L'Università di Camerino ha avviato una serie di attività di ricerca a disposizione delle aziende del territorio, volte a fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Diversi i gruppi di ricercatori che si sono attivati in tal senso, ciascuno dei quali sulla base delle proprie competenze ha impostato studi e realizzato iniziative.

Dal protocollo di cura innovativo ideato dal prof. Giacomo Rossi, della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria, alla stampa delle valvole per i respiratori da utilizzare in terapia sub intensiva a cura della Scuola di Architettura e Design, passando per gli studi sull’andamento dell’epidemia e sull’efficacia delle misure di contenimento, fino all’allestimento, recentissimo, di un laboratorio per effettuare il servizio di test delle mascherine chirurgiche alle imprese manifatturiere che producono il dispositivo, nonchè all'attività di supporto alle aziende del territorio intenzionate a produrre e mettere in commercio prodotti igienizzanti per mani e superfici.

“Come ha sottolineato anche la prof.ssa Ilaria Capua in occasione del seminario telematico tenuto nei giorni scorsi presso il nostro Ateneo – ha detto il Rettore Unicam prof. Claudio Pettinari – le persone si stanno avvicinando alla scienza ed alla ricerca scientifica che stanno tornando a dimostrare il proprio valore. Voglio ancora una volta ribadire il fondamentale ruolo della ricerca, realizzata attraverso il rigoroso metodo scientifico, che può portare benefici per la nostra quotidianità, sia in questo momento così particolare che in situazioni di normalità”.

Ne stanno prendendo sempre più consapevolezza aziende e singoli privati, che anche in questa occasione, hanno voluto sostenere la ricerca scientifica di Unicam, attraverso significative donazioni. Ha tenuto a ricordarlo lo stesso rettore Claudio Pettinari, aggiungendo il suo personale ringraziamento e quello dell'intera comunità universitaria. 
"Sostenere la ricerca scientifica- ha ribadito-  significa investire su noi stessi, sul nostro benessere, sulla nostra quotidianità, oltre che sui nostri giovani, sul loro futuro e sul futuro dell’intera società. Ne siamo estremamente convinti e siamo davvero felici che il nostro incessante lavoro sia apprezzato anche dai nostri stakeholders. Approfitto per ringraziare tutta l’Area Ricerca, Trasferimento tecnologico e Gestione progetti che come al solito lavora incessantemente e alacremente anche per consentire il continuo contatto con il territorio”.

Per avere tutte le informazioni sulle attività di ricerca Unicam nell’ambito del Covid-19 e per eventuali richieste di collaborazione, l’Ateneo ha attivato la mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., alla quale si può scrivere per avere un primo contatto ed essere indirizzati dall’Area Ricerca, Trasferimento tecnologico e Gestione progetti di Unicam agli interlocutori giusti.
C.C.



Pillole di scienza.. e lode” è la rubrica avviata dall'Università di Camerino a cura della redazione di Scienze e lode web Magazine per la divulgazione della ricerca di Unicam. In tempi come quelli che stiamo vivendo, far passare informazioni corrette è essenziale. Nei giorni in cui le persone sono costrette a rispettare la regola di restare a casa, l’ateneo si propone con un appuntamento alla portata di tutti e attraverso il quale, le sue competenze e professionalità ogni giorno direttamente sul campo nello studio e ricerca sui molteplici aspetti legati alla scienza, vengono messe a disposizione,

