Grazie alle tombe rinvenute è possibile distinguere la tipica disposizione delle necropoli in uso in quel periodo. Casci Ceccacci specifica come il culto dei defunti fosse strettamente regolato dalla legge: «La parte della città all'interno delle mura era ritenuta un luogo sacro – spiega –, e le sepolture dovevano necessariamente avvenire al di fuori della cinta muraria. La struttura tipica delle necropoli era lineare e queste si sviluppavano partendo dai lati della sede stradale, disponendosi in file parallele. Le tombe che abbiamo scoperto sono presumibilmente quelle ospitate tra le ultime file, le più distanti dal tracciato dell'antica via Flaminia. Oltre alle tombe abbiamo rinvenuto diversi oggetti: alcuni, quelli danneggiati e deformati dal fuoco, sono presumibilmente quelli indossati dai defunti al momento della cremazione, mentre quelli più integri sono quelli che venivano sepolti insieme alle salme. Nel sito abbiamo anche rinvenuto un basamento in calcestruzzo, presumibimente quel che rimane delle fondazioni di una struttura. Questo fa pensare che si trattasse di una necropoli monumentale, ben segnalata lungo quella che era la via Flaminia».
Altro fattore è la prova di diversi tipi di rito funebre: inumazioni e cremazioni. Queste ultime potevano avvenire nel luogo della sepoltura o in un'area delle necropoli appositamente allestita proprio per questo tipo di procedura. La differenza emerge osservando il tipo di tomba riportata alla luce: nel caso delle cremazioni non avvenute nella fossa scavata per la sepoltura – definite cremazioni indirette –, la tomba risulta essere più piccola e coperta con tegole e coppi. Il fatto più importante sottolineato da Casci Ceccacci è però quello sul luogo stesso dove sorge la necropoli settempedana. Ubicata lungo l'antico tracciato del ramo meridionale della Flaminia, è una delle poche testimonianze di «necropoli periurbane, ovvero necropoli che sono state rinvenute in luoghi molto vicini alla cinta muraria della città. Esempi simili sono molto rari nelle Marche. Per quanto riguarda l'importanza dello scavo, questo è probabilmente l'aspetto più rilevante».
Casci Ceccacci ha concluso spiegando il percorso che porterà alla fruizione della scoperta: «Le procedure di scavo sono andate avanti senza particolari problemi. Per questo siamo grati alla società che gestisce il nuovo Eurospin. Molto probabilemente, nel luogo dove sono stati effettuati gli scavi, sarà allestita una targa dove verrà spiegata la rilevanza della scoperta, nel frattempo lavoreremo per l'edizione della scoperta in una rivista scientifica e all'eventuale allestimento espositivo dei reperti che sono stati riportati alla luce».
l.c.
“Prima della chiusura delle indagini archeologiche, prevista per fine mese – ha spiegato il funzionario della Soprintendenza Tommaso Casci Ceccacci – , abbiamo pensato di aprire il cantiere a una visita pubblica per far capire e far vedere quello che, fino ad oggi, è stato fatto nell’area che ospiterà il nuovo edificio dell’Istituto”. Un open-day, organizzato proprio dalla Sorpintendenza, che ha permesso di osservare da vicino i reperti.
“Siti di questo genere in ambito marchigiano – ha proseguito Casci Ceccacci – sono noti ma non sono mai stati indagati in maniera così approfondita. La Soprintendenza si è resa conto dell’importanza di ciò che rimaneva ed ha per questo deciso di fermare i lavori dichiarando che la scuola si sarebbe fatta ma una volta completate le indagini archeologiche”.
È intervenuto anche il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei: “Era importante questa giornata per far capire perché si è impiegato così tanto tempo ma anche per far vedere le prime fondamenta del nuovo istituto che, adesso, dovrà essere portato a termine velocemente”.
Parole confermate anche dall’ufficio del Commissario alla ricostruzione Legnini, rappresentato dalla responsabile per la costruzione della nuova scuola Jole Felicetti: “Abbiamo tanta fretta di completare la scuola, è questa la volontà del commissario Legnini”.
l.c.
La Sabap, Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggi delle Marche è già al lavoro per comprendere se quelli rinvenuti potrebbero essere reperti di interesse storico.
red.
Torna ad essere agibile il museo archeologico “G. Moretti”. Ieri il taglio del nastro dopo i lavori di ristrutturazione a cui hanno preso parte moltissimi settempedani, la gran parte della giunta comunale col sindaco Rosa Piermattei in testa, Tommaso Casci Ceccacci, funzionario archeologo di zona, Roberto Perna dell’Università di Macerata e Anna Maria Moretti, archeologa e nipote di Giuseppe Moretti a cui è stato dedicato il museo.
Un altro traguardo che la città festeggia dopo due anni dal terremoto del 2016 che aveva danneggiato, come riferito dall’assessore Vanna Bianconi, la zona dell’uscita di emergenza. Inoltre, anche alcuni pezzi della collezione preservata in museo, sono stati danneggiati e attualmente sono in fase di restauro.
g.g.