«Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli»
(Mt 26,17-19)

Carissimi sorelle e fratelli,

le parole proclamate all’inizio della “grande settimana”, nel racconto della Passione dell’evangelista Matteo, hanno una forza evocativa talmente dirompente da renderci, in questo nostro itinerario di fede, contemporanei di Cristo. Esse ci fanno rivivere il Mistero pasquale del Signore Gesù, immettendovi la nostra storia e il nostro presente.

Fare Pasquasignifica per prima cosa celebrare un rito; infatti non possiamo prepararci alla Pasqua pensando di poter fare a meno di quei riti a cui Cristo ha legato la sua grazia e il frutto della sua Pasqua. Eppure, possiamo fare tutto ciò anche senza “fare Pasqua”, cioé possiamo partecipare ad un rito anche senza viverlo e senza lasciarcene trasformare.

Cosa si richiede allora per “fare Pasqua” in verità? Ci è richiesto di compiere un “passaggio”, non tanto un movimento da un posto all’altro, bensì un passaggio da un modo di vivere ad un altro. Il Vangelo ha una parola per esprimere tutto ciò ed è quella con cui abbiamo iniziato la nostra Quaresima: conversione. Questo passaggio - che è conversione, cioè ritorno verso noi stessi - è un metterci in cammino dall’io a Dio, dal peccato alla grazia, da me agli altri, dall’egoismo alla condivisione.

Se entreremo in questa prospettiva coraggiosa, mettendoci in stato di decisione e di conversione davanti a Dio, noi faremo davvero la Pasqua con Cristo. I riti non saranno più solo riti, ma diventeranno realtà viventi, segni e fonti di grazia e ci verrà da esclamare: “È la Pasqua del Signore!”

Anche a noi il “Maestro e Signore”, dice: “farò la Pasqua da te”; ma affinché ciò accada, siamo chiamati a fare della nostra vita una stanza dove il Signore possa sedersi a mensa con noi e donarsi. Chiede a ciascuno di noi qualcosa di molto semplice, ma allo stesso tempo di molto costoso perché ci sta chiedendo accoglienza. Ci manda a dire se siamo disponibili ad offrirgli ospitalità in “casa”, cioè nella nostra vita, accoglienza nella stanza del nostro cuore. E non importa quanto sia grande o in ordine la nostra casa, non importa nemmeno se ne siamo degni, se ne siamo o meno pronti. Poco importa se è una stanza buia o sporca, o se non l’abbiamo addobbata come sarebbe convenuto.

Ciò che conta è la volontà ed il desiderio di fargli spazio perché questa casa - la nostra vita - seppur piena di crepe e scalcinata, diventi Cenacolo, luogo del Suo dono, luogo della Sua presenza, piccola Chiesa perché «Dio abita dove lo facciamo entrare». È solo accogliendo il dono della Pasqua, ossia il dono di un’immensa Vita che si riversa sulle nostre fragili esistenze con il gusto dell’incontro, dell’amicizia e della condivisione, che tutti possiamo diventare portatori di uno sguardo nuovo sul mondo, che finalmente risulti capace di riconoscere e attestare i vari segnali di novità presenti nella storia che è stata redenta dall'Amore Crocifisso.

Concedetemi ora un pensiero per i giovani, per tutti i giovani, ma in modo speciale per quelli che dalle nostre Diocesi, partiranno per Lisbona, il prossimo agosto, per celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù. Cari ragazzi, l’icona biblica che vi sta accompagnando in questo cammino è quella della Vergine di Nazareth, madre amorevole la quale, subito dopo l’annunciazione, «si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39) dalla cugina Elisabetta, per aiutarla, per condividere con lei la gioia di una nuova vita che stava per nascere.

