In mattinata la cerimonia di riconsegna di due importanti opere d’arte di proprietà ecclesiastica alla sala conferenze del Museo dell’arte recuperata di San Severino Marche. Si tratta di due tavolette lignee dipinte risalenti alla prima metà del 1500 che, nel gennaio del 1982, erano state trafugate dalla chiesa di San Paolo a Fiastra. Le due opere fanno parte di un più ampio complesso pittorico di 15 tavolette, tutte scomparse da più di quarant’anni. Raffigurano due dei 15 misteri del rosario (La visitazione della Madonna e la Salita al Calvario, ndr) e, disposte a mo’ di cornice, racchiudevano al loro interno una statua lignea policroma della Madonna con il Bambino. Quest'ultima, proveniente anch’essa dalla chiesa di San Paolo, è attualmente custodita al Marec.

A condurre le indagini che hanno portato al recupero delle due preziose opere è stato il Nucleo per la tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri di Bologna, guidato dal tenente colonnello Giuseppe De Gori. Il comandante De Gori ha simbolicamente restituito in prima persona le due tavolette all’Arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, Francesco Massara. Presenti per l’occasione, oltre ai militari del Nucleo Tpc di Bologna, anche il comandante provinciale dell’arma, Nicola Candido, il comandante dei carabinieri di Tolentino, Giulia Maggi, il sindaco di Fiastra, Sauro Scaficchia, lo storico dell’arte Matteo Mazzalupi e la direttrice del Marec, Barbara Mastrocola.

Nella foto l'Arcivescovo Francesco Massara, il tenente colonnello Giuseppe De Gori e il sindaco di Fiastra Sauro Scaficchia

Approfondimenti nel prossimo numero del settimanale “L’Appennino camerte”





La Giornata mondiale della gioventù di Lisbona entra nel vivo. Cresce l’attesa delle centinaia di migliaia di ragazzi partiti da tutto il mondo alla volta della capitale portoghese per l’incontro con papa Francesco. Il pontefice arriverà in Portogallo nella giornata di oggi, mentre domani sarà la volta del bagno di folla con i fedeli. Tra i giovani arrivati in terra lusitana ci sono anche i 99 ragazzi partiti sabato notte da piazza San Venanzio di Camerino. Oltre trenta ore di pullman per arrivare al momento più atteso della settimana a loro dedicata. Nel mezzo anche la tappa al santuario di Lourdes.

Preghiera, incontro, scoperta. Questo è quello che la Gmg sta offrendo ai ragazzi dell’arcidiocesi di Camerino e San Severino, decisamente provati dal lungo viaggio ma non per questo meno entusiasti del percorso intrapreso. Ad accompagnarli a Lisbona il parroco di Camerino e responsabile della Pastorale giovanile, don Marco Gentilucci. «Quello che stiamo vivendo è davvero tempo prezioso e bello – racconta da Lisbona –. Momenti belli, di incontro e di confronto, immersi nei suoni delle lingue di tutto il mondo, nei canti e nei colori delle bandiere. Tutto questo sta davvero riempiendo le vite dei nostri ragazzi. Noi adulti riusciamo a vederlo nei loro occhi, nonostante la stanchezza, le lunghe code alle mense, le ore interminabili passate in pullman, i chilometri percorsi a piedi. Tutto questo non è riuscito a scalfire il loro entusiasmo, anzi, ha alimentato la loro voglia di aprirsi agli altri e di conoscerli».

In mattinata il momento della catechesi con i vescovi da tutta Italia. Oggi è toccato al vescovo di Ascoli Piceno, Giampiero Palmieri. «Il vescovo Giampiero ci ha presentato la vita, parlandone come se fosse una danza – continua don Marco –. Bisogna saper danzare e non stare mai fermi, aprirci all’amore di Dio. In tutto questo la fa da padrone l’attesa di papa Francesco. Domani lo incontreremo. Lui ci ha convocato per ascoltare la parola di Dio, noi siamo qui».

