Quasi sette milioni di euro per la ricostruzione del complesso del santuario di Macereto. Dall’ufficio speciale ricostruzione delle Marche arriva un decreto che l’arcidiocesi di Camerino e San Severino attendeva da tempo. Un vero e proprio spartiacque, dunque, verso la rinascita di un luogo di culto simbolo dell’entroterra. Si tratta della prima fase di una serie di opere che riguarderanno tutto il complesso edilizio del santuario. Con questo decreto, infatti, l’Usr ha dato il via libera ad un finanziamento per l’esecuzione dei lavori sui quattro stabili – uno nel comune di Ussita, gli altri tre in territorio vissano – che circondano la chiesa. Verranno ristrutturati e migliorati dal punto di vista della resistenza antisismica. Per quanto riguarda invece il santuario, edificato nel sedicesimo secolo e già danneggiato più volte dai terremoti che da allora si sono susseguiti, bisognerà attendere ancora: l’iter dei relativi lavori è infatti in fase di progettazione esecutiva.
Il cantiere, che si aprirà presumibilmente nei prossimi mesi, riguarda quindi solamente gli edifici intorno al luogo di culto vero e proprio. Le quattro costruzioni, a cavallo tra i comuni di Ussita e Visso, sono state gravemente danneggiate dalle scosse sismiche del 2016 e sono ormai inagibili da più di sei anni. Prima del terremoto venivano utilizzate a scopi ricreativi, come ad esempio per i campi scuola estivi.
Ad occuparsi della progettazione dei lavori agli stabili è stato lo studio Archliving, mentre ad eseguirli sarà il consorzio di imprese Atlante. Le condizioni del finanziamento da 6 milioni 671mila e 387,36 euro arrivato dalla struttura commissariale saranno stringenti: una volta avviato, il cantiere dovrà essere chiuso entro 24 mesi dall’inizio dei lavori.
Soddisfazione da parte dell’arcivescovo di Camerino e San Severino, Francesco Massara, che parla di «una grande gioia per la firma di un decreto che ridarà alla comunità uno dei luoghi più belli della nostra regione – il suo commento –. Con il nuovo anno partiranno i lavori che porteranno a restituire il santuario di Macereto, un bellissimo luogo di preghiera e di incontro, a tutta la comunità di Visso e ai tanti frequentatori di quelle zone».
Il cantiere, che si aprirà presumibilmente nei prossimi mesi, riguarda quindi solamente gli edifici intorno al luogo di culto vero e proprio. Le quattro costruzioni, a cavallo tra i comuni di Ussita e Visso, sono state gravemente danneggiate dalle scosse sismiche del 2016 e sono ormai inagibili da più di sei anni. Prima del terremoto venivano utilizzate a scopi ricreativi, come ad esempio per i campi scuola estivi.
Ad occuparsi della progettazione dei lavori agli stabili è stato lo studio Archliving, mentre ad eseguirli sarà il consorzio di imprese Atlante. Le condizioni del finanziamento da 6 milioni 671mila e 387,36 euro arrivato dalla struttura commissariale saranno stringenti: una volta avviato, il cantiere dovrà essere chiuso entro 24 mesi dall’inizio dei lavori.
Soddisfazione da parte dell’arcivescovo di Camerino e San Severino, Francesco Massara, che parla di «una grande gioia per la firma di un decreto che ridarà alla comunità uno dei luoghi più belli della nostra regione – il suo commento –. Con il nuovo anno partiranno i lavori che porteranno a restituire il santuario di Macereto, un bellissimo luogo di preghiera e di incontro, a tutta la comunità di Visso e ai tanti frequentatori di quelle zone».
Carissimi sorelle e fratelli,
non vi nego che avevo sperato in una Pasqua migliore ma, per le tristi e purtroppo note vicende sociali, sanitarie, economiche e internazionali che continuano a ferire il mondo, sembra quasi impossibile viverla e celebrarla con autentica gioia nella quotidianità della nostra vita.
Vedo attorno a me i segni di una vita che si spegne e di un disagio sociale, personale e familiare che cresce a dismisura. Molte situazioni appaiono come “partite perse”, restiamo perplessi e increduli davanti all’eventualità di un futuro possibile, al punto che nulla sembra abbia più un senso.
La morte è entrata così prepotentemente nella nostra vita, da avvelenare il cuore e occuparne tutti gli spazi. Se ci sentiamo rifiutati e traditi, viviamo la morte delle relazioni, dei nostri affetti e dei nostri amori. Se perdiamo la speranza che le cose possano cambiare perché la crisi economica si fa sentire, perché la ricostruzione stenta a ripartire, perché i lavoratori rischiano di essere lasciati a casa, viviamo la morte della nostra dignità.
Se guardiamo inermi i nostri bambini, i ragazzi e i giovani che lentamente stanno perdendo tempo preziosissimo destinato a costruire le loro relazioni, viviamo la morte del futuro. Se guardiamo fuori dai nostri confini e restiamo attoniti ascoltando le terribili notizie della guerra, viviamo la morte della pace e della civiltà umana.
Certo, è veramente pesante questo tempo, non possiamo nascondercelo, ma in questo buio e ombra di morte, ancora una volta, si fa strada una luce, un annuncio, un’incredibile e inaudita speranza: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto.” (Lc 24,1-12).
È risorto, se già qui e ora anticipiamo qualcosa di ciò che vivremo in pienezza alla fine della storia. È risorto, se la gioia pasquale, nonostante i problemi, le fatiche e le sofferenze, diventa segno distintivo della nostra fede.
È risorto, se un uomo e una donna sono in grado di camminare nella fedeltà del dialogo e del perdono reciproco. È risorto, se siamo disposti a ridare speranza a chi l’ha perduta, fede a chi cerca risposte, amore a chi soffre.
