L’Ast di Macerata assume sei dirigenti medici di Medicina interna, che andranno a coprire le carenze di professionisti sanitari in particolare nelle zone montane, nei presidi ospedalieri di Camerino e San Severino” – lo comunica l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini.

“Vista la necessità di ricoprire diversi posti vacanti di medici internisti – dichiara il Direttore Generale Dott. Milco Coacci – previsti nel Piano Triennale del Fabbisogno del personale e nel relativo PIAO, le assunzioni andranno a rimpinguare le fila dei camici bianchi per garantire l’erogazione dei servizi sanitari e le prestazioni previste dai LEA”.

Sono assunti a tempo indeterminato i medici specialisti D’Addio Stefano e Pasquali Riccardo e la specializzanda Chiara Mercanti.

Mentre per gli specializzandiSara Salvucci, Caterina Garbuglia e Daniele Giannini il contratto si trasformerà a tempo indeterminato dopo il conseguimento del titolo di specializzazione.

“E’ tra le nostre priorità garantire assistenza ai cittadini, soprattutto nelle zone interne che inevitabilmente vivono una situazione più disagiata per la carenza di servizi “, conclude Saltamartini
È chiara, secondo il consigliere regionale dem Romano Carancini, la responsabilità della dottoressa Nadia Storti sulle disposizioni attuate in questa seconda ondata della pnademia. 
L'ex sindaco di Macerata era intervenuto anche nei giorni scorsi ai microfoni di Radio C1...inBlu definendo "un contentino la scelta della direzione sanitaria di lasciare No Covid l'ospedale di Camerino ma portando via il personale sanitario delle Unità Operative Complesse.
Ora torna a ribadire la sua posizione in merito al Santa Maria della Pietà, ma anche sulla necessità di nominare la dirigenza dell'Asur.
"Dal punto di vista dell'indirizzo regionale c'è stata una grande confusione - dice - . La Regione Marche, legittimamente, seppur in contrasto col piano pandemico, aveva deciso che Camerino dovesse restare ospedale No Covid e avevo apprezzato questa scelta confermandolo anche in consiglio regionale, ma la scelta sarebbe stata valida se allo stesso tempo fosse rimasto in forza il personale a servizio delle varie Unità Operative Complesse. Il direttore di Avrea Vasta - denuncia - ha fatto il gioco delle tre carte dicendo ai camerti che il nosocomio sarebbe stato a pieno regime, ma poi ha portato via il personale".

Poi la condanna all'operato di Nadia Storti: "Ciò che è accaduto nell'Area Vasta 3 è di una responsabilità gravissima - prosegue - : la mancanza di una guida ha determinato una serie di conseguenze che hanno scalfito anche gli indirizzi della Regione che vogliono lasciare Camerino libera. Negli altri ospedali Nadia Storti avrebbe dovuto organizzare meglio quella che in realtà è una vera e propria debacle. Sono riusciti a determinare una serie di conseguenze negative drammatiche, addiruttura chiudendo alcuni reparti all'ospedale di Macerata, a causa di una incapacità organizzativa. Non si può fare allo stesso tempo il direttore generale dell'Area Vasta e il facente funzione. Si tratta di un atto di supponenza".

Proprio per questa sua ferma convinzione, anche nei giorni scorsi, Romano Carancini aveva chiesto alla Regione di nominare il successore di Alessandro Maccioni: "Continuo a chiederlo invano - ribadisce - , c'è tanta indifferenza. Non ho mai chiesto il direttore di Area Vasta per interessi personali, ma perchè ne vedo la necessita per via di una capacità di conoscenza che questa figura deve avere per meglio organizzare la situazione pandemica. Purtroppo, le condizioni che ci hanno portato ad essere zona arancione sono dovute anche a questa incapacità".

