Torna a vivere la biblioteca comunale di Castelraimondo. Chiusa da diversi anni a causa della mancanza di personale per la sua gestione, ora ha di nuovo riaperto i battenti. «La ricostruzione passa anche dal recupero della socialità - dice l’assessore comunale ai servizi sociali, Ilenia Cittadini - per questo l’amministrazione ha deciso di investire nella sua riapertura». Porte aperte, dunque, mentre continuano le attività di archivio per catalogare libri e volumi che negli scorsi anni sono stati donati al comune ma che non erano ancora stati registrati.

«La biblioteca è un luogo importante per la cultura e la socialità dei cittadini di Castelraimondo – spiega l’assessore –. La sua riapertura è parte di un percorso coerente con il resto delle iniziative culturali che il comune ha patrocinato e organizzato in questi mesi. Oltre a questo c’è il valore del recupero: restituiamo al paese un suo spazio che per anni era rimasto inutilizzato. Il problema era tutto nel personale: negli ultimi tempi non c’è stato un ente che si occupasse della gestione della biblioteca. Ora, riorganizzando il personale già assunto e impiegando un ragazzo che svolge il servizio civile in paese, abbiamo risolto. Insieme a questo ragazzo, che sarà fisicamente sul posto, e al personale comunale, che si occuperà della parte amministrativa, abbiamo anche stipulato un tirocinio di inclusione sociale con un altro giovane cittadino. Gli spazi della sede storica vicino alla stazione ferroviaria non sono molto ampi – prosegue –, ma siamo comunque riusciti a ricreare un buon posto per consultare i libri e per lo studio. Non solo: i tempi corrono e per questo abbiamo dotato la biblioteca di una rete wi-fi aperta e di uno spazio con computer per la consultazione di e-book. Siamo soddisfatti, perché riaprire la nostra biblioteca significa restituire una parte del patrimonio al paese e recuperare i nostri spazi storici. La ricostruzione passa anche da questo. Con il recupero di altri edifici di proprietà comunale potremmo riuscire a trovare spazi più ampi e allargare la sede – conclude Cittadini –. Questo intanto è un primo passo».

l.c.
Nasce a San Severino Marche il Museo dell’Arte Recuperata (MARec), il nuovo museo dell’arcidiocesi di Camerino e San Severino Marche che raccoglie in un’unica esposizione le opere salvate dalle chiese dopo il sisma del 2016. Domani l’apertura all’interno del palazzo vescovile della città settempedana. Un nuovo polo museale in cui le opere d’arte, recuperate dalle chiese inagibili dell'arcidiocesi, incontreranno il pubblico in un nuovo allestimento, nell’attesa di essere riaccolte nelle proprie chiese di provenienza. Una custodia, temporanea ma necessaria, per riconsegnare alla popolazione locale e non solo parte di quel meraviglioso patrimonio di cui le chiese dell’arcidiocesi vanno fiere e che un giorno dovranno tornare ad accogliere. A raccontare l'evento anche i media nazionali: saranno infatti presenti le telecamere del Tg1, con un servizio dedicato nel telegiornale di domani alle 13.30 e alle 20.

L’enorme patrimonio artistico di un’area così duramente colpita dal sisma tornerà dunque a essere fruito e a costituire un ulteriore motivo di richiamo per un bellissimo territorio che merita la massima valorizzazione culturale e turistica. Ricchissimo è il patrimonio esposto di cui fanno parte autentici gioielli, come la Madonna del Monte di Lorenzo d’Alessandro o la statua lignea della Madonna di Macereto. Le 70 opere sono esposte in un piano quello espositivo suddiviso in 13 sale.
Il secondo piano accoglie il deposito attrezzato delle restanti 2500 opere con annesso laboratorio di restauro. Al terzo piano sono presenti aule didattiche e per convegni o mostre temporanee.
La Saletta Multimediale collocata nella prima parte del percorso museale rappresenta il punto di approfondimento e riflessione intorno al senso dei luoghi di questo territorio cosi fortemente colpito dal sisma. Attraverso un documentario dalla narrazione suggestiva ed evocativa realizzato da Cesura, collettivo fotografico che produce progetti nel campo della fotografia documentaria e di ricerca visiva in ambito artistico, sarà possibile ripercorrere con suggestive riprese i luoghi originari per i quali queste opere sono state realizzate.

