Continuiamo a ripercorrere alcune tappe del programma “Ricostruire la Speranza. Un viaggio nel cuore del sisma”.
A Pieve Torina la famiglia Lucarini è un po’ un’istituzione. Vive nella frazione di Pie’ Casavecchia. Prima del terremoto abitava nella parte alta. Le loro case insieme a poche altre dell’agglomerato, sono ancora lì a Casavecchia Alta, tra le macerie. Alloggiano dal luglio del 2017 nei Mapre, Moduli Abitativi prefabbricati Rurali di Emergenza, dopo essere stati per quasi 10 mesi tra camper e roulotte. Nei Mapre, uno per famiglia, sono in 12 tra mariti e figli. In quel posto dove prima c’era solo erba, hanno fatto una comunità. “Oggi non si vede un futuro” mi dice Cristina, la figlia più grande impegnata in azienda, mentre Milena e Nicoletta gestiscono i punti vendita. Con tanti sacrifici sono già alla terza generazione di allevatori e agricoltori ma per il futuro non sanno come potrà proseguire la realtà aziendale. Il problema più grande infatti è l’incertezza. “Bisogna resistere, questi posti sono la nostra vita. Facendo questa attività proteggiamo questi luoghi. Non possiamo andarcene, significherebbe annullare tutto”. 

A Caldarola le Canonichesse Regolari Lateranensi
, vivono in una struttura monastica di emergenza. Le loro SAE sono unite da un corridoio. Sono monache di clausura, dedite alla vita meditativa e alla preghiera.  Sono in 11, arrivano dalle Filippine. Suor Maria Paola è l’unica italiana presente e la più avanti con l‘età. Sono molto accoglienti e il loro sorriso è dolce e contagioso. Le incontro tutte insieme nella cappellina che funge da parlatorio. “Tutta la nostra vita è scandita dalla preghiera. Preghiamo sempre. Ognuna ha il suo ufficio e ci si aiuta reciprocamente” dice la badessa Suor Maria Teresa. Fanno una vita dove tutto è in comune e dove anche “l’ufficio dell’orto” è una preghiera. Ad aprile 2018 sono entrate nelle SAE. Stanno bene nelle casette, gli spazi sono molto più ristretti rispetto al grande monastero fatto edificare agli inizi del XVI secolo dal cardinale Evangelista Pallotta. Anche le spese sono molto più contenute e più alla loro portata. Vivono di offerte e quando chiedi cosa gradiscono non lo dicono, accettano tutto “Con cuore lieto”. 


Le Monache nella stanza adibita anche allaccoglienza

Pietro Scipioni lo incontro a Pievebovigliana, comune di Valfornace, nella nuova zona commerciale, dove sono stati delocalizzati negozi e servizi e dove ci sono diverse strutture sportive, realizzate anche grazie a delle donazioni. Pietro mi illustra la situazione che si è creata in paese dopo il sisma con lo spopolamento e le difficoltà economiche che sono una costante in questi territori di montagna. Quello di cui si rammarica è che il terremoto si è portato via tanti anziani, loro sono stati i più colpiti dai cambiamenti causati dal post sisma e non hanno retto. Lo raggiungo nel suo villaggio Sae dove vive insieme alla moglie, due figli e una sorella con disabilità. “Abbiamo sentito molto la mancanza della casa, forse è per questo che stiamo tutti più dentro”. Gli abitanti delle Sae non escono se non per necessità. “Mancano le chiacchierate al bar, un bicchiere di birra con gli amici. Quello che era prima Pievebovigliana i nostri ragazzi rischiano di dimenticarselo per i tempi lunghi che ci saranno per la ricostruzione”, dice Pietro con lucidità ma con la speranza che ciò non avvenga.

