Nessun monumento alla Resistenza: Belforte del Chienti celebra il 25 aprile nella via dedicata ad un partigiano ucciso nel 1944, stesso luogo in cui sorgerà presto un'opera commemorativa.

Ad annunciarlo è il sindaco Alessio Vita: "Una scelta - spiega - che deriva dalla mancanza, nel nostro Comune, di un monumento dedicato alla Resistenza.
Abbiamo fatto una ricerca storica sui caduti per mano nazista del nostro territorio ed è emerso che il giovane belfortese Elio Fernanducci è caduto durante la strage di Capolapiaggia perchè ritenuto partigiano. Abbiamo così deciso di onorare questa perdita e tutte le altre avvenute in quegli anni nella via che porta il suo nome, a Borgo Santa Maria.
Di comune accordo con l'Anpi dei 5 Comuni - aggiunge - abbiamo deciso di realizzare, in quella zona, un monumento alla Resistenza".

Il tema delle celebrazioni del 25 aprile fu motivo di scontro lo scorso anno tra l'ex sindaco Roberto Paoloni e il suo successore.
Paoloni denunciò infatti la mancata deposizione di una corona d'alloro nel monumento dei caduti in guerra che si trova nel capoluogo, dove si recò lui stesso per la commemorazione.

"Dal momento che a Belforte non esiste un monumento dedicato alla Resistenza - ribadisce Vita, come fece presente anche lo scorso anno - non ritengo giusto snaturare monumenti nati per altro motivo. In questo modo ci siamo impegnati per sopperire a questa mancanza".

GS. 


Nel periodo della seconda guerra mondiale L’Appennino Camerte ha fermato le sue uscite dall’11 settembre 1943 (data dell’ultimo numero) al 9 dicembre 1944 (quando è tornato nelle case degli abbonati e nelle edicole). Uno stop comprensibile che non è comunque riuscito a nascondere quanto era avvenuto nel territorio circostante in quei mesi senza stampa. 
Ne è l'esempio l’eccidio di Montalto, avvenuto il 22 marzo 1944 (oggi ne ricorre l'anniversario) nell’omonima località di Cessapalombo.
Un fatto che i nostri paesi conoscono bene e che ogni anno ricordano grazie all’impegno dei Comuni coinvolti e dell’Anpi.

Nel periodo della tragedia, che segnò la tragica fine di 32 giovani, non fu possibile per L’Appennino Camerte raccontare la vicenda, ritrovata però tra le pagine dell’edizione del settimanale pubblicata in quattro “puntate” a partire dal 10 marzo 1945, esattamente nel periodico di 76 anni fa.

Non appena il settimanale riprese la stampa, infatti, nel secondo numero partì un appuntamento dal titolo “Documentari de la tedesca rabbia” in cui, in ogni uscita, venivano raccontati i fatti accaduti nel territorio, durante il periodo silente.

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“Sotto questo titolo - si legge nella prima uscita della rubrica - presenteremo ai lettori, nella certezza di far cosa gradita, la relazione dei fatti più notevoli svoltisi negli ultimi mesi prima della liberazione. Gli avvenimenti saranno ricostruiti su fonti autorevoli e con spassionato criterio di oggettività”.

Interessante la premessa e come “il cronista” che firmerà ogni articolo sotto questo appellativo, senza mai rendere noto il suo nome, abbia voluto precisare il criterio di oggettività. Quasi una conferma di quanto fosse difficile all’epoca fare giornalismo e raccontare fatti. Ecco, quindi, la scelta di “nascondersi” dietro ad una qualifica, quella del cronista, che non ci permetterà mai di scoprire a chi appartenesse la penna che ha raccontato quelle tragedie. I racconti cominciano con l’eccidio di Morro, per passare al versante camerinese dei Sibillini, Macereto, Capriglia, fino al “tramonto di sangue del 24 giugno a Letegge, Pozzuolo e Capolapiaggia”. Solo nei numeri successivi si parla di Montalto e questo dimostra che nella linea stabilita per l’uscita dei fatti non è stato scelto il criterio temporale, bensì geografico.

“Dei fatti che prendiamo ora a raccontare - scrive il cronista - hanno dato resoconti, più o meno discordi ed esatti, periodici marchigiani ed un settimanale romano. Ci limiteremo - precisa - a un conguaglio sommario di quanto è già stato pubblicato, dando particolare rilievo a quanto informazioni dirette ci hanno precisato”.

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I nomi dei massacrati a Montalto

Una premessa che ci permette di percepire come il tempo sia trascorso tra le pagine di questo settimanale ed anche nella nostra memoria. Perchè se oggi, per noi, l’eccidio di Montalto è storia ed i fatti che lo caratterizzano sono arrivati fin qui tramite il passaggio di eredità tra più generazioni, il cronista di quell’Appennino Camerte potè trattare quella tragedia come noi oggi raccontiamo i fatti quotidiani di cronaca; erano contemporanei come per noi i racconti del sisma e della pandemia. Due guerre diverse rispetto a quella del 1944, ma che ci ricordano come potrebbero restare nella storia. E’ possibile che tra cento anni, qualche giornalista, riprenda le pagine di questo longevo settimanale per scoprire come i suoi predecessori hanno raccontato questi difficili momenti.

Tornando all’eccidio di Montalto, gli dedicarono più puntate 76 anni fa, noi continueremo a fare altrettanto nelle edizioni in uscita in questo periodo.

GS
A pochi giorni dalla scomparsa del sopravvissuto all'eccidio di Montalto, Aroldo Ragaini, un altro eroe della resistenza tolentinate è venuto a mancare.

E’ stato il più giovane partigiano di Tolentino, Enzo Angeli, classe 1928, solo quindicenne quando, l’8 settembre del 1943, si aggregò al primo gruppo partigiano di Pacifico Nerpiti.

"Nato in una famiglia antifascista - si legge in una nota dell'Anpi di Tolentino - , dovette abbandonare la casa di corso Garibaldi a seguito dell’irruzione dei fascisti che gettarono tutti i loro mobili dalla finestra, nella piazzetta sul retro della concattedrale di San Catervo, per poi dar loro fuoco.

Il fratello Luigi fu il vice Comandante del gruppo “201 Volante”, ha partecipato alle numerose azioni di guerra nel nostro territorio, fino al 30 giugno 44 quando Tolentino fu liberata. Memorabile la foto del giorno della Liberazione, in cui appare sorridente assieme ai suoi compagni in festa.

Non soddisfatto, si arruolò nell’87° Reggimento Fanteria Friuli, il quale libero Bologna il 21 aprile e proseguì poi fino ai confini Italiani quando, il 16 agosto del 1945, fu congedato.

Si salvò dalla strage di Montalto del 22 marzo del 44 grazie ad un incidente provocatosi qualche giorno prima.

Ricevette molte Onorificenze - prosegue la nota - , da ultimo quella del Ministro della Difesa Roberta Pinotti, qualche anno fa, che gli venne consegnata dal Consolato a Stoccolma. Dalle mani del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ricevette anche la pergamena che lo nominava Cittadino Onorario di Tolentino.

Dopo la fine della seconda guerra, si trasferì all’estero, ma ogni anno ritornava dalla Svezia per partecipare alle cerimonie di Montalto e per incontrare i compagni di lotta.

Su sua volontà la salma ritornerà a Tolentino e verrà seppellita all’interno del Famedio, in una data ancora da definire.

Il Direttivo e gli Iscritti dell’A.N.P.I. si stringono al dolore della famiglia, ricordando l’affetto che Enzo provava per la sua città".

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