All’interno della rubrica, che diventa appuntamento fisso di ogni lunedì e giovedì, si è scelto di trattare con le opportune e fondamentali conoscenze scientifiche, diverse tematiche d’interesse dell'attualità. L’avvio con il professore Gianni Sagratini della Scuola di Scienze del farmaco e dei prodotti della Salute di Unicam che, in correlazione ai tempi del coronavirus, ha approfondito il tema degli alimenti.
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“Toccare il discorso degli alimenti ritengo sia basilare - afferma il professore Gianni Sagratini– In primo luogo perché occorre sottolineare l'importanza di alimentarsi bene e in maniera corretta, seguendo le indicazioni della dieta mediterranea che ormai noi tutti conosciamo o dovremmo conoscere. Il punto è che non dobbiamo assolutamente stravolgere le nostre abitudini alimentari, ma continuare ad alimentarci come sempre abbiamo fatto. Questo significa che bisogna  privilegiare frutta e verdura possibilmente di stagione, ma anche l’olio extravergine di oliva e tutto il resto.
Vanno poi assolutamente sfatate quelle che non possono che essere classificate se non  “fake news”  e che mi è capitato di leggere in giro sui social, secondo le quali ad esempio dosi massicce di vitamina C, quindi di acido ascorbico, sarebbero il non plus ultra per combattere il coronavirus: quanto di più sbagliato – evidenzia il docente - perché la vitamina C è sì una vitamina molto importante per il nostro organismo e un nutriente fondamentale, ma non è in grado di curare il coronavirus.
Stesso discorso per la vitamina D che qualcuno tenta di propinare sui vari Social e, a tal proposito, ci tengo particolarmente a sottolineare l'importanza di quello che viene detto dalla Autorità Europea per la sicurezza alimentare EFSA che ha sede a Parma, secondo cui il virus, sulla base di quello che si sa fino ad oggi e su fondamento scientifico, non si trasmette attraverso alimenti o cibo. Ciò nonostante - sottolinea Sagratini- è sempre fondamentale seguire le raccomandazioni a livello di igiene che ci vengono dalle autorità sanitarie quindi lavarsi le mani prima di toccare, manipolare e cucinare il cibo e lavarsele dopo. Rispettare in maniera molto ferrea e in generale tutte queste indicazioni, sicuramente ci permetterà di uscirne il prima possibile”.

Partita con gli alimenti, la rubrica di Unicam “ Pillole di scienze….e lode” si addentrerà in tanti altri aspetti collegati all’emergenza sanitaria del Coronavirus, fornendo l’ateneo un utile strumento per approfondire tematiche e campi di ricerca che meritano di essere divulgati per fornire informazioni corrette alla popolazione.

“ L’idea della rubrica e dell’Area Comunicazione dell’ateneo - spiega il professore Sagratini- è proprio quella di toccare nei prossimi appuntamenti altri ambiti che in qualche maniera sono specifici dell'Università di Camerino e relazionabili col Coronavirus per cui, sicuramente l’area Informatica che in questi giorni stiamo riscoprendo essere particolarmente importante e utile visto che, costretti a stare a casa, tutte le informazioni e le modalità di comunicazione stanno viaggiando via web. Coinvolte saranno inoltre  altre aree di tipo più farmacologico o che riguardino l'igiene e dunque, i colleghi Unicam di queste branche saranno pronti a divulgare le loro conoscenze scientifiche su più argomenti d'interesse”.
C.C.
Nuovi entusiasmanti  successi per la ricerca di Unicam. A distanza di solo un mese dalla comunicazione dell’esito del finanziamento dei progetti europei NOVA-MRI e CAST, il gruppo di ricerca, coordinato dalla prof.ssa Piera Di Martino della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute, ha ottenuto due nuovi finanziamenti sempre nell’ambito del primo pillar di Horizon2020 (Excellent Science), programma operativo Azioni MARIE SKŁODOWSKA-CURIE.



Il programma specifico è il RISE, che finanzia progetti per la ricerca scientifica e la mobilità dei ricercatori che collaborano al progetto. Obiettivo dei progetti RISE è quello di finanziare la ricerca di eccellenza e consentire ai ricercatori che lavorano all’interno dello stesso progetto di incontrarsi per condividere esperienze di ricerca, apprendere nuove tecniche, scambiarsi conoscenze ed idee, divulgare i risultati della propria ricerca, creando altresì opportunità per il trasferimento tecnologico delle conoscenze acquisite e sviluppate.



I due progetti finanziati, della durata di 48 mesi ognuno, sono “Staff Exchange for Novel applications in 19f Magnetic ResonanceIimaging (PRISAR2)” e “Magnetic Resonance Imaging, nanomaterials, perfluorocarbons, 19F (SENATOR)”, vedono coinvolte numerose istituzioni di diversi Paesi europei ed hanno ottenuto un finanziamento complessivo di poco oltre gli 5 milioni di euro, di cui 250.000 euro vanno ad Unicam.