L’arrivo del pontefice è atteso con fibrillazione anche dagli stessi ragazzi. È questo il motivo per cui tutti si sono radunati e l’attesa di ciascuno si riflette nel clima collettivo. «L’arrivo del Papa è senza dubbio quello che ci accomuna tutti – raccontano alcuni ragazzi –. Persone da tutte le parti del mondo che condividono gli stessi momenti e gli stessi sentimenti. Questo è quello che rappresenta la Giornata mondiale della gioventù».

l.c.
Mezzi finalmente al lavoro nel complesso del santuario di Macereto. Nei giorni scorsi è stato infatti allestito il cantiere che riguarda i quattro immobili accessori che circondano l'edificio del santuario. Si tratta di un'opera considerevole sotto il profilo economico - quasi sette milioni di euro -, che fa il paio con i lavori che molto presto riguarderanno proprio la chiesa. Il relativo progetto esecutivo sarà infatti consegnato entro le prossime settimane. Passi avanti decisi, insomma, nella ricostruzione di uno dei luoghi simbolo dell'arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche.

Nel dettaglio, il cantiere attualmente operativo è quello che si occuperà del recupero di quattro strutture - tre nel territorio del comune di Visso, uno ad Ussita - gravemente danneggiate dal terremoto del 2016. Si parla di lavori di ristrutturazione e di miglioramento sismico. Questi edifici sorgono intorno al luogo di culto vero e proprio e prima del terremoto di sette anni fa venivano utilizzati a scopo ricreativo, come ad esempio per i campi scuola estivi. La progettazione dei lavori su questi immobili è dello studio Archliving, mentre l'esecuzione è affidata al consorzio di imprese Atlante. Le condizioni del finanziamento impongono la consegna dei lavori prima dei prossimi 24 mesi. Per quello che riguarda invece la chiesa, la progettazione esecutiva dovrebbe essere consegnata nella prima metà di luglio. Da lì in avanti si procederà con l'affidamento dei lavori. Presto prenderà il via anche questo cantiere.

Soddisfatto l’arcivescovo Francesco Massara, che ha parlato di un cantiere «che presto restituirà alla comunità uno dei luoghi simbolo del territorio diocesano – commenta – . Il santuario di Macereto è uno dei tesori dell’entroterra, uno dei posti più belli della nostra regione. Molto presto potremo riavere un bellissimo luogo di preghiera e di incontro per tutti coloro che vivono in quella zona e per i numerossissimi visitatori. Non solo: fra quindici giorni verrà infatti firmato il contratto con l'impresa che si occuperà dei lavori al complesso dell'ex chiesa di Sant' Agostino a Visso. I nostri ringraziamenti vanno al commissario Guido Castelli, per il sostegno che sta mostrando nei confronti del nostro territorio gravemente colpito dal sisma di sette anni fa».



l.c.


In foto il cantiere allestito nei giorni scorsi


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Pronti a partire i lavori di restauro e di ricostruzione dell’abbazia di Santa Maria tra i torrenti di Piobbico, a Sarnano. In mattinata la cerimonia di apertura del cantiere, affidato alla ditta Sepe s.r.l., curato dallo studio Paci di Pesaro. Oltre un milione di euro di fondi. Questa la cifra che l’ufficio ricostruzione della curia arcivescovile ha deciso di destinare alle opere, che comprendono la ricostruzione del campanile crollato a causa delle scosse e la restaurazione della sagrestia, oltre al ripristino delle finiture e delle opere d’arte custodite dalla chiesa. Il termine dei lavori è previsto tra dodici mesi.

Un luogo simbolo per tutta la comunità sarnanese e dalla grande rilevanza per il tessuto sociale delle contrade dell’alta valle del Tennacola, come testimoniato dalle molte persone che hanno voluto partecipare alla cerimonia organizzata dall’arcivescovo di Camerino e San Severino Marche, Francesco Massara. Insieme a lui sono intervenuti il cardinale Enrico Feroci, la cui famiglia è originaria del Sarnanese, il parroco Marcello Squarcia, il presidente del comitato Pro abbazia di Piobbico, Giampiero Mariotti, la presidente del Centro studi sarnanesi, Maria Franca Ghiandoni, il sindaco Luca Piergentili e altri rappresentanti delle istituzioni e del mondo dell’associazionismo cittadino.

l.c.

