“Ho sempre detto che chi avrebbe tradito il territorio si sarebbe scontrato con me”. C’è soddisfazione nelle parole del consigliere regionale Luigi Zura-Puntaroni, dopo la decisione del giudice per le indagini preliminari di archiviare la querela che l’ex direttore Arpam Gianni Corvatta aveva presentato contro di lui nel 2017.

Per ben comprendere i fatti bisogna tornare indietro di poco più di un anno, precisamente al febbraio 2017 quando il consigliere regionale di San Severino depositò in Procura un esposto “per verificare la la correttezza o meno delle analisi ambientali effettuate dall’Arpam sullo stato di qualità dell’aria, del suolo e dei licheni nelle aree potenzialmente interessate da ricadute di emissioni della cementeria Sacci di Castelraimondo”. Inoltre, Zura chiedeva di valutare “se la condotta posta in essere dai responsabili dell’Arpam possa aver violato le disposizioni in materia ambientale”. L’esposto non era campato per aria, ma era corredato da una contro-analisi effettuata da Accredia, un ente accreditato, che poneva in luce alcune criticità e carenze sulle metodiche usate dall’agenzia regionale nel condurre le analisi e evidenziava alcune possibili violazioni indicate in maniera dettagliata in un documento presentato alla Procura.

Da questo esposto ne conseguì l’apertura di un fascicolo penale, che a tutt’oggi è ancora in fase di indagini preliminari, e alcuni articoli di stampa. 

Il 15 luglio però Corvatta presentò una querela per diffamazione aggravata e calunnia contro il consigliere regionale difeso da Marco Massei. 

E così venne aperto un secondo procedimento penale, archiviato la prima volta il 21 febbraio di quest’anno. Corvatta, il mese successivo, presentò opposizione e sulla questione ha messo la parola fine una volta per tutte, nei giorni scorsi, il giudice per le indagini preliminari che ha nuovamente archiviato la pratica. Secondo il giudice, quanto sostenuto da Zura-Puntaroni non solo era di interesse sociale e rientrava nella sfera della critica politica, che può anche avere giudizi aspri e polemici, ma “nel merito - sottolinea l’avvocato Massei - dalla perizia allegata dal mio assistito, sono emerse delle possibili carenze nella modalità di rilevamento dei dati da parte dell’Arpa, ragion per cui non vi poteva essere stata volontà di accusare Corvatta di fatti non veri”.

Zura-Puntaroni da sempre infatti si interessa alla questione del cementificio di Castelraimondo e alla sua chiusura e bonifica. Dopo questa prima “vittoria” commenta: “Il meglio deve ancora venire. Ho visto troppi morti per malattie potenzialmente provocate dalle emissioni di quell’impianto, troppi amici. Ad oggi - spiega poi - la nuova proprietà tedesca si trova a dover fare una costosissima bonifica dell’area. È iniziato un processo irreversibile”.
Gaia Gennaretti

La Regione mette un punto sulla procedura di riesame dell’autorizzazione ambientale (Aia) del cementificio Ex Sacci di Castelraimondo. Ora si procederà con la dismissione dell’impianto e il ripristino ambientale del sito che verrà costantemente monitorato dall’Arpam. Nel frattempo in diversi, nel mondo della politica locale, si sono attribuiti la paternità di questo traguardo. Già perché non si tratta ancora di una vittoria poiché la proprietà, tedesca, ora avrà 60 giorni per fare ricorso al Tar e 120 per ricorrere al Presidente della Repubblica. Ad intervenire è anche il Comitato Salva Salute (Css) che per anni si è speso per dimostrare quanto fosse dannoso l’impianto per l’ambiente e di conseguenza per la salute dei cittadini. I dati sanitari sulle malattie provocate dall’incenerimento infatti sono impietosi e hanno raggiunto livelli ancor più preoccupanti: “Ieri la Regione Marche - dice il comitato - ha definitivamente rigettato l'istanza di riesame dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, formulata nel 2014 dalla Sacci a seguito dell'annullamento parziale dell'autorizzazione decisa due sentenze del Tar, emesse a seguito di due ricorsi, uno promosso dall'associazione VAS Verdi Ambienti e Società e l'altro da cittadini appartenenti al nostro Comitato. Ora l’impianto dovrà essere dismesso e chiuso, e il sito ripristinato”.

Secondo il Comitato i nuovi proprietari avrebbero autonomamente deciso di abbandonare il progetto di riaprire il sito poiché obbligati ad adeguarlo alle nuove norme, procedura troppo onerosa, e già in possesso di altri tre impianti per incenerire rifiuti.

“Senza l'azione dei cittadini - fanno notare - fra quegli impianti ci sarebbe sicuramente stato anche quello di Castelraimondo. In questi giorni abbiamo letto affermazioni di giubilo da parte di vari politici locali che, a vario titolo ma senza meriti apparenti, si sono attribuiti la paternità di quella che ritengono una grande vittoria. Il Comitato si permette di ricordare a questi signori che noi abbiamo segnalato la grave situazione sanitaria in cui versava il nostro territorio, da loro lungamente ignorata, a proporre il ricorso al Tar che ha imposto alla Sacci la procedura di riesame, ad informare i cittadini, promuovendo decine di incontri su tutto il territorio interessato, e a respingere i gravissimi tentativi di nascondere la verità, seguendo passo passo tutta la vicenda”. Il Comitato ricorda come l’intera classe politica, che oggi gioisce, avrebbe nel corso degli anni tentato di osteggiare la loro azione o di sfruttarla per il proprio tornaconto: “A tutti questi signori diciamo che vincere è un'altra cosa. Abbiamo condotto una lotta lunga e durissima, costellata di derisioni, insulti e minacce, durante la quale abbiamo rubato tempo alle nostre famiglie ed al nostro lavoro. Nonostante ciò non riusciamo ad esultare per il risultato.

Non possiamo esultare - incalzano - di fronte al licenziamento dei lavoratori del cementificio, completamente ignorati dall'Azienda e fortemente strumentalizzati da politici incapaci di offrire loro alternative.

Non possiamo esultare di fronte ai dati sanitari del nostro territorio, dove i morti e le ospedalizzazioni per malattie collegate all'incenerimento hanno raggiunto livelli più che preoccupanti. Non possiamo farlo di fronte alla constatazione che, finché i rifiuti verranno considerati combustibile, altrove altri cittadini dovranno continuare a subire ciò che, per ora, siamo riusciti ad evitare. Da ultimo, non possiamo esultare se pensiamo che ad esultare ora è la stessa classe politica che aveva concesso alla Sacci la possibilità di incenerire i rifiuti nella cementeria e che ha tentato in ogni modo di ostacolare la resistenza civile dei cittadini, anche utilizzando denaro pubblico con imbarazzante disinvoltura. La Regione - conclude il Comitato - ha deciso che il cementificio verrà chiuso e l'area bonificata, ma non ha vinto nessuno. Vincere è davvero un'altra cosa”. Da parte sua, il consigliere regionale Luigi Zura-Puntaroni ha voluto dedicare il traguardo a due cari amici deceduti per gravi malattie: Giorgio Cervigni e Rita Paolucci.
g.g.

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