Una lista civica allargata. Probabilmente questi i connotati che assumerà “Fabbricasanseverino” alle prossime elezioni amministrative, previste per l’autunno 2021. Una coalizione che, stando alle indiscrezioni, oltre al Movimento 5Stelle e a Centrosinistra per San Severino dovrebbe includere anche il Partito Democratico.

La posizione dei dem è però ancora piuttosto sfumata. Questo stando almeno alle parole di Angelo Sciapichetti, ex assessore regionale alla sanità, che non si sbilancia e non rilascia dichiarazioni, visto che il partito “non ha ancora una posizione ufficiale”. Dovrebbe comunque essere forte la vicinanza del Partito Democratico alla nuova coalizione progressista nata dall’iniziativa di Mauro Bompadre e Francesco Borioni.

Se per affinità ideologiche il percorso di queste fazioni potrà molto probabilmente trovare punti di contatto, questa alleanza rimane ancora “sottotraccia”. Intanto, partendo dalle associazioni sportive cittadine, la Fabbrica ha già iniziato la sua “campagna di ascolto” nei confronti dei principali attori sociali e politici della città settempedana. Dubbi ancora da sciogliere, dunque, sulla posizione del PD alla prossima tornata elettorale.

l.c.
Dopo la conferenza stampa in cui Sandro Parcaroli, sindaco di Macerata, e Filippo Saltamartini, assessore regionale alla sanità, hanno spiegato le procedure che porteranno alla nascita del nuovo ospedale di Macerata, la discussione tra vecchia e nuova amministrazione regionale non si è ancora placata.

In mattinata, in una conferenza stampa appositamente convocata, l'ex assessore alla sanità, Angelo Sciapichetti, ha replicato alle affermazioni dell'attuale pari ruolo. Al centro della polemica le strategie di finanziamento e più in generale la politica sanitaria portata avanti nella scorsa legislatura dall'amministrazione Ceriscioli. Sciapichetti, ai microfoni di Radio C1... inBlu, ha dichiarato: "Tante bugie, tante inesattezze. Penso che sia del tutto legittimo avere progetti diversi rispetto alla precedente amministrazione. Quello che è inammissibile è che per suffragare la propria linea si utilizzino delle notizie false. Saltamartini a Macerata ha tentato di giustificare il suo no al project financing, metodo per altro utilizzato al nord da diverse regioni a guida Lega, come ad esempio il Galliera di Genova, utilizzando dati inesatti: forse dovrebbe informarsi meglio. Non ho problemi a sostenere un confronto pubblico: ho le carte, vedremo lui cosa potrà portare sul tavolo. Documenti alla mano non è vero che il DIPE ha dato parere negativo, per di più la nostra amministrazione non ha mai parlato di ospedale unico, ma di un ospedale di primo livello che non trascurerà le strutture 'periferiche', a cominciare da Camerino e San Severino, per poi arrivare a Tolentino. Quest'ultima struttura l'abbiamo finanziata interamente con 16 milioni di euro. Troppe inesattezze: bisogna avere la forza di portare avanti le proprie idee politiche senza infangare il lavoro di chi ha preceduto questa amministrazione".

L'attuale assessore alla sanità ha smorzato la polemica, affermando come l'unica preoccupazione della giunta Acquaroli sia quella di portare a compimento l'opera e dotare la città di Macerata del nuovo nosocomio: "La nostra posizione è chiara. Il punto fondamentale è che questo project financing in realtà non esiste, in quanto bocciato dal RUP e dalla Commissione della Regione per incongruenze tra i costi prefissati e quelli di realizzazione. I costi avrebbero impegnato la Regione fino al 2050 per un importo prossimo agli 800 milioni. Riteniamo che si possa finanziare autonomamente il progetto tramite Cassa Depositi e Prestiti e senza per altro pagare tassi prossimi al 5%. Per me la polemica può anche cessare: a questo punto è nostra responsabilità costruire l'ospedale di primo livello a Macerata. Ritengo assurdo che le delibere fatte dalla Regione Marche, che individuano un DEA di primo livello a Macerata, siano sconosciute ai dirigenti del Partito Democratico: l'ipotesi originaria di realizzazione non è configurabile, perchè in quanto bocciata non si configura effettivamente nella realtà concreta, non esiste".