Entrambi i progetti sono ancora una volta rivolti allo sviluppo di sistemi innovativi per la cura e la diagnosi dei tumori. Occorre ricordare che le terapie antitumorali, ad oggi più frequentemente impiegate, sono particolarmente tossiche per il paziente che si trova quindi ad affrontare una terapia devastante dal punto di vista fisico e psicologico. Questo perché i trattamenti ad oggi efficaci non sono selettivi e non colpiscono solo le cellule tumorali, ma anche i tessuti sani. La ricerca, finanziata dalla Commissione Europea, è finalizzata allo sviluppo di sistemi che possano colpire in maniera selettiva il tumore, preservando l’integrità e la funzionalità dei tessuti sani, con aumentata sicurezza della terapia e notevole vantaggio per il paziente.



Tra i partner europei che contribuiranno allo sviluppo dei due progetti e che lavoreranno in sinergia con Unicam ricordiamo le università di Lisbona, Napoli Federico II, Duesseldorf, Rotterdam, Strasburgo, Liverpool, Sheffield, Leicester, Edimburgo, il Medical Center di Leiden, più altri partners di aziende private.

Con questi progetti finanziati, UNICAM e l’Area Ricerca dell’Ateneo, sono sempre più protagonisti del contesto scientifico Europeo.









Importante scoperta targata Unicam: il dott. Giovanni Caprioli, ricercatore presso la Scuola del Farmaco e dei Prodotti della Salute e il dott. Massimo Ricciutelli, responsabile del laboratorio HPLC-MS dell’Università di Camerino, hanno identificato e quantificato due nuove molecole nel vino, l’acido 3-isopropil malico e l’acido 2-isopropil malico.

Le due sostanze sono derivati dell’acido malico, acido organico bicarbossilico presente in alte concentrazioni nel vino e responsabile del gusto e dell’aroma, oltre ad essere un composto base della fermentazione malo-lattica. Due molecole  che potrebbero essere estremamente interessanti sotto diversi punti di vista, in considerazione del fatto che sono state identificate in diversi campioni di vini rossi e bianchi a concentrazioni molto elevate, 30 mg/L litro nei vini rossi e 20 mg/L nei vini bianchi, grazie alla moderna tecnologie della spettrometria di massa ad alta risoluzione, che consente di misurare con alta accuratezza il peso molecolare delle sostanze.

La ricerca, frutto della collaborazione tra i ricercatori Unicam e quelli dell’Università di Urbino e dell’Istituto zooprofilattico Sperimentale di Umbria e Marche, è stata pubblicata dalla prestigiosa rivista scientifica internazionale “Food Chemistry”, rivista top del settore della chimica degli alimenti.



“Siamo estremamente soddisfatti - affermano Caprioli e Ricciutelli - di questa scoperta importante così come della recente pubblicazione del lavoro di ricerca in una delle più prestigiose riviste internazionali del settore. La prospettiva futura è ora quella di aumentare i dati disponibili sul contenuto delle due molecole appena identificate, valutando se questi livelli possano essere correlati all'anno di produzione e quindi all’invecchiamento del vino, al colore, alla varietà, e se queste possano impattare sul gusto e sull’aroma del vino stesso. C’è ancora molto da fare e anni di ricerca di fronte a noi su questa tematica e su queste molecole; siamo comunque molto orgogliosi che questa scoperta sia frutto della proficua collaborazione tra team di ricerca di due Atenei, Camerino e Urbino, e dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Marche e Umbria”.

Ancora importanti finanziamenti europei per la ricerca Unicam. Due progetti di ricerca che vedono coinvolta nel partenariato anche l’Università di Camerino, in particolare l’unità di ricerca coordinata dalla prof.ssa Piera Di Martino della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute, hanno ottenuto un importante finanziamento nell’ambito del primo pillar di Horizon2020 (Excellent Science), programma operativo Azioni MARIE SKŁODOWSKA-CURIE.

Il programma finanzia progetti per la ricerca scientifica, la formazione di giovani ricercatori e la loro mobilità. Obiettivo delle azioni Marie Skłodowska-Curie è infatti quella di assicurare una formazione eccellente e innovativa alla ricerca e interessanti opportunità di carriera e di scambio di conoscenze attraverso la cooperazione transfrontaliera e la mobilità intersettoriale dei ricercatori.

Il risultato ottenuto è ancora più eccezionale se si analizzano i numeri relativi al bando in oggetto: 1565 proposte presentate a livello europeo alla data della scadenza del bando, e cioè gennaio 2019, di cui solo 128 (8,17%) proposte finanziate (103 progetti in cui partecipano partner italiani). Nel complesso sono 1389 le organizzazioni coinvolte in 56 paesi diversi, con un budget totale di 470 milioni di euro; 1800 i dottorandi e giovani ricercatori che avranno l’opportunità di completare la loro formazione dottorale all’estero.

