Per adesso si è rivolto alla Federazione dei Consumatori ma si augura che in sede di conversione  possa essere apportata una specifica modifica alla normativa del decreto sisma.
Così sta cercando di arginare l'ennesima beffa ai danni dei "veri terremotati" il titolare dell'azienda "Pasta fresca da Luciana" di Muccia, Alessandro Loreti Fera.
A scatenare  la questione, l’arrivo di una bolletta che conteggia un consumo di energia elettrica per 13.600 euro sulla fornitura riferita all’anno 2017 e da pagare entro il prossimo 21 novembre in unica soluzione. A muovere il risentimento del giovane commerciante, non è tanto il fatto di dover pagare la corrente utilizzata ma il non poter godere del 40 per cento di sconto sui consumi potenziati, del quale invece si ritrovano beneficiarie le attività del cratere che non hanno riportato danni e il cui lavoro è potuto proseguire senza problemi dalla sede originaria. E dire che, non senza fatica, dopo l'inagibilità dei locali che ospitavano la sua attività, in poco meno di due mesi il titolare era riuscito a far ripartire il proprio lavoro da una struttura in legno messa su a sue spese. Poter beneficiare della giusta scontistica gli avrebbe fatto comodo. La beffa è che l’agevolazione non può applicarsi a chi “vero terremotato” ha dovuto richiedere un aumento dei kilowatt. Le lungaggini per le tempistiche degli allacci hanno costretto la struttura a utilizzare principalmente la fonte dell’energia elettrica, con inevitabile aumento del consumo di base e la richiesta inevitabile di un potenziamento del servizio.
“Per forza di cose dovevo richiedere una maggiorazione dei kilowatt all’origine- afferma il titolare dell’attività- Per chi ha infatti aperto in strutture temporanee come la mia o per le stesse attività beneficiarie di moduli forniti dalla Protezione civile, la richiesta di energia elettrica è aumentata dalla presenza di condizionatori, mancanza di metano per la cucina o per riscaldarsi. La mia non è una critica per non pagare -continua Alessandro- ma trovo ingiusto che l’agevolazione possa essere applicata a chi ha invece continuato a svolgere il suo lavoro nella sede originaria, non avendo riportato i locali alcun danno. Non voglio essere malizioso ma tutto questo si ripercuote a svantaggio di chi è “vero terremotato” tanto da far apparire la discrepanza quasi decisa a tavolino. Il primo anno di attività nella struttura che sono riuscito a riaprire con determinazione e sacrificio, ho lavorato utilizzando essenzialmente una fonte di energia elettrica. La prima bolletta è arrivata proprio ieri e ammonta a 13.600 euro, chiaro che un 40 per cento in meno da pagare mi avrebbe fatto comodo, oltretutto, la prossima sarà di 20 mila euro. Credo che sia doveroso modificare il decreto legislativo prossimo alla conversione; nel frattempo mi sono rivolto alla Federazione consumatori e spero si possa bloccare l’imminente pagamento. Non è possibile che tre anni dopo il sisma i veri terremotati debbano ritrovarsi a fare i conti con l’ennesima beffa; credo che in una situazione di ricostruzione ferma, si debba invece apprezzare lo sforzo di chi ha ricominciato a dare un servizio alla comunità. Le attività sono indispensabili per chi è rimasto nei territori. La bolletta vogliamo pagarla tanto è vero che ho anche chiamato più volte per farlo ma -conclude Alessandro Loreti Fera- non era possibile perché tutto era bloccato. Adesso spero di poter accedere a questa agevolazione che ritengo giusta  nei confronti di chi si è dato da fare, altrimenti se queste sono le risposte, rivedi come un errore la scelta di aver fatto di tutto per rimanere e ripartire nel tuo paese”.
cc

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