È risorto, se abbiamo il coraggio di vivere pienamente la sfida ecclesiale della sinodalità per generare la vita nuova che viene dal Vangelo. È risorto, se siamo in grado di operare un servizio generoso e senza interessi di parte per il bene della comunità civile.
È risorto se siamo disponibili all’accoglienza solidale, alla generosità senza confini, a tessere cammini di pace iniziando dalle nostre case e dalle nostre comunità.
Cari fratelli e sorelle, il mistero della Pasqua ci ricorda che il Risorto è all’opera ogni volta che qualcuno di noi sceglie di alimentare la fiamma tremula di una vita in pericolo. È all’opera quando usciamo dai nostri spazi di tristezza e ci apriamo agli orizzonti della gioia e della speranza, a quella speranza che rimuove le pietre dai sepolcri e ci incoraggia ad annunciare la Buona Novella, capace di generare vita nuova in noi e negli altri.
Con questa scommessa, che si traduce in certa fiducia nella Vita nuova che Dio incessantemente ci dona, con rinnovata fede, auguro a voi tutti una Santa Pasqua da celebrare con amore e santità di vita.
non vi nego che avevo sperato in una Pasqua migliore ma, per le tristi e purtroppo note vicende sociali, sanitarie, economiche e internazionali che continuano a ferire il mondo, sembra quasi impossibile viverla e celebrarla con autentica gioia nella quotidianità della nostra vita.
Vedo attorno a me i segni di una vita che si spegne e di un disagio sociale, personale e familiare che cresce a dismisura. Molte situazioni appaiono come “partite perse”, restiamo perplessi e increduli davanti all’eventualità di un futuro possibile, al punto che nulla sembra abbia più un senso.
La morte è entrata così prepotentemente nella nostra vita, da avvelenare il cuore e occuparne tutti gli spazi. Se ci sentiamo rifiutati e traditi, viviamo la morte delle relazioni, dei nostri affetti e dei nostri amori. Se perdiamo la speranza che le cose possano cambiare perché la crisi economica si fa sentire, perché la ricostruzione stenta a ripartire, perché i lavoratori rischiano di essere lasciati a casa, viviamo la morte della nostra dignità.
Se guardiamo inermi i nostri bambini, i ragazzi e i giovani che lentamente stanno perdendo tempo preziosissimo destinato a costruire le loro relazioni, viviamo la morte del futuro. Se guardiamo fuori dai nostri confini e restiamo attoniti ascoltando le terribili notizie della guerra, viviamo la morte della pace e della civiltà umana.
Certo, è veramente pesante questo tempo, non possiamo nascondercelo, ma in questo buio e ombra di morte, ancora una volta, si fa strada una luce, un annuncio, un’incredibile e inaudita speranza: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto.” (Lc 24,1-12).
È risorto, se già qui e ora anticipiamo qualcosa di ciò che vivremo in pienezza alla fine della storia. È risorto, se la gioia pasquale, nonostante i problemi, le fatiche e le sofferenze, diventa segno distintivo della nostra fede.
È risorto, se un uomo e una donna sono in grado di camminare nella fedeltà del dialogo e del perdono reciproco. È risorto, se siamo disposti a ridare speranza a chi l’ha perduta, fede a chi cerca risposte, amore a chi soffre.
È risorto, se abbiamo il coraggio di vivere pienamente la sfida ecclesiale della sinodalità per generare la vita nuova che viene dal Vangelo. È risorto, se siamo in grado di operare un servizio generoso e senza interessi di parte per il bene della comunità civile.
È risorto se siamo disponibili all’accoglienza solidale, alla generosità senza confini, a tessere cammini di pace iniziando dalle nostre case e dalle nostre comunità.
Cari fratelli e sorelle, il mistero della Pasqua ci ricorda che il Risorto è all’opera ogni volta che qualcuno di noi sceglie di alimentare la fiamma tremula di una vita in pericolo. È all’opera quando usciamo dai nostri spazi di tristezza e ci apriamo agli orizzonti della gioia e della speranza, a quella speranza che rimuove le pietre dai sepolcri e ci incoraggia ad annunciare la Buona Novella, capace di generare vita nuova in noi e negli altri.
Con questa scommessa, che si traduce in certa fiducia nella Vita nuova che Dio incessantemente ci dona, con rinnovata fede, auguro a voi tutti una Santa Pasqua da celebrare con amore e santità di vita.
Il vostro arcivescovo
+ Francesco
A Camerino, continua a battere forte il cuore della solidarietà a favore della popolazione ucraina.
Partito questa mattina il secondo carico di aiuti pervenuti nel punto raccolta allestito nei locali della parrocchia di San Venanzio.
Sabato scorso, tra indumenti, viveri e medicinali, un primo consistente quantitativo aveva raggiunto i centri di raccordo della comunità ucraina e, tempo ppche ore, le stanze parrocchiali hanno ripreso a riempirsi di donazioni.
Numerosissimi i cittadini di ogni età che hanno generosamente risposto all'appello in soccorso della popolazione ucraina così duramente colpita, lanciato dall'Arcidiocesi di Camerino San Severino Marche. Così come avvenuto per la prima ondata di aiuti già arrivati a destinazione, l'organizzazione ha potuto contare anche stavolta sul fattivo impegno e sulla collaborazione di una rete di volontari.
Un carico che è stato distribuito su tre furgoni, messi a disposizione rispettivamente dall'Università di Camerino, dalla Protezione civile e dal Curc Centro universitario ricreativo camerte aps.
Completate le operazioni di carico, col supporto fondamentale dei ragazzi della parrocchia, Chiara Invernizzi, Mario Tesauri, Sara Buti, Antonella Menghi, Francesca Monaco, Sante Morosi e Paola Gerini, sono partiti alla volta di Senigallia.