Il verbo “alzarsi” ha una connotazione squisitamente pasquale: è un’espressione che assume anche il significato di “risorgere”, di “risvegliarsi alla vita”. Ecco, la Pasqua è il segno autentico della Vita nuova, è la primavera dell’esistenza. Quindi per “fare Pasqua”, bisogna mettersi in moto, andare a cercare la vita, la pace, la bellezza. Bisogna anche lasciarsi stupire dall’impensabile, dall’inatteso, dal sorprendente e riconoscere che era tutto ciò che nel profondo sognavi. 

Cari giovani, in questo tempo così difficile, segnato da avvenimenti drammatici e dalla violenza della guerra che costringe tanti a scappare con ogni mezzo da luoghi segnati dalla morte e in cui è negata la libertà, è importante allora non lasciarsi rubare il sogno di un futuro possibile e di un mondo nuovo. Non lasciatevi intrappolare dalle reti dell’individualismo, dell’indifferenza e dell’egoismo, ma alzatevi, risvegliatevi e andate incontro agli altri con l’entusiasmo che vi contraddistingue.

Sappiate accogliere la Vita portata nel mondo da Cristo Risorto, che ieri come oggi, è qui per dirvi che, di fronte a chi decide di “amare”, non c’è morte che tenga. E in un mondo che non racconta più la speranza, siate capaci di seminare nella storia attraverso la vostra testimonianza gesti di vita efficaci e gioiosi per offrire il vostro contributo a far germogliare il seme nuovo di quella speranza che caratterizza la vostra naturale apertura alla verità, alla giustizia, alla solidarietà, alla pace. Con la vostra vita, possiate dire al mondo: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te”. Di cuore, benedico i vostri sogni e i vostri passi.

A tutti il mio più sincero augurio di una santa Pasqua, accompagnato dalla preghiera che offrirò al Signore per la pace del mondo e per le necessità che ognuno porta nel suo cuore.

Buona Pasqua a tutti!

Il Vostro vescovo
+ Francesco





Si è celebrata lunedì mattina la santa messa di precetto pasquale interforze nella basilica di San Venanzio, a Camerino. Hanno partecipato l’arma dei carabinieri, la guardia di finanza e la polizia municipale. La celebrazione è stata presieduta dal cappellano militare, don Nicola Masci, e concelebrata dal parroco don Marco Gentilucci. Erano presenti anche quattro classi delle scuole primarie di Camerino, accompagnate dai loro insegnanti, e un discreta presenza di fedeli.
Quasi sette milioni di euro per la ricostruzione del complesso del santuario di Macereto. Dall’ufficio speciale ricostruzione delle Marche arriva un decreto che l’arcidiocesi di Camerino e San Severino attendeva da tempo. Un vero e proprio spartiacque, dunque, verso la rinascita di un luogo di culto simbolo dell’entroterra. Si tratta della prima fase di una serie di opere che riguarderanno tutto il complesso edilizio del santuario. Con questo decreto, infatti, l’Usr ha dato il via libera ad un finanziamento per l’esecuzione dei lavori sui quattro stabili – uno nel comune di Ussita, gli altri tre in territorio vissano – che circondano la chiesa. Verranno ristrutturati e migliorati dal punto di vista della resistenza antisismica. Per quanto riguarda invece il santuario, edificato nel sedicesimo secolo e già danneggiato più volte dai terremoti che da allora si sono susseguiti, bisognerà attendere ancora: l’iter dei relativi lavori è infatti in fase di progettazione esecutiva.

Il cantiere, che si aprirà presumibilmente nei prossimi mesi, riguarda quindi solamente gli edifici intorno al luogo di culto vero e proprio. Le quattro costruzioni, a cavallo tra i comuni di Ussita e Visso, sono state gravemente danneggiate dalle scosse sismiche del 2016 e sono ormai inagibili da più di sei anni. Prima del terremoto venivano utilizzate a scopi ricreativi, come ad esempio per i campi scuola estivi.

