Nel corso dei controlli effettuati dalle forze dell’ordine dopo la fine del primo lockdown, era emerso che un socio del bar aveva servito a un quindicenne un vodka lemon senza essersi prima accertato che il cliente fosse maggiorenne. Il primo provvedimento nei confronti dell’attività era arrivato qualche giorno dopo: cinque giorni di chiusura. Le indagini sono proseguite con le analisi dell’Arpam, grazie alle quali i militari e gli agenti della municipale hanno dimostrato che il drink fosse a tutti gli effetti alcolico. A questo punto è scattata la denuncia per il reato di “Somministrazione di alcolici a minori o infermi di mente”, che prevede – oltre alla multa – anche la sospensione dell’esercizio commerciale.
Il titolare dell’attività ha presentato ricorso in Cassazione, un ricorso dichiarato però inammissibile lo scorso 7 giugno. Il Giudice di Pace ha quindi chiuso definitivamente il procedimento, condannando il titolare al pagamento delle spese processuali, ad un ammenda di 4mila euro e, appunto, alla chiusura dell’esercizio a partire dal 28 giugno.
Cinque verbali della polizia municipale di Bologna inviati in una abitazione inagibile e quindi disabitata. Poi un'ingiunzione di pagamento recapitata, questa volta, nella Sae in cui risiede la destinataria.
Il Giudice di Pace annulla l'atto. Protagonista è una donna di San Severino, terremotata, che quando si è vista recapitare l'ingiunzione di oagamento, qualche mese fa, dell'importo di 1.194 euro, si è rivolta all'avvocato Giovanni Chiarella.
La donna infatti, dopo il sisma del 2016 ha dovuto lasciare la propria abitazione perché inagibile e in zona rossa ed ha alloggiato in una struttura alberghiera fino all'agosto 2017. Dopo di che le è stata assegnata una Sae. Nel frattempo la polizia municipale di Bologna sostiene di averle notificato, nell'abitazione inagibile, svariate multe risalenti al luglio 2017 che la donna però non ha mai ricevuto.
Il giudice di pace di Camerino, Antonino di Renzo Mannino, ha rilevato “l’invalidità degli atti che sono stati inviati senza la verifica della residenza effettiva. L’amministrazione sostiene che i plichi siano stati inviati sigillati alla casa comunale ma tale circostanza non sembra documentata. I documenti prodotti attestano semplicemente il mancato ritiro”.
G.G.