Francesco Massara

«Dopo la distruzione provocata dal terremoto del 2016 nell’Italia centrale, la rinascita passa anche dal recupero delle opere d’artecommenta l’arcivescovo Francesco Massara (in foto) –. Ora più che mai, come ricorda Papa Francesco, il mondo ha bisogno di bellezza, la “via pulchritudinis” che crea comunione e unisce Dio, l’umanità e il creato. A donare nuova speranza a questo territorio duramente provato dal sisma, è proprio il museo della rinascita del quale accanto ai capolavori esposti entrerà in funzione un laboratorio di restauro nel quale la creatività artistica potrà unirsi al desiderio di costruire con il proprio talento un futuro finalmente luminosa. Ancora una volta la nostra Chiesa offre testimonianza di saper fare squadra lasciando un segno di ottimismo e progettualità rivolto alle comunità della diocesi e all’intero territorio del cratere. Unire le energie migliori consentirà di mettere a disposizione di tutti un salotto di arte e splendore che riesca a indicare una strada di condivisione e rilancio».

Barbara Mastrocola

«La realizzazione di questo museo è stata prima di tutto una grande sfida – rilancia la direttrice dei musei diocesani, Barbara Mastrocola (in foto) –. Abbiamo adottato lo slogan Chiusi per inagibilità, aperti per vocazione fin dal 2016, l’anno del terremoto che ha costretto a chiudere la maggior parte delle chiese e dei musei dell’arcidiocesi. Lo slogan intende comunicare l’idea di che cosa vogliamo che sia il MARec: non solo un susseguirsi di sale, un posto dove conservare ed esporre dipinti e sculture, ma un luogo vero, dotato di una propria identità. I musei non solo custodiscono capolavori, ma ci raccontano esperienze e, spesso, sempre più spesso, sono essi stessi parte della storia. E la storia che qui abbiamo raccontato è quella delle nostre opere d’arte che ritrovano una casa in senso concreto, affettivo, culturale, una dimora dell’anima in attesa di ritornare nei luoghi d’origine. Per questo diventa essenziale ricostruire il contesto in cui esse sono nate, perché ciò che resta non sono solo i tetti, ma anche affetti, vita vissuta, sogni. Sostanziale è stata, quindi, la scelta di esporre le opere non in ordine cronologico o tipologico, ma per luogo d’origine, perché prima di tutto gli oggetti d’arte sono parte di un paesaggio collettivamente vissuto, prima di essere oggetto di competenze erudite, e vivono solo se attorno c’è una comunità attiva».

Foto Credits:
Foto di copertina Sala 4 interno Museo:  Hexagon
Foto Barbara Mastrocola:  Touring Club Italiano
Foto opera "Madonna del Monte": Luca Santese


Madonna del Monte di Lorenzo dAlessandro 1491
La "Madonna del Monte" di Lorenzo d’Alessandro

MARec museo San Severino Marche
Il palazzo vescovile che ospita il MARec di San Severino Marche


Approfondimenti nel prossimo numero de L'Appennino camerte






Scambiarsi libri per combattere l’abuso della tecnologia e del digitale. Questa l’idea della cooperativa “Berta 80”, appoggiata dall’amministrazione comunale di San Severino. Una speciale casetta dei libri sarà posizionata all’interno del parco di via D’Alessandro, nel rione Di Contro della città settempedana. Saranno i ragazzi della comunità terapeutica della Croce bianca a realizzarla, grazie all’aiuto dell’Ufficio tecnico comunale.

La parola d’ordine è “condivisione”. La casetta sarà aperta a tutti coloro vorranno prendere o consegnare un libro alla comunità. È la filosofia del “book crossing”, che prevede proprio prevede la realizzazione di punti di scambio libri per favorire la diffusione e la condivisione della lettura e contrastare l’abuso dei dispositivi digitali e dei social network.

«Dall’inizio della pandemia sono diminuiti gli incontri e le occasioni di scambio – dicono dall’amministrazione –. Intanto è aumentato l’uso di dispositivi digitali da parte dei giovani. Coinvolgeremo in questa iniziativa anche le associazioni del territorio per far sì che vengano allestite non una ma anche altre casette dei libri in luoghi come giardini pubblici, percorsi verdi o spazi nei pressi delle scuole. La nostra città, peraltro, si è anche candidata a “Città che legge” e si è impegnata a promuovere una vera e propria rete territoriale che va in questa direzione».
I resti delle quattordici tombe, risalenti alla prima età imperiale romana e rinvenuti nei pressi del cantiere del nuovo Eurospin di San Severino Marche, rappresentano una «preziosa testimonianza dei riti funebri nei primi secoli dopo Cristo». Lo spiega Tommaso Casci Ceccacci della Soprintendenza delle Marche, direttore delle attività di scavo preventivo che hanno interessato l'area lungo la strada provinciale 361. Il ritrovamento di scheletri in ottimo stato di conservazione, oltre che di manufatti come aghi per capelli, fusi, coltelli e rasoi, permette di raccogliere nuove prove sul culto dei defunti in uso nella Roma del primo impero.