Ad occuparsi della progettazione dei lavori agli stabili è stato lo studio Archliving, mentre ad eseguirli sarà il consorzio di imprese Atlante. Le condizioni del finanziamento da 6 milioni 671mila e 387,36 euro arrivato dalla struttura commissariale saranno stringenti: una volta avviato, il cantiere dovrà essere chiuso entro 24 mesi dall’inizio dei lavori.

Soddisfazione da parte dell’arcivescovo di Camerino e San Severino, Francesco Massara, che parla di «una grande gioia per la firma di un decreto che ridarà alla comunità uno dei luoghi più belli della nostra regione – il suo commento –. Con il nuovo anno partiranno i lavori che porteranno a restituire il santuario di Macereto, un bellissimo luogo di preghiera e di incontro, a tutta la comunità di Visso e ai tanti frequentatori di quelle zone».
Nasce a San Severino Marche il Museo dell’Arte Recuperata (MARec), il nuovo museo dell’arcidiocesi di Camerino e San Severino Marche che raccoglie in un’unica esposizione le opere salvate dalle chiese dopo il sisma del 2016. Domani l’apertura all’interno del palazzo vescovile della città settempedana. Un nuovo polo museale in cui le opere d’arte, recuperate dalle chiese inagibili dell'arcidiocesi, incontreranno il pubblico in un nuovo allestimento, nell’attesa di essere riaccolte nelle proprie chiese di provenienza. Una custodia, temporanea ma necessaria, per riconsegnare alla popolazione locale e non solo parte di quel meraviglioso patrimonio di cui le chiese dell’arcidiocesi vanno fiere e che un giorno dovranno tornare ad accogliere. A raccontare l'evento anche i media nazionali: saranno infatti presenti le telecamere del Tg1, con un servizio dedicato nel telegiornale di domani alle 13.30 e alle 20.

L’enorme patrimonio artistico di un’area così duramente colpita dal sisma tornerà dunque a essere fruito e a costituire un ulteriore motivo di richiamo per un bellissimo territorio che merita la massima valorizzazione culturale e turistica. Ricchissimo è il patrimonio esposto di cui fanno parte autentici gioielli, come la Madonna del Monte di Lorenzo d’Alessandro o la statua lignea della Madonna di Macereto. Le 70 opere sono esposte in un piano quello espositivo suddiviso in 13 sale.
Il secondo piano accoglie il deposito attrezzato delle restanti 2500 opere con annesso laboratorio di restauro. Al terzo piano sono presenti aule didattiche e per convegni o mostre temporanee.
La Saletta Multimediale collocata nella prima parte del percorso museale rappresenta il punto di approfondimento e riflessione intorno al senso dei luoghi di questo territorio cosi fortemente colpito dal sisma. Attraverso un documentario dalla narrazione suggestiva ed evocativa realizzato da Cesura, collettivo fotografico che produce progetti nel campo della fotografia documentaria e di ricerca visiva in ambito artistico, sarà possibile ripercorrere con suggestive riprese i luoghi originari per i quali queste opere sono state realizzate.

Francesco Massara

«Dopo la distruzione provocata dal terremoto del 2016 nell’Italia centrale, la rinascita passa anche dal recupero delle opere d’artecommenta l’arcivescovo Francesco Massara (in foto) –. Ora più che mai, come ricorda Papa Francesco, il mondo ha bisogno di bellezza, la “via pulchritudinis” che crea comunione e unisce Dio, l’umanità e il creato. A donare nuova speranza a questo territorio duramente provato dal sisma, è proprio il museo della rinascita del quale accanto ai capolavori esposti entrerà in funzione un laboratorio di restauro nel quale la creatività artistica potrà unirsi al desiderio di costruire con il proprio talento un futuro finalmente luminosa. Ancora una volta la nostra Chiesa offre testimonianza di saper fare squadra lasciando un segno di ottimismo e progettualità rivolto alle comunità della diocesi e all’intero territorio del cratere. Unire le energie migliori consentirà di mettere a disposizione di tutti un salotto di arte e splendore che riesca a indicare una strada di condivisione e rilancio».