Lorenzo Cervigni
È Paola Castricini il segretario del Pd provinciale. Unanime il voto che ha portato alla sua nomina e a quella del presidente Renzo Antonini.
Ed è proprio l'unanimità che getta le basi per il percorso che i dem intraprenderanno in vista delle prossime elezioni amministrative in diversi Comuni e anche per il nuovo consiglio provinciale.
"Ora guardiamo al futuro con lo stesso spirito con cui abbiamo iniziato questa nuova fase del partito provinciale - dice Paola Castricini ai microfoni di radio C1...inBlu - e cioè unitariamente. Non si tratta di una unità di parola o facciata, ma reale. Il percorso che ha portato a questa nomina è frutto del lavoro di tante persone, di tutta la classe dirigente, diversamente non avrei accettato". 

La Castricini prende in mano un partito che ha visto la sconfitta alle elezioni regionali e anche a quelle amministrative della città capoluogo, dagli errori che hanno portato a questo esito il gruppo dovrà ripartire per guardare al futuro: "L'analisi del voto e della sconfitta ha sfaccettature ampie che debbono essere elaborate e discusse nei nostri prossimi appuntamenti. Il fatto che il nostro partito negli ultimi anni abbia guardato al proprio interno, piuttosto che fuori, ci ha allontanato dalle persone e ci ha reso interlocutori poco attenti. Ci riproponiamo per il futuro di mettere i temi e le persone al centro dell'interesse e della vita del parito".

Di una unità reale parla anche l'ex assessore regionale Angelo Sciapichetti, soddisfatto della nuova guida che ritiene adatta e capace: "Paola è una donna impegnata da tanto tempo, che conosce bene i problemi della provincia e credo che saprà portare quelle qualità che le donne hanno in più rispetto agli uomini, anche nell'affrontare i problemi. Credo che abbiamo imboccato davvero una nuova strada".

angelo sciapichetti

La strada che porterà ai prossimi appuntamenti elettorali: "Ci sono passaggi importanti nei prossimi mesi - dice Sciapichetti - ma anche problemi importanti di cui farsi carico: la ricostruzione, le infrastrutture dell'entroterra, la Pedemontana, la sanità che va rivista soprattutto alla luce di quanto accaduto con la pandemia, una discarica di appoggio per la provincia. Problemi reali che impattano sulla vita dei cittadini e noi dobbiamo tornare a parlare di questo, più che delle scadenze amministrative".

C'è bisogno di concretezza, dunque, la stessa dimostrata con gli animi che si sono placati all'interno del partito, rispetto al periodo successivo alla sconfitta: "Il nostro è un segnale importante e di svolta. C'è la voglia di imboccare un percorso del tutto nuovo, lasciandoci alle spalle quello che è successo. Il passato è passato, dobbiamo guardare al futuro e tornare a stare in mezzo alle persone per affrontare i loro problemi. In questi giorni a Fabriano c'è la vertenza Elica - aggiunge sciapichetti - , il Pd deve stare lì, in mezzo a quei lavoratori, come stanno facendo i consiglieri regionali. Se ritorniamo a far questo torneremo a governare le comunità, altrimenti aumenterà il dissenso e sarà una sconfitta per tutti".

GS
Angelo Sciapichetti è il nuovo presidente della Croce Verde di Macerata. Questo l’esito della prima riunione del Consiglio Direttivo, eletto lo scorso 14 febbraio, nella quale sono state assegnate le cariche sociali: vice presidenti Aldo Tiburzi e Corrado Maccari, con delega alla formazione; segretario - tesoriere Graziano Magnarelli; consigliere con delega agli automezzi e ai servizi Roldano Tartarelli; consigliere con delega ai volontari Lauro Trivellini; consigliere Fabio Sbaffi; presidente Croce Verde Servizi srl,consigliere esterno con delega ai dipendenti Gianni Pigliapoco; direttore sanitario il dott. Marco Sigona.