Pietro Scipioni

Valeria Lucernoni vive con il compagno e il cane in una Sae a Castelsantangelo sul Nera. Non ha mai avuto paura del terremoto, sono state più forti in lei la rabbia e disperazione nel vedere tanta parte della vita svanita sotto le macerie, insieme ai ricordi. “Il lavoro è stato una salvezza” mi dice con l’orgoglio di dipendente SVILA, l’azienda che produce pizze surgelate a Visso che anche nelle fasi più critiche non si è mai fermata, se non per un breve periodo per sistemare i danni delle scosse, riparati con fondi aziendali. Secondo Valeria, paesi che hanno centri storici come Castello o Visso, non potranno essere ricostruiti come erano. Pensa ad una ricostruzione delocalizzata fuori dal paese, come si vive ora, delocalizzati nei villaggi Sae. Le chiedo come sta vivendo questo periodo con la preoccupazione del contagio da coronavirus e mi risponde che il virus preoccupa peggio del terremoto. Prima dei saluti le chiedo cosa le piace tanto di questo posto “La mia vita è come vorrei che fosse. Io adoro stare qui, sono felice.”

Valeria Lucernoni


Queste puntate del programma sono state registrate prima del DPCM sul coronavirus. Ora i nostri amici continuiamo a sentirli e ad ascoltarli al telefono, cercando di offrire quel minimo di vicinanza che si può in questi tempi di segregazione.

Barbara Olmai


La puntata sarà trasmessa sulle frequenze di Radio C1 e in diretta streaming sul sito www.appenninocamerte.info mercoledì alle ore 10:10 e in replica alle ore 22:10. L'articolo sarà approfondito sul settimanale l'Appennino Camerte, in uscita giovedì in edicola e nelle case degli abbonati.

LINK allo STREAMING: http://play5.newradio.it/player/index/1005

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"Il futuro è a colori e voi ci state trasmettendo parole colorate".
Con questa prima telefonata, che è stata la conferma di aver centrato l'obiettivo, è cominciata la prima puntata di "Parla con noi".
Un format radiofonico in diretta, condotto da Giulia Sancricca, Mario Staffolani e Barbara Olmai, che ieri sera ha accolto le chiamate dei radioascoltatori per trascorrere in compagnia una serata che, in questi tempi di emergenza sanitaria, era necessariamente diversa dal solito.
"La vostra è come una veglia - ha detto Giuseppe che ha chiamato da Camerino - . Ci tenete compagnia, mentre tutti siamo raduntati a casa, in famiglia, come si faceva tanti anni fa, magari con un buon ciambellone sul tavolo".
Francesco da San Severino ha apprezzato l'idea di una trasmissione che riportasse la radio di qualche anno indietro, cogliendo lo spunto lanciato da Giulia Sancricca per cui: "Noi che abbiamo vissuto il sisma, in questo momento difficile abbiamo una marcia in più. C'è chi può essere stato maggiormente destabilizzato da questo cambiamento repentino, ma noi che già quattro anni fa ci siamo trovati a rimboccarci le maniche per andare avanti, ora possiamo solo far tesoro di questa triste esperienza e dimostrare ancora una volta che ci si può rialzare".
Dalla telefonata della dietista-nutrizionista, Annalisa Silenzi è arrivata la raccomandazione a diffidare dalle fake news, soprattutto riguardanti diete o integratori in particolare, che vengono pubblicizzati come antidoti al Coronavirus. Accanto a lei il cardiologo Francesco Silenzi con la raccomandazione di #restateacasa "perchè solo in questo modo - ha detto - possiamo tra un paio di settimane vedere un miglioramento".
E poi, ancora, in questa esperienza di isolamento che stiamo vivendo nelle nostre case, in cui abbiamo la possibilità di riscoprire il nostro tempo e il suo utilizzo, Federico ha raccontato la sua diversa esperienza di isolamento in un campo base in Perù: "Un isolamento diverso - ha detto - da quello che stiamo vivendo oggi, perchè per me è stato volontario. Ma mi è servito per comprendere come avevo gestito male il mio tempo fino ad allora. Oggi abbiamo l'opportunità per fare anche noi questa analisi e magari rallentare i ritmi. Come racconto anche nel mio libro parlando della mia avventura".
Il futuro è a colori anche per la piccola Noemi che, insieme a sua madre Svitlana, ha appeso all'ingresso del palazzo il disegno di un arcobaleno, come segno ben augurante ed in diretta ha teneramente detto: "Forza Italia!".