Grazie alle tombe rinvenute è possibile distinguere la tipica disposizione delle necropoli in uso in quel periodo. Casci Ceccacci specifica come il culto dei defunti fosse strettamente regolato dalla legge: «La parte della città all'interno delle mura era ritenuta un luogo sacro – spiega –, e le sepolture dovevano necessariamente avvenire al di fuori della cinta muraria. La struttura tipica delle necropoli era lineare e queste si sviluppavano partendo dai lati della sede stradale, disponendosi in file parallele. Le tombe che abbiamo scoperto sono presumibilmente quelle ospitate tra le ultime file, le più distanti dal tracciato dell'antica via Flaminia. Oltre alle tombe abbiamo rinvenuto diversi oggetti: alcuni, quelli danneggiati e deformati dal fuoco, sono presumibilmente quelli indossati dai defunti al momento della cremazione, mentre quelli più integri sono quelli che venivano sepolti insieme alle salme. Nel sito abbiamo anche rinvenuto un basamento in calcestruzzo, presumibimente quel che rimane delle fondazioni di una struttura. Questo fa pensare che si trattasse di una necropoli monumentale, ben segnalata lungo quella che era la via Flaminia».

Altro fattore è la prova di diversi tipi di rito funebre: inumazioni e cremazioni. Queste ultime potevano avvenire nel luogo della sepoltura o in un'area delle necropoli appositamente allestita proprio per questo tipo di procedura. La differenza emerge osservando il tipo di tomba riportata alla luce: nel caso delle cremazioni non avvenute nella fossa scavata per la sepoltura – definite cremazioni indirette –, la tomba risulta essere più piccola e coperta con tegole e coppi. Il fatto più importante sottolineato da Casci Ceccacci è però quello sul luogo stesso dove sorge la necropoli settempedana. Ubicata lungo l'antico tracciato del ramo meridionale della Flaminia, è una delle poche testimonianze di «necropoli periurbane, ovvero necropoli che sono state rinvenute in luoghi molto vicini alla cinta muraria della città. Esempi simili sono molto rari nelle Marche. Per quanto riguarda l'importanza dello scavo, questo è probabilmente l'aspetto più rilevante».

Casci Ceccacci ha concluso spiegando il percorso che porterà alla fruizione della scoperta: «Le procedure di scavo sono andate avanti senza particolari problemi. Per questo siamo grati alla società che gestisce il nuovo Eurospin. Molto probabilemente, nel luogo dove sono stati effettuati gli scavi, sarà allestita una targa dove verrà spiegata la rilevanza della scoperta, nel frattempo lavoreremo per l'edizione della scoperta in una rivista scientifica e all'eventuale allestimento espositivo dei reperti che sono stati riportati alla luce».

l.c.





“Salvalarte” ha fatto tappa anche a Camerino. Da Torre del Parco, si è scelto di raccontare il trasferimento dell’archivio storico della Biblioteca Valentiniana.
Un racconto dell'esperienza che i vari attori hanno vissuto e allo stesso tempo una visita dellla sede temporanea dell'archivio storico della Biblioteca Valentiniana. Una “ricognizione” per verificare lo stato dei lavori, con gli interventi del sindaco di Camerino Sandro Sborgia, del responsabile del trasferimento Francesco Aquili, del responsabile dei volontari di protezione civile della regione Marche, Mauro Perugini e del direttore di Legambiente Marche Marco Ciarulli. Con loro anche il direttore onorario della Biblioteca Valentiniana Pier Luigi Falaschi.


Tra le più importanti per tipologia e longevità delle Marche, la Valentiniana conta 150mila volumi antichi e incunaboli, dal Medioevo sino ad Ottocento inoltrato, ed è stata ospitata dal 1810 al 1997 dal palazzo Ducale del Comune di Camerino. A causa del sisma del 2016 è stato necessario spostare il tutto in una sede sicura, operazione riuscita grazie alla collaborazione tra il Comune di Camerino, la protezione civile, i volontari e Legambiente Marche, che ha coordinato la formazione dei volontari. 