"E' un grande onore per me guidare una grande e gloriosa associazione che tanto ha dato e fatto per la citta' di Macerata e non solo – le dichiarazioni di Angelo Sciapichetti - Per me rappresenta inoltre un gradito ritorno visto che diversi anni fa sono stato presidente di questa associazione per cui ho accettato la richiesta che mi è stata fatta di ritornare a guidarla. La Croce Verde in quasi 120 anni di ininterrotta attività oggi è una grande realtà quale Organizzazione di Volontariato e può contare più di 120 volontari, oltre 1000 soci; nel 2020 ha svolto più di 7000 servizi percorrendo un milione e trecentocinquantamila km; negli ultimi anni, con la nascita della Croce Verde servizi, l'associazione ha effettuato un ulteriore balzo in avanti nel campo dei servizi alla persona ed in particolare con l'apertura della casa funeraria a Sforzacosta e il relativo servizio di onoranze funebri ha fatto della Croce Verde l'associazione più vicina alle famiglie, dall'inizio alla fine della vicenda umana e terrena di ogni maceratese”.

f.u.
Angelo Sciapichetti, conosce bene il mondo del volontariato, specie quello marchigiano dove ha rivestito negli anni numerosi incarichi tra cui quello di Presidente dell’AVIS regionale. Un mondo in continua evoluzione soprattutto oggi alla luce della riforma del terzo settore.

“Il volontariato, il mondo del terzo settore, è stato fondamentale in passato, in un'Italia organizzata in un certo modo come la conosciamo, ha fatto fronte a una serie di emergenze in maniera eccezionale, prendo per esempio la Protezione Civile, il volontariato socio-sanitario. Ha svolto un ruolo fondamentale ma per svolgere un ruolo ancora più importante, si ha bisogno di passare dalla pratica del volontario alla teoria, cioè vanno formati i volontari, perché è cambiato il mondo, perché è cambiata la legislazione del terzo settore, perché sono cambiate anche le responsabilità dei dirigenti.

Oggi un presidente di una associazione di volontariato rischia in proprio e quindi è necessario che sia preparato, formato adeguatamente alla sfida che abbiamo di fronte. Però io ho sempre pensato che è un mondo che negli anni è sempre cresciuto, si è evoluto e anche questa sfida, che è quella della competenza, della formazione, della formazione dei quadri, non basta più l'entusiasmo che c'era una volta, sarà una sfida che il mondo del volontariato riuscirà a centrare".


Barbara Olmai
La prima riconversione dell'ospedale di Camerino in Covid Hospital avvenne l'8 marzo scorso, durante la prima ondata, con il governo regionale guidato da Luca Ceriscioli.

Ora che il depauperamento del nosocomio camerte ha di nuovo riacceso il dibattito politico, ad intervenire è l'ex assessore regionale Angelo Sciapichetti.

"Quando si governa - esordisce - ci si deve assumere anche la responsabilità di scelte difficili e impopolari. Io, insieme ad altri purtroppo sono stato costretto a farlo diverse volte come ad esempio nella prima ondata della pandemia nel marzo scorso, quando di fronte all'avanzata del virus purtroppo e sottolineo purtroppo, anche l'ospedale di Camerino fu chiamato a dare il suo contributo cosi come fu chiesto a tanti altri ospedali. La situazione di oggi però è ben diversa - sottolinea - , per molti motivi, ma due sono i principali: in primis perché a marzo c'era l'avanzata travolgente di un virus di cui non conoscevamo nulla se non le migliaglia di persone infette che di ora in ora crescevano e affollavano i pronto soccorso di tutta la regione e nessuno al mondo sapeva come e cosa fare se non cercare di garantire in qualche modo un posto letto a chi veniva colpito dal virus; la scelta in quei giorni drammatici si divideva tra la requisizione, in poche ore, di interi ospedali o lasciar morire le persone senza cure.
In secundis, cosa ancora più importante, non c'era una struttura come il covid hospital di Civitanova che noi abbiamo realizzato in pochi giorni, tra un fuoco ininterrotto di polemiche provenienti da tutte le parti e in alcuni casi non del tutto disinteressate. La seconda ondata ha dimostrato purtroppo che quella struttura era necessaria e se oggi non ci fosse stata la nostra regione sarebbe stata collocata da diverso tempo in zona rossa".