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Gli interventi da Facebook, permessi grazie alla diretta a cura di Tecla di Emanuele Porfiri con il sostegno di Silvia Salustri, sono stati l'occasione per recepire spunti anche da chi ci stava ascoltando in streaming come Enrico Seri che ha suggerito la lettura di due poesie di Franco Arminio.
Giovanni Appolloni, firma costante del settimanale L'Appennino Camerte, ha acceso i riflettori su un tema già caldo negli ultimi giorni, quello degli autovelox in superstrada, sospesi in questo periodo dalla prefettura.
Infine spazio alle misure economiche previste dal decreto illustrate da Stefano Falcioni; il caro saluto di Ildo Pazzaglia e un invito a donare il sangue del giovane Fabio Cardona dell'Avis Camerino.
Una serata che, a nostro avviso, ha dato tanto. Sicuramente ha dato tanto grazie a voi che l'avete resa reale, proprio come l'avevamo pensata ed è per questo che non resterà una goccia gettata nel mare, ma un appuntamento in cui ci ritroveremo.

Giulia Sancricca

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http://www.appenninocamerte.info/podcast/itemlist/category/120-parla-con-noi
“Non auguro a nessuno di vivere un anno e mezzo in albergo come è capitato a noi”. Tra i ricordi di Pietro Scipioni è ancora forte quello dei tempi appena trascorsi. Pietro oggi vive in una Sae a Pievebovigliana, comune di Valfornace, nato dopo la fusione con Fiordimonte. La sua casa la condivide con la moglie, due figli e una sorella disabile. E’ un commerciante, vende abbigliamento a Muccia in un locale in cui, dopo il terremoto, ha spostato la sua attività lavorativa. A Muccia c’è più movimento, più passaggio di auto, anche se le realtà economiche ubicate in queste zone hanno tanti problemi con cui confrontarsi ogni giorno. Mancano i residenti, i proprietari delle seconde case, mancano anche i turisti. Per Pietro si sarebbero dovute realizzare alcune Sae anche per i possessori di seconde case che avrebbero fatto circolare un po’ di economia, una scelta sicuramente complicata ma per lui opportuna. Tra le mancanze che avverte di più c’è quella di poter tornare a frequentare la piazza.

I luoghi di ritrovo ora sono spostati fuori dal cuore del paese e purtroppo distanti dai villaggi dove sono state costruite le soluzioni abitative di emergenza. Alcune stanno creando più di qualche problema a causa dei pavimenti da sostituire per le infiltrazioni d’acqua. In questo periodo diversi residenti di Pievebovigliana stanno uscendo dalle loro casette per consentire al consorzio che le ha realizzate, di sistemare il pavimento. Ennesimo trasloco per chi ne ha già fatti tanti ed ennesimo disagio soprattutto per gli anziani che popolano queste zone di montagna. Camminiamo tra i tre villaggi costruiti e collegati tra loro da una buona viabilità pedonale. Un ponte ti congiunge con le altre strutture residenziali.

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Da lì la vista è davvero bella: la chiesa di Santa Maria Assunta, anche se inagibile, campeggia nel cuore del centro storico, dove da qualche mese è stata tolta la zona rossa. Ora si può passeggiare tra quelle viuzze del centro del paese, un posto suggestivo ma vuoto. Pietro mi racconta con entusiasmo che tra poco in centro aprirà una nuova attività ristorativa, un bel segno di speranza per i residenti. Ci si deve arrangiare in questo periodo pieno di emergenze. Il terremoto e la lunga gestione post sisma non bastavano. Ora la popolazione della montagna si deve confrontare con una nuova paura che accomuna tutta l’Italia e il mondo intero, come il coronavirus. La scelta di utilizzare l’ospedale di Camerino per accogliere i malati da covid-19 della provincia di Macerata, non è andata giù a tanti cittadini che oltre a sentirsi abbandonati dalle istituzioni, ora si sentono sfruttati e privati delle poche eccellenze che hanno. Con la mancanza di certezze questa popolazione si è abituata a vivere, quasi non si chiedono più quando potranno rientrare nelle loro case, aspettano, aspettano che qualcosa succeda. La preoccupazione è anche quella che i ragazzi non avranno lo stesso attaccamento di chi lì ci è nato e cresciuto e che quindi sarà portato ad andare altrove per vivere il proprio futuro. Anche questi sono i pensieri dei residenti a cui non può bastare amare il proprio paese.

