“Parole indegne e gravi che offendono il 25 aprile”. Ferma la presa di posizione della Segreteria regionale del Partito Democratico delle Marche in ordine alla nota dell’Ufficio Scolastico Regionale marchigiano a firma del suo Direttore Generale Ugo Filisetti.
"Non è la prima volta che, in occasione di celebrazioni nazionali, Filisetti scrive riflessioni indegne di cui francamente non si sente affatto il bisogno- si legge nel comunicato
Credevamo che l’apice si fosse raggiunto con l’invito alle armi, fatto agli studenti qualche mese fa con la sua folcloristica retorica militarista. Invece si è toccato il fondo con una lettera di qualche giorno fa le cui parole sono un’offesa alle imminenti celebrazioni per la Festa della Liberazione.
È grave equiparare le idee, ignorando e omettendo i fatti storici, i contenuti ideali, i crimini e i meriti, sia dal punto di vista storico-scientifico sia dal punto di vista istituzionale, soprattutto da chi ricopre incarichi pubblici.

Non è accettabile  che fascismo e nazismo vengano minimizzati come semplici “ragioni” e “sogni” di chi combatté contro Alleati e Partigiani  continua la nota del Partito Democratico -. Si tratta di un atteggiamento molto pericoloso che, lungi dal fondare solidi legami di unità nella comunità nazionale, avvalla la circolazione di revisionismi profondamente nocivi.
Il Presidente Mattarella ha ricordato, nel 2018 in occasione della Giornata della Memoria, che per il fascismo: “razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza. Volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo, supremazia razziale, intervento in guerra contro uno schieramento che sembrava prossimo alla sconfitta, furono diverse facce dello stesso prisma”.

Chiediamo al dottor Filisetti: quando auspica un superamento delle antitesi, dei rancori e delle demonizzazioni si riferisce al superamento della lotta affinchè simili idee e atteggiamenti non si affermino più nel nostro Paese?

Inoltre- conclude la segreteria regionale del PD delle Marche- vogliamo ricordare che furono la formazione dei gruppi partigiani e dei movimenti di liberazione e la successiva stesura della Costituzione i reali momenti di superamento dei conflitti, delle divergenze e dei rancori, tra tutte le forze politiche italiane dai comunisti ai cattolici, dai monarchici ai liberali. Nella lotta per la Liberazione prima e nella fase costituente poi, seppero confrontarsi nel reciproco rispetto, animate da comuni ideali di democrazia e uguaglianza sanciti dalla carta costituzionale.
Auguriamo a tutti buon 25 Aprile: non si festeggia "la fine della seconda guerra mondiale", ma la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo".

Sconcerto al riguardo è stato da subito espresso anche da parte del consigliere regionale della minoranza PD Romano Carancini.
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Vorrei che si capisse che cosa ha scritto queso signore che rappresenta peraltro il Ministero- dice Carancini-. Le  sue parole, dal punto di vista dei contenuti, direi che sono  al limite dello scandalo.  Certo, il rischio è quello di essere oramai assuefatti  all'indifferenza o comunque alla sottovalutazione della memoria, ma scrivere che debbano essere accomunati i sogni e le ragioni dei giovani che hanno combattuto da un lato per il fascismo e dall'altro per la libertà e la democrazia di questo paese,  non può che denotare che  siamo veramente al confine dell'apologia del Fascismo.  Questo passaggio della nota di Filisetti è davvero sconcertante- continua Carancini-. Non si possono equiparare i sogni di chi ha dato il sangue e la vita per poterci rendere oggi liberi, con quello che hanno fatto i fascisti e chi li ha fiancheggiati per poter evidentemente lavorare per la morte, per la tirannia, per una dittatura e per un'assoluta non libertà.  Ai giovani va detto che , o si stava dalla parte dei sogni e delle ragioni che spingevano verso la libertà e la democrazia, o si stava dalla parte della violenza, della morte e del sopruso". 




c. c.



































Nessun monumento alla Resistenza: Belforte del Chienti celebra il 25 aprile nella via dedicata ad un partigiano ucciso nel 1944, stesso luogo in cui sorgerà presto un'opera commemorativa.