"Anche per questa seconda settimana abbiamo avuto una fortissima risposta della popolazione e dei paesi limitrofi - spiega Paola Gerini-; abbiamo potuto contare anche sulla collaborazione della Pro Loco di Valfornace, oltre che sul supporto dei ragazzi del Curc, della Protezione Civile e sull'apporto di tantissimi volontari.
Ieri - continua Paola Gerini- abbiamo provveduto ad impacchettare il nuovo ingente quantitativo di materiale composto da alimenti e soprattutto da medicinali di cui c'è fortissima richiesta.Partiti anche oggi con tre furgoni, questa volta siamo arrivati direttamente a Senigallia da dove partono i Tir per l'Ucraina. Si è dunque cercato di agevolare anche questo passaggio, così da evitare step intermedi.
Adesso, ci stiamo attivando anche per aiutare le famiglie che fuggono dalla guerra e che stanno arrivando a Camerino. Cerchiamo, quanto più possibile, di offrire un sostegno in base alle loro esigenze e necessità".
Nella foto sotto, la consegna a Senigallia

Nel susseguirsi di pacchi, con grande generosità recapitati nel punto di raccolta di Camerino, un momento di grande emozione lo ha rappresentato il gesto solidale compiuto dai più piccoli.
"Bello vedere che insieme a questa corrente di bene che stiamo raccogliendo, prosegue il desiderio di poter aiutare e fare - afferma il parroco don Marco Gentilucci-. Oggi l'invio è principalmente di alimenti e farmaci che sono stati portati nel centro di raccolta di Senigallia dal quale il rpima possibile ripartiranno per destinazione Ucraina. Tra le tantissime persone che hanno risposto, commovente è stata la raccolta fatta dai bambini della scuola dell'infanzia comunale di Camerino ma anche di Valfornace. I bambini che sono venuti portando i pacchi, lasciando un disegno, un tangibile segno della loro vicinanza. I più piccoli- - sottolinea don Marco- ci educano sempre ed è veramente bello che siano stati proprio loro a consegnarci quello che le loro famiglie hanno raccolto".
c.c.
Ampio servizio di approfondimento nel prossimo numero di Appennino Camerte


Partito questa mattina il secondo carico di aiuti pervenuti nel punto raccolta allestito nei locali della parrocchia di San Venanzio.
Sabato scorso, tra indumenti, viveri e medicinali, un primo consistente quantitativo aveva raggiunto i centri di raccordo della comunità ucraina e, tempo ppche ore, le stanze parrocchiali hanno ripreso a riempirsi di donazioni.
Numerosissimi i cittadini di ogni età che hanno generosamente risposto all'appello in soccorso della popolazione ucraina così duramente colpita, lanciato dall'Arcidiocesi di Camerino San Severino Marche. Così come avvenuto per la prima ondata di aiuti già arrivati a destinazione, l'organizzazione ha potuto contare anche stavolta sul fattivo impegno e sulla collaborazione di una rete di volontari.
Un carico che è stato distribuito su tre furgoni, messi a disposizione rispettivamente dall'Università di Camerino, dalla Protezione civile e dal Curc Centro universitario ricreativo camerte aps.
Completate le operazioni di carico, col supporto fondamentale dei ragazzi della parrocchia, Chiara Invernizzi, Mario Tesauri, Sara Buti, Antonella Menghi, Francesca Monaco, Sante Morosi e Paola Gerini, sono partiti alla volta di Senigallia.

"Anche per questa seconda settimana abbiamo avuto una fortissima risposta della popolazione e dei paesi limitrofi - spiega Paola Gerini-; abbiamo potuto contare anche sulla collaborazione della Pro Loco di Valfornace, oltre che sul supporto dei ragazzi del Curc, della Protezione Civile e sull'apporto di tantissimi volontari.

Ieri - continua Paola Gerini- abbiamo provveduto ad impacchettare il nuovo ingente quantitativo di materiale composto da alimenti e soprattutto da medicinali di cui c'è fortissima richiesta.Partiti anche oggi con tre furgoni, questa volta siamo arrivati direttamente a Senigallia da dove partono i Tir per l'Ucraina. Si è dunque cercato di agevolare anche questo passaggio, così da evitare step intermedi.
Adesso, ci stiamo attivando anche per aiutare le famiglie che fuggono dalla guerra e che stanno arrivando a Camerino. Cerchiamo, quanto più possibile, di offrire un sostegno in base alle loro esigenze e necessità".
Nella foto sotto, la consegna a Senigallia

Nel susseguirsi di pacchi, con grande generosità recapitati nel punto di raccolta di Camerino, un momento di grande emozione lo ha rappresentato il gesto solidale compiuto dai più piccoli.
"Bello vedere che insieme a questa corrente di bene che stiamo raccogliendo, prosegue il desiderio di poter aiutare e fare - afferma il parroco don Marco Gentilucci-. Oggi l'invio è principalmente di alimenti e farmaci che sono stati portati nel centro di raccolta di Senigallia dal quale il rpima possibile ripartiranno per destinazione Ucraina. Tra le tantissime persone che hanno risposto, commovente è stata la raccolta fatta dai bambini della scuola dell'infanzia comunale di Camerino ma anche di Valfornace. I bambini che sono venuti portando i pacchi, lasciando un disegno, un tangibile segno della loro vicinanza. I più piccoli- - sottolinea don Marco- ci educano sempre ed è veramente bello che siano stati proprio loro a consegnarci quello che le loro famiglie hanno raccolto".
c.c.
Ampio servizio di approfondimento nel prossimo numero di Appennino Camerte


