Lo stesso elmetto che il comandante dei vigili del fuoco ha posto sul capo del Santo Padre, con scritto Francesco, al momento del suo ingresso nella cattedrale inagibile.
Momenti di commozione, da parte di Papa Francesco, che si sono contrapposti alla gioia dei fedeli che lo avevano visto arrivare, ma che una volta entrato nella chiesa hanno sentito l’importanza di quel gesto e hanno atteso la sua uscita in un silenzio composto, emozionante.
Dopo aver deposto una corona di fiori, il Santo Padre ha incontrato i sindaci del cratere e, messi i paramenti, ha preso parte al corteo verso il palco dove viene celebrata la messa.
È stato in quel corteo, che ha attraversato la piazza e la folla, che Papa Francesco ha mostrato la sua vicinanza ai fedeli. Con lo sguardo e con diversi cenni di saluto si è mostrato accanto a coloro che in questi ultimi anni sono stati testimoni di sofferenza e cambiamenti.
Passando nel corridoio formato tra la gente, Papa Francesco ha simbolicamente attraversato la ferita più sanguinante del cratere che ora, dopo il suo arrivo, sembra meno profonda e pronta alla guarigione.
La gente che lo attendeva, ora si sente meno sola. Sentiva già la vicinanza del Sommo Pontefice, ma dopo questa visita e la volontà di Papa Francesco di riaccendere i riflettori sul sisma, la solitudine è molto più lontana.
Papa Francesco ha ricordato che ci si può rialzare.
Giulia Sancricca
Le gare si sono svolte in due diversi momenti : al mattino la fase di qualifica che ha stabilito gli arcieri rappresentativi dei tre terzieri e l’assegnazione del Palio degli Arcieri studenti, competizione appannaggio di universitari, ragazzi della scuola primaria media e superiore dei territori limitrofi a Camerino. A totalizzare più punti è stata la giovane camerte Sofia Santoni, studentessa dell’università di Macerata, tra le più promettenti del gruppo Arcieri.
Tra i titoli in ballo in mattinata, anche quello all’Arciere del Ducato, appannaggio di chi totalizza il maggior numero di punti nella gara di qualifica riservata a tutto il territorio, premio andato al camerte Riccardo Gamberoni, tra i veterani più esperti del gruppo Arcieri De Varano, nonché anima e socio fondatore della compagnia. Nel pomeriggio, la disputa del Palio vero e proprio che ha riunito nei tiri i primi quattro arcieri qualificati di ogni terziere. In lizza lo spadino che, realizzato e donato dal fabbro artigiano Leonelli di Castelraimondo, spetta al primo assoluto. In contesa tra anche l’agognato Palio degli Arcieri di Santa Camilla Battista che, sulla base dei punti ottenuti, ha sancito i nominativi dei 3 capitani dei rispettivi terzieri per il prossimo anno : Riccardo Remigi per Di Mezzo, Alessio Pugnotti per Muralto e Riccardo Gamberoni per Sossanta.
I riconoscimenti Arciere del Ducato e Palio, con un pizzico di voluta suspense, verranno invece assegnati il 2 giugno, nel corso delle premiazioni conclusive della Corsa alla spada. Il ritorno del Palio degli Arcieri nel centro storico, dovuto alle contingenti difficoltà di tipo logistico di disputarlo altrove, ha offerto un risvolto particolarmente emozionante per il pubblico e per gli stessi arcieri, impegnati in una difficile arte di precisione, con l’intento di dare lustro alla città e ai suoi abitanti. “Ci alleniamo tutto l’anno – dichiara il presidente degli Arcieri De Varano Marco Aureli- Il sisma del 2016 purtroppo ci ha pesantemente penalizzati; abbiamo perso anche sede e magazzino di via Scalzino, insieme all’indisponibilità della palestra per gli allenamenti. L’accordo e il tesseramento col Cus ci hanno permesso di poter utilizzare gli impianti sportivi, mentre per le nostre attrezzature, usufruiamo con altri del deposito messo a disposizione da ArteLito. In qualche modo, nonostante i tempi duri, abbiamo dunque resistito impegnandoci con ogni forza e- sottolinea Aureli- l’essere ritornati nel cuore pulsante della città e l’apprezzamento del pubblico, ci hanno fatto vivere un momento emozionalmente molto intenso”.
