Una sorpresa praticamente al fotofinish. Dopo anni in cui si è parlato del progetto dell'ingegnere Michele Cruciani e del consigliere regionale Luigi Zura-Puntaroni, che ha ottenuto anche un finanziamento dal Cipe di 90 milioni diversi mesi fa, spunta una nuova proposta targata Movimento 5 Stelle. A presentarla i gruppi di San Severino e Tolentino con il prezioso contributo del professore ordinario dell'Università Politecnica delle Marche, Maurizio Bocci, specializzato in infrastrutture, e dell'architetto Giuseppe Ballini. 

Quanto accaduto è così riassumibile: il Cipe ha stanziato 90 milioni per il progetto di Zura ma i grillini sono da poco subentrati con una alternativa che almeno a livello economico (ma non solo) sarebbe molto più vantaggiosa. 

"Il tracciato previsto dall’accordo di programma (cioè quello proposto dal consigliere regionale Zura-Puntaroni, ndr)  tra i comuni, la Provincia e la Regione inizia ad est di San Severino. Chi viene dalla SR 502 Cingoli o dalle zone ad ovest dell’Ospedale di San Severino - si legge in una nota di Mauro Coltorti, presidente della commissione Infrastrutture del Senato e dei consiglieri locali del M5S - dovrebbe percorrere la 361 Settempedana sino alla zona industriale Taccoli e una bretella sino all’inizio della variante. Dopo un lungo rettilineo ed un'ampia curva, una galleria permette di superare il crinale e raggiungere la periferia di Tolentino  su una rotatoria “urbana”, per poi proseguire con una seconda galleria verso la vecchia SP 127 ad ovest di Tolentino. Un viadotto ed uno svincolo consentono infine il raccordo con la SS77. Il costo di questa opera - si legge ancora - sarebbe di circa 100-120 milioni. All’imbocco nord della galleria è però presente una grande frana la cui bonifica comporterebbe un netto aumento dei costi e la seconda galleria si sviluppa al di sotto di abitazioni la cui stabilità potrebbe essere compromessa". I gruppi 5 Stelle di San Severino e Tolentino hanno inviato alla Commissione Infrastrutture del Senato un progetto ANAS degli anni ’90, rivisitato dall’Architetto Ballini. L’intervalliva inizierebbe all’incrocio della 361 con la 502, attraverserebbe la SP 127 per poi dirigersi verso sud sottopassando in galleria il valico di Cusiano, proseguendo sino allo svincolo di Tolentino ovest sulla SS77. Il costo sarebbe di circa 60 milioni, cioè almeno la metà rispetto all'altro progetto. Inoltre il tracciato sarebbe più corto e meno pendente, comporterebbe la realizzazione di una sola galleria e non rischierebbe di incappare in movimenti franosi. "Il raccordo sulla SS77 sarebbe diretto grazie allo svincolo già esistente - sostengono Coltorti e i consiglieri grillini - e il traffico sulla Settempedana sarebbe ridotto. Il costo complessivo sarebbe nettamente inferiore". Il nuovo tracciato è stato già inviato alla Quadrilatero ed all’ANAS. Con il Prof.Bocci, che sostiene il nuovo progetto, sono stati incontrati il presidente della Provincia e il sindaco di San Severino. "Purtroppo il Sindaco di Tolentino non ha voluto neppure visionare il nuovo progetto. Non si vuole rallentare l’opera - concludono - ma ai fini di una scelta è obbligatorio trovare le migliori soluzioni. E’ inoltre indispensabile che si informi la cittadinanza".

g.g.

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Stop all’uso della plastica monouso. Lo ha stabilito l’amministrazione di San Severino che ha approvato una mozione in consiglio comunale per eliminare, in maniera graduale, questo materiale.

Ad avanzare la proposta era stato il Movimento 5 Stelle, rappresentato in consiglio da Mauro Bompadre. 

“Sono molto soddisfatto - commenta - devo ringraziare la maggioranza per la sensibilità dimostrata ma anche i colleghi della minoranza che hanno integrato con alcune richieste, arricchendo ulteriormente la portata del documento. Il punto di partenza è ottimo al fine di migliorare la gestione dei rifiuti che ha raggiunto livelli preoccupanti”.

La mozione ha l’obiettivo di eliminare gradualmente da tutti gli uffici comunali l’uso di plastiche monouso. Questo poi è stato esteso a tutte le manifestazioni gestite o patrocinate dal Comune stesso e, in ultima battuta, grazie al contributo dei colleghi della minoranza, abbiamo aggiunto questo graduale divieto anche nelle manifestazioni di quartiere o delle frazioni. Ora tutto questo sarà elaborato dalla commissione ambiente nelle sue modalità e tempistiche. 

g.g.

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Una compattezza straordinaria quella dimostrata ieri sera dal consiglio comunale di San Severino. Maggioranza e opposizione hanno approvato all’unanimità una mozione (presentata dai consiglieri Massimo Panicari, Mauro Bompadre e Gabriela Lampa) riguardante il punto nascite di San Severino ma non solo. Il sindaco Rosa Piermattei ha proposto un emendamento al documento: in origine avrebbe impegnato il primo cittadino a chiedere il ripristino del reparto completo in ogni sede e a mettere al corrente l’attuale Ministro Grillo della condotta della Regione Marche, ritenuta limitante per il diritto alla salute, nei confronti del punto nascite di San Severino. Con la proposta della maggioranza, si riproporrà che il Bartolomeo Eustachio diventi ospedale unico provinciale per la sua posizione baricentrica. 