Due situazioni che oggi, secondo Sciapichetti, avrebbero minore peso e dovrebbero indirizzare diversamente le decisioni della giunta regionale: "Voglio ricordare che nella drammatica riunione dell'otto marzo effettuata a Camerino coscienti dell'enorme sacrificio richiesto ai camerti, prendemmo degli impegni ben precisi con l'amministrazione comunale che erano quelli di restituire alla collettività dell'alto maceratese il loro ospedale prima possibile. Lo facemmo a giugno. E lasciare nel locale ospedale, così come è stato fatto, tutte le attrezzature sanitarie che per l'emergenza covid furono portate a Camerino.
L'ospedale di Camerino è una struttura necessaria ed indispensabile per tutto un territorio montano in difficoltà per il terremoto e non solo, e bene hanno fatto i sindaci di Camerino, Castelsantangelo e Matelica a ricordare la centralità di quell'ospedale il cui ruolo non è mai stato da noi messo in discussione sia pur tra le mille difficoltà di quegli anni dovute alla mancanza di personale medico e paramedico e alle ristrettezze economiche. Difficoltà - ammette - che ad onor del vero, si riscontrano purtroppo in tutti gli ospedali".

Non vuole essere una critica nei confronti dell'attuale amministrazione regionale, quella di Angelo Sciapichetti, ma il riscatto nei confronti di chi all'epoca non condivise le scelte di quella giunta: "Io non critico (restituendo magari pan per focaccia come avrebbero fatto tanti altri) le scelte dell'attuale giunta regionale nella gestione della pandemia anche se molte sarebbero discutibili, perché so quanto sia difficile gestire una emergenza del genere.
Quello che fa male - dice - è che coloro che all'epoca e in campagna elettorale si sono scagliati contro di noi e sono venuti a chiedere voti, ergendosi a paladini del locale ospedale, oggi fanno finta di non vedere, negano le difficoltà che ci sono oggi come ieri e definiscono "indegne e strumentali" le critiche di questi giorni dei cittadini costituitisi in comitato, ma c'è un vecchio detto che dice: "chi la fa la aspetti" Voglio ricordare che per sciacallare qualche voto, ci furono candidati (non tutti a dire il vero) e forze politiche che misero in circolazione voci del tutto infondate sulla volontà di chiudere l'ospedale di Camerino. La verità è che mai è stato messo in discussione il ruolo dell'ospedale, anzi, nella formulazione dell'accordo votato a suo tempo all'unanimità dalla conferenza dei sindaci del maceratese nel quale si decideva la localizzazione del nuovo ospedale provinciale si riaffermò la necessità di mantenere comunque il presidio di Camerino come molti sindaci presenti a quella riunione potrebbero testimoniare. Nessuno ha mai parlato di ospedale unico - precisa - .
Le bugie hanno le gambe corte e la destra che ora governa la regione è chiamata a prendere decisioni e di passare dalle promesse alle scelte. Oggi, visto l'andamento della pandemia, la struttura camerte deve essere sanificata e liberata dai malati covid (che oggi potrebbero essere collocati ad esempio nel covid hospital di Civitanova Marche) e restituita prima possibile alla sua indispensabile e insostituibile funzione e il governo regionale deve avere la capacità di attrarre risorse come quelle del Recovery fund e non solo, che oggi sono state messe a disposizione per la pandemia ma che ieri noi non avevamo perché i vari governi nazionali (di centro destra e di centro sinistra) che negli anni si sono succeduti, hanno tutti colpevolmente effettuato ogni anno miliardi di euro di tagli in sanità.