Ad annunciarlo è il sindaco Alessio Vita: "Una scelta - spiega - che deriva dalla mancanza, nel nostro Comune, di un monumento dedicato alla Resistenza.
Abbiamo fatto una ricerca storica sui caduti per mano nazista del nostro territorio ed è emerso che il giovane belfortese Elio Fernanducci è caduto durante la strage di Capolapiaggia perchè ritenuto partigiano. Abbiamo così deciso di onorare questa perdita e tutte le altre avvenute in quegli anni nella via che porta il suo nome, a Borgo Santa Maria.
Di comune accordo con l'Anpi dei 5 Comuni - aggiunge - abbiamo deciso di realizzare, in quella zona, un monumento alla Resistenza".

Il tema delle celebrazioni del 25 aprile fu motivo di scontro lo scorso anno tra l'ex sindaco Roberto Paoloni e il suo successore.
Paoloni denunciò infatti la mancata deposizione di una corona d'alloro nel monumento dei caduti in guerra che si trova nel capoluogo, dove si recò lui stesso per la commemorazione.

"Dal momento che a Belforte non esiste un monumento dedicato alla Resistenza - ribadisce Vita, come fece presente anche lo scorso anno - non ritengo giusto snaturare monumenti nati per altro motivo. In questo modo ci siamo impegnati per sopperire a questa mancanza".

GS. 


Non sono passate inosservate, ad alcuni cittadini, le dichiarazioni che il senatore Giuliano Pazzaglini ha diffuso sul suo profilo social in riferimento al 25 aprile e alle celebrazioni partigiane
Incredibile - ha scritto Pazzaglini - Pur di perpetrare la loro politica partigiana e di sinistra, consentono non solo lo svolgimento della celebrazione, ma anche la partecipazione delle associazioni alla stessa".
Come noto, dopo lo scontro fra l'Anpi (l'Associazione nazionale partigiani italiani) e il governo in merito alla circolare del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Fraccaro che, a motivo di evitare assembramenti data la situazione d’emergenza sanitaria, avrebbe di fatto impedito ai rappresentanti dell’Anpi di essere presenti alle celebrazioni, Palazzo Chigi ha chiarito che la circolare inviata dalla Presidenza del Consiglio "non esclude in alcun modo l'Anpi dalle celebrazioni del 25 aprile. E’ stato dunque spiegato che la circolare è indirizzata alle sole autorità pubbliche e, in ragione dei provvedimenti restrittivi legati al Covid-19, intende semplicemente limitare la partecipazione delle autorità ed escludere assembramenti". Le associazioni partigiane e combattentistiche potranno quindi partecipare alle celebrazioni per il 75esmimo anniversario della Liberazione, in forme compatibili con l'attuale situazione di emergenza e indicazioni verranno date in tal senso ai prefetti, “con la consapevolezza- chiude la nota di Palazzo Chigi - del valore che questo anniversario ricopre per l'Italia e dell'importanza di difendere la memoria democratica del Paese".
"Da sindaco - dichiara il senatore leghista - una delle prime cose che ho fatto è stato escludere l'Anpi dall'organizzazione di ogni evento/celebrazione. Raramente sono stato così convinto da una decisione.
Sicuramente anche in considerazione di chi fa parte di tale associazione a livello locale, ma in generale perché le feste nazionali sono di tutti. Non di una parte, non di quella parte. Ora invece, di nuovo, il Governo getta la maschera e si mostra per quello che è.
Per loro era normale imporre il proprio pensiero, etichettano gli altri ed escludendoli da diritti che dovrebbero essere di tutti se non si dichiarano antifascisti (ricordo Parma ma anche decine di comuni che per farti fare una manifestazione chiedono analoga dichiarazione).
Per loro - continua Pazzaglini - è normale che non si possa dire addio ad un genitore in punto di morte ma si possa fare propaganda politica durante un periodo di emergenza nazionale”.
Parole  che non sono andate giù all’ottantaduenne Giulio Lattanzi di Castelsantangelo sul Nera, il quale le definisce un "vergognoso attacco a partigiani e antifascismo".  
“Il senatore leghista Giuliano Pazzaglini - scrive Lattanzi - declama come suo grande merito da sindaco di Visso l’aver escluso l’ANPI dall’organizzazione di ogni evento e celebrazione. Ai tempi ero Presidente ANPI per la sezione dell’Altonera - dichiara - e non condivisi l’assurda posizione. Oggi dico al senatore Pazzaglini che non può permettersi di attaccare il riconoscimento dell’ANPI come strumento della memoria e della libertà. Si deve ricordare che può sedere nello scranno di Senatore perché la democrazia glielo permette grazie alle lotte per la libertà dei Partigiani, di tutti gli antifascisti, che il 25 aprile ricordano il sacrificio di molti per la cacciata della dittatura fascista e la vittoria della democrazia. Definendo come di una sola parte politica il movimento antifascista - caratterizzato da un larghissimo fronte popolare in cui trovarono spazio tutte le sensibilità dell’Italia occupata- conclude Lattanzi- Pazzaglini denuncia di appartenere all’unica parte politica non inclusa: quella fascista".