È partito questa mattina, dalla piazza di San Venanzio di Camerino, il primo carico di aiuti della raccolta a sostegno della popolazione ucraina, attivata dall'Arcidiocesi di Camerino- San Severino Marche. Col supporto della diocesi, della parrocchia di San Venanzio e dell'Unità pastorale cittadina, in tanti hanno collaborato per la buona riuscita dell'iniziativa, come la solida rete di volontari coordinata da Paola Gerini, ill Curc,centro universitario ricreativo camerte Angeli e Maiolatesi che ha messo a disposizione mezzi e altro materiale da loro raccolto, nonché il gruppo scout di Camerino che si è dato da fare per impacchettare i beni pervenuti.
Tre i furgoni che hanno raggiunto per una parte del vestiario, alimenti e medicinali la destinazione del punto di raccolta di Tolentino e per altra parte il centro di raccolta della comunità ucraina delle Marche. Il materiale consegnato oggi verrà poi spedito ai confini tra la Polonia e l'Ucraina e lì distribuito.
Attraverso trasporti più piccoli, con tutte le comprensibili difficoltà del momento, si cercherà dunque di farlo arrivare nel territorio ucraino,
Generosa e sensibile la risposta all'appello solidale da parte della comunità camerte e di quelle vicine. Tanti i beni di primissima necessità arrivati a destinazione nel punto raccolta allestito nei locali della parrocchia, attigui alla basilica intitolata al patrono di Camerino.
«Siamo riusciti ad inviare la prima grande quantità di beni raccolti in questi giorni di grandissima solidarietà - dichiara il parroco Don Marco Gentilucci -. È questa una mattina bella e significativa, anche se Camerino ci accoglie con la neve, il senso è proprio il sole che questo segno vuole portare ai nostri fratelli che sono in grandissima difficoltà. Abbiamo toccato con mano, ma nessuno di noi aveva dubbi, la generosità della nostra gente, non solo di Camerino ma anche dei paesi intorno. Hanno fatto riferimento al luogo di raccolta che abbiamo allestito e debbo ringraziare tutti i volontari che si sono spesi per aiutare, quanti si sono occupati dei trasporti, così come i ragazzi che ieri si sono ritrovati e le persone dell'Ucraina che lavorano dalle nostre parti, venute a darci una mano anche per scrivere in lingua ucraina ciò che stavamo inviando».

«C'è stata davvero una bella rete di collaborazione - sottolinea Don Marco -, segno di quanto tutti siamo toccati nel profondo , come ha affermato Papa Francesco, del nostro 'cuore lacerato' di fronte alle immagini del dolore e della distruzione, che la cecità dell'uomo produce».
Il parroco intanto annuncia che la raccolta a favore della popolazione ucraina continuerà per un'altra settimana : «Il desiderio è quello di riuscire a spedire nuovo materiale sabato prossimo - dice Don Marco, specificando però che la raccolta adesso sarà esclusivamente concentrata su alimenti a lunga conservazione e medicinali.
«Non possiamo più raccogliere abiti perchè ce n'è già una grandissima quantità - conclude -. Adesso c'è più bisogno di beni di primissima necessità quali appunto medicinali e alimenti non deperibili. Saranno dunque quelli che in modo specifico raccoglieremo ancora per un'altra settimana e contiamo di spedire ancora nella giornata del prossimo sabato. Accanto a questi aiuti materiali, le offerte che vengono fatte in denaro vengono ovviamente indirizzate a quei canali di raccolta che sono stati indicati dalla Caritas nazionale, tuttavia, alcuni soldi che sono già stati donati, li abbiamo utilizzati anche per l'acquisto di quei farmaci che in questo momento sono davvero necessari e urgenti".
c.c.




Tre i furgoni che hanno raggiunto per una parte del vestiario, alimenti e medicinali la destinazione del punto di raccolta di Tolentino e per altra parte il centro di raccolta della comunità ucraina delle Marche. Il materiale consegnato oggi verrà poi spedito ai confini tra la Polonia e l'Ucraina e lì distribuito.
Attraverso trasporti più piccoli, con tutte le comprensibili difficoltà del momento, si cercherà dunque di farlo arrivare nel territorio ucraino,
Generosa e sensibile la risposta all'appello solidale da parte della comunità camerte e di quelle vicine. Tanti i beni di primissima necessità arrivati a destinazione nel punto raccolta allestito nei locali della parrocchia, attigui alla basilica intitolata al patrono di Camerino.
«Siamo riusciti ad inviare la prima grande quantità di beni raccolti in questi giorni di grandissima solidarietà - dichiara il parroco Don Marco Gentilucci -. È questa una mattina bella e significativa, anche se Camerino ci accoglie con la neve, il senso è proprio il sole che questo segno vuole portare ai nostri fratelli che sono in grandissima difficoltà. Abbiamo toccato con mano, ma nessuno di noi aveva dubbi, la generosità della nostra gente, non solo di Camerino ma anche dei paesi intorno. Hanno fatto riferimento al luogo di raccolta che abbiamo allestito e debbo ringraziare tutti i volontari che si sono spesi per aiutare, quanti si sono occupati dei trasporti, così come i ragazzi che ieri si sono ritrovati e le persone dell'Ucraina che lavorano dalle nostre parti, venute a darci una mano anche per scrivere in lingua ucraina ciò che stavamo inviando».

«C'è stata davvero una bella rete di collaborazione - sottolinea Don Marco -, segno di quanto tutti siamo toccati nel profondo , come ha affermato Papa Francesco, del nostro 'cuore lacerato' di fronte alle immagini del dolore e della distruzione, che la cecità dell'uomo produce».
Il parroco intanto annuncia che la raccolta a favore della popolazione ucraina continuerà per un'altra settimana : «Il desiderio è quello di riuscire a spedire nuovo materiale sabato prossimo - dice Don Marco, specificando però che la raccolta adesso sarà esclusivamente concentrata su alimenti a lunga conservazione e medicinali.
«Non possiamo più raccogliere abiti perchè ce n'è già una grandissima quantità - conclude -. Adesso c'è più bisogno di beni di primissima necessità quali appunto medicinali e alimenti non deperibili. Saranno dunque quelli che in modo specifico raccoglieremo ancora per un'altra settimana e contiamo di spedire ancora nella giornata del prossimo sabato. Accanto a questi aiuti materiali, le offerte che vengono fatte in denaro vengono ovviamente indirizzate a quei canali di raccolta che sono stati indicati dalla Caritas nazionale, tuttavia, alcuni soldi che sono già stati donati, li abbiamo utilizzati anche per l'acquisto di quei farmaci che in questo momento sono davvero necessari e urgenti".
c.c.