Una ventina saranno gli Arcieri De Varano che parteciperanno al Corteo storico di domenica 2 giugno, giornata conclusiva della Corsa alla Spada e Palio di Camerino.
Carla Campetella
Perimetrazioni: uscita di alcune istituzioni ipotizzata al Tavolo Permanente della Ricostruzione
05 Nov 2018Un tavolo permanente della Ricostruzione, ha riunito questa mattina per la prima volta a Camerino tutti i soggetti coinvolti nel percorso. Vi hanno preso parte enti e istituzioni cittadine, regionali e governative, rappresentate dal sindaco Gianluca Pasqui e dai componenti la giunta, dall’arcivescovo Francesco Massara accompagnato dal direttore dell’ufficio ricostruzione della diocesi ing. Carlo Morosi, dai prorettori vicario di Unicam Graziano Leoni e alla cooperazione territoriale Andrea Spaterna. Presenti anche il Commissario Straordinario Piero Farabollini, il direttore dell’Usr Cesare Spuri, il sovrintendente arch. Carlo Birrozzi e l’ing. Andrea Crocioni dei Beni Culturali della Regione Marche e l'architetto Paoletti. Obiettivo del summit, trovare decisioni univoche relative alla ricostruzione e magari cercare di trovare condivisione su alcuni passaggi che possano velocizzare e rendere più snelli alcuni percorsi, relativi in particolare alla possibilità d’uscita dalle perimetrazioni degli edifici che circondano piazza Cavour, in modo da dare un concreto segnale di ripartenza e speranza alla popolazione. Gli immobili in questione sono infatti di proprietà dell’ateneo, dell’arcidiocesi e vincolati dalla Sovrintendenza. La richiesta del tavolo è partita dal sindaco Gianluca Pasqui dopo aver trovato condivisione nel prorettore dell’università e nel nuovo arcivescovo. “ Di fronte ad alcuni temi- ha spiegato il sindaco aprendo l’incontro - era già stata maturata l’idea di fare degli incontri; visto che la decisione su certe tematiche che coinvolgono cittadini, diocesi e ateneo, ricade sull’ente locale, ho ritenuto che fosse necessario un forum permanente di lavoro.
I temi vanno condivisi-ha sottolineato- a partire dall’emergenza che ancora c’è. Non è per campanilismo ma ritengo che Camerino non possa continuare a portare avanti il percorso che c’è stato finora. I numeri del personale che abbiamo a disposizione sono inadeguati a far fronte a tutte le normative e, per quel che concerne il centro storico, occorre puntare il dito per sapere cosa c’è da fare: molti degli immobili sono infatti vincolati, altri sono dichiarati d’ interesse storico culturale. Il tavolo ci permette di prendere delle linee e andare avanti. E’ necessario un focus acceso sulla città che è la luce di un territorio. Il sisma ci ha messi in rianimazione; finora siamo rimasti dritti ma dobbiamo sapere se possiamo tornare in reparto o riuscire ad essere dimessi Per cui, credo che questo tavolo permanente sia obbligatorio e vada calendarizzato mensilmente”. Sull’utilità del tavolo tecnico si è favorevolmente espresso il Commissario Farabollini, ritenendolo tanto più opportuno per una città come Camerino che, per cultura, tradizioni, storia e indotto economico , è da considerarsi punto di riferimento imprescindibile per tutta l’area del cratere.” A me che sono un tecnico è stato chiesto di accelerare e dare impulso alla ricostruzione e posso assicurare il mio impegno in questa direzione. Da parte mia, massima collaborazione nel riuscire a trovare insieme dei percorsi più adeguati , scavando gli aspetti che finora hanno rallentato tutta la macchina. Bisogna velocizzare, valutare lo snellimento e limare gli intoppi della burocrazia, capire come accelerare le procedure. In questo