“Una visita al luogo dove dove sono in corso i lavori di trasferimento della nostra Bibilioteca Valentiniana - ha detto il sindaco di Camerino Sandro Sborgia -. Abbiamo potuto toccare con mano il lavoro che tanti volontari di Legambiente e Protezione Civile hanno portato avanti per salvare un patrimonio davvero importante per la nostra città. Intanto proseguono i lavori al San Sebastiano: questo ci consentirà di poter riaprire una piccola parte della biblioteca, mentre le sezioni più importanti torneranno nel centro storico una volta terminati i lavori”.

c.c.
l.c.

Al via il prossimo lunedì, 16 agosto, il 35esimo Camerino Festival. Un’edizione, quella affidata ai direttori artistici Vincenzo Correnti, Francesco Rosati e Daniele Massimi, che tornerà ad animare il centro storico camerte con i suoi artisti di fama internazionale. Come sottolineato dall’assessore alla cultura del Comune di Camerino Giovanna Sartori in occasione della presentazione del cartellone, la cultura sarà “un veicolo di ripartenza e rilancio, la musica tornerà ad animare il centro della città ducale e le nostre piazze Cavour, Caio Mario e Garibaldi, libere dalla zona rossa, saranno i palcoscenici ideali, insieme alla Basilica di San Venanzio”.

La rassegna, che attraverserà più generi musicali, dalla classica al jazz, dal pop alla world music, festeggerà anche due importanti ricorrenze: i 100 anni dalla nascita di Astor Piazzolla, re inventore del tango argentino, e i 50 dalla morte di Igor Stravinskij. Del grande compositore russo verrà eseguita il 26 agosto “L’Histoire du soldat”, opera che sintetizza in modo emblematico il cartellone di quest’anno, essendo la partitura il frutto di varie esperienze musicali dell’epoca.

Fedele alla tradizione, la rassegna ospiterà alcuni big della scena internazionale: il chitarrista brasiliano Yamandu Costa (20 agosto), il fisarmonicista francese Richard Galliano (24 agosto), il mandolinista israeliano Avi Avital con il violoncellista Giovanni Sollima (27 agosto), il pianista jazz Danilo Rea (28 agosto); non mancheranno inoltre giovani talenti emergenti come il pianista russo Ivan Bessonov (22 agosto) e il Quartetto d’archi Tchalik (25 agosto).

Il concerto inaugurale, ad ingresso libero, si terrà lunedì 16 agosto nella Basilica di San Venanzio. Protagoniste della serata saranno il soprano Lucia Casagrande Raffi e il mezzo soprano Elisabetta Pallucchi, con un ensemble strumentale diretto dall’organista Maurizio Maffezzoli che eseguirà anche brani strumentali di Benedetto Marcello e Domenico Scarlatti sui due gioielli della Basilica: l’organo in cantoria in cornu Evangelii (Filippo Testa, 1712 - Domenico Fedeli, 1829 e 1853) e l’organo nella navata in cornu Epistolae (Giovanni Fedeli 1769).

Attenzione rivolta anche ai giovani: dal 18 al 20 agosto si svolgerà una masterclass per strumenti a fiato e pianoforte organizzata dall’Accademia della Musica “Franco Corelli” di Camerino, con tanto di concerto finale degli allievi (21 agosto). Il 19 agosto ci sarà invece la performance del ballerino Valerio Longo, in dialogo con le opere di Ettore Frani le cui opere sono esposte in questi giorni a Camerino. Infine, tre incontri pomeridiani all’Orto Botanico impreziosiranno il Festival 2021: i temi scelti, in linea con il programma della rassegna musicale, saranno sviluppati da importanti relatori con la presenza di alcuni docenti dell’Università degli Studi di Camerino e del Rettore Claudio Pettinari, dello storico dell’arte Alessandro Delpriori e del musicologo Giacomo Sangiorgi.

La biglietteria del Camerino Festival è attiva presso il Sottocorte Village, l’acquisto dei biglietti è possibile anche sul circuito Ciaotickets.

l.c.