A Camerino, in vista dell'entrata in servizio per le opere di ristrutturazione post sisma del palazzo arcivescovile, è iniziato il montaggio della gru che occuperà il lato destro di piazza Cavour. La ditta incaricata sta da ieri procedendo al posizionamento del braccio meccanico che dovrebbe essere completato per il prossimo 12 marzo e, rappresenta uno dei passaggi fondamentali per l'avvio dei lavori di ripristino della storica sede arcivescovile.
Di lì a poco, alla presenza delle istituzioni, l'inaugurazione ufficiale del cantiere i cui lavori sono affidati all'impresa Saicam di Venezia.
Un intervento di ristrutturazione su diecimila metri quadrati di superficie, il cui contributo sisma da 22 milioni di euro lo fa essere il più grande cantiere privato delle Marche.
L'inizio concreto dei lavori, un simbolo per tutta la ricostruzione pesante di Camerino, tra i centri più colpiti dal terremoto del 2016.
"Un momento significativo per la diocesi e per l'intero territorio - commenta l'arcivescovo Francesco Massara -. La partenza del cantiere in piazza, è segno di speranza e testimonianza reale che, con grande impegno e sacrificio, la ricostruzione si può portare avanti. A metà marzo dunque daremo il via ufficiale alle opere alla presenza del commissario straordinario Giovanni Legnini che contestualmente inaugurerà anche altri cantieri dell'ammnistrazione comunale e dell'università di Camerino. Quindi- conclude Massara - insieme con le altre istituzioni si lavora per il bene del territorio".
A pochi passi dal palazzo arcivescovile sono inoltre in via di ultimazione le opere di ripristino del Collegio Bongiovanni la cui struttura sarà consegnata nel prossimo autunno.

Tornando alla sistemazione del palazzo arcivescovile, complessa si è rivelata la redazione del progetto che ha impegnato una squadra di 25 tra tecnici, ingegneri, architetti, termotecnici e responsabili della sicurezza, coordinata dall'ingegnere Carlo Morosi, responsabile per la progettazione dell'ufficio ricostruzione dell'arcidiocesi. Un progetto che per essere adeguato ai nuovi costi dei materiali e alla reale stima del danno, ha richiesto una serie di modifiche e rimodulazioni. Gli interventi saranno di ristrutturazione e consolidamento fino ad ottenere un miglioramento sismico del 60 per cento, alla stregua di un palazzo di civile abitazione.
Ampio approfondimento della notizia sull'Appennino camerte di questa settimana.
c.c.
Di lì a poco, alla presenza delle istituzioni, l'inaugurazione ufficiale del cantiere i cui lavori sono affidati all'impresa Saicam di Venezia.
Un intervento di ristrutturazione su diecimila metri quadrati di superficie, il cui contributo sisma da 22 milioni di euro lo fa essere il più grande cantiere privato delle Marche.
L'inizio concreto dei lavori, un simbolo per tutta la ricostruzione pesante di Camerino, tra i centri più colpiti dal terremoto del 2016.
"Un momento significativo per la diocesi e per l'intero territorio - commenta l'arcivescovo Francesco Massara -. La partenza del cantiere in piazza, è segno di speranza e testimonianza reale che, con grande impegno e sacrificio, la ricostruzione si può portare avanti. A metà marzo dunque daremo il via ufficiale alle opere alla presenza del commissario straordinario Giovanni Legnini che contestualmente inaugurerà anche altri cantieri dell'ammnistrazione comunale e dell'università di Camerino. Quindi- conclude Massara - insieme con le altre istituzioni si lavora per il bene del territorio".
A pochi passi dal palazzo arcivescovile sono inoltre in via di ultimazione le opere di ripristino del Collegio Bongiovanni la cui struttura sarà consegnata nel prossimo autunno.

Tornando alla sistemazione del palazzo arcivescovile, complessa si è rivelata la redazione del progetto che ha impegnato una squadra di 25 tra tecnici, ingegneri, architetti, termotecnici e responsabili della sicurezza, coordinata dall'ingegnere Carlo Morosi, responsabile per la progettazione dell'ufficio ricostruzione dell'arcidiocesi. Un progetto che per essere adeguato ai nuovi costi dei materiali e alla reale stima del danno, ha richiesto una serie di modifiche e rimodulazioni. Gli interventi saranno di ristrutturazione e consolidamento fino ad ottenere un miglioramento sismico del 60 per cento, alla stregua di un palazzo di civile abitazione.
Ampio approfondimento della notizia sull'Appennino camerte di questa settimana.
c.c.
Nuovo appuntamento con la cultura “sotto l’albero” a Camerino dove, dopo la presentazione del volume della mostra che è stata protagonista nel corso dell’estate, si aggiunge un nuovo servizio all’attuale sede di Camerino Musei, nell’edificio Venanzina Pennesi.
Il rinnovato allestimento è stato pensato come una struttura nella quale l’esposizione tradizionale di documentazione storica, immagini e reperti, si integra con un ruolo fondamentale; un allestimento multimediale costituito da ipertesti, percorsi didattici multimediali e una guida in filodiffusione tali da garantire l'accessibilità a un'utenza molto vasta.
La fruizione dei materiali audiovisivi e ipermediali sarà l'elemento dell'integrazione tra le collezioni esposte e un sistema informativo digitalizzato, finalizzato al coordinamento e alla valorizzazione massima del patrimonio museale.
Un progetto che si fonda sulla predisposizione di strumenti e tecnologie digitali innovative per il contesto culturale, sulla realizzazione di contenuti e la valorizzazione del patrimonio culturale in chiave innovativa, capace di accompagnare e suggerire il percorso di visita al museo.