Approfondimenti e interviste nel prossimo numero del settimanale L'Appennino camerte
Anche quest'anno, così come anno scorso, la via crucis si snoderà nel centro storico di Camerino. La processione in occasione del venerdì santo - prevista per domani sera alle 21 - partirà da piazza Cavour, di fronte al duomo di Camerino, per poi fare un percorso ad anello all'interno delle mura cittadine e tornare al punto di partenza. Qui la deposizione del Cristo e la processione verso piazza San Venanzio, con la celebrazione, presieduta dall'arcivescovo Francesco Massara, che si concluderà nella basilica.
Un limite al'organizzazione del corteo di preghiera in centro storico per gli anni a venire, potrebbe essere rappresentato dal piano di cantierizzazione e dai lavori di ricostruzione post sismica in vista che potrebbero costringere  l'arcidiocesi a rivedere il percorso della processione.
Per questo «è un evento a cui teniamo particolarmente - spiega don Marco Gentilucci, parroco dell'unità pastorale di Camerino -. Non siamo sicuri di come si svolgeranno i lavori all'interno delle mura cittadine, quindi questa potrebbe essere l'ultima occasione per i prossimi anni di vedere la via crucis nei luoghi di culto simbolo della città. È sicuramente un fatto positivo organizzarla su questo percorso, dopo anni in cui la pandemia ci ha costretto a vivere il venerdì santo in forma privata, senza poter coinvolgere i fedeli».
«Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli»
(Mt 26,17-19)

Carissimi sorelle e fratelli,

le parole proclamate all’inizio della “grande settimana”, nel racconto della Passione dell’evangelista Matteo, hanno una forza evocativa talmente dirompente da renderci, in questo nostro itinerario di fede, contemporanei di Cristo. Esse ci fanno rivivere il Mistero pasquale del Signore Gesù, immettendovi la nostra storia e il nostro presente.

Fare Pasquasignifica per prima cosa celebrare un rito; infatti non possiamo prepararci alla Pasqua pensando di poter fare a meno di quei riti a cui Cristo ha legato la sua grazia e il frutto della sua Pasqua. Eppure, possiamo fare tutto ciò anche senza “fare Pasqua”, cioé possiamo partecipare ad un rito anche senza viverlo e senza lasciarcene trasformare.

Cosa si richiede allora per “fare Pasqua” in verità? Ci è richiesto di compiere un “passaggio”, non tanto un movimento da un posto all’altro, bensì un passaggio da un modo di vivere ad un altro. Il Vangelo ha una parola per esprimere tutto ciò ed è quella con cui abbiamo iniziato la nostra Quaresima: conversione. Questo passaggio - che è conversione, cioè ritorno verso noi stessi - è un metterci in cammino dall’io a Dio, dal peccato alla grazia, da me agli altri, dall’egoismo alla condivisione.

Se entreremo in questa prospettiva coraggiosa, mettendoci in stato di decisione e di conversione davanti a Dio, noi faremo davvero la Pasqua con Cristo. I riti non saranno più solo riti, ma diventeranno realtà viventi, segni e fonti di grazia e ci verrà da esclamare: “È la Pasqua del Signore!”

Anche a noi il “Maestro e Signore”, dice: “farò la Pasqua da te”; ma affinché ciò accada, siamo chiamati a fare della nostra vita una stanza dove il Signore possa sedersi a mensa con noi e donarsi. Chiede a ciascuno di noi qualcosa di molto semplice, ma allo stesso tempo di molto costoso perché ci sta chiedendo accoglienza. Ci manda a dire se siamo disponibili ad offrirgli ospitalità in “casa”, cioè nella nostra vita, accoglienza nella stanza del nostro cuore. E non importa quanto sia grande o in ordine la nostra casa, non importa nemmeno se ne siamo degni, se ne siamo o meno pronti. Poco importa se è una stanza buia o sporca, o se non l’abbiamo addobbata come sarebbe convenuto.

Ciò che conta è la volontà ed il desiderio di fargli spazio perché questa casa - la nostra vita - seppur piena di crepe e scalcinata, diventi Cenacolo, luogo del Suo dono, luogo della Sua presenza, piccola Chiesa perché «Dio abita dove lo facciamo entrare». È solo accogliendo il dono della Pasqua, ossia il dono di un’immensa Vita che si riversa sulle nostre fragili esistenze con il gusto dell’incontro, dell’amicizia e della condivisione, che tutti possiamo diventare portatori di uno sguardo nuovo sul mondo, che finalmente risulti capace di riconoscere e attestare i vari segnali di novità presenti nella storia che è stata redenta dall'Amore Crocifisso.