Barbara Mastrocola

«La realizzazione di questo museo è stata prima di tutto una grande sfida – rilancia la direttrice dei musei diocesani, Barbara Mastrocola (in foto) –. Abbiamo adottato lo slogan Chiusi per inagibilità, aperti per vocazione fin dal 2016, l’anno del terremoto che ha costretto a chiudere la maggior parte delle chiese e dei musei dell’arcidiocesi. Lo slogan intende comunicare l’idea di che cosa vogliamo che sia il MARec: non solo un susseguirsi di sale, un posto dove conservare ed esporre dipinti e sculture, ma un luogo vero, dotato di una propria identità. I musei non solo custodiscono capolavori, ma ci raccontano esperienze e, spesso, sempre più spesso, sono essi stessi parte della storia. E la storia che qui abbiamo raccontato è quella delle nostre opere d’arte che ritrovano una casa in senso concreto, affettivo, culturale, una dimora dell’anima in attesa di ritornare nei luoghi d’origine. Per questo diventa essenziale ricostruire il contesto in cui esse sono nate, perché ciò che resta non sono solo i tetti, ma anche affetti, vita vissuta, sogni. Sostanziale è stata, quindi, la scelta di esporre le opere non in ordine cronologico o tipologico, ma per luogo d’origine, perché prima di tutto gli oggetti d’arte sono parte di un paesaggio collettivamente vissuto, prima di essere oggetto di competenze erudite, e vivono solo se attorno c’è una comunità attiva».

Foto Credits:
Foto di copertina Sala 4 interno Museo:  Hexagon
Foto Barbara Mastrocola:  Touring Club Italiano
Foto opera "Madonna del Monte": Luca Santese


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La "Madonna del Monte" di Lorenzo d’Alessandro

MARec museo San Severino Marche
Il palazzo vescovile che ospita il MARec di San Severino Marche


Approfondimenti nel prossimo numero de L'Appennino camerte






A Camerino, nella basilica di san Venanzio,  Francesco Massara, arcivescovo della diocesi di Camerino San Severino Marche, coadiuvato dal cappellano militare don Nicola Masci, ha officiato la Santa Messa del Precetto pasquale interforze. 
La concelebrazione si è svolta alla presenza del comandante della Legione Carabinieri "Marche", Generale di brigata Fabiano Salticchioli, il quale ha voluto rimarcare la propria personale vicinanza e quella dell'intera istituzione ai militari della Compagnia di Camerino che operano all'interno dell'area del sisma sottolineando i disagi che quotidianamente affrontano.

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Alla messa hanno preso parte il commissario prefettizio del comune di Camerino Paolo De Biagi, il comandante della Guardia di Finanza Francesco di Prinzio. Nutrita la rappresentanza degli appartenenti all’Arma dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza, ai Vigili del Fuoco, alla Polizia municipale e alla Croce Rossa Italiana. Oltre ai numerosi miltari in servizio, al rito religioso ha preso parte anche il personale in congedo dell'Associazione Nazionale Carabinieri.  
La tradizionale cerimonia ha rappresentato un sentito momento di raccoglimento, di preghiera e di preparazione alla ricorrenza della Pasqua.
Alla luce del delicato momento sociale che il mondo sta vivendo, nel sottolineare il dramma della guerra in Ucraina, al termine della celebrazione l'arcivescovo Massara ha voluto richiamare attenzione anche alle "piccole guerre" che, spesso per futili motivi, talvolta si accendono anche nelle nostre comunità. La richiesta più forte ai militari dell'Arma e alle forze dell'ordine riconosciute tutte nel loro ruolo e valore di operatori di pace, quella di dedicare attenzione ai giovani e, con la loro presenza, aiutarli sotto il profilo educativo e di crescita: «Voi avete un grande compito - ha detto Massara -: quello di aiutare i giovani a ritrovare se stessi, la bellezza delle istituzioni e i veri valori della vita. Voi siete un baluardo e un punto di riferimento per la sicurezza delle comunità».