I due progetti finanziati, della durata di 48 mesi ognuno, sono “Active Monitoring of Cancer As An Alternative To Surgery (CAST)” e “Novel Applications in 19F Magnetic Resonance Imaging (NOVA - MRI)”, vedono coinvolte 24 istituzioni di diversi Paesi europei ed hanno ottenuto un finanziamento complessivo di poco oltre gli 8 milioni di euro, di cui 523.000 euro vanno ad Unicam.

“Con il primo progetto – ha sottolineato la prof.ssa Piera di Martino – svilupperemo delle nanoparticelle composte da biopolimeri biodegradabili capaci di “attaccare” il tumore solido con una elevata specificità, potenziando quindi l’azione di farmaci antitumorali immunoterapici, riducendo la loro tossicità e migliorando la vita del paziente sottoposto ad immunoterapia. Obiettivo del secondo progetto è invece di sviluppare sistemi diagnostici capaci di individuare in maniera precoce la formazione di tumori solidi, così da consentire una tempestiva azione antitumorale personalizzata per ogni singolo paziente.



Tra i partner europei che contribuiranno allo sviluppo dei due progetti e che lavoreranno in sinergia con Unicam ricordiamo il Leiden University Medical Center, le Università di Liverpool, Manchester, Cambridge, Edimburgh, e Duesseldorf, e alcuni partner privati che sono coinvolti nel trasferimento tecnologico delle tecnologie che verranno sviluppate durante il progetto.

Corydalis densiflora subsp. apennina, endemica dell'Appennino. Così i ricercatori Fabio Conti e Fabrizio Bartolucci del Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino, in collaborazione con Luca Bracchetti di UNICAM e Dimitar Uzunov, botanico dell’Università di Cosenza, hanno descritto la nuova specie di pianta scoperta grazie allo studio iniziato dalla popolazione del Parco del Gran Sasso che costituisce il locus classicus, nel quale è stato raccolto il campione d'erbario di riferimento (o typus). La costituzione del Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino, sulle pendici meridionali del Gran Sasso si è rivelata dunque strategica per gli studi della flora spontanea.

Il CRFA è gestito grazie all’accordo tra l’Università di Camerino ed il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e la nuova pianta individuata, va ad aggiungersi al già nutrito gruppo di specie descritte dai botanici dell'Università di Camerino, che arricchisce l’originalità e la preziosità della flora appenninica. 

Nei giorni scorsi, è stato inoltreavviato un progetto triennale, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nell’ambito dei progetti Prin, che permetterà di conoscere e catalogare le oltre 1400 piante endemiche della Penisola, un dato che rende l'Italia terzo Paese più ricco di diversità vegetale dell'area mediterranea. Promosso dall’Università di Pisa, il progetto vede coinvolti anche i ricercatori Unicam Conti e Bartolucci.

 Corydalis densiflora subsp. apennina 1

Alle università delle Marche, 51 nuovi assegni di ricerca , per un totale di 1.013.013 euro per il 2019, che saliranno a 2.991.482 euro il prossimo anno. Arriveranno dal Piano straordinario per il reclutamento di nuovi ricercatori universitari. Lo ha riferito il deputato di Osimo M5s Paolo Giuliodori ricordando le risorse che arriveranno negli atenei delle Marche  "come stabilito dal Movimento 5 Stelle in Legge di bilancio", emesso dal ministero dell'istruzione: stanzia 30 milioni di euro per il 2019 e 88,6 milioni nel 2020 per assumere 1.511 ricercatore di tipo B.

 Le spettanze per le università nel dettaglio vedono  18 posti alla Politecnica Marche (357.817 euro per il 2019, 1.055.817 euro per il 2020); 14 alla 'Carlo Bo' di Urbino (277.962 euro e 821.191 euro); 10 all'Università di Macerata (198.544 euro e 586.565 euro; 9 postiall'Università di Camerino (178.690 euro e 527.909). "Finalmente - dice Giuliodori - dopo molti, troppi anni di blocco del turn over, torniamo ad assumere personale nelle Università".