“Confermiamo così il forte impegno verso la valorizzazione e promozione del nostro patrimonio artistico - commenta l’assessore alla cultura Giovanna Sartori - Accanto ai testi riscritti in inglese, alle didascalie delle opere in italiano, inglese e cinesi, offriamo un nuovo servizio che vuole essere un’ulteriore attenzione verso l’attuale sede sei musei civici e diocesani che consideriamo come uno scrigno ricco di alcuni dei tesori più belli salvati dal sisma. Si chiude un po’ così il percorso iniziato durante l’estate con la prima esposizione nel cratere sismica, ospitata a Palazzo Castelli.
Un ringraziamento, dunque, a Unicam per averci affiancato: ha messo a nostra disposizione l’edificio della mostra, ci ha donato un computer da supporto ai nuovi dispositivi multimediali presenti nell’attuale sede dei musei.
Naturalmente il grazie va anche all’Arcidiocesi, alla Regione Marche e a tutti coloro che hanno lavorato per rendere sempre più fruibili e migliori gli aspetti artistici-culturali della città, un settore in cui abbiamo puntato con forza e convinzione”.
Il rinnovato allestimento è stato pensato come una struttura nella quale l’esposizione tradizionale di documentazione storica, immagini e reperti, si integra con un ruolo fondamentale; un allestimento multimediale costituito da ipertesti, percorsi didattici multimediali e una guida in filodiffusione tali da garantire l'accessibilità a un'utenza molto vasta.
La fruizione dei materiali audiovisivi e ipermediali sarà l'elemento dell'integrazione tra le collezioni esposte e un sistema informativo digitalizzato, finalizzato al coordinamento e alla valorizzazione massima del patrimonio museale.
Un progetto che si fonda sulla predisposizione di strumenti e tecnologie digitali innovative per il contesto culturale, sulla realizzazione di contenuti e la valorizzazione del patrimonio culturale in chiave innovativa, capace di accompagnare e suggerire il percorso di visita al museo.

“Confermiamo così il forte impegno verso la valorizzazione e promozione del nostro patrimonio artistico - commenta l’assessore alla cultura Giovanna Sartori - Accanto ai testi riscritti in inglese, alle didascalie delle opere in italiano, inglese e cinesi, offriamo un nuovo servizio che vuole essere un’ulteriore attenzione verso l’attuale sede sei musei civici e diocesani che consideriamo come uno scrigno ricco di alcuni dei tesori più belli salvati dal sisma. Si chiude un po’ così il percorso iniziato durante l’estate con la prima esposizione nel cratere sismica, ospitata a Palazzo Castelli.
Un ringraziamento, dunque, a Unicam per averci affiancato: ha messo a nostra disposizione l’edificio della mostra, ci ha donato un computer da supporto ai nuovi dispositivi multimediali presenti nell’attuale sede dei musei.
Naturalmente il grazie va anche all’Arcidiocesi, alla Regione Marche e a tutti coloro che hanno lavorato per rendere sempre più fruibili e migliori gli aspetti artistici-culturali della città, un settore in cui abbiamo puntato con forza e convinzione”.
Via libera al suicidio assistito per "Mario" (nome di fantasia per tutelare la privacy del paziente, ndr), il quarantatreenne pesarese paralizzato dal collo in giù a seguito di un incidente stradale avvenuto undici anni fa. Lo ha stabilito nella giornata di ieri il Comitato etico delle Marche, chiamato a deliberare sull’esistenza delle condizioni sancite dalla Corte Costituzionale per farne richiesta.
Una battaglia, quella dell’ex autotrasportatore, che va avanti dall’agosto del 2020, quando partì la richiesta all’Asur per verificare se le sue condizioni fossero in linea con la legge. Due diffide e un esposto in procura all’Asur più tardi (l’azienda sanitaria regionale aveva negato la richiesta, ndr) è arrivato il parere favorevole del tribunale di Ancona, che ha imposto la verifica dei requisiti dopo averla, inizialmente e in linea con l’Asur, respinta. Siamo al giugno di quest’anno, poi le ultime, culminate con il parere del Comitato.
La discussione è arrivata anche sui banchi della Chiesa, che in giornata ha diramato un comunicato dalle diverse diocesi regionali. I vescovi, congiuntamente, hanno parlato di vicinanza e preghiera “per chi è nella sofferenza di ogni malattia o sta affrontando situazioni di dolore e di sofferenza – si legge nella loro nota –. Ci rammarichiamo che ci sia chi nella sofferenza ritiene di rinunciare alla vita, scelta che non possiamo mai condividere. Vi esortiamo a non perdere mai la speranza anche nella malattia e nei momenti più dolorosi, ricorrendo a tutti i mezzi che la medicina mette a disposizione per lenire il dolore. Riteniamo che la scelta di darsi la morte non sia mai giustificabile e che compito di solidarietà sociale sia creare le condizioni affinché questo non avvenga mai, senza lasciare nessuno nella solitudine della sua malattia. La vita è un bene ricevuto che va sempre difeso e tutelato”.
l.c.
Una battaglia, quella dell’ex autotrasportatore, che va avanti dall’agosto del 2020, quando partì la richiesta all’Asur per verificare se le sue condizioni fossero in linea con la legge. Due diffide e un esposto in procura all’Asur più tardi (l’azienda sanitaria regionale aveva negato la richiesta, ndr) è arrivato il parere favorevole del tribunale di Ancona, che ha imposto la verifica dei requisiti dopo averla, inizialmente e in linea con l’Asur, respinta. Siamo al giugno di quest’anno, poi le ultime, culminate con il parere del Comitato.
La discussione è arrivata anche sui banchi della Chiesa, che in giornata ha diramato un comunicato dalle diverse diocesi regionali. I vescovi, congiuntamente, hanno parlato di vicinanza e preghiera “per chi è nella sofferenza di ogni malattia o sta affrontando situazioni di dolore e di sofferenza – si legge nella loro nota –. Ci rammarichiamo che ci sia chi nella sofferenza ritiene di rinunciare alla vita, scelta che non possiamo mai condividere. Vi esortiamo a non perdere mai la speranza anche nella malattia e nei momenti più dolorosi, ricorrendo a tutti i mezzi che la medicina mette a disposizione per lenire il dolore. Riteniamo che la scelta di darsi la morte non sia mai giustificabile e che compito di solidarietà sociale sia creare le condizioni affinché questo non avvenga mai, senza lasciare nessuno nella solitudine della sua malattia. La vita è un bene ricevuto che va sempre difeso e tutelato”.
l.c.
Pubbliredazionale: Sostegno alla missione dei preti. La testimonianza di don Marco Gentilucci
08 Nov 2021
Torna lo spot Cei sul sostegno alla missione dei preti diocesani. Al via a novembre la campagna 2021 declinata su tv, web e stampa.
Una partecipazione, quella delle offerte deducibili, che ci rende “Uniti nel dono”: questo il messaggio al centro della nuova campagna #DONAREVALEQUANTOFARE della CEI, che intende sensibilizzare i fedeli alla corresponsabilità economica verso la missione dei sacerdoti e si sofferma sul valore della donazione, un gesto concreto nei confronti della propria comunità.
Le storie raccontate nella campagna pubblicitaria sono un giro per l’Italia delle città metropolitane, ma anche in quella dei piccoli centri. L’opera di Don Davide Milanesi in un quartiere nella periferia meridionale di Milano, ma anche quella di altri come Don Massimo Cabua, che in Sardegna, a San Gavino Monreale, è in prima linea nell’organizzazione di iniziative tra cui la “Spesa Sospesa” a sostegno di una collettività stremata dall’emergenza Coronavirus, quella Don Fabio Fasciani, guida della parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, nel quartiere Tuscolano a Roma, che dall’inizio della pandemia ha fatto un vero e proprio salto di qualità nell’assistenza alle povertà, prendendosi cura delle persone in difficoltà o anche quella di Don Luigi Lodesani, parroco, tra le altre comunità, anche di Borzano di Albinea, in provincia di Reggio Emilia, dove un paese intero collabora ad un progetto educativo per le nuove generazioni.
Nella nostra Diocesi abbiamo intervistato il parroco don Marco Gentilucci che ci ha raccontato la sua storia.

