Avrebbero dovuto scontare la loro pena in una comunità per il recupero dalle dipendenze patologiche, ma l’affidamento in prova non ha funzionato. Sono finiti in carcere per questo due giovani ospiti di una struttura settempedana, uno dei quali dovrà scontare una pena di oltre cinque anni, l’altro di circa due anni e mezzo. I due, già condannati per reati connessi alla sfera degli stupefacenti e contro il patrimonio, sono ora detenuti nel carcere di Fermo.

I carabinieri della Stazione di San Severino, in collaborazione con il Nucleo operativo radiomobile di Tolentino, li hanno arrestati nei giorni scorsi. Dopo le ripetute violazioni alle prescrizioni dell’Ufficio di sorveglianza di Macerata, i militari hanno revocato il provvedimento di affidamento in prova a entrambi. Una soluzione che la giustizia aveva ritenuto adeguata per il loro recupero e che aveva stabilito come alternativa alla detenzione in carcere.

l.c.

Che l’Italia è in un derby continuo è cosa nota. Così come è noto che ormai lo sport nazionale è quello dello scontro di posizioni. Dalla politica allo sport, dal vivere comune alle grande questioni, tutto ormai è vissuto come una partita di calcio. E a Camerino, negli ultimi giorni, abbiamo vissuto il paradosso di questa nuova tendenza: lo scontro tra sindacati. Il terreno di gioco è stata la Casa Circondariale di Camerino e il clima in cui si è giocata la partita è stato quello nuvoloso e minaccioso di orizzonti infausti per la stessa struttura penitenziaria.

“La chiusura del Carcere di Camerino – si legge in una nota del sindacato Osapp - risulterebbe enormemente penalizzante per il territorio. La Casa Circondariale di Camerino è entrata a pieno titolo nella fisionomia del tessuto sociale attraverso la visibilità e l'apporto dato alla città come uno dei presidi di legalità necessari, l'indotto creato e lo snellimento delle attività proprie della Polizia Penitenziaria a supporto della Magistratura. Una simile decisione ci farebbe ritornare indietro e non terrebbe conto delle giuste esigenze del personale di mantenere la certezza della propria sede di lavoro, attesa la verosimile mobilità/destinazione del personale verso altre sedi che distano non meno di 80/90 Km”.

e.pi

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