C.C.

Ha riunito a Camerino autorità, cittadini, famiglie intere e tanti ragazzi, la Festa della Liberazione celebrata in viale Oberdan e al Monumento ai caduti di viale Giacomo Leopardi. Valori che andrebbero celebrati ogni giorno, sono risuonati in tutti gli interventi, a partire dalle parole introduttive della vicepresidente ANPI Rosella Paggio, nel sottolineare il significato di una festa che mai deve dividere anzi riunire tutti sotto la bandiera di una libertà conquistata a prezzo del sacrificio e del sangue. A 74 anni dalla nascita della Costituzione, la memoria è un dovere, per ribadire i principi della democrazie e della libertà; lo ha ricordato anche Mario Mosciatti, presidente della locale sezione ANPI, da sempre impegnata nel perpetuare i valori del 25 aprile 1945, e trasmetterli nella loro attualità alle nuove generazioni.

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 Alla cerimonia, conclusasi con la deposizione della corona, hanno preso parte numerosi rappresentanti delle forze dell’ordine, Carabinieri, Finanza, Polizia. I vari momenti della manifestazione sono stati sottolineati dalle note della banda musicale di Camerino, diretta dal M° Vincenzo Correnti, presenti labari e gonfaloni dell’Anpi, dei Carabinieri in Congedo e dell’associazione Nazionale Combattenti e Reduci.

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In rappresentanza del Comune, l’assessore al bilancio Roberto Mancinelli, ha inteso evidenziare l’attualità di una ricorrenza che è festa di tutti, festa di resistenza, di libertà e democrazia, da ricordare sempre, per continuare a difendere i valori della nostra Costituzione. Nella lotta di liberazione, Camerino ha pagato un altissimo numero di vittime.

Toccante l’orazione del dottor Enrico Verdolini, incentrata sulla figura di Lelio Basso, padre dell’articolo 3 della Costituzione, per le sue idee antifasciste, confinato nel campo di concentramento dell'Altopiano di Colfiorito.MNT 0483 1

 Frasi tratte dal discorso di Piero Calamandrei tenuto all'Università di Milano nel 1955, sono state riportate anche dai ragazzi dell’Istituto Betti- Boccati, che hanno partecipato alla cerimonia con i loro insegnanti. Ai loro pensieri, i ragazzi delle scuole medie di Camerino hanno aggiunto anche la lettura di brani di autori vari. Emozionante il momento dedicato alle lettere scritte da Achille Barilatti, partigiano e martire della Resistenza e quelle indirizzate ai loro familiari da altri partigiani e militari antifascisti condannati a morteLa Costituzione, “non è una carta morta- scriveva Calamandrei - è un testamento, un testamento di centomila morti”, perché si muova, è necessario metterci dentro ogni giorno l’impegno, lo spirito e la volontà di mantenere le promesse che sono state fatte.

C.C.

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Sotto, l'intervento della vice presidente ANPI Camerino, Rosella Paggio

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Parole forti e la richiesta di dimissioni per l’assessore maceratese Stefania Monteverde. Poi un aspro faccia a faccia col sindaco Romano Carancini. 