c’è il mio impegno – ha affermato-; lo stesso è stato per i Commissari che mi hanno preceduto che hanno lavorato per trovare delle soluzioni. Adesso occorre trasformare il tutto in azione. C’è da muoversi velocemente e costantemente nel territorio; tenere a mente le specificità delle realtà e prospettare una ricostruzione che dia un senso anche sociale ed economico a queste zone dell’Appennino. Occorre cercare di dare concretezza a questo obiettivo, anche tenendo conto dell’edificato che si andrà a ricostruire e valutando una ricostruzione in sicurezza . Dobbiamo essere consapevoli che c’è da convivere con il sisma e che , visti i cambiamenti climatici in atto, la convivenza deve tener conto dei ragionamenti di prevenzione sismica ed idrogeologica. I tavoli tecnici ci danno l’opportunità di trovare la soluzione migliore e raggiungere obiettivi in maniera efficace ed efficiente. Cercherò di essere presente una volta al mese anche se ho quattro Regioni su cui lavorare e solo in provincia di Macerata ho 38 comuni da seguire. Ma sono anche consapevole che Camerino debba avere qualcosa in più e su questo voglio rassicurare: considero questa città come punto di riferimento per tutto il territorio”. Con l’intervento dell’arcivescovo Massara, si è poi centrata la tematica dell’incontro. Di concerto con l’università di Camerino, l’arcidiocesi si è infatti promotrice nel proporre all’USR qualcosa di concreto che dia una speranza e un segnale di partenza alla gente che non ne può più di restare sospesa.
Ad illustrare la proposta, nata già tempo addietro per l’interessamento dell’arcivescovo Brugnaro, è stato l’ingegnere Carlo Morosi. L’idea , approcciata anche con il rettore Pettinari e con la Sovrintendenza, teorizza l’ esclusione dalle perimetrazioni del palazzo ducale, della cattedrale, dell’episcopato e del collegio Bongiovanni che è agibile. Si tratta di beni già vincolati e, in quanto tali, già sottoposti a norme particolarmente stringenti quanto ai vincoli di ristrutturazione. “Abbiamo pensato che iniziare i lavori dalla piazza- ha detto Morosi– possa essere un segnale di qualcosa che si sta facendo. Questi palazzi, per l’arcidiocesi sono in realtà anche dei contenitori importanti e potrebbero sopperire alla necessità di stoccaggio delle opere d’arte che ancora oggi vengono ospitate altrove, pagando canoni di affitto. Il piano terra del palazzo arcivescovile, potrebbe essere utilizzato per la riapertura di attività e il Collegio Bongiovanni che non ha riportato alcun danno, potrebbe essere utilizzato per ospitare le maestranze impegnate nei lavori di ricostruzione ”. Non esistendo grossi ostacoli nel tirare fuori questi contenitori dalla perimetrazione, l’ingegnere Morosi ha detto che dare questo tipo di segnale permetterebbe la ripartenza di tre istituzioni, rappresentate da diocesi, università e sovrintendenza. Sulla stessa linea il prorettore vicario Graziano Leoni , secondo il quale riappropriarsi di una parte del centro e trovare un modo tecnico per riuscire a farlo, sarebbe un segnale enorme per tutta la comunità. “ L’ateneo non può vivere senza la città. La città non può vivere senza università e noi non possiamo che dare il nostro concreto contributo per mantenere saldo e alimentare questo rapporto”. Sugli aspetti tecnici della proposta si è espresso il direttore dell’USR Cesare Spuri, puntualizzando il suo intervento con l’affermazione che, pur non sposando l’idea del ridimensionamento del cratere, Camerino, come Visso o Ussita, ha problemi di un diverso ordine di grandezza E in molti casi le perimetrazioni (che ritardano