Una nuova ordinanza, quella del Governo che prevede le passeggiate genitore-figlio, che ha diviso l'opinione pubblica. Se, infatti, da un lato c'è chi tira un sospiro di sollievo, confermando che anche quel momento è da considerare diritto alla salute psicofisica soprattutto per i più giovani, dall'altro c'è chi teme che i cittadini non sappiano porsi delle regole e, se il buon senso dovesse venire a mancare, potrebbero esserci delle ricadute.
Un dibattito nato anche sui social, dove già erano state portate all'esasperazione le passeggiate concesse con i cani e le diverse scuse per uscire più volte a fare la spesa. Quasi un modo per aggirare un ostacolo che il Governo non ha certamente imposto per indispettire i cittadini, bensì per proteggerli dai picchi del contagio.
Ora la possibilità di uscire con il figlio minore, con un disabile o un anziano. "Una misura che - ci tengono a precisare dal Governo - non può intendersi come un allentamento delle misure che anzi bisogna tenere così come sono, soprattutto con la piccola discesa nella curva dei contagi registrata nel nostro Paese".
Discesa che potrebbe, invece, tranquillizzare i più 'leggeri' sul tema e far ritornare il problema da capo a piedi.
Sulla scia dei contrari anche il primo cittadino di Caldarola, Luca Maria Giuseppetti, che nelle ultime settimane aveva dimostrato il suo disappunto, anche in maniera molto forte, nei confronti dei pochi concittadini che non rispettano ancora le regole: "Comprendo che non sia facile trascorrere settimane a casa e uscire solo per le emergenze - dice - . Si tratta di una situazione difficile, ma solo a livello psicologico perchè credo che, pensando a cosa hanno passato i nostri nonni durante la guerra, restare a casa non sia un grosso sacrificio. Posso dire che il 90% della popolazione ha ascoltato le direttive, ora questo allentamento non mi rende certo tranquillo. Significa che stiamo andando avanti e bene, ma non mi sembra il momento di aprire le porte e vanificare tutti i sacrifici fatti finora. Credo sia ancora presto - aggiunge - . Che poi si voglia dare un segnale di fiducia va bene, ma bisognava ancora resistere. A nessuno era comunque vietata una boccata d'aria, ma che ora si permetta di fare due passi con i figli o con un disabile credo sia eccessivo. Non è il momento di dire che siamo fuori dal problema. Ho paura anche per quando saranno riaperti i locali pubblici come ristoranti e bar, perchè prima o poi si dovrà fare. Almeno fino a Pasqua - conclude - dovevamo restare con le direttive iniziali".
Intanto comunque dal Viminale fanno sapere che "Le regole sugli spostamenti per contenere la diffusione del coronavirus non cambiano. Si può uscire dalla propria abitazione esclusivamente nelle ipotesi già previste dai decreti del presidente del Consiglio dei ministri: per lavoro, per motivi di assoluta urgenza o di necessità e per motivi di salute. Lo comunica il ministero dell'Interno. La circolare del ministero dell'Interno di eri si è limitata a chiarire alcuni aspetti interpretativi sulla base di richieste pervenute al Viminale". 

GS

Ha ricevuto l'invito a raccontare la sua vicenda ai microfoni di Rai 3 nel corso della trasmissione mattutina "Agorà", appuntamento quotidiano con il racconto della politica e le notizie di attualità condotto da Gerardo Greco, Francesco Dell'Erba, appassionato di calcio e attualmente allenatore nel settore giovanile del Caldarola. Argomento della trasmissione quello dei falsi invalidi. E come tale Dell'Erba è stato etichettato nel 2013, finendo sulle pagine dei giornali e di alcuni siti on line con una serie di accuse, che si sono poi rivelate infondate. Unica sua "colpa", come lo stesso Dell'Erba racconta, quella di "essere un grande appassionato di calcio e di trascorrere parte del suo tempo ad insegnarlo ai più giovani. Questa mia triste vicenda – continua Francesco Dell'Erba – è iniziata nel 2013 quando sono stato accusato ingiustamente di essere un falso invalido, di percepire pensioni, di aver falsificato certificati medici e via dicendo. Ho avuto così, grazie a questo invito, la possibilità di proclamare ancora una volta la mia innocenza per riscattarmi e pulire il mio nome da un marchio che mi hanno messo addosso in quei giorni del luglio 2013. Purtroppo una volta che ti dipingono come colpevole non è facile, anche se sei innocente, far cambiare idea alla gente". Francesco Dell'Erba ha dalla nascita un handicap ad una gamba, operata successivamente con l'impianto di una protesi all'anca, e ad un braccio. "Effettivamente – continua il suo racconto Dell'Erba – sono stato riconosciuto invalido, ma non al 100 per cento, come poi è uscito fuori, e non ho mai percepito un soldo di pensione. L'unico beneficio riconosciutomi dalla legge è quello di potermi assentare dal lavoro per due ore il pomeriggio, che utilizzo per insegnare calcio ai giovani. Ho sempre amato questo sport e nella mia infanzia ho sofferto perchè avendo problemi alla gamba e al braccio non riuscivo a svolgere come tutti gli altri questa attività. Ora che mi è stata data la possibilità cerco di trascorrere il mio tempo con i ragazzi facendo io stesso dello sport e, nello stesso tempo, insegnandolo ai ragazzi. La cosa più assurda che era uscita da questa vicenda era che un portare di handicap non potesse fare l'allenatore. Personalmente, invece, credo che praticare sport sia la cosa più bella e non vedo perchè ciò non debba essere permesso ai ragazzi portatori di handicap. Fortunatamente nella gran parte dei casi questo non avviene.

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