Questo il risultato della visita dell’europarlamentare Alessandra Mussolini a Macerata. Era a Bruxelles, ha detto, ma non appena il consigliere comunale Debora Pantana le ha fatto sapere quando accaduto in piazza Cesare Battisti il 25 aprile, ha deciso di prendere un aereo e venire in città.

Nel giorno del ricordo della Liberazione infatti, il gruppo Antifa ha allestito, di fronte al bar Venanzetti, il gioco della pignatta con il fantoccio del duce, scimmiottando in maniera grottesca i fatti di piazzale Loreto. Cosa più grave, il gioco era rivolto ai bambini e alle bambine che passavano di lì. In premio, nel momento in cui la testa del fantoccio è stata spaccata, tante caramelle. 

Il gesto ha scatenato reazioni bipartisan, e l’amministrazione soltanto 24 ore dopo, ha preso le distanze definendolo “ignobile”.

Affiancata dal gruppo maceratese di Forza Italia, Mussolini aveva portato con se una scatola di vermi: “Una volta mi recai in Veneto - ha raccontato - e nei pressi dell’hotel in cui mi trovavo mi gettarono dei vermi per farmi capire che non ero ben accetta. Ho ripensato a quel gesto. I vermi hanno una loro funzione nell’ecosistema. Ma l’assessore Stefania Monteverde non ha neanche quello. Non volevo credere alle sue parole, eppure si occupa di cultura e infanzia. Quello che è accaduto qui - ha aggiunto - è una cosa così grave, antieducativa. È una manipolazione violenta di un fatto atroce, di uno scempio che non va rievocato. Se dopo tanti anni continuiamo con la violenza e con l’odio, allora non ci sarà mai una pacificazione”.

Tanto astio nei confronti della Monteverde, deriva da alcune affermazioni della stessa in un post pubblicato su Facebook ma estrapolate da un contesto di riferimento che non era quello di pizza Cesare Battisti. Parole insomma mal interpretate e diffuse anche da un giornale online, da cui si sarebbe scatenata la bufera nei confronti dell’assessore alla cultura.

Alessandra Mussolini 2

“Pretendo delle scuse alla mia famiglia - ha poi detto l’onorevole - perché non si può non essere coscienti dell’impatto che possono avere certe iniziative nel giorno del 25 aprile. Se la destra avesse fatto giocare alla pignatta i bambini, facendoli colpire un fantoccio raffigurante un partigiano, sarebbe stato considerato un gesto gravissimo”. La Mussolini non ha poi potuto fare a meno di ricordare l’efferato omicidio di Pamela Mastropietro, ritenendo ancora più grave il gesto degli Antifa proprio in virtù dei fatti recentemente avvenuti a Macerata: “Non lancerò i vermi alla Monteverde - è tornata a dire - in onore di Pamela. Proprio per quello che è accaduto in questa città, si dovrebbe tutti fare un sforzo in più, soprattutto l’amministrazione, per non alimentare la cultura dell’odio. Chiedo un incontro al sindaco (poi ottenuto, ndr) e le dimissioni della signora Monteverde. Gli vengano ritirate le deleghe. Eppure mi sorprende perché le donne di solito hanno una marcia in più”.

Dopo la conferenza stampa al bar Venanzetti, l’europarlamentare ha ottenuto l’incontro col sindaco Carancini. In realtà si è trattato di un asprissimo faccia a faccia di pochissimi minuti in cui le voci della Mussolini e del primo cittadino si sono sovrapposte fino ad arrivare ad accusarsi reciprocamente.

“Pretendo che chieda scusa alla città e alla mia famiglia - ha più volte ripetuto l’onorevole -. Chieda scusa a me”.

A questo ha ribattuto il sindaco:  “Ho già condannato esplicitamente quel gesto. Ho già detto di ritenerlo ignobile. Lei si deve vergognare per quello che ha detto stamattina. Lei chieda scusa, piuttosto, all’amministrazione per aver insultato la Monteverde”.

Il battibecco si è concluso con la Mussolini che ha definito il primo cittadino una persona “disumana e incivile”, dopo di che, l’ultima tappa è stata in Prefettura dove ha incontrato il Prefetto Roberta Preziotti.
g.g.

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