Concedetemi ora un pensiero per i giovani, per tutti i giovani, ma in modo speciale per quelli che dalle nostre Diocesi, partiranno per Lisbona, il prossimo agosto, per celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù. Cari ragazzi, l’icona biblica che vi sta accompagnando in questo cammino è quella della Vergine di Nazareth, madre amorevole la quale, subito dopo l’annunciazione, «si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39) dalla cugina Elisabetta, per aiutarla, per condividere con lei la gioia di una nuova vita che stava per nascere.

Il verbo “alzarsi” ha una connotazione squisitamente pasquale: è un’espressione che assume anche il significato di “risorgere”, di “risvegliarsi alla vita”. Ecco, la Pasqua è il segno autentico della Vita nuova, è la primavera dell’esistenza. Quindi per “fare Pasqua”, bisogna mettersi in moto, andare a cercare la vita, la pace, la bellezza. Bisogna anche lasciarsi stupire dall’impensabile, dall’inatteso, dal sorprendente e riconoscere che era tutto ciò che nel profondo sognavi. 

Cari giovani, in questo tempo così difficile, segnato da avvenimenti drammatici e dalla violenza della guerra che costringe tanti a scappare con ogni mezzo da luoghi segnati dalla morte e in cui è negata la libertà, è importante allora non lasciarsi rubare il sogno di un futuro possibile e di un mondo nuovo. Non lasciatevi intrappolare dalle reti dell’individualismo, dell’indifferenza e dell’egoismo, ma alzatevi, risvegliatevi e andate incontro agli altri con l’entusiasmo che vi contraddistingue.

Sappiate accogliere la Vita portata nel mondo da Cristo Risorto, che ieri come oggi, è qui per dirvi che, di fronte a chi decide di “amare”, non c’è morte che tenga. E in un mondo che non racconta più la speranza, siate capaci di seminare nella storia attraverso la vostra testimonianza gesti di vita efficaci e gioiosi per offrire il vostro contributo a far germogliare il seme nuovo di quella speranza che caratterizza la vostra naturale apertura alla verità, alla giustizia, alla solidarietà, alla pace. Con la vostra vita, possiate dire al mondo: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te”. Di cuore, benedico i vostri sogni e i vostri passi.

A tutti il mio più sincero augurio di una santa Pasqua, accompagnato dalla preghiera che offrirò al Signore per la pace del mondo e per le necessità che ognuno porta nel suo cuore.

Buona Pasqua a tutti!

Il Vostro vescovo
+ Francesco





Circa 15mila mascherine chirurgiche donate all’Arcidiocesi. È l’iniziativa partita dagli studenti dei Licei Varano di Camerino che oggi le hanno consegnate all’arcivescovo Francesco Massara dopo essere stati ricevuti in curia. Edoardo Pettinari, Giulia Brutti, Sofia Menghi Cerrà e Stefano Chiavoni – questi i liceali accolti dall’arcivescovo – hanno poi visitato la redazione de L’Appennino camerte e spiegato le motivazioni della scelta di donare le mascherine: «Non possiamo più utilizzare quelle chirurgiche fornite in dotazione alla scuola – dicono –, visto che le ultime normative a contrasto della diffusione del Covid impongono l’uso delle FFP2. Per questo abbiamo deciso di non sprecare strumenti di protezione personale che possono comunque essere preziosi per le persone fragili».

Sarà ora l'Arcidiocesi camerte, grazie al contributo della Caritas, a distribuire le mascherine a chi ne avrà bisogno. «È stata un’iniziativa degli studenti, che hanno insistito per mettere le mascherine a disposizione delle persone più bisognose – precisa il preside dei Licei Varano, Antonio Cappelli –. Penso che sia una grande dimostrazione di umanità e sensibilità da parte dei nostri studenti».

Soddisfatto anche l'arcivescovo Massara, che ha sottolineato l'importanza di un gesto «solidale e lungimirante. Questi studenti rappresentano il futuro della nostra società e della città di Camerino. Hanno dimostrato grande umanità e comprensione delle difficoltà che le persone fragili vivono ogni giorno».