   

Le qualità dei fitonutrienti della Mela Rosa dei Monti Sibillini, uno dei prodotti gastronomici tradizionali più importanti della Regione Marche e riconosciuto dal 2000 quale presidio Slow Food, sono oramai entrati di diritto nell’editoria accademica. Questo grazie ad uno studio dell’Università di Camerino, coordinato dal Prof. Filippo Maggi della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute intitolato “Characterization of nutrients, polyphenols and volatile components of the ancient apple cultivar ‘Mela Rosa dei Monti Sibillini’ from Marche region, central Italy” che è stato recentemente pubblicato nella rivista International Journal of Food Sciences and Nutrition.

“Tale studio, – ha sottolineato il prof. Maggi – volto a valorizzare le qualità nutrizionali e il potere salutistico di questo antico frutto che è coltivato da sempre sui Monti Sibillini e conosciuto fin dai tempi degli antichi Romani, è il risultato di un anno di ricerche condotte all’interno del dottorato in Pharmaceutical Sciences dal titolo ‘I fitonutrienti della mela rosa dei Monti Sibillini: aspetti fitochimici e proprietà salutistiche’, finanziato da Unicam, Regione Marche e Bacino Imbrifero Montano del Tronto e condotto su campioni prodotti nel territorio del comune di Montedinove (Ascoli Piceno) e che ha visto anche la collaborazione di ricercatori delle Università di Padova e Milano”.

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La mela rosa è una delle varietà più antiche della nostra regione, coltivata nella fascia collinare pedemontana tra 400 e 900 m e riconoscibile per le piccole dimensioni (peso medio 120 g), la forma irregolare (leggermente schiacciata), il colore verdognolo con sfumature dal rosa al rosso violaceo e all’arancio, il profumo intenso e aromatico e il sapore acidulo e zuccherino.

Lo studio di Unicam ha permesso di certificare le sue peculiarità nutrizionali e fitochimiche attraverso la caratterizzazione dei macro e micronutrienti, composti bioattivi e volatili.

“La mela rosa si è rivelata, in particolare – ha affermato il prof. Maggi – un’ottima fonte di fruttosio, lo zucchero indicato per chi soffre di diabete, di potassio, un elemento essenziale per la buona salute dell’apparato cardiovascolare, di boro, un elemento importante per la costituzione del tessuto osseo e il mantenimento delle funzioni cerebrali, di polifenoli e di terpenoidi. A queste sostanze sono attribuite importanti attività farmacologiche quali quella antiossidante, antitumorale, antidiabetica, antiinfiammatoria e neuroprotettiva. Infine l’aroma del frutto è dato principalmente dalla produzione di esteri e di un terpene a livello della buccia”.

I risultati di questo studio consentiranno di certificare da un punto di vista scientifico il prodotto in termini di componenti bioattive e non, in modo da incentivarne la coltivazione, il consumo, la commercializzazione e l’applicazione nei settori cosmetico, farmaceutico e degli integratori alimentari. Il fine è anche quello di contribuire al riconoscimento come prodotto DOP che ne tuteli l’origine e la produzione nel territorio di riferimento.

Ancora successi per lo studio delle impronte rinvenute sul Monte Conero svolto dal team di ricerca composto dal biologo Alessandro Blasetti, dal geologo Giuseppe Crocetti, entrambi del Museo delle Scienze di Unicam e dall'archeologo Luca Natali dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana di Roma. La ricerca pubblicata sul numero di gennaio 2019 della rivista scientifica internazionale Cretaceous Research è stata presentata ufficialmente lo scorso venerdì 25 gennaio presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche ad Ancona, in una conferenza organizzata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche.

Dopo il saluto del dott. Stefano Finocchi, Responsabile di Zona della Soprintendenza dell'area del rinvenimento, e della dott.ssa Nicoletta Frapiccini, direttore del Museo Archeologico Nazionale, è intervenuto il Rettore UNICAM Prof. Claudio Pettinari che ha sottolineato l’impegno del Museo delle Scienze di Unicam nel promuovere ricerche multidisciplinari, come quella appena presentata, che coinvolgono diversi settori scientifici come ad esempio quelli della chimica, della geologia, della fisica e di altre discipline presenti nell'Ateneo.