La politica - conclude - ieri come oggi, deve far sentire la propria voce a difesa di un ospedale che, voglio ricordarlo a me stesso, fu voluto e realizzato dopo il terremoto del '97 da amministratori capaci e attenti alle necessità di un territorio che per essere resiliente e rilanciato deve mantenere intatti servizi essenziali come quelli sanitari".

GS
“La pace si costruisce giorno dopo giorno anche con gesti umili,semplici e concreti”. Con questa convinzione Angelo Sciapichetti ha deciso di scrivere, da semplice cittadino, al sindaco di Macerata Sandro Parcaroli dopo che la giunta comunale, con propria delibera, ha deciso l’uscita di Macerata dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace.

Di seguito il testo della lettera:

Egregio signor Sindaco,

Le scrivo come semplice cittadino che ha fondato, dopo l’attentato alle torri gemelle del 2001 il gruppo Pax Christi di Macerata di Don Tonino Bello e ha ospitato negli anni con il Circolo Aldo Moro, diversi incontri con Mons. Luigi Bettazzi vero profeta sul tema della Pace e ha promosso insieme ad altre associazioni cittadine la scuola di pace che ha operato in Città per tanti anni.

Ho letto dalle cronache, che nei giorni scorsi, con una delibera di Giunta ha deciso di uscire dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace motivando la sua decisione con il fatto che a seguito della grave crisi economica e dell’emergenza Covid è necessario procedere alla riduzione della spesa pubblica del comune e quindi ritiene necessario tagliare le 600 euro che servivano annualmente per l’adesione al Coordinamento degli enti locali per la pace. Se pur condivisibile la necessità di procedere al taglio delle spese cosiddette improduttive della pubblica amministrazione, non posso credere che lei pensi di poter dare un segnale in questa direzione, partendo dal taglio di 600 euro da un bilancio comunale di oltre 100 milioni. E solo per questo scopo. Quindi, non può essere questa la vera motivazione.

In diverse occasioni Lei ha affermato giustamente, di voler essere il Sindaco di tutti, anche di chi, come il sottoscritto non l’ha votato; vorrei capire pertanto, dal mio Sindaco, quali sono le vere motivazioni che l’hanno spinto a prendere una decisione di questo genere.

Ho immaginato  che  fossero motivazioni politiche; sono andato a vedere quali città potessero fregiarsi del titolo di  “Città della pace” come Macerata e con mia enorme sorpresa ho scoperto che sono centinaia i comuni  di ogni regione e di ogni schieramento politico che aderiscono al coordinamento nazionale degli Enti locali per la pace dal quale Lei ha deciso di uscire.. Quindi non sono motivazioni politiche.

Non possono essere certamente motivi dettati da quella fede religiosa che sia io che Lei signor Sindaco, abbiamo ricevuto in dono perché già nel 1920 Papa Benedetto XV promulgò la prima Enciclica sulla pace “La Pacem Dei Munus Pulcherrimum”,  poi nel 1963 Papa Giovann XXIII  con la “Pacem in Terris”, Paolo VI nel 1967 con la “Populorum Progressio” , Giovanni Paolo II con la “Sollecitudo Rei Socialis” trattarono  con proprie Encicliche il tema della pace; lei sa meglio di me che  Papa Francesco fa appelli quasi quotidiani volti in tal senso.

Non possono essere certamente motivi di ordine educativo perché credo sia dovere prioritario per tutti noi,  inculcare ai giovani, anche con semplici atti simbolici, una cultura della pace, del dialogo, del rispetto,dello sviluppo, della cooperazione e della solidarietà internazionale tra i popoli per combattere lo sfruttamento, la miseria e le guerre che stanno insanguinando il mondo nel quale viviamo.

Lei più volte Signor Sindaco, ha detto di voler promuovere iniziative che facciano conoscere in Europa e nel mondo la nostra Città, bene: quale miglior biglietto da visità per quella  Civitas Mariae che noi tutti amiamo quello di poter continuare a definirsi “Città della Pace”?

