Cisl Fp Marche. Quale destino per questi lavoratori, a rischio disoccupazione al termine della ricostruzione? Il sindacato ha interpellato tutte le istituzioni, dal Commissario alla Ricostruzione ai sindaci, passando per il Presidente del Consiglio dei Ministri.

Ne ha parlato Alessandro Moretti, referente a Macerata per Cisl Fp Marche: “Entro il 12 novembre scorso gli Enti interessati hanno potuto valutare se  inviare la richiesta di accesso al contributo per la stabilizzazione del personale precario assunto nel post sisma 2016. I piccoli comuni del cratere hanno numerosi dipendenti assunti a tempo determinato, ma procedere alle stabilizzazioni in coerenza con il piano dei fabbisogni è diventato difficile, se consideriamo la situazione a regime, cioè quando sarà finita la ricostruzione post sisma, tutto questo personale rischia di diventare inoccupato, con conseguenze sia per i lavoratori, sia per il territorio, che perderebbe delle competenze importanti. Va sicuramente chiarito se quando cesserà la ricostruzione continueranno i trasferimenti per il pagamento delle spese di stabilizzazione”.

Secondo la Cisl Fp sarebbe auspicabile adottare una norma che permetta l'assunzione di tutti i dipendenti ora in servizio ai sensi dell'art. 50 bis, da parte di enti diversi da quelli dove prestano servizio. Moretti prosegue: “I lavoratori potrebbero essere assunti per esempio dalle Unioni montane, con contestuale trasferimento dei fondi.  Ciò renderebbe più agevole programmare senza timori l'assunzione di molti dipendenti. Nel caso in cui un comune ritenga di non procedere ad alcuna stabilizzazione perché non coerente con il piano del fabbisogno , come Cisl Fp riteniamo importante prevedere la  possibilità  di continuare ad avvalersi dei personale ‘sisma’ a tempo determinato, almeno fino a quando non sarà terminata la ricostruzione”.

Red.
Sono oltre 1600 i casi di contagio da Coronavirus sul posto di lavoro nella Regione Marche, 12 i morti. Numeri diffusi da INAIL, che preoccupano fortemente Cgil Marche. Dal sindacato arrivano richieste di chiarezza alla Regione e all’Asur sui sistemi di tracciamento e sui protocolli di sicurezza sul lavoro, punti focali, da migliorare, come Daniela Barbaresi, Segretario generale, e Giuseppe Santarelli, Segretario regionale e responsabile della sicurezza e della salute sul lavoro, hanno sottolineato in una nota.

Le fasce di lavoratori più colpite, ovviamente, quelle che svolgono professioni legate all’ambito sanitario: infermieri, medici, operatori socio-sanitari, operatori socio-assistenziali e personale non qualificato dei servizi sanitari, ma il contagio non risparmia i settori delle amministrazioni pubbliche, il magazzinaggio, i trasporti, l’industria manifatturiera.

Ai microfoni di Radio C1 inBlu, Daniela Barbaresi ha affermato: “Abbiamo evidenziato dati che crediamo preoccupanti, alla luce della nuova ondata della pandemia. Nel mese di ottobre sono stati 180 i casi in più rispetto al mese precedente, un dato che mette a dura prova il sistema sanitario regionale, visto che la maggior parte dei contagiati sul luogo di lavoro appartengono a quel settore. Ricordiamo che oggi i lavoratori socio-sanitari in isolamento domiciliare sono 622, un numero certamente significativo e preoccupante. Chiediamo alla Regione e all’Asur che vengano rese più efficienti, rapide e chiare le misure di tracciamento e del contenimento del contagio. Ci sono molti lavoratori che vivono con familiari contagiati, ma subiscono gravi ritardi nei tamponi. Queste persone vivono una situazione di incertezza, che oltre a non permettere loro di lavorare, è anche fortemente preoccupante”.

Red.
Perde l'equilibrio e cade mentre lavora in un frantoio: tragedia nella serata di ieri a Tolentino, dove un 46enne originario di Sarnano ha perso la vita. Al "Frantoio Giovenali" l'operaio, nativo di Sarnano, mentre lavorava allo svuotamento di un pozzetto di acque reflue del frantoio, per cause in corso d'accertamento ha perso l'equilibrio cadendo da circa un metro, sbattendo violentemente il capo contro la grata metallica di chiusura del pozzetto e morendo sul posto.
La salma è stata trasportata presso la camera mortuaria dell'ospedale di Macerata in attesa dell'autopsia disposta dal magistrato di turno. La procura si è informata dalla stazione dei Carabinieri di Tolentino che procede con gli accertamenti e che è intervenuta sul posto effettuando il sopralluogo con il personale della divisione sicurezza sul lavoro della sezione di Macerata.

red.
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