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Servono risposte, occorrono servizi. Alcune attività si sono organizzate per portare la spesa a casa di chi ha difficoltà a spostarsi. I negozi infatti sono abbastanza distanti dai villaggi delle casette dove più di una purtroppo è vuota, alcuni anziani non ce l’hanno fatta a resistere a tutti questi grandi cambiamenti. Pietro è molto dispiaciuto della perdita degli anziani ma continua a darsi da fare come cittadino, impegnato anche nel mondo dell’associazionismo. Si va avanti con la speranza che le cose migliorino. Bisogna crederci.

Barbara Olmai


L’intervista a Pietro Scipioni, andrà in onda nella Rubrica radiofonica “Ricostruire la speranza. Un viaggio nel cuore del sisma”, mercoledì alle ore 10,10 e alle ore 22,10 e in replica domenica alle 9:10 e lunedì alle 21:00, sulle frequenze di Radio C1 in Blu. 

Per la rubrica radiofonica si ringrazia:  
- Structura Housing appartamenti nuovi, in classe A a Porto San Giorgio 
Coldiretti Macerata e campagnamica stanno con i contadini: @campagnamica e #mangiaitaliano!  
LINK AI SITI: www.appartamentiportosangiorgio.net www.macerata.coldiretti.it

1 4 di pag ricostruire speranza STRUCTURA COLDIRETTI


Dopo che il sisma, da diverso tempo, e l'emergenza sanitaria, negli ultimi giorni, costringono le comunità a disgregarsi ancora di più, la radio costruisce i legami.
Noi che ci occupiamo dell'informazione e che ci impegnamo nel fornire ai nostri lettori e ascoltatori il giusto peso delle notizie, ci sentiamo in dovere, oggi più di sempre, di ascoltare le vostre opinioni. Le opinioni di chi si sente ancora parte di una realtà che sembra dimenticata e, per questo motivo, spesso rinuncia a dire la sua.
È da questo assunto che nasce "Parla con noi" una serata in diretta radiofonica condotta da Giulia Sancricca, Mario Staffolani e Barbara Olmai che, venerdì 13 marzo, dalle ore 21.00, attendono le vostre telefonate per discutere dei temi che vorrete approfondire.
Per intervenire alla diretta radiofonica potete chiamare al numero 0737/633180 o inviare un sms o whatsapp al numero 335/5367709 e sarete richiamati.

GS
Attaccarsi alla speranza quando intorno a te vedi comunque tante cose che non vanno, è necessario per darsi la spinta che ogni giorno occorre per lavorare e andare avanti. Nella frazione di Pie’ Casavecchia a Pieve Torina, incontro una parte della numerosa famiglia Lucarini. Da anni mandano avanti un’azienda biologica. La loro vita personale e lavorativa è stata stravolta dal terremoto e dalle lungaggini vissute per la non ricostruzione. Ogni piccolo disagio viene amplificato dall’incertezza della ripresa che non c’è. Dentro al Mapre, Modulo Abitativo Prefabbricato Rurale di Emergenza, Augusto Lucarini, il padre di Cristina, la prima delle tre sorelle allevatrici e produttrici agricole, riguardo la situazione mi dice: “La sostanza pure ci vuole, se al Governo non vanno d'accordo tra di loro, che pesci ci vuoi pigliare!”. La gente che vive in montagna è abituata a dire senza mezzi termini ciò che pensa quando gli va di parlare. I Lucarini sono in tutto 12, una tribù che vive in 4 Mapre. Fanno parte di quel gruppo di allevatori e agricoltori, circa 700 nel centro Italia terremotato, a cui sono stati assegnati questi container per trascorrere il tempo che rimane prima di vedere di nuovo in piedi la loro casa.
Agricoltori e allevatori hanno avuto queste soluzioni abitative per primi rispetto ad altri cittadini, perché impossibilitati a lasciare animali e terre. I Lucarini ci vivono dal mese di luglio del 2017 ma le cose che non vanno all’interno sono parecchie, in primis l’umidità, oltre agli spazi che sono più piccoli rispetto a quelli concessi per unità abitativa a chi risiede nelle Sae. La signora Maria, la mamma delle 3 allevatrici, mi fa notare che mentre a chi sta nelle Sae hanno dato oltre l’arredamento anche stoviglie e lenzuola, a chi vive nei Mapre no. Difficile spiegare questa disparità di trattamento che si fa fatica a credere. Certo è che Maria le coperte e il cambio di stagione li tiene nel Van, un trasporto cavalli divenuto armadio provvisorio. Neanche con le pratiche della ricostruzione sono fortunati. Secondo una delle ultime ordinanze, le priorità per le pratiche della ricostruzione sono proprio per gli allevatori ma loro si trovano in un aggregato, con le case vicine ad altri cittadini, quindi è tutto più complicato. Tra le tante difficoltà, la certezza di una famiglia unita che si ritrova ogni giorno per mangiare insieme quella resta. Cristina vuole ancora credere nello Stato, nonostante davanti ai suoi occhi e a quelli dei figli ci sono i segni dei crolli della loro casa, nonostante la strada di accesso sia ancora ingombrata dalle macerie, nonostante sia passato tanto tempo ed è come se non fosse successo niente. Vuole ancora crederci, per la sua famiglia, per quei componenti giovani e per i più anziani, per sé stessa, per quelli come loro abituati a ben governare animali e terre e non vuole rassegnarsi ad un sistema che non fa altrettanto.