La prego quindi, faccia conoscere quali sono i veri motivi che lo hanno spinto a prendere una decisione di questo genere che ferisce la sensibilità di molti maceratesi che Lei rappresenta e se può,  ritorni sulla sua decisione. Gliene saremmo grati!

La pace si costruisce giorno dopo giorno anche con gesti umili,semplici e concreti

Un suo concittadino.

Angelo SciapichettiI
"Chi è impegnato in politica o più in generale nel sociale non puo far cadere nel vuoto le parole di Papa Francesco".
Esordisce così la nota a firma di Angelo Sciapichetti, segretario del Circolo Aldo Moro di Macerata, in merito all'intervista trasmessa ieri sera, in esclusiva mondiale, da Canale 5 e che l'arcivescovo Francesco Massara ha invitato ad ascoltare per la profondità dei contenuti espressi.

"Emerge prima di tutto l’uomo - prosegue la nota del Circolo - che con umiltà (è il Papa che all’inizio ringrazia il suo intervistatore) e una semplicità sconcertanti, riesce ad impartire una lectio magistralis per tutti: laici, cattolici, cittadini comuni e persone impegnate nel sociale.
Il Circolo di cultura politica Aldo Moro di Macerata approfondirà nei prossimi mesi con una serie di incontri (pandemia permettendo) i messaggi che il Pontefice ha lanciato ieri sera.
L’invito forte, accorato che Papa Francesco fa più volte di priivilegiare il “NOI all’IO” riguarda tutti, ma anche e soprattutto chi fa attività politica.

Il rabadire, soprattutto ai giovani, che la politica è cosa nobile, ma deve essere protesa a guardare al bene comune, è importante se 'serve a far crescere la società' e se agli interessi di parte privilegia soprattutto in un momento come questo, quelli dell’intera collettività.

Sono sacrosanti anche i diversi punti di vista così come il confronto e la lotta tra partiti di diversa formazione, ma la situazione in questo momento è tale che tutto alla fine deve essere ricondotto all’unità.
Chi è impegnato in questo momento, se vuole essere all’altezza del compito affidatogli deve guardare oltre gli steccati e le appartenenze. Vanno messe da parte quindi, ripicche, rivalità di qualsiasi genere, evitato litigi inconcludenti per privilegiare il confronto sulle cose concrete guardando con sano realismo alla società di oggi.

Questo è il momento della semina del bene comune - prosegue Sciapichetti - e non della raccolta in termini elettorali. Il che vuol dire guardare oltre la contingenza attuale; occorre, se necessario, prendere decisioni difficili e anche impopolari, purchè abbiano il “respiro lungo” e servano a far crescere la società, a dare un futuro ai tanti giovani smarriti e disorientati.

Il Papa ci dice che il futuro è nelle nostre mani; possiamo uscire dalla pandemia migliori o peggiori: dipende solo da noi, dalle scelte che riusciremo a fare. Possiamo uscirne migliori e riavvicinare le persone all’impegno politico e sociale se ai dibattitti sterili che ogni giorno ci propinano i mezzi d’informazione di cui sono protagonisti personaggi politici di ogni schieramento, privilegeremo le tante cose concrete da fare per dare una risposta ai bisogni reali e quotidiani di giovani, anziani, malati, disoccupati, migranti.

Il Papa ci invita ad usare la parola chiave che è quella della vicinanza per uscire dalla cultura dell’indifferenza che uccide. Significa farsi carico dei problemi degli altri, il farsi prossimo con chi è rimasto indietro , capirne i bisogni per dare quelle risposte adeguate e concrete che le persone aspettano da troppo tempo. In altre parole - aggiunge - , è necessario riscoprire quell'I care che dovrebbe animare chi è impegnato in politica e che troppo spesso la cultura individualista di cui è intrisa la società del cosiddetto benessere diffuso ha finito per dimenticare o mettere in secondo piano. E’ necessario rimettere al centro di ogni azione politico-amministrativa la persona, chiunque essa sia, da ovunque provenga combattendo quella che il Papa ha più volte definito la cultura dello scarto dove se non sei utile diventi un peso per la società con tutte le scelte nefaste che ne conseguono.