Dove ti trovavi quando è avvenuta la scossa del 30 ottobre 2016?
Mi trovavo a casa di una famiglia di amici che mi ospitavano dopo le scosse del 26 ottobre. La mia casa era già inagibile e la loro casa da qual giorno è divenuta un “posto sicuro” dove vivere.
Quando ti sono arrivate le prime notizie? E quali sono stati i tuoi primi pensieri?
Immediatamente mi sono reso conto della gravità della situazione, non avevo mai sentito un terremoto così forte e, sapendo la situazione critica di tante case, ho iniziato a temere il peggio. Dal paese, da più punti, salivano colonne di fumo denso segno della devastazione. Il primo pensiero è stato per le persone care della mia famiglia, le urla della gente e le sirene dei soccorsi facevano crescere l’angoscia. Tutti e stavano bene, poi di corsa sono andato a vedere la chiesa, fuori si mostrava ferita ma non crollata: un piccolo conforto davanti a tanta paura.
A distanza di 5 anni com’è la situazione ora? Di cosa si sente di più la mancanza?
Oggi la situazione a Camerino è certamente differente da quei primi momenti, la ricostruzione mostra i primi visibili passi anche se moltissimo bisogna ancora fare: troppe case rimangono inagibili e purtroppo oggi la nostra città appare ancora deserta, guardandola di notte solo le luci ci ricordano la vita di un tempo.
Resta il bisogno di luoghi di incontro e di aggregazione, le distanze, accentuate dall’emergenza pandemica, rischiano di disgregare in modo permanente la comunità.
Perdere la casa e perdere la chiesa è come non avere più un riferimento. Il pensiero forte è stato per i nostri giovani che a più riprese chiedevano “Dove ci incontriamo? o “che cosa facciamo adesso?”, l’impegno di questi anni è stato quello quello di farli stare insieme, di creare occasioni per “uscire” da una quotidianità pesante, cercare ogni giorno di riprendersi un pezzettino di normalità.
In che modo Dio entra in questa esperienza?
Dare speranza significa stare accanto a chi soffre e a chi ha perso tutto. Il terremoto in questo è stato assolutamente democratico, non ha fatto distinzione tra il ricco e il povero, tra il laureato e la persona più umile, tra chi amministra e chi serve, siamo tutti sulla stessa barca: proprio questa uguaglianza ci permette di condividere la vita. Da prete ricordo a tutti continuamente che Dio non ci ha abbandonato, che Dio condivide la nostra sofferenza e che ci è accanto oggi come nei momenti belli. È accogliendo la sua presenza che possiamo trovare la forza per guardare oltre.
Chi vi ha aiutato e vi sta ancora aiutando?
Quella che non è mancata è stata la solidarietà e la vicinanza di tanti. Nei campi di accoglienza e anche nelle strutture della costa, nei primissimi momenti dell’emergenza, tantissimi volontari della Caritas, della Protezione Civile, della CRI e degli Scout ci sono stati accanto. La Chiesa con importanti donazioni ci ha permesso di realizzare opere che altrimenti non avremmo potuto fare. Tante donazioni e tanti benefattori, su tutti la Fondazione Arvedi-Buschini di Cremona che ha permesso la realizzazione della nuova scuola dell’infanzia parrocchiale e soprattutto la riapertura della basilica di San Venanzio. Abbiamo toccato con mano il gran cuore della gente del nostro paese, in questo realmente non ci siamo mai sentiti soli.
Quelli che la domenica
Uno dei protagonisti della video-maratona che recentemente Tv2000 ha dedicato alle offerte per i sacerdoti, è stato Giovanni Scifoni, attore, scrittore e regista ma soprattutto volto noto e molto amato del panorama televisivo italiano. In una breve testimonianza (https://www.unitineldono.it/le-storie/giovanni-scifoni-quel-prete-che-ha-salvato-il-mio-matrimonio/?utm_source=fisc&utm_medium=publiredazionale&utm_campaign=novembre&utm_term=&utm_content=quellicheladomenica) girata per l’occasione, Scifoni ha raccontato da par suo per quale motivo ritiene giusto sostenere in ogni modo i sacerdoti e il loro ministero.