di 2-3 anni tutta la macchina), si debbono fare per forza”. A proporle sono i comuni e, presenti determinati requisiti, il vicecommissario le approva e poi ci sono i Piani attuativi. "Camerino soffre di certe problematiche ( ad es. le scarse vie di fuga) e io credo che questi aspetti vadano valutati. L’uscita da una parte o dall’altra dalle perimetrazioni, produce una groviera che va gestita; se stacchi una parte, quel luogo deve dare la garanzia di essere sicurissimo, per cui non si può prescindere dal fare queste valutazioni. Occorre a mio avviso coniugare gli interventi, le messe in sicurezza da fare, l’accesso a chi deve lavorare nei cantieri. Poi, se alcune parti possono vivere di propria storia, se il palazzo arcivescovile, palazzo ducale o teatro non debbono essere demoliti e possono essere restaurati, va bene. Ma in piazza ci si deve arrivare sicuri. Perimetrare non può significare non avere idea di dove si andrà a finire e credo che i temi delle uscite dalla città e della sicurezza comincino a far scaturire dei ragionamenti. Non butterei via le cose buone che una perimetrazione può portare; è necessario incardinare bene la tempistica di come intervenire". “Se continuiamo a lavorare senza metodo- ha detto il sovrintendente Carlo Birrozzi- non si va avanti. Questo terremoto ha messo in evidenza la fragilità. Dopo due anni voglio capire come si fa la perimetrazione. Non si può continuare a lavorare casa per casa. Bisogna lavorare con un metodo complessivo per tutta la città. Questo terremoto ha messo in evidenza che i problemi delle strutture sono gravi. Sono due anni che stiamo continuando a parlare di perimetrazioni da fare o da non fare. Due anni che parliamo di aria fritta, se fare una perimetrazione casa per casa o su tutta la città nel suo complesso. "Le perimetrazioni non sono obbligatorie e prova ne è che Visso ha deciso di non farle. C’è la facoltà dei sindaci di scegliere questo percorso. – ha detto Cesare Spuri- Chi lo sceglie intende sviluppare dei temi su una scala più ampia. Il senso della perimetrazione è che mette tutti nella condizione di fare un passo indietro e un passo in avanti nella sicurezza”. La domanda continua del sindaco Pasqui è stata quella di essere aiutato a capire dell’opportunità o meno e dei rischi che potrebbe comportare l’uscita dalle perimetrazioni di una parte della città, convinto della scelta di responsabilità che è chiamato a fare soprattutto pensando alle generazioni future: “ Si tratta di una decisione epocale che non può essere liquidata così semplicemente”. Il sindaco è tornato a chiedere più personale per poter adeguatamente adempiere a tutti gli obblighi di legge" Avevo chiesto 20 unità; ne hanno autorizzate 15 e alla fine al comune ne hanno concesse 12". In alternativa Pasqui ha anche prospettato al Commissario Farabollini, per la parte amministrativa dell'ente, l'utilizzo del personale di Polizia penitenziaria che era nella casa circondariale di Camerino e che da due anni è stato assegnato a diverse realtà. Sembra che comunque da parte del Commissario e del Direttore USR vi sia la disponibilità ad approfondire l'aspetto.
A conclusione del primo tavolo permanente, tutti hanno convenuto sulla necessità di approfondire meglio la questione, anche attraverso un successivo incontro con i tecnici dell’università, al fine di valutare la possibilità di un modello misto che possa essere enucleato dalla situazione di perimetrazione complessiva della città. “ Se collaboriamo insieme- ha concluso l’arcivescovo- sono sicuro che riusciremo a trovare un punto d’incontro”.
Carla Campetella