In foto l'incontro degli studenti con l'arcivescovo Massara

l.c.
Carissimi fratelli e sorelle,

ci troviamo nell’imminenza di un Natale ancora segnato dal protrarsi della pandemia e dalla carenza di quei gesti spontanei di prossimità ai quali eravamo abituati. Sempre più spesso, veniamo circondati dai segni di una felicità artificiale, quasi avessimo bisogno di un anestetico per stordire i nostri dolori esistenziali. Allora, mi sono domandato se ha ancora senso augurarsi “Buon Natale”.

Certamente sì perché, nella celebrazione del Natale, riviviamo il dono di Dio che in Gesù ci viene incontro in ogni tempo. Egli viene nonostante il perdurare di quest’emergenza e sceglie ancora di nascere lì dove non ce lo saremmo mai aspettato: nella precarietà delle nostre relazioni, nell’angoscia delle nostre solitudini, nella vulnerabilità delle nostre famiglie, nell’inadeguatezza delle nostre comunità. È lì che risuonerà ancora l’annuncio che apre alla gioia: Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». (Lc 2,1-14)

Gesù viene in un contesto storico in cui, a motivo della nostra fede e della nostra esperienza cristiana, questo può diventare il migliore Natale della nostra vita: se infatti siamo capaci di togliere la “mascherina” dell’ipocrisia, saremo capaci di riconoscere la Sua visita strana ma sincera e ci si svelerà il mistero che la Sua nascita porta con sé. Dio nasce nel modo più ordinario e banale possibile, senza effetti speciali o luci artificiali. Ospitarlo e rimetterlo al centro della nostra vita è ciò che ci permette di trovare le ragioni di quei valori che altrimenti rischiano di essere solo slogan vuoti, o parole al vento.

Quindi!

Buon Natale a te, cara Famiglia! È amaro dirlo, ma anche per te oggi sembra non esserci più posto nel mondo. Sono molte le insicurezze, gli ostacoli che impediscono la realizzazione della tua vocazione. Nella società dell’ipermercato, dove tutto è ormai merce di scambio, sii attenta a non lasciarti rubare la speranza di essere ancora il luogo dell’accoglienza e del gusto essenziale della vita in cui si alimenta il bisogno di amare e di essere amati.

Buon Natale a voi, donne vittime di violenza, vittime di quell’aggressività che non fa rumore, né provoca lividi, ma lascia sempre il cuore e la mente a pezzi. L’amore malato di cui siete ostaggio è un sentimento vigliacco, vuoto di ogni senso e significato. La mia preghiera è allora per voi, affinché abbiate il coraggio di gridare forte, e il vostro grido d’aiuto non resti ancora per troppo tempo inascoltato.

Buon Natale a voi, coniugi separati. La fine di un matrimonio è sempre motivo di sofferenza: il legame d’amore si è spezzato e, spesso, i sentimenti che un tempo vi hanno unito, ora sono diventati un’arma di ricatto vicendevole. Tutto questo è fonte di interrogativi anche per la Chiesa: abbiamo compiuto con voi un cammino di vera preparazione e di vera comprensione del significato del patto coniugale? Vi abbiamo accompagnati con delicatezza e attenzione nell’itinerario di coppia e di famiglia prima e dopo il matrimonio? Come comunità di credenti, sentiamo di condividere con voi il vostro dolore che ci tocca profondamente perché investe qualcosa che riguarda tutti, cioé l’amore inteso come il sogno e il valore più grande della vita. Tuttavia, sebbene il vostro legame ha cambiato volto, il mio augurio è che, contemplando il mistero del Natale, non lasciate che le lacrime che furono d’amore si trasformino in lacrime di dolore e di amaro rimpianto.

Buon Natale a te che soffri a causa di qualsiasi infermità, a quanti, combattendo in solitudine il loro dolore, hanno il cuore ferito pensando alle carezze perdute e agli abbracci mancati. Non ti affliggere perché Dio, in questa vicenda, viene accanto al letto del tuo dolore e si fa carico del tuo corpo piagato e del tuo fisico malato con una presenza che è fonte di consolazione e sorgente di vita.

Buon Natale a voi, medici, infermieri, operatori sanitari e volontari che vi prendete cura delle tante ferite visibili e invisibili e che, con il vostro servizio e le vostre amorevoli cure, ci ricordate che la vita è un valore da benedire e custodire sempre, anche nel momento del dolore e della sofferenza.