Barbara Olmai

L’intervista alla famiglia Lucarini, andrà in onda nella Rubrica radiofonica “Ricostruire la speranza. Un viaggio nel cuore del sisma”, mercoledì alle ore 10,10 e alle ore 22,10 sulle frequenze di Radio C1 in Blu.

Per la rubrica radiofonica si ringrazia: SABE pavimenti in legno-scale. Tolentino e prossimamente Civitanova Marche. 
www.sabesnc.it

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Mirko Carota lo incontro nella sua SAE ad Ussita, dove vive con la moglie Violetta, tre figlie e un cane. Lui lavora fuori, a valle. In paese dopo il sisma le opportunità legate al lavoro, soprattutto nel turismo, sono ferme, come ferma, almeno nella percezione della gente, è la ricostruzione. Fermi gli impianti di risalita, fermo il palazzetto del ghiaccio, fiori all'occhiello di questa realtà. È preoccupato Mirko della situazione, quando vede intorno a sé famiglie che decidono di andare via perché lì non trovano la certezza di un futuro. Anche per sua moglie Violetta è difficile la vita quando hai tre figli da crescere senza una prospettiva di un lavoro anche part-time da poter fare. Quando mancano i servizi mancano anche le speranze di restare in modo dignitoso nel paese che ti ha accolto e che ti ha regalato ricordi stupendi. Nel villaggio Sae la vita scorre con la novità di un'area sociale aperta da poche settimane. Lì una parte della comunità si può riunire per stare insieme, per trascorrere del tempo. In paese la prossima primavera ci saranno le elezioni comunali. Mirko spera che da qui si potrà vedere una nuova ripartenza ed un nuovo slancio per Ussita. Ricorda il tempo della vita nei camping sulla costa e della sua difficoltà a risalire in paese. Per lui era troppo dura vederlo in quelle condizioni, "scoperchiato" dal sisma. Sapeva che il ritorno non sarebbe stato facile e che i problemi non sarebbero finiti una volta tornati.Così è stato. Non è tanto aspettare la ricostruzione della casa, quanto tutto quello che c’è intorno. Mirko e sua moglie si interrogano se restare, mentre le figlie crescono ed hanno bisogno di quelle cose naturali per un adolescente. Nonostante tutto si sono dati tempo per sperare e ci vogliono credere che le cose cambieranno, che le cose si aggiusteranno.

Barbara Olmai

L’intervista a Mirko Carota, andrà in onda nella Rubrica radiofonica “Ricostruire la speranza. Un viaggio nel cuore del sisma”, mercoledì alle ore 10,10 e alle ore 22,10 sulle frequenze di Radio C1 in Blu.

*La rubrica è possibile grazie al contributo di IIE Impianti Elettrici di Urbisaglia e Ticani srl engineering and construction di Visso.