Al via i mercoledì dello shopping dal 9 giugno e la notte bianca a tema "Genesis" si sposta il 19 luglio.
Aveva già scaldato i motori, la macchina organizzativa dell'estate tolentinate, ma dopo le ultime indiscrezioni sui nuovi Dpcm è pronta a partire con l'offerta riservata a cittadini e turisti.
Lo spiega il vice sindaco, Silvia Luconi: "Aspettavamo il nuovo decreto per conoscere le modalità per riaprire - dice - . Tuttavia sappiamo che dobbiamo lavorare con modalità molto diverse e difficili rispetto agli altri anni e, per quanto si possa parlare di un lento ritorno alla normalità, sappiamo che dovranno passare settimane prima che avvenga davvero.

Insieme all'assessore alla Cultura Silvia Tatò, ed al consigliere delegato al Commercio Andrea Crocenzi cercheremo di portare un prodotto finito e coordinato ai colleghi di giunta.
Non è un lavoro facile - ammette - perchè stiamo cercando tutte le modalità possibili per rispettare i vari decreti che si sono susseguiti senza azzoppare l'estate.

Nell'ultima riunione con il comitato commercianti abbiamo visto grande propositività e voglia di fare, e questo ci perette di lavorare con serenità".

Proprio a proposito del commercio, dal 9 giugno torneranno le aperture serali dei negozi: "Con questo si aprirà l'estate - dice Silvia Luconi - e lavoreremo in collaborazione con i commercianti organizzando eventi in tandem con loro". 

Poi la collaborazione con la Pro Loco per la notte bianca: "Insieme al presidente Edoardo Mattioli - prosegue - stiamo ripensando alla notte bianca che quest'anno cambierà la data: non sarà più la notte del solstizio d'estate, ma è in programma per il 19 luglio. Non è una data casuale - precisa - perchè coincide con la serata centrale del Festival di musica Genesis.
Un evento che si sposta da Foligno a Tolentino e per il quale diversi hotel hanno già ricevuto prenotazioni di appassionati in occasione della kermesse.
La notte bianca, quindi, non potrà che essere realizzata su questo tema, sia per la musica che per gli addobbi.
Poi ci fermiamo le due classiche settimane di agosto per ripartire con le feste di San Nicola ed il Premio Ravera".

Accanto alle manifestazioni, il vice sindaco precisa l'offerta culturale tolentinate: "La proposta museale si sta ampliando in maniera importante - dice - . È tutto pronto per il museo del Mesolitico e abbiamo iniziato ieri l'allestimento del nuovo museo di San Nicola in via Filelfo.
Anche in questo caso, per l'inaugurazione, abbiamo pensato ad un evento nell'evento, per far sì che per qualche giorno non si parli solo di arte sacra ma anche di un nome che ha già raccontato in maniera attenta ed emozionante la storia di San Nicola".

GS
Parlare della civiltà contadina, artigianale e protoindustriale e dare luce alle testimonianze della Campagna d’Italia nella seconda guerra mondiale: sono nati per questo i due percorsi museali che sorgeranno, dal 22 maggio al 24 ottobre, al palazzo Servanzi Confidati a San Severino. La città racconta così le “Memorie di una terra”, con l’allestimento di un doppio museo: quello del Territorio e quello della Guerra.

Il Museo del Territorio, ospitato fino al terremoto in un edificio annesso alla sede dell’Istituto Venturi, nacque da una felice intuizione del preside Giuseppe Micozzi Ferri che, negli anni Novanta, iniziò a raccogliere da alcuni cittadini una serie di testimonianze storiche e documentarie. Il museo si è poi arricchito di oggetti e strumenti legati all’artigianato locale e alla civiltà protoindustriale e che ha l’obiettivo di rinforzare e tenere viva l’identità collettiva, dove rivivono i fondamenti della cultura della città.

Il Museo della Guerra, invece, è nato grazie alla donazione di padre Ivo Marchetti, frate cappuccino. Il religioso ha raccolto oltre tremila reperti del secondo conflitto mondiale e ha deciso di donarli alla città di San Severino, a cui è sempre stato unito da legami affettivi. Verrà esposto un patrimonio storico documentario che rappresenta gli avvenimenti bellici dal 1943 al 1945 e legati alla Campagna d’Italia.

Il doppio allestimento è stato curato dall’architetto Yuzzelli.

l.c.
 “Passeggiando per la città: dall’antica Trea ai giorni nostri”. È questo il titolo dell’evento organizzato dal Comune di Treia in occasione della tredicesima edizione del Grand Tour Musei, in programma dal 18 al 12 maggio. L’iniziativa, promossa dalla Regione e dalla Fondazione Marche Cultura, intitolata “Il futuro dei musei: rigenerarsi e reinventarsi – Un percorso alla scoperta dei musei e del territorio”, ha l’obiettivo di dare nuova luce agli istituti museali, sottolineando gli stretti legami con il loro territorio di riferimento.