Dall’intervista emerge chiaro il pensiero di Papa Francesco - riflette Sciapichette - : chi pensa di salvarsi da solo dalla crisi economico-sociale creata da questa pandemia sbaglia e illude i cittadini. “O ci salviamo insieme o non si salva nessuno” siamo tutti sulla stessa barca come ebbe a dire nel marzo scorso in una Piazza san Pietro deserta . Ancora una volta - conclude la nota - Papa Bergoglio venuto “quasi dalla fine del mondo” riesce con le sue parole ad offrire spunti per avviare una serie di riflessioni che possano portare ad un cambiamento radicale del nostro modo di vivere e di pensare e nel buio più assoluto, rappresenta a livello mondiale, l’unico fare che risplende e il solo, unico punto di riferimento per credenti e non credenti".

GS
Un cenone per i più fragili, gli “invisibili”. A loro la cena di capodanno la offre il Circolo Aldo Moro di Macerata insieme al Centro di ascolto e di prima accoglienza e al ristorante “Il Ghiottone” di Macerata.

Il segretario del circolo, Angelo Sciapichetti, ha raccontato l’iniziativa, nata nel pieno dell’emergenza sanitaria, diventata anche economica, che vuole dare un segnale di solidarietà a tutti coloro che vivono momenti difficili e che ha riscosso molte adesioni: "Dobbiamo dire purtroppo, perché nel momento in cui ci sono tante persone che hanno chiesto un pasto significa che c'è tanta gente che in questo momento sta soffrendo. Non c'è più la sicurezza di un posto di lavoro, i giovani non sanno come andrà a finire nei prossimi anni. L’iniziativa che il circolo Aldo Moro ha voluto prendere in un momento così delicato nasce per fare in modo che anche coloro che in questo momento sono rimasti un passo indietro possano trascorrere un ultimo dell'anno in serenità. Abbiamo superato ogni aspettativa: oltre 160 persone al centro di ascolto della Caritas e al circolo hanno chiesto un buono pasto: la situazione è molto preoccupante e deve, per il 2021, vederci impegnati tutti, ognuno nella propria responsabilità, per fare quel poco che si può. La solidarietà sono convinto che vada praticata con gesti concreti: è un po' come la pace, si costruisce giorno dopo giorno. Il circolo ha voluto anche dimostrare che c'è una comunità ancora molto solidale: il nostro è un tessuto sociale molto saldo e ben disposto a dare una mano quando c'è bisogno. Questo è importante".

Chi desidera contribuire e sostenere l'iniziativa può versare un contributo utilizzando l’IBAN IT60K0311113401000000014668 intestato all’ Associazione Centro di ascolto e di prima accoglienza causale: "aggiungi un pasto a tavola".

Red.
Un dato ormai assodato il fatto che la politica, e le sue schermaglie, talvolta polemiche, trovino nei social la loro cassa di risonanza. A questa che ormai sembra una regola non si sfugge neppure in tempi drammatici di pandemia, quando le scelte di fatto diventano di gran lunga più importanti delle dichiarazioni di principio. Un autentico botta e risposta, con reciproco scambio di “accuse” sulle scelte politiche fatte o non fatte, ha visto protagonisti a colpi di post il vice presidente del consiglio regionale Gianluca Pasqui e l’ex assessore regionale Angelo Sciapichetti. Sul piatto la riconversione dell’ospedale di Camerino in presidio Covid, “una conversione che – a detta di Pasqui - è prevista dal piano pandemico regionale approvato dalla precedente amministrazione regionale e che cerchiamo di scongiurare in tutti i modi”.