Al termine del rito religioso è stata data lettura della "Preghiera per la pace".

c.c.

precetto

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Circa 15mila mascherine chirurgiche donate all’Arcidiocesi. È l’iniziativa partita dagli studenti dei Licei Varano di Camerino che oggi le hanno consegnate all’arcivescovo Francesco Massara dopo essere stati ricevuti in curia. Edoardo Pettinari, Giulia Brutti, Sofia Menghi Cerrà e Stefano Chiavoni – questi i liceali accolti dall’arcivescovo – hanno poi visitato la redazione de L’Appennino camerte e spiegato le motivazioni della scelta di donare le mascherine: «Non possiamo più utilizzare quelle chirurgiche fornite in dotazione alla scuola – dicono –, visto che le ultime normative a contrasto della diffusione del Covid impongono l’uso delle FFP2. Per questo abbiamo deciso di non sprecare strumenti di protezione personale che possono comunque essere preziosi per le persone fragili».

Sarà ora l'Arcidiocesi camerte, grazie al contributo della Caritas, a distribuire le mascherine a chi ne avrà bisogno. «È stata un’iniziativa degli studenti, che hanno insistito per mettere le mascherine a disposizione delle persone più bisognose – precisa il preside dei Licei Varano, Antonio Cappelli –. Penso che sia una grande dimostrazione di umanità e sensibilità da parte dei nostri studenti».

Soddisfatto anche l'arcivescovo Massara, che ha sottolineato l'importanza di un gesto «solidale e lungimirante. Questi studenti rappresentano il futuro della nostra società e della città di Camerino. Hanno dimostrato grande umanità e comprensione delle difficoltà che le persone fragili vivono ogni giorno».

In foto l'incontro degli studenti con l'arcivescovo Massara

l.c.
Carissimi fratelli e sorelle,

ci troviamo nell’imminenza di un Natale ancora segnato dal protrarsi della pandemia e dalla carenza di quei gesti spontanei di prossimità ai quali eravamo abituati. Sempre più spesso, veniamo circondati dai segni di una felicità artificiale, quasi avessimo bisogno di un anestetico per stordire i nostri dolori esistenziali. Allora, mi sono domandato se ha ancora senso augurarsi “Buon Natale”.

Certamente sì perché, nella celebrazione del Natale, riviviamo il dono di Dio che in Gesù ci viene incontro in ogni tempo. Egli viene nonostante il perdurare di quest’emergenza e sceglie ancora di nascere lì dove non ce lo saremmo mai aspettato: nella precarietà delle nostre relazioni, nell’angoscia delle nostre solitudini, nella vulnerabilità delle nostre famiglie, nell’inadeguatezza delle nostre comunità. È lì che risuonerà ancora l’annuncio che apre alla gioia: Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». (Lc 2,1-14)

Gesù viene in un contesto storico in cui, a motivo della nostra fede e della nostra esperienza cristiana, questo può diventare il migliore Natale della nostra vita: se infatti siamo capaci di togliere la “mascherina” dell’ipocrisia, saremo capaci di riconoscere la Sua visita strana ma sincera e ci si svelerà il mistero che la Sua nascita porta con sé. Dio nasce nel modo più ordinario e banale possibile, senza effetti speciali o luci artificiali. Ospitarlo e rimetterlo al centro della nostra vita è ciò che ci permette di trovare le ragioni di quei valori che altrimenti rischiano di essere solo slogan vuoti, o parole al vento.

Quindi!

Buon Natale a te, cara Famiglia! È amaro dirlo, ma anche per te oggi sembra non esserci più posto nel mondo. Sono molte le insicurezze, gli ostacoli che impediscono la realizzazione della tua vocazione. Nella società dell’ipermercato, dove tutto è ormai merce di scambio, sii attenta a non lasciarti rubare la speranza di essere ancora il luogo dell’accoglienza e del gusto essenziale della vita in cui si alimenta il bisogno di amare e di essere amati.

