In occasione dei 500 anni dalla nascita del Tintoretto, la Scuola Grande di San Rocco e iGuzzini - leader nel settore dell’illuminazione architetturale e museale - hanno inaugurato oggi a Venezia la nuova illuminazione della Sala Capitolare. L’intervento è stato realizzato da iGuzzini su progetto dell’architetto e lighting designer Alberto Pasetti Bombardella.

La Sala Capitolare racchiude ben trentatré dipinti del Tintoretto: sul soffitto sono rappresentati alcuni episodi dell’Antico Testamento e sulle pareti alcune storie del Nuovo Testamento. 

“La Scuola Grande - ha detto il Guardian Grando di San Rocco, Franco Posocco - persegue le sue finalità spirituali non soltanto attraverso l’attività di assistenza e beneficenza, ma anche comunicando un messaggio di solidarietà e fraternità. In tale prospettiva la luce che Tintoretto “scopre” nella seconda metà del ‘500, non è soltanto il mezzo attraverso cui si percepisce la realtà, ma anche lo strumento per conoscere virtualmente l’essenza della natura e della persona umana. La luce è quindi ad un tempo sinonimo della conoscenza e metafora della vita. È stato questo il punto d’incontro tra gli obiettivi morali della Scuola Grande e la tecnologia innovativa de iGuzzini” osserva Franco Posocco.”

Il nuovo intervento da un lato rende fruibili le opere e dall’altro valorizza l’apparato architettonico e decorativo della Sala.

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“Con questo intervento iGuzzini dà nuovamente prova della sua capacità di inserire la tecnologia in un ambiente di inestimabile valore storico-artistico. Il ricorso a soluzioni intelligenti realizzate ad hoc per la grandiosa opera pittorica del Tintoretto e la scelta di particolari led e ottiche in grado di esaltare le scelte cromatiche e luministiche dell’artista esaltano la carica emotiva e teatrale dei dipinti, migliorando l’esperienza del visitatore attraverso un vero e proprio ‘restauro percettivo’. La luce di iGuzzini è, infatti, anzitutto uno strumento di innovazione sociale” ha commentato Adolfo Guzzini, Presidente di iGuzzini illuminazione.

Dopo le nuove illuminazioni dell’Ultima Cena di Leonardo (2015), degli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni di Padova (2017) e della Pietà di Michelangelo nella Basilica di San Pietro (2018), iGuzzini continua, con il programma Light is Back, il suo impegno nella valorizzazione del patrimonio culturale mondiale con l’illuminazione dei capolavori di un altro grande Maestro.

Con la Confraternita nasce quindi una nuova collaborazione in cui l’azienda recanatese si impegna a proporre negli anni a venire eventuali soluzioni tecniche migliorative per adeguare l’impianto esistente alle future evoluzioni tecnologiche. Il nuovo impianto

di illuminazione permette al visitatore una contemplazione complessiva della sala evidenziando i dettagli delle singole opere. Inoltre, tutte le soluzioni iGuzzini installate garantiscono la massima efficienza energetica e il minimo ingombro visivo integrandosi perfettamente nell’architettura e negli apparati decorativi della sala. La gestione e il controllo della luce sono affidati a un

sistema digitale di iGuzzini, su protocollo DALI, che permette una regolazione delle intensità luminose dei singoli punti luce e dei raggruppamenti tipologici per aree omogenee e accensioni differenziate al fine di creare diverse interpretazioni delle opere e degli apparati decorativi.

Oltre al progetto della Scuola Grande di San Rocco, a Venezia iGuzzini contribuisce alla realizzazione dell’installazione artistica “Art Light Flags by Mario Arlati”, organizzata dall’Associazione Piazza San Marco in collaborazione con la Galleria Contini e Vela Spa. A partire dalla serata di ieri, la torre del campanile di San Marco, simbolo per eccellenza del capoluogo veneto, sarà illuminata dalle bandiere colorate del talentuoso artista contemporaneo.

Una rosa, fiorita all’ombra di un albero. Ma fiorita anche di fronte ad una casa distrutta dal terremoto. Un sisma, quello delle Marche, che ha portato distruzione ma anche un senso di rabbia perché quando ci sono la voglia, i progetti e anche i soldi per ricostruire, la burocrazia frena. Ma in questo panorama, il libro di Giammario Borri, professore universitario di San Severino, dal titolo "La rosa del mio giardino" , parte dal terremoto del 2016 per raccontare come lui, la moglie e i loro tre figli hanno reagito, investendo sul futuro, avendo avuto la casa semidistrutta. Racconta di come è possibile uscire dal tunnel della disperazione. Fiducia, lavoro, capacità di progettare e di saper trasmettere ai giovani questi valori. E tutto ciò è quanto Borri ha saputo trasferire a Venezia, nel patronato della chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, al corso formativo di tre giorni per capi scout dell’Agesci, sul tema della Protezione civile. Hanno partecipato 50 capi da Veneto, Lombardia, Abruzzo, Campania, Friuli Venezia Giulia e Marche. Proprio il settore Protezione civile dell'Agesci Veneto, tra l'altro, guidato dall’incaricato regionale Enrico Bonato, due anni fa portò aiuti, insieme a volontari e professionisti, a San Severino e a Montemonaco. Da queste spedizioni ne è nato un profondo legame, una forte amicizia e un indissolubile legame con le persone. 

E Borri, in una sessione del corso incentrato appunto sulle persone, dal titolo “Donne e Uomini…non solo gente! I volti umani”, ha saputo trasmettere la sua visione del post-sisma, con un pensiero anzitutto alle vittime e uno rivolto a chi è rimasto, per cercare di risalire la china della disperazione. "Ognuno di noi  - ha detto Borri - nella vita ha avuto un terremoto, anche esistenziale, ma la vita ci riserva e ci riserverà in futuro tanto di bello. Basta credere nella capacità di ripartire, certo anche aiutati da altre persone, come hanno fatto gli scout nelle Marche”. I ricavi della vendita del suo libro andranno ad un centro per disabili di San Severino, per l’acquisto di un nuovo pulmino.

Alla serata di formazione a Venezia ha preso parte anche il giornalista de L’Arena, Enrico Giardini, con oltre vent'anni di scautismo alle spalle nell'Agesci, che ha presentato il suo libro "Gli scout nell'emergenza. Verona e la nascita della Protezione civile in Italia", edito dal Centro studi sul metodo scout Luigi Brentegani, presieduto da Luca Antonioli, anche lui presente e attivo nella Protezione civile Agesci Veneto. È la declinazione veronese di una storia di solidarietà italiana forse poco conosciuta, appunto la Protezione civile, che nacque nella metà degli anni '60 da un'intesa tra il ministero dell'Interno, con le prefetture e i Vigili del Fuoco, sul territorio, e le associazioni scout. Si formarono volontari ausiliari, tra gli scout e altri giovani, pronti e intervenire nelle emergenze. Gli scout, però, con altre mansioni, sia operative sia di assistenza alle persone, sono ancora in prima linea. Lo ha testimoniato, intervenendo al telefono durante la serata, il sindaco di Montemonaco, Onorato Corbelli, ricordando con grande affetto il lavoro degli scout veneti, intervenuti dopo il sisma da novembre 2016 a febbraio 2017, ma sottolineando anche la difficoltà della ricostruzione, in larga parte per problemi legati alla burocrazia. "Ma Montemonaco non dimenticherà mai gli scout Veneti giunti da noi per stare vicino alle nostre famiglie, ai nostri bambini, per trascorre momenti di felicità dopo un grande tragedia".

g.g.

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