L’evento organizzato a Treia, in programma per venerdì 21 e sabato 22, consiste in un tour nei luoghi culturalmente più rilevanti della città, dal centro storico con i suoi musei, fino al Santuario del Santissimo Crocifisso e l’area archeologica della città romana di Trea. Il tutto passando per le vie e i tratti più caratteristici del Borgo.

Il vicesindaco, David Buschittari, ha sottolineato l’importanza dell’evento, uno dei primi a essere organizzati dopo le forti restrizioni contro il Covid, che può rappresentare un primo passo verso il ritorno alla normalità: “Una delle prime manifestazioni post Covid. Saranno due passeggiate culturali che attraverseranno il centro storico della città fino all’area archeologica del nostro Santuario. La cornice culturale del Grand Tour Musei ci permette di dare risalto ai nostri luoghi di interesse. Le nostre guide turistiche e i ragazzi del servizio civile apriranno i nostri musei, quello del Bracciale, il Civico Archeologico e il Palazzo Comunale, oltre all’area dell’antica Trea. Speriamo che questo sia l’inizio di una ripresa e del ritorno alla normalità”.

Sarà possibile accedere al tour tramite prenotazione al numero di telefono 0733/218711, dal lunedì al sabato, dalle ore 9.00 alle ore 13.00, a partire da lunedì 17 maggio.

l.c.
A seguito del ritorno a casa della tela raffigurante la Madonna con il Bambino e i santi Rocco e Severino, sono emerse delle novità sull'autore dell'opera.
È il comune di San Severino, attraverso una nota, ad annunciare che "l'opera, attribuita fino ad oggi a Cristoforo Roncalli, detto Pomarancio, nel giorno del suo rientro nella chiesa di San Rocco, a San Severino Marche, è stata accompagnata da quella che è stata preannunciata come una scoperta d’arte, che meriterà di essere sicuramente approfondita"
Gianni Papi, esperto della pittura del Seicento, tramite la Pinacoteca di Brera in un breve saggio sottolinea: “La pala della chiesa di San Rocco a Sanseverino costituisce una scoperta molto importante. Si tratta, infatti, di uno dei dipinti più rilevanti di Baccio Ciarpi collocabile, anche per le evidenze documentarie, intorno al 1618, cioè durante gli anni che sono decisivi dell’attività del pittore. Il periodo in cui Ciarpi ha come giovane allievo Pietro da Cortona che, come dimostra anche questo notevole dipinto, dovette risentire molto degli insegnamenti del maestro nella sua fase giovanile, almeno fino ai primi anni del decennio successivo. La pala di San Severino Marche sul piano compositivo ha un impianto tradizionale, ma ciò che costituisce il grande apporto di Baccio per il futuro sviluppo del Cortona è quell’inconfondibile trattamento della materia pittorica, caratterizzata da una sorta di affascinante pulviscolo atmosferico, che è la sigla inconfondibile di Baccio. Il brillìo attutito delle dorature, i contorni sfumati, le ombre impastate con le aree in luce senza un vero confine, sono i meravigliosi raggiungimenti dell’artista che a queste date non hanno confronti e paragoni con nessuno dei protagonisti della scena romana. Perché a Roma con tutta probabilità il dipinto fu eseguito e inviato a San Severino Marche. L’opera è la seconda conferma dell’attività di Baccio per le Marche perché già è nota la Annunciazione, eseguita probabilmente in anni molto prossimi, che si trova a Belforte del Chienti, nella chiesa di Sant’Eustachio”.       

Secondo Papi, la tesi dello studioso è destinata a creare dibattito tra gli esperti, il vero autore dell’opera sarebbe Baccio Ciarpi, ovvero Lorenzo Bartolomeo Ciarpi, nato a Barga nel 1574 e morto a Roma nel 1654.

Entrata a Brera con le requisizioni napoleoniche nel 1811, e dal 1815 depositata nella chiesa di Santo Stefano a Osnago, in provincia Como, l’opera è rimasta a lungo ai margini degli studi. Da sempre il capolavoro viene attribuito a Cristoforo Roncalli, detto Pomarancio, come risulta da Il Forastiere in Sanseverino Marche di Domenico Valentini (1868).
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