Buon Natale a voi, donne vittime di violenza, vittime di quell’aggressività che non fa rumore, né provoca lividi, ma lascia sempre il cuore e la mente a pezzi. L’amore malato di cui siete ostaggio è un sentimento vigliacco, vuoto di ogni senso e significato. La mia preghiera è allora per voi, affinché abbiate il coraggio di gridare forte, e il vostro grido d’aiuto non resti ancora per troppo tempo inascoltato.

Buon Natale a voi, coniugi separati. La fine di un matrimonio è sempre motivo di sofferenza: il legame d’amore si è spezzato e, spesso, i sentimenti che un tempo vi hanno unito, ora sono diventati un’arma di ricatto vicendevole. Tutto questo è fonte di interrogativi anche per la Chiesa: abbiamo compiuto con voi un cammino di vera preparazione e di vera comprensione del significato del patto coniugale? Vi abbiamo accompagnati con delicatezza e attenzione nell’itinerario di coppia e di famiglia prima e dopo il matrimonio? Come comunità di credenti, sentiamo di condividere con voi il vostro dolore che ci tocca profondamente perché investe qualcosa che riguarda tutti, cioé l’amore inteso come il sogno e il valore più grande della vita. Tuttavia, sebbene il vostro legame ha cambiato volto, il mio augurio è che, contemplando il mistero del Natale, non lasciate che le lacrime che furono d’amore si trasformino in lacrime di dolore e di amaro rimpianto.

Buon Natale a te che soffri a causa di qualsiasi infermità, a quanti, combattendo in solitudine il loro dolore, hanno il cuore ferito pensando alle carezze perdute e agli abbracci mancati. Non ti affliggere perché Dio, in questa vicenda, viene accanto al letto del tuo dolore e si fa carico del tuo corpo piagato e del tuo fisico malato con una presenza che è fonte di consolazione e sorgente di vita.

Buon Natale a voi, medici, infermieri, operatori sanitari e volontari che vi prendete cura delle tante ferite visibili e invisibili e che, con il vostro servizio e le vostre amorevoli cure, ci ricordate che la vita è un valore da benedire e custodire sempre, anche nel momento del dolore e della sofferenza.

Buon Natale a voi, disoccupati e terremotati: sebbene il sogno di un lavoro sicuro e l’ansia di garantire una casa alle vostre famiglie accrescono la preoccupazione per il vostro futuro, vi chiedo di non stancarvi di reclamare la giustizia della ricostruzione e di un lavoro dignitoso! Chiedo anche al mondo politico di non chiudersi in continue rissosità che sono segno d’interesse di parte, ma torni invece ad occuparsi onestamente della gente, dei suoi reali e quotidiani problemi, del “bene comune”.

Buon Natale a voi, profughi e immigrati: nessuna stella è apparsa per guidarvi lungo il vostro difficile peregrinare. Avete camminato per deserti e per mari cercando una terra dove abitare, una nuova casa dove poter alloggiare. Per chi, come voi, è senza patria e senza fissa dimora, il mio desiderio è che almeno per questo Natale, vi sia un posto nel nostro mondo dove possiate vivere ed essere accolti e rispettati nella vostra dignità.

Buon Natale a voi, paesi e città dell’Occidente. Spesso, a Natale indossate l’abito di gala per nascondere, sotto i lustrini scintillanti e le dolci melodie natalizie, l’amara sensazione di una festa senza il Festeggiato e di un mondo senza Dio. Mi auguro che, sotto questa coltre di apparenza, continui ad esserci tra voi qualcuno che abbia il coraggio di ricordarvi che Cristo è venuto in mezzo a noi per smascherare ogni ideologia e per offrire ad ogni creatura umana la possibilità di riconoscersi figlio e fratello nel Figlio di Dio.