Il Prof. Gilberto Pambianchi, direttore del Sistema Museale Unicam, ha evidenziato quanto il Museo delle Scienze si dedichi ad attività di ricerca oltre a svolgere le funzioni di comunicazione e di divulgazione scientifica, ora possibile anche al recente acquisto di un mezzo mobile che consente di divulgare la scienza e le sue scoperte nel territorio.

Ha infine concluso l'introduzione l'arch. Maurizio Piazzini, Commissario dell'Ente Parco Naturale del Conero, che si è detto disponibile a inserire nei prossimi progetti di finanziamento delle somme per valorizzare il sito del ritrovamento ed i risultati della ricerca.

Il dott. Luca Natali, autore della scoperta, ha poi illustrato la storia del rinvenimento avvenuto grazie, oltre che alla sua esperienza accumulata nel corso di anni di esplorazioni e ricerche scientifiche in Italia e all’estero, anche a delle particolari condizioni di luce radente che gli hanno consentito di notare quelle tracce sulle rocce delle falesie del Conero. Ne ha poi descritto le caratteristiche mostrando alcune immagini delle impronte rinvenute, relazionando anche sullo studio svolto unitamente al Museo delle Scienze Unicam.

Il dott. Giuseppe Crocetti ha invece illustrato le successive fasi dell'indagine geologica che hanno portato a dare delle risposte a domande che non sembravano avere una spiegazione. La pista fossile del Conero è molto importante perché rappresenta una conferma della possibilità di rinvenire tracce fossili lasciate da rettili marini, coevi dei dinosauri, su fondali marini profondi.

E' poi intervenuto il dott. Alessandro Blasetti che ha descritto l'indagine che sta svolgendo per individuare chi ha lasciato quelle orme sulle falesie del Monte Conero, sottolineando come sia verosimile immaginare che antichi rettili marini potessero raggiungere notevoli profondità alla ricerca di cibo. Le indagini sono comunque ancora in corso ed i risultati non tarderanno ad arrivare.

L’obiettivo è dunque quello di proseguire la ricerca e di giungere, attraverso un approccio interdisciplinare, alla completa comprensione delle tracce e di chi le ha lasciate, che per ora è stato battezzato informalmente Siro in onore del Comune di Sirolo all’interno del cui territorio è stato effettuato il rinvenimento.

Il lavoro di ricerca dal titolo “Polar Constituents and Biological

Activity of the Berry-Like Fruits from Hypericum androsaemum” di cui è autore il dott.

Filippo Maggi ricercatore Unicam della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria, è

risultato vincitore del premio ‘Nutrilite™ Award’ 2017, brand che detiene la leadership

mondiale nel settore delle vitamine e integratori alimentari.

“Sono estremamente orgoglioso di questo riconoscimento – ha dichiarato il dott. Maggi –

Il concorso, è stato indetto per premiare la migliore ricerca scientifica che evidenzi il

contributo benefico dei fitonutrienti nell’invecchiamento sano. La pubblicazione è stata

valutata da un comitato scientifico di professori universitari specializzati in scienze della

nutrizione e alimentazione provenienti da Italia e Olanda, ed è stata selezionata tra lavori

presentati da ricercatori provenienti dalle Università di Firenze, Roma, Milano, Napoli e

Camerino”.

Il lavoro di ricerca si è incentrato sulla caratterizzazione fitochimica e sull’attività biologica

dei frutti prodotti dalla specie Hypericum androsaemum, che ha come particolarità quella

di produrre dei frutti carnosi simili a bacche che cambiano il colore durante la maturazione

da rosso a nero.

piante

“I risultati dello studio – ha proseguito il dott. Maggi – hanno messo in evidenza un’elevata

attività antiossidante di tali frutti, mai analizzati fino ad ora, superiore a quella di noti frutti

di comune utilizzo come mirtilli, lamponi e more, attività che è da attribuire all’elevato

contenuto in composti fenolici dei frutti rossi. È inoltre emersa un'interessante attività

stimolante la proliferazione dei linfociti B. Tali risultati, sebbene preliminari, hanno

incoraggiato ulteriori ricerche e potrebbero aprire un futuro impiego di questi frutti in

nutraceutici e fitoterapici per il trattamento di patologie legate allo stress ossidativo”.

La cerimonia di consegna, nel corso della quale il dott. Maggi ha avuto l’opportunità di

presentare le proprie attività di ricerca, si è tenuta nei giorni scorsi a Milano.

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