GS
Nuova riunione indetta dal comitato per la difesa dell’ospedale di San Severino. L’appuntamento è per stasera alle 21 nella sede della Croce Rossa in viale Varsavia. Scopo sarà discutere dell’ormai nota determina 742 emanata dall’Asur Marche alle 23:40 del 31 dicembre e delle penalizzazioni che ha creato o creerà al Bartolomeo Eustachio: “Sono stati colpiti tre reparti - dice il vicepresidente del comitato, Marco Massei - radiologia, hospice e oncologia. A breve cercheremo anche di richiamare il sostegno dei nostri concittadini per una assemblea dove vorremmo illustrare quelle che secondo noi sono le motivazioni che hanno portato all’emanazione dell’atto dell’Asur e sarà anche dedicata ai medici che lavorano nella nostra struttura ospedaliera dando tutti se stessi e che, nonostante ciò, vengono penalizzati”. Ci sono anche importanti novità in merito al reparto di oculistica, un'eccellenza sanitaria grazie all’impegno del dottor Ramovecchi, che conta una lista d’attesa di oltre 2mila pazienti: “Stasera - conclude Massei - parleremo anche delle possibilità di implementazione di questo reparto”.

(in foto, da sinistra, il vicepresidente del comitato Marco Massei, il presidente Marco Marchetti, e il segretario Mario Chirielli)

g.g.

“Agire su tre fonti. Il presidente della Regione Luca Ceriscioli sta facendo figli e figliastri e non ha rispettato la legge”. È ancora sul piede di guerra il comitato per la difesa dell’ospedale di San Severino dopo che il governatore ha deciso di chiedere una deroga al Governo alla chiusura del reparto maternità di Fabriano. Reparto di cui egli stesso aveva disposto al chiusura, insieme a quelli di San Severino e Osimo, con la determina regionale 931 della vigilia di Natale del 2015. All’epoca Ceriscioli dichiarò che non sarebbe tornato sui suoi passi, i reparti con meno di mille parti annui non erano sicuri e andavano chiusi. Se non fosse che per San Severino e Osimo, una deroga dell’allora ministro Lorenzin esisteva già: i reparti situati in zone montane o disagiate e mal collegate potevano limitarsi a un minimo di 500 parti. Che erano ampiamente superati. 

 

Marco Massei, vice presidente del comitato per l’ospedale settempedano, cosa pensate del fatto che Luca Ceriscioli abbia chiesto al Governo una deroga per il reparto nascite di Fabriano?

 

Senza nulla togliere al punto nascite di Fabriano, questa non è una battaglia contro qualcuno, riteniamo che sia una scelta irrazionale e contradditoria. Si decise qualche anno fa di chiudere i punti nascita di Fabriano, Osimo e San Severino. A quell’epoca precisò che non avrebbe chiesto alcuna deroga. 

 

E invece?

 

E invece oggi ci fa sobbalzare dalla sedia venire a sapere che per Fabriano, che era il punto nascite con meno numerosità di parti e quindi il primo ad essere chiuso, abbia chiesto una deroga, dunque di aggirare la norma. La nostra realtà invece, come quella di Osimo, che rispettava i parametri di legge non è stata considerata e in tal senso non è stata rispettata la legge che prevedeva giù una deroga per reparti situati in zone montane o ritenute disagiate ma che raggiungessero un minimo di 500 parti. È stata fatta una politica di figli e figliastri. 

 

E cosa proponete ora?

 

Ci siamo riuniti ieri sera e abbiamo deciso di lavorare su tre fronti: uno locale, comunale con l’aiuto dei consiglieri chiederemo all’amministrazione di prendere una posizione e a far notare questa discriminazione; vorremmo che si porti anche all’attenzione del consiglio regionale attraverso una mozione dei consiglieri regionali. Infine, stiamo contattando i politici eletti del territorio a livello governativo perché segnalino al Governo, l’irrazionalità della politica sanitaria regionale delle Marche che naviga a vista e compie azioni che discriminano i cittadini.

Gaia Gennaretti 

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