Buon Natale a te Chiesa in cammino come la Santa Famiglia di Nazareth: che tu possa uscire dal recinto di una “fede” spesso praticante ma non credente, e sii sempre più sinodale, in uscita, aperta al dialogo e all’ascolto reciproco. Ti auguro di essere sempre un “cantiere di lavoro” in cui siamo chiamati ad impegnarci non come persone rassegnate, ma come operai entusiasti, capaci di agire con spirito di corresponsabilità, maturando non idee astratte, ma soluzioni concrete ai problemi e alle sfide del nostro tempo.

A tutti e a ciascuno, giungano i miei semplici e cordiali auguri di buon Natale. Vi benedico di cuore!

Dicembre 2021
+ Francesco Massara,
Arcivescovo di Camerino – San Severino Marche
Vescovo di Fabriano - Matelica
“La piazza comincia a rinascere”. Con queste parole colme di gioia, speranza e soddisfazione l’arcivescovo di Camerino, Francesco Massara, annuncia l’arrivo del decreto firmato dal direttore dell’Ufficio sisma regionale che dà il via all’intervento di ricostruzione del Palazzo vescovile di piazza Cavour a Camerino.

“Una bellissima notizia – dice Massara - perché entro gennaio cominceranno i lavori e questi rappresentano un bel segnale per tutto il cratere, per il territorio e per la città ducale. Sarà una gioia per tutti”.

Si tratta del secondo cantiere più grande del cratere. Il più grande della regione Marche.

“Due anni di lavoro per il progetto, diecimila metri quadrati da sistemare, ventidue milioni di euro di contributo e circa tre anni previsti per i lavori”.

Questi i numeri del cantiere secondo Carlo Morosi, responsabile dell'ufficio ricostruzione ed edilizia della diocesi di Camerino.

“Un grande sforzo professionale  - ammette - , passato attraverso diverse ordinanze servite a rimodulare più volte il progetto. Saranno lavori di consolidamento che prevedono soprattutto il rafforzamento delle mura esistenti, sia mediante interventi tradizionali che tecniche moderne come le reti che rinforzano e rendono unitaria una muratura a sacco tipica delle nostre strutture. L’impiantistica, le finiture e i tetti saranno rifatti.

Gli interventi – spiega – saranno realizzati seguendo anche le esigenze e le richieste dell’amministrazione pubblica. La struttura si trova nella piazza principale di Camerino (piazza Cavour, ndr) quindi la necessità maggiore è quella di rendere il palazzo il più sicuro possibile, compatibilmente con il vincolo che la struttura possiede come bene monumentale. Ci siamo orientati, come tecnici, su questa strada e siamo riusciti, nel rispetto del pregio storico, ad ottenere un miglioramento sismico superiore al 60 per cento dell’adeguamento. Lo abbiamo trattato alla stregua di un edificio di civile abitazione, pur avendo una geometria che mal si presta a resistere sismicamente e in maniera ottimale al terremoto.

Il palazzo – aggiunge - è parte del complesso della canonica ed interverremo anche su questa. I lavori – conclude Morosi – vanno a completare l’intervento del collegio del Bongiovanni, già in avanzato stato di ristrutturazione e adiacente al palazzo, a cui seguirà anche il recupero della cattedrale”.



(L’argomento sarà approfondito nel prossimo numero del settimanale L’Appennino Camerte)



GS
Via libera al suicidio assistito per "Mario" (nome di fantasia per tutelare la privacy del paziente, ndr), il quarantatreenne pesarese paralizzato dal collo in giù a seguito di un incidente stradale avvenuto undici anni fa. Lo ha stabilito nella giornata di ieri il Comitato etico delle Marche, chiamato a deliberare sull’esistenza delle condizioni sancite dalla Corte Costituzionale per farne richiesta.