"Naviganti d'Appennino" E' questo il titolo della giornata che oggi animerà il Politeama di Tolentino con un cantiere di riflessione e discussione sul territorio. Quel territorio colpito dal sisma, che già prima di quel dramma era costretto a tenere duro per sopravvivere alla modernità di una vita che sembrava difficile portare avanti nell'entroterra e nella tranquillità della montagna.
E' per analizzare questi aspetti, sotto tanti punti di vista, che diversi relatori si troveranno per proporre ma anche per ascoltare.
Questi gli obiettivi degli organizzatori, come spiega Marco Giovagnoli, docente di Sociologia economica e del territorio all'Università di Camerino, al microfono di Barbara Olmai.

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Marco Giovagnoli

"Il titolo dell'incontro - dice - è in parte un omaggio a Paolo Rumiz che prima del sisma scrisse un libro su queste terre con questo titolo e tornò da noi dopo il dramma.
Un titolo che ci piace perchè dà l'idea di un movimento che deve essere fatto, per quello che è successo, e guardando all'orizzonte futuro.
Un incontro, quello di oggi, di realtà e sensibilità diverse, che deve essere anche una indicazione a guardare orizzonti più lontani. Quali sono gli sviluppi delle terre alte dell'Appennino? - ci si chiede -  Bisogna pensare a qualcosa che possa sostenere il presente incerto, ma che guarda al futuro. le persone che vivono nell'Appennino sono le vere protagoniste di questa progettazione.
Coloro che hanno il primo diritto di parola sul proprio destino. Noi possaio affiancarci, dare un amano, discutere, ma loro sono le protagoniste".
Infine un pensiero sulla colonizzazione che potrebbe interessare queste terre: "Di norma - prosegue Giovagnoli - quando si aprono grandi vuoti e spazi come questo, tendono ad essere riempiti. Decidiamo come riempirli - l'invito del docente - . Bisogna decidere se vogliamo ripetere la storia già vista di scollamento tra le vocazioni e le aspirazioni del territorio o se vogliamo che questi vuoti vengano riempiti da soggetti, iniziative, processi di sviluppo che nulla hanno a che fare con questi territori e rischiano di non dare garanzie future.
Quello di oggi - conclude - non è un incontro di critica ma di analisi in cui vogliamo essere interlocutori".

L'argomento sarà approfondito nella prossima edizione de L'Appennino Camerte.

Giulia Sancricca

*Foto di Barbara Olmai
Quando ti chiedi cosa ti serve per vivere, Roberta Blanchi non ha dubbi: stare in montagna è la risposta. Roberta vive nella sua Fiastra in cui ha scelto di trasferirsi nel 2014. Da maceratese a montanara il passo non è stato facile ma per chi come lei in montagna ci ha passato l’infanzia, questa scelta è stata naturale. Oggi risiede in una Sae con la piccola Anita di 4 mesi e con suo marito con cui gestisce il “Bar Fiastra”, ubicato nell’area commerciale nata dopo il sisma. Lavorare in un container non sapendo quando le cose miglioreranno non è facile ma ci si adatta e si cerca di migliorare giorno dopo giorno finché non arriverà la ricostruzione. Già, la ricostruzione delle case in cui la maggior parte degli anziani purtroppo non potranno andare perché, come dicono loro, non la ricorderanno. Vivere con questa consapevolezza non deve essere facile. Aggrapparsi ai ricordi, alla speranza, alla vita del “qui e ora”, questo bisogna fare per tirare avanti e soprattutto stare insieme, non isolarsi perché in quei momenti arrivano i brutti pensieri.  

Per i giovani è diverso, hanno il tempo dalla loro parte e pur facendo lavori che li portano fuori dal paese, alla fine a Fiastra ci ritornano sempre, perché è lì che sono nati e cresciuti, è lì che Roberta li ha conosciuti ed è lì che vogliono continuare a vivere ma “Lo Stato- mi dice Roberta- li dovrebbe incentivate a restare e non spingerli ad andare via. La voglia di fare spesso non trova un interlocutore che dia le risposte che servono”. Roberta si augura che in questo tempo di crescita Anita possa vedere intorno a lei una Fiastra in rinascita, la dinamicità di gente che aggiusta e ricostruisce e non le finestre chiuse e le luci spente. Si augura che sua figlia possa avere un’infanzia felice a Fiastra come lo è stata la sua che conserva nei ricordi, gli stessi che l’hanno spinta a tornare per amore di quel paese, con la speranza di una vita possibile.

