Manca una data al termine della 27esima stagione del San Severino Blues Marche Festival e intanto si guarda già al futuro, a quella invernale. Per l’ideatore e direttore artistico Mauro Binci questo non è solo il periodo per pensare alla prossima stagione, ma anche per tirare un po’ le somme di quanto fatto nell’estate 2018 che terminerà il 1 settembre con Big Daddy Wilson a Moie di Maiolati Spontini.

“Credo - dice Binci - che il bilancio sia positivo sia per le presenze, tra estate e inverno facciamo 10mila persone, le piazze sono state sempre piene, nonostante il tempo abbiamo tenuto tutti i concerti, sia dal punto di vista artistico. Il pubblico ha apprezzato molto gli artisti”.

San Severino Blues Festival ha anche suggellato, per così dire, la rinascita, la ripresa dei territori colpiti dal sisma: “Siamo stati chiamati in uno degli epicentri del sisma, a Pieve Torina, da un privato, per coronare una giornata evento organizzata per l’inaugurazione di un nuovo allevamento di carni biologiche in località Lucciano. Siamo stati molto contenti - racconta - di aver potuto dare un contributo. Centocinquanta persone presenti hanno apprezzato molto la serata con Leburn Maddox. A Gagliole invece - continua - con la serata che ho voluto chiamare Rinasci Marche, abbiamo chiesto al bar terremotato di Selvalagli di svolgere il servizio bar durante la serata con Ilaria Graziano e Francesco Forni. questo è stato un modo concreto per far girare l’economia”. 

Nel 1991 il Festival è iniziato come un grido d’allarme per il patrimonio storico di Castello al Monte, principalmente. Poi c’è stato il terremoto del ’97, e il Festival ha scelto come palcoscenico tanti luoghi restaurati proponendo grandi artisti e nuove proposte in condizioni di fruibilità sostenibile: “In questo senso - spiega - facciamo cultura e socialità in maniera sostenibile e umana, senza provocare un grosso impatto pur avendo numeri e questo secondo me è un qualcosa in più. Oggi si lavora molto nella comunicazione, si parla sempre di numeri e mai di contenuti. Noi invece cerchiamo sempre di puntare sulla qualità. Avere persone, da bambini a adulti, che scoprono magari per la prima volta questo genere musicale e che ne rimangono colpiti, è una grossa soddisfazione. Peraltro - aggiunge - smentisce il luogo comune che non sia un genere popolare. È una manifestazione che parla alle persone e rispetta la natura”.
Gaia Gennaretti 

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