Buon Natale a voi, disoccupati e terremotati: sebbene il sogno di un lavoro sicuro e l’ansia di garantire una casa alle vostre famiglie accrescono la preoccupazione per il vostro futuro, vi chiedo di non stancarvi di reclamare la giustizia della ricostruzione e di un lavoro dignitoso! Chiedo anche al mondo politico di non chiudersi in continue rissosità che sono segno d’interesse di parte, ma torni invece ad occuparsi onestamente della gente, dei suoi reali e quotidiani problemi, del “bene comune”.

Buon Natale a voi, profughi e immigrati: nessuna stella è apparsa per guidarvi lungo il vostro difficile peregrinare. Avete camminato per deserti e per mari cercando una terra dove abitare, una nuova casa dove poter alloggiare. Per chi, come voi, è senza patria e senza fissa dimora, il mio desiderio è che almeno per questo Natale, vi sia un posto nel nostro mondo dove possiate vivere ed essere accolti e rispettati nella vostra dignità.

Buon Natale a voi, paesi e città dell’Occidente. Spesso, a Natale indossate l’abito di gala per nascondere, sotto i lustrini scintillanti e le dolci melodie natalizie, l’amara sensazione di una festa senza il Festeggiato e di un mondo senza Dio. Mi auguro che, sotto questa coltre di apparenza, continui ad esserci tra voi qualcuno che abbia il coraggio di ricordarvi che Cristo è venuto in mezzo a noi per smascherare ogni ideologia e per offrire ad ogni creatura umana la possibilità di riconoscersi figlio e fratello nel Figlio di Dio.

Buon Natale a te Chiesa in cammino come la Santa Famiglia di Nazareth: che tu possa uscire dal recinto di una “fede” spesso praticante ma non credente, e sii sempre più sinodale, in uscita, aperta al dialogo e all’ascolto reciproco. Ti auguro di essere sempre un “cantiere di lavoro” in cui siamo chiamati ad impegnarci non come persone rassegnate, ma come operai entusiasti, capaci di agire con spirito di corresponsabilità, maturando non idee astratte, ma soluzioni concrete ai problemi e alle sfide del nostro tempo.

A tutti e a ciascuno, giungano i miei semplici e cordiali auguri di buon Natale. Vi benedico di cuore!

Dicembre 2021
+ Francesco Massara,
Arcivescovo di Camerino – San Severino Marche
Vescovo di Fabriano - Matelica
La "Madonna della Rosa" da San Placido di Ussita torna a “casa": viene restituita alla sua gente dopo un cammino di restauro condotto generosamente e magistralmente dall''Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma.
La statua in terracotta, contornata di rose di plastica con corone ed ex voto, segno di grande devozione per gli abitanti del minuscolo e bellissimo borgo, era stata ritrovata, all'indomani del terremoto dai carabinieri per la tutela del patrimonio artistico disintegrata in centinaia di frammenti azzurri: più di 350 reperti sono stati classificati e conservati, insieme a migliaia di altre opere danneggiate. L'immagine della Madonnina distrutta in mille pezzi gira sui social e su diverse locandine suscitando una commozione tale da far decidere una precedenza prioritaria per il suo restauro. L’Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, proprietaria del bene, acconsente immediatamente all’esecuzione del lavoro.
Comincia così il paziente lavoro da parte dell'Istituto; vengono poi recuperati altri pezzi mancanti e la statua adesso è in piedi, elegante e splendida con tutti suoi ex voto recuperati e restaurati.
E sono in molti a gridare al miracolo o, comunque, ad un fatto eccezionale, frutto della caparbietà di tante persone e di esperti che non si sono voluti arrendere alla furia devastatrice del terremoto che ha duramente provato queste zone dall’agosto all’ottobre del 2016.

Giovedì 27 giugno p.v. alle ore 16.30 nella Chiesa del Seminario di Camerino viene raccontato il lavoro di recupero dei tanti frammenti a cura dei Funzionari del MiBAC, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Camerino – San Severino Marche e del Nucleo CC Tutela Patrimonio Culturale.
Viene illustrato, inoltre, il laborioso restauro compiuto dall'Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma.


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