Barbara Olmai 

L’intervista a Roberta Blanchi, andrà in onda nella Rubrica radiofonica “Ricostruire la speranza. Un viaggio nel cuore del sisma”, mercoledì alle ore 10,10 e alle ore 22,10 sulle frequenze di Radio C1 in Blu.


*La rubrica è possibile grazie al contributo di IIE Impianti Elettrici di Urbisaglia e Ticani srl engineering and construction di Visso.


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L’evento “Appennino Foto Festival-Luce della Rinascita”, organizzato dal gruppo Photonica3 di Belforte del Chienti, sta offrendo al territorio un articolato programma itinerante che proseguirà fino al prossimo 21 luglio.  Un calendario pieno di incontri, mostre, laboratori e workshop, rivolto ad appassionati fotografi e a cittadini curiosi di conoscere e vedere storie e immagini che mostrano la grandezza della natura non solo di questo territorio ma anche di quella nascosta negli angoli più remoti del mondo. Grazie agli scatti di fotografi naturalisti qualificati, che con la loro presenza al Festival stanno portando visibilità ai borghi dell’Appennino marchigiano alle prese con la ricostruzione dopo i terremoti del 2016, i piccoli comuni maceratesi di Belforte del Chienti, Camporotondo di Fiastrone, Cessapalombo, San Ginesio, stanno vivendo giornate intense.

premiazione concorso internazionale fotografia Asferico
premiazione concorso internazionale fotografia Asferico


- Giovedì 18 luglio il programma dell’ultimo importante weekend del Festival riparte da Camporotondo di FiastroneAlle ore 21,15, Enrico Sgarella, fondatore del “Movimento Tellurico”, appassionato di ecologia, presenta la guida “Il cammino nelle terre mutate” 250 chilometri a piedi da Fabriano a L’Aquila. La Lunga Marcia per L’Aquila, ideata nel 2012 da Sgarella,trekking di solidarietà che ogni anno porta centinaia di camminatori nei luoghi colpiti dai terremoti tra il 2009 e il 2017, diventa ora un vero e proprio percorso. La guida ha tutte le informazioni utili per mettersi in cammino e per ogni tappa una testimonianza inedita. Un itinerario per contribuire alla rinascita di una terra trasformata. L’appuntamento è in Piazza Marconi.

- Venerdì alle ore 18.30 a San Ginesio, è previsto l’incontro con Bruno D'Amicisbiologo e fotografo di natura, grande appassionato di fauna selvatica e di montagna, si occupa principalmente di progetti multimediali in cui si fondono immagini, divulgazione e conservazione, tra i quali il progetto Forestbeat sulle faggete vetuste che presenterà alle ore 21.15 nell’evento “Il segreto dei Giganti-Le Faggete più antiche d’Europa nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise”, progetto frutto di cinque anni di lavoro, portato avanti insieme aUmberto Esposito con cui ha scritto anche il libro.
Arrivano da ogni parte d’Italia i partecipanti ai due Workshop curati da Marianna Santoni, ospite del Festival sabato presso la Biblioteca Mario Ciocchetti a Belforte del Chienti con un approfondimento sullo “Scatto Digitale Avanzato” e domenica con il workshop “Lightroom flusso di lavoro Veloce”, occasioni importanti per approfondire diversi aspetti della fotografia, con una delle maggiori esperte a livello internazionale di fotografia digitale e del fotoritocco.

Workshop Maurizio Biancarelli con consegna attestati presso Rifugio Fargno Ussita