Una battaglia, quella dell’ex autotrasportatore, che va avanti dall’agosto del 2020, quando partì la richiesta all’Asur per verificare se le sue condizioni fossero in linea con la legge. Due diffide e un esposto in procura all’Asur più tardi (l’azienda sanitaria regionale aveva negato la richiesta, ndr) è arrivato il parere favorevole del tribunale di Ancona, che ha imposto la verifica dei requisiti dopo averla, inizialmente e in linea con l’Asur, respinta. Siamo al giugno di quest’anno, poi le ultime, culminate con il parere del Comitato.

La discussione è arrivata anche sui banchi della Chiesa, che in giornata ha diramato un comunicato dalle diverse diocesi regionali. I vescovi, congiuntamente, hanno parlato di vicinanza e preghiera “per chi è nella sofferenza di ogni malattia o sta affrontando situazioni di dolore e di sofferenza – si legge nella loro nota –. Ci rammarichiamo che ci sia chi nella sofferenza ritiene di rinunciare alla vita, scelta che non possiamo mai condividere. Vi esortiamo a non perdere mai la speranza anche nella malattia e nei momenti più dolorosi, ricorrendo a tutti i mezzi che la medicina mette a disposizione per lenire il dolore. Riteniamo che la scelta di darsi la morte non sia mai giustificabile e che compito di solidarietà sociale sia creare le condizioni affinché questo non avvenga mai, senza lasciare nessuno nella solitudine della sua malattia. La vita è un bene ricevuto che va sempre difeso e tutelato”.

l.c.
Ha fatto tappa a San Severino la campagna di ascolto avviata dall’assessore regionale alla sanità, Filippo Saltamartini, propedeutica alla stesura della bozza del nuovo piano sanitario. Con lui, anche il vicepresidente del consiglio regionale, Gianluca Pasqui e i consiglieri regionali Elena Leonardi e Renzo Marinelli. Presenti anche il sindaco di San Severino, Rosa Piermattei, l’arcivescovo della diocesi di Camerino-San Severino, Francesco Massara insieme ad altri sindaci, associazioni e comitati.

Prima di comunicare alcune importanti novità per la struttura del Bartolomeo Eustachio, Saltamartini ha fatto il punto della situazione per ciò che concerne i servizi offerti dal nosocomio. “A San Severino - ha ricordato - ci sono 78 posti letto ripartiti tra medicina generale, lungodegenza e chirurgia generale. Poi ci sono alcuni reparti specialistici, come l’oculistica che copre anche Macerata e Civitanova. La notizia positiva che vi comunico oggi è che attualmente ci sono 4 medici e sta partendo un avviso per assumerne altri due. Un altro reparto importante è l’oncologia. La dottoressa Ferretti ha in arretrato 294 giorni di ferie che deve sfruttare e andrà in pensione il 1 maggio 2022. La sua missione non può essere allungata ma abbiamo assunto in tutta la Regione 15 oncologi e lei, quindi, sarà sostituita. Inoltre, per aumentare il servizio, sono state avviate trattative per portare a San Severino l’istituto oncologico”.

Saltamartini ha anche ricordato l’Hospice e i vari servizi ambulatoriali ponendo infine l’accento sull’emergenza relativa alla carenza dei medici di base. Problema ancora più accentuato nelle aree interne, ecco perché c’è già una proposta di legge regionale firmata da Pasqui che dovrà essere discussa in commissione sanità, per prevedere dei benefit relativamente ai servizi, da dedicare ai medici che da fuori vengono nel territorio dell’entroterra a svolgere la propria professione.

È intervenuto anche monsignor Massara ricordando che “la ricostruzione fisica dopo il sisma va accompagnata da una ricostruzione sociale. Sono confortanti le notizie che ha portato l’assessore e sono assolutamente d’accordo con l’idea di trovare incentivi per attrarre nuovi professionisti. È importante che negli ospedali si offrano prestazioni di base, ma devono esserci anche delle specialistiche che possano diventare di attrazione per la regione e non solo. Maggiori servizi significa maggiori opportunità per questo territorio”.

Gaia Gennaretti

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