"La legalità è un modo di dire noi. Ritorno volentieri a Camerino, invitato dall'arcivescovo ma oggi a Camerino non è venuto don Luigi Ciotti, perchè io non rappresento il mio. Io rappresento un noi". Così il presidente di "Libera", rete di organizzazioni impegnate nella lotta alla mafia e fondatore del "Gruppo Abele", davanti ad un'attenta platea di studenti delle scuole superiori che hanno riempito l'auditorium Benedetto XIII. Per tutti i presenti il privilegio di ascoltare un  comunicatore straordinario che sa unire agli ideali l'azione. In mattinata don Ciotti aveva incontrato i sacerdoti della diocesi camerte settempedana, esprimendo vicinanza di fronte alla devastazione provocata dal sisma" Faccio lo sforzo di capire quello che avete vissuto e non trovo parole-ha detto - Le parole sono che dobbiamo fare noi un altro terremoto che non è quello che ci ha tolto tante cose belle, ma è un altro terremoto che parte dalle nostre coscienze, per assumerci la nostra parte di responsabilità, per non diventare vittime di quel terremoto ma anche per non trovare gli alibi per poi fare lo scatto, nascondendoci dietro alle nostre responsabilità". Introdotto dai saluti dei dirigenti dei Licei Rosati e dell'Istituto Antinori Marcelli, il presidente di Libera è stato accolto dal benvenuto del sindaco Pasqui e del Rettore di Unicam Pettinari, presenti in platea le massime autorità militari, l'arcivescovo Massara e la prefetto Rolli. Don Luigi Ciotti ha parlato a ruota libera per più di un'ora e mezza, non dimenticando di lanciare un segnale sulla parola urgenza per sottolineare la lentezza di una burocrazia che porta ulteriore sofferenza alle popolazioni terremotate già profondamente provate. 

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"Sono qui perchè con tanti altri, giovani, adulti uomini e donne, portiamo avanti dei percorsi con dentro dei progetti. Certo che io qui fisicamente sono venuto, e ci tornerò, ma rappresento un noi- ha sottolineato don Ciotti-  Dobbiamo diffidare dai navigatori solitari perchè il cambiamento che noi sogniamo, ha bisogno di ciascuno di noi e se c'è una malattia terribile in Italia  è la delega, è pensare che tocca sempre ad altri fare. E' la rassegnazione,è  una sorta d'indifferenza; noi desideriamo un cambiamento ma questo cambiamento ha bisogno  di ciascuno di noi che deve esserne parte, anche  se so che non è semplice, che non è facile. E il cambiamento inizia dalla scuola, dalla voglia di capire, di conoscere e, man mano che si cresce, ognuno si assume la sua parte di responsabilità. Tra poco scapperò a Lampedusa: in quell'isola, 'porta d'Europa' incontrerò 700 compagni, dai più piccoli ai più grandi eattraverso la mia piccola persona, dirò loro che ho lasciato una terra molto ferita dal terremoto.  Nei momenti più difficili dobbiamo assumerci di più la nostra parte di responsabilità". 1957 e 1958 le due date fondamentali ricordate citando don Luigi Sturzo e Aldo Moro per far capire il valore della Costituzione italiana, considerata il vero testo antimafia che, dopo tanti anni, si va a rispolverare per capire quello che già c'era. " Credo che ne valga la pena- ha detto- Le mafie in Italia ci sono ufficialmente e continuano ad esserci da 163 anni e siamo ancora qui a parlare di mafia, di corruzione, di legalità.  Non dimentichiamo le cose belle e positive, non dimentichiamo il sacrificio di tanti, ieri come oggi. Il mio e il vostro dovere è di  aiutarci a cogliere le cose positive che non fanno chiasso e rumore, ma ci sono in tutte le realtà e in tutti i contesti: questa  è la prima dimensione dell'educarci ed educare. Il primo esercizio educativo è educarci a scoprirle, a realizzarle, a riconoscerle, a sostenerle. La nostra terra è fragile e ferita ma abbiamo la testimonianza di quanti uomini, donne, associazioni si sono messe in gioco e continuano a farlo. Queste sono le cose positive, nostra responsabilità e nostro dovere. Poi, cogliamo anche le fragilità e allora non ci nascondiamo delle verità scomode: abbiamo il dovere di non fermarci in superficie, di non vivere di informazioni di seconda mano o per sentito dire, ma di scendere in profondità". Rivolto ai giovani ha augurato loro non solo di trovare ma di cercare. " La conoscenza è la via maestra del cambiamento, è fondamentale per decidere da che parte stare. La cultura è quella che dà la sveglia alle coscienze: conoscere per diventare cittadini responsabili". Don Luigi Ciotti ha anche affermato che fa fatica a parlare di legalità, parola diventata spesso una bandiera da sventolare nelle occasioni più svariate a vantaggio personale. La legalità non è da considersi l'obiettivo ma il prerequisito; vero obiettivo è la giustizia e questa si raggiunge rispettando le regole che debbono essere uguali per tutti. " Ci siamo riempiti la bocca di legalità ma non abbiamo civiltà; abbiamo bisogno di educarci ed educare di più a prenderci la nostra parte di responsabilità. La parte giusta è un orizzonte da raggiungere insieme e dobbiamo ridisegnare le coordinate dell'uso dei nostri linguaggi e delle parole. I giovani non sono il futuro ma il nostro presente; una società che non si cura dei giovani, è una società che non si cura della propria storia e del proprio avvenire". Per chiudere un messaggio ai giovani, augurando loro di riempire il cammino della loro vita , di vivere e non lasciarsi vivere.  

C.C.

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Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, sacerdote da tempo in prima linea nella lotta contro le mafie, sarà a Camerino giovedì 16 maggio per incontrare i sacerdoti della diocesi ai quali parlerà di legalità e trasparenza. Quindi nel pomeriggio, all’auditorium Benedetto XIII, incontrerà gli studenti degli istituti superiori con cui discuterà sui temi della legalità e costituzione.

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