D’accordo sulla mozione, sebbene con qualche dubbio, il consigliere Pietro Cruciani secondo cui “ogni punto nascite vale 1,2 milioni di euro, la Regione ne ha tagliati tre per ricavarne il denaro da dedicare ad altri settori, come ad esempio il sociale. Forse l’ex sindaco Cesare Martini avrebbe dovuto essere più risoluto. Sono favorevole alla mozione ma quale possibilità di riuscita? Servono sette medici, il ripristino delle guardie pediatrica, ostetrico-ginecologica e anestesiologia, nonché la rianimazione o terapia intensiva neonatale”.

Da tutti gli altri, l’invito rivolto al sindaco  a disturbare, almeno, la rotta della politica di Ceriscioli visto che, stando agli esiti delle elezioni parlamentari, il suo partito (il Pd) non rappresenta più che una piccola minoranza di cittadini:

“Abbiamo avuto due sciagure - ha detto Panicari - una creata dalla politica con la chiusura del reparto nascite, e l’altra dal terremoto. Su quest’ultima non possiamo far nulla se non costruire meglio, ma quell’altra abbiamo l’obbligo di contrastarla. Ci sono importanti responsabilità politiche anche da parte della passata amministrazione che si limitò ad appendere solo uno striscione. È stata una politica cieca che non ha capito i bisogni di questi territori. Qui ci si veniva per nascere, oggi ci si viene per morire all’hospice. Se non battiamo i pugni, anche se in ritardo, saremo destinati al declino”.

Per il grillino Bompadre è necessario contrastare il disegno che secondo il suo punto di vista viene perpetrato da qualche anno sui territori montani, ovvero quello dello svuotamento: “Il nostro dovere è almeno quello di disturbare questa rotta. Ceriscioli e suoi sodali sono nostri nemici ed è il momento di non essere timidi sulla sanità, anche perché queste persone sono politicamente dei morti che camminano. Fra due anni ci saranno le lezioni e già ora non rappresentano se non una piccolissima percentuale di cittadini. Le amministrazioni locali devono stoppare la politica regionale. Vorremmo che lei, sindaco, non fosse un Cesare Martini qualunque ma la nostra paladina. Ci stanno prendendo in giro - ha concluso - bisogna dichiarare guerra politica in nome di tutto il territorio, non solo di San Severino. Ci faccia sentire orgogliosi”.

Da parte sua il sindaco, in qualità di assessore alla sanità, non solo ha accolto la mozione ma ha voluto aggiungere un emendamento: “Tutti insieme possiamo fare grandi cose. San Severino è il centro di un vastissimo territorio. Nel nostro punto nascite si rivolgevano partorienti da ben 21 comuni, almeno, compreso purtroppo proprio Fabriano, per cui oggi Ceriscioli tanto si batte. Ci impegniamo dunque - ha sottolineato - a sostenere e promuovere, in tutte le opportune sedi istituzionali, tutte le attività necessarie ed opportune per avviare un’azione politica che consenta all’ospedale di San Severino di avere un reparto completo per le nuove nascite, che comprenda la specializzazione di neonatologia, compresa una unità di cura intensiva neonatale, evidenziando che tale struttura, per la sua posizione baricentrica, si pone come punto di riferimento per la sanità dell’intero territorio maceratese e non solo come avamposto dell’entroterra.

Vogliamo poi dare un respiro ancora più ampio alla sanità del nostro territorio certificando con maggiore peso istituzionale la candidatura del nosocomio a ospedale unico della provincia di Macerata”.

g.g.

“Per chiudere il punto nascite di San Severino è stata violata la normativa. Per Fabriano, che avrebbe dovuto essere il primo reparto a chiudere, il governatore Ceriscioli ha chiesto addirittura una deroga”. 

L’iniziativa del Presidente della Regione di chiedere una deroga alla chiusura del reparto maternità di Fabriano ha scontentato più di qualcuno e l’argomento sarà oggetto di discussione il prossimo 27 settembre al consiglio comunale di San Severino. 

I consiglieri di minoranza Mauro Bompadre, del M5S, Massimo Panicari e Gabriela Lampa, del centro destra, ne hanno fatto una mozione che chiede al sindaco e all’amministrazione di attivarsi presso tutte le sedi e in ogni modo per chiedere il ripristino del punto nascite del Bartolomeo Eustachio. Che secondo la normativa vigente, elaborata proprio dall’ex Ministro alla salute Lorenzin, non avrebbe nemmeno dovuto chiudere. O almeno non nel 2016. I consiglieri chiedono anche che all’attuale Ministro venga fatta avere una copia della deliberazione al fine di metterlo al corrente della situazione.

Il punto nascite di Fabriano conta circa 350 parti annui: sulla base della legge Lorenzin, l’accordo Stato-Regioni stabiliva il mantenimento dei punti nascita con numero di parti sopra a mille, la riduzione progressiva di quelli con numero di parti inferiori a questa soglia ma comunque superiore a 500 annui e la chiusura dei punti nascita con un numero di parti inferiore a 500, privi di una copertura di guardia medico-ostetrica, anestesiologica e medico- pediatrica. Dunque il reparto maternità sarebbe dovuto essere il primo ad essere chiuso. San Severino, come Osimo, chiusi entrambi nel 2016, superavano ampiamente la soglia delle 500 nascite. Al Bartolomeo Eustachio se ne contavano circa 650. “Tuttavia all’epoca Ceriscioli proseguì con la chiusura precisando che non avrebbe richiesto deroghe, seppur non necessarie secondo la legge. Per San Severino - sottolineano i consiglieri - fu violata la normativa. La Regione continua con scelte che limitano fortemente il diritto alla salute dei marchigiani. Peraltro - concludono - nessuna normativa nazionale impone l’immediata chiusura del punto nascita del Bartolomeo Eustachio che, oltretutto, non ha dato luogo ad una razionalizzazione delle risorse finanziarie”.

g.g.

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