- Sabato 20 luglio alle ore 18,30 in Piazza San Marco a Camporotondo di Fiastrone, il fotografo Marco Gaiotti presenta “Le luci dell’Artico”, un racconto attraverso immagini dell’ambiente artico, ritratto principalmente durante le stagioni del cambiamento, quando si passa dalla notte artica al sole di mezzanotte e viceversa. I suoi scatti sono stati pubblicati da numerose riviste internazionali, numerosi anche i riconoscimenti ottenuti nei principali concorsi internazionali di fotografia naturalistica. La sua lunga passione per la montagna e la neve lo ha portato a diventare maestro e allenatore di sci alpino.
Alle ore 20,00 sempre in piazza, Photonica3 festeggia i suoi primi dieci anni e per l’occasione invita tutti a partecipare a questa cena evento, per condividere ricordi, emozioni e momenti di festa, per sfogliare insieme il libro “Gaia”, che racchiude 10 anni tra scatti e viaggi in natura. Durante la serata si svolgerà anche la cerimonia di premiazione dell’Appennino Foto Contest, concorso di fotografia naturalistica diviso in 3 sezioni a cui sono giunti circa 200 scatti, rivolto a fotografi di ogni età e provenienza, diviso nelle categorie “Paesaggi”, “Animali”, “Parchi nazionali”. 

- Domenica
 dalle 9,30 fino a sera, in Piazza Umberto I a Belforte del Chienti, la Nital Spa in collaborazione con il Fotomarket Bravi di Sarnano presenta il “Nikon day”, una giornata in cui verrà esposta la vasta gamma dei prodotti professionali Nikon direttamente dai tecnici della casa madre. Ci sarà la possibilità per tutti di testarne direttamente le qualità e le prestazioni.



“L’Appennino dei Bambini” si chiude domenica con una mattinata dedicata ai bambini e alle famiglie presso “Il Giardino della Farfalle a Montalto di Cessapalombo, dove sono molte le aree attrezzate per fare pic-nic o osservare da vicino uova, bruchi e crisalidi, annusare gli odori dell’orto officinale con lo spazio delle aromatiche o  immergersi nel “Farfalla Museo”, un percorso didattico che cattura anche gli adulti. Tutto questo in un giardino dove volano centinaia di farfalle. Alle ore 10.30 colazione di benvenuto. Alle ore 11.00 presentazione del libro “Il Giardino delle Farfalle ed altre storie farfallose” a cura di Barbara Cerquetti, edito da Giaconi Editore.  Seguirà spettacolo animato per bambini con la partecipazione di Kiki e Babi. Possibilità di fermarsi per il pranzo presso il Giardino delle Farfalle.


Mario uno degli ultimi carbonai di Cessapalombo. mostra Terra Viva
Mario uno degli ultimi carbonai di Cessapalombo. mostra Terra Viva




Al via ufficialmente da questo pomeriggio la prima edizione di Appennino Foto Festival che, dopo l’inizio a Belforte del Chienti, coinvolgerà fino al 21 luglio i Comuni di Camporotondo, Cessapalombo e San Ginesio.
Una manifestazione organizzata dal gruppo Photonica 3 e che, attraverso la fotografia, vuole riportare l’attenzione sulle meravigliose terre colpite dal sisma del 2016 e dal fenomeno dello spopolamento, valorizzando l’aspetto culturale e naturalistico dei suoi splendidi borghi. Oggi solo il primo di una serie di eventi legati al mondo della fotografia, sul tema della natura e dell’Appennino: Workshop fotografici, conferenze, incontri letterari, tenuti da professionisti di rilievo internazionale, inoltre mostre, degustazioni di prodotti locali, laboratori ed esperienze da far vivere anche ai bambini.

“Due settimane - dice Stefano Ciocchetti del gruppo Photonica 3 - per far conoscere un territorio attraverso le foto. Vogliamo portare la luce della rinascita in quei territori che, a causa del sisma e dello spopolamento stanno passando un momento difficile dal punto di vista della visibilità e della conoscenza.
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Tra i nomi di spicco che interverranno - annuncia - , Maurizio Biancarelli, fotografo di National Geographic, Fabiano Ventura che domani sarà a san Ginesio per un evento sui cambiamenti climatici e Marco Colombo per un workshop al Giardino delle Farfalle di Cessapalombo.

Questo è solo il primo weekend, poi si andrà avanti fino al 21 luglio”.

Soddisfatto il primo cittadino di Belforte del Chienti che ha ospitato l’inaugurazione della manifestazione, presentata da Barbara Olmai: “Nei territori come i nostri - dice - è fondamentale un evento così per il rilancio di questi Comuni, Speriamo che questo sia solo la prima di tante edizioni”.

L’argomento sarà approfondito con foto e interviste nella prossima edizione de L’Appennino 

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62032 Camerino (MC)

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