Non tarda, però, ad arrivare la replica di Sciapichetti che risponde snocciolando date e dati. “In un documento dell'Asur - Area vasta 3 dello scorso 8 ottobre – replica l’ex assessore - per fronteggiare la pandemia in corso sono stati assegnati specifici percorsi ad ognuna struttura ospedaliera provvista di terapia intensiva della provincia di Macerata che prevedono (al netto del Covid hospital di Civitanova) l'attivazione di 43 posti letto presso la palazzina ex malattie infettive dell'ospedale di Macerata; 45 posti presso l'Ospedale di Camerino; 64 posti presso l'ospedale di Civitanova Marche. Ad oggi risultano totalmente occupati i 43 posti ricavati presso la palazzina ex malattie infettive dell'Ospedale di Macerata. Considerato che questi non sono più sufficienti si dovrebbe procedere ora (in base al piano) all'occupazione dei posti presso l'ospedale di Camerino; nella malaugurata ipotesi che non dovessero bastare neanche questi, si dovrà procederà all'occupazione dei 64 posti dell'ospedale di Civitanova Marche. Pasqui dice che Camerino viene convertito in covid hospital perché lo ha deciso il piano pandemico della vecchia giunta, è vero, ma si dimentica di dire che il 30 ottobre la nuova giunta lo ha confermato, deliberando di "approvare le misure strategiche previste dal piano pandemico regionale", Se voleva quindi, il Vice Presidente del Consiglio poteva adoperarsi per "salvare" l'Ospedale di Camerino cambiando il nostro piano pandemico che non è scritto sulle tavole della legge, può essere cambiato, corretto. Perché se lo riteneva così importante non l'ha fatto?”.

Nel mentre Sciapichetti sembra inchiodare il governo regionale alle proprie responsabilità, Pasqui richiama la regola del buon senso come limite anche nella dialettica politica.

“L'ex assessore del Pd prova a intorbidire le acque, snocciolando date e numeri, ma sono proprio quelle date e quei numeri a inchiodare la precedente amministrazione regionale alle sue responsabilità – la contro replica del vice presidente dell’assise regionale - L'8 ottobre – data richiamata da Sciapichetti - doveva ancora insediarsi la nuova Giunta regionale (che verrà ufficializzata dal presidente Acquaroli il successivo 15 ottobre) e l’ex componente la maggioranza sa bene che i consiglieri regionali uscenti esercitano in pieno le loro funzioni fino al giorno immediatamente antecedente alla prima seduta dell’Assemblea della legislatura successiva. E la prima seduta, quella nella quale anche il sottoscritto è entrato in carica ed è stato eletto vice presidente del Consiglio regionale, c'è stata il 19 ottobre. Il successivo 30 ottobre, quindi dieci giorni dopo l'insediamento, la Giunta regionale ha deliberato di "approvare le misure strategiche previste dal piano pandemico regionale". Ora, qualunque persona di buon senso si rende conto che pensare di cambiare un piano pandemico in dieci giorni, peraltro in piena emergenza dettata dalla seconda ondata della pandemia, non solo è folle ma è tecnicamente impossibile. L'ospedale di Camerino non doveva essere proprio inserito nel piano pandemico fin dal principio, perchè ricopre un'importanza fondamentale per tutto quel territorio che ha atteso risposte che non sono mai arrivate dopo il sisma del 2016. Non c'era un piano pandemico quando, in base a una strategia ben precisa, l'ospedale di Camerino è stato lentamente spogliato di quelle che erano eccellenze sanitarie riconosciute a livello nazionale come l'Ortopedia o la Cardiologia. Chi è stato responsabile di questo scempio?”.

“Per sottrarre dal piano pandemico l'ospedale di Camerino basta un semplice atto di giunta, non ci vuole tempo . Il problema è che bisogna avere un'alternativa credibile e pronta in poche ore”, controbatte Sciapichetti che conclude affidando, come sempre, il giudizio a cittadini ed elettori.

Appare, dunque, lunga la diatriba in atto in merito alla gestione della pandemia, come lo è stato per il terremoto e come lo sarà per ogni scelta che chi governa è chiamato a compiere. La maggioranza decide, la minoranza critica. Così è sempre stato e così sempre sarà. A noi non resta che augurarci, richiamando la letteratura classica, che “mentre a Roma si discute Sagunto non venga espugnata”.

f.u.

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