“Ho conosciuto tantissimi sacerdoti – ha detto – e quello che io sono oggi lo devo sicuramente anche a loro. Un sacerdote, ad esempio, ha salvato il mio matrimonio. Un altro ha salvato mia moglie in un momento disperato della sua vita. Un altro sacerdote mi ha preso per i capelli e mi ha fatto tornare nella chiesa, in un momento in cui avevo deciso di abbandonarla e andare via. E poi ce ne sono alcuni che mi hanno reso un artista migliore, perché io copio dal loro modo di esprimersi e comunicare, anche delle cose che faccio sul palco”.
“C’è un dono, però – ha concluso l’attore – per cui mi sento particolarmente grato nei confronti dei sacerdoti, ed è quello della domenica. Posso avere una settimana orribile, ma io so sempre che la domenica c’è qualcosa per me. So che mi siederò su quella panca, su quella sedia o su quello sgabello, non importa dove, e comunque riceverò una parola, un’omelia, l’Eucarestia. Gratis. Questo è impagabile”.
“Allora... – l’appello finale lanciato da Scifoni – facciamo tutto quello che serve perché il maggior numero possibile di persone possa avere ciò che desidera e cerca più profondamente. Sosteniamo i sacerdoti. https://www.unitineldono.it/sostienici/?utm_source=fisc&utm_medium=publiredazionale&utm_campaign=novembre&utm_term=&utm_content=quellicheladomenica
“Ci sono posti che non appartengono a nessuno perché sono di tutti”: ancora i valori dell’unione e della condivisione, quelli al centro dei messaggi della campagna.
L’opera dei sacerdoti è infatti resa possibile anche grazie alle Offerte per i sacerdoti, diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, perché espressamente destinate al sostentamento dei preti diocesani. Dal proprio parroco al più lontano. Ogni fedele è chiamato a parteciparvi. L’Offerta è nata come strumento per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadro della ‘Chiesa-comunione’ delineata dal Concilio Vaticano II.
Le donazioni vanno ad integrare la quota destinata alla remunerazione del parroco proveniente dalla raccolta dell’obolo in chiesa. Ogni curato infatti può trattenere dalla cassa parrocchiale una piccola cifra (quota capitaria) per il suo sostentamento, pari a circa 7 centesimi al mese per abitante. In questo modo, nella maggior parte delle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mila abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Le offerte raggiungono circa 33.000 sacerdoti al servizio delle 227 diocesi italiane e, tra questi, anche 300 sacerdoti diocesani impegnati in missioni nei Paesi del Terzo Mondo e 3.000 sacerdoti, ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio agli altri e del Vangelo.
L’importo complessivo delle offerte nel 2020 si è attestato sopra gli 8,7 milioni di euro rispetto ai 7,8 milioni del 2019. È una cifra ancora lontana dal fabbisogno complessivo annuo necessario a garantire a tutti i sacerdoti una remunerazione pari a circa mille euro mensili per 12 mesi.

Una partecipazione, quella delle offerte deducibili, che ci rende “Uniti nel dono”: questo il messaggio al centro della nuova campagna #DONAREVALEQUANTOFARE della CEI, che intende sensibilizzare i fedeli alla corresponsabilità economica verso la missione dei sacerdoti e si sofferma sul valore della donazione, un gesto concreto nei confronti della propria comunità.
Le storie raccontate nella campagna pubblicitaria sono un giro per l’Italia delle città metropolitane, ma anche in quella dei piccoli centri. L’opera di Don Davide Milanesi in un quartiere nella periferia meridionale di Milano, ma anche quella di altri come Don Massimo Cabua, che in Sardegna, a San Gavino Monreale, è in prima linea nell’organizzazione di iniziative tra cui la “Spesa Sospesa” a sostegno di una collettività stremata dall’emergenza Coronavirus, quella Don Fabio Fasciani, guida della parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, nel quartiere Tuscolano a Roma, che dall’inizio della pandemia ha fatto un vero e proprio salto di qualità nell’assistenza alle povertà, prendendosi cura delle persone in difficoltà o anche quella di Don Luigi Lodesani, parroco, tra le altre comunità, anche di Borzano di Albinea, in provincia di Reggio Emilia, dove un paese intero collabora ad un progetto educativo per le nuove generazioni.
Nella nostra Diocesi abbiamo intervistato il parroco don Marco Gentilucci che ci ha raccontato la sua storia.

Dove ti trovavi quando è avvenuta la scossa del 30 ottobre 2016?
Mi trovavo a casa di una famiglia di amici che mi ospitavano dopo le scosse del 26 ottobre. La mia casa era già inagibile e la loro casa da qual giorno è divenuta un “posto sicuro” dove vivere.
Quando ti sono arrivate le prime notizie? E quali sono stati i tuoi primi pensieri?
Immediatamente mi sono reso conto della gravità della situazione, non avevo mai sentito un terremoto così forte e, sapendo la situazione critica di tante case, ho iniziato a temere il peggio. Dal paese, da più punti, salivano colonne di fumo denso segno della devastazione. Il primo pensiero è stato per le persone care della mia famiglia, le urla della gente e le sirene dei soccorsi facevano crescere l’angoscia. Tutti e stavano bene, poi di corsa sono andato a vedere la chiesa, fuori si mostrava ferita ma non crollata: un piccolo conforto davanti a tanta paura.
A distanza di 5 anni com’è la situazione ora? Di cosa si sente di più la mancanza?
Oggi la situazione a Camerino è certamente differente da quei primi momenti, la ricostruzione mostra i primi visibili passi anche se moltissimo bisogna ancora fare: troppe case rimangono inagibili e purtroppo oggi la nostra città appare ancora deserta, guardandola di notte solo le luci ci ricordano la vita di un tempo.
Resta il bisogno di luoghi di incontro e di aggregazione, le distanze, accentuate dall’emergenza pandemica, rischiano di disgregare in modo permanente la comunità.
Perdere la casa e perdere la chiesa è come non avere più un riferimento. Il pensiero forte è stato per i nostri giovani che a più riprese chiedevano “Dove ci incontriamo? o “che cosa facciamo adesso?”, l’impegno di questi anni è stato quello quello di farli stare insieme, di creare occasioni per “uscire” da una quotidianità pesante, cercare ogni giorno di riprendersi un pezzettino di normalità.
In che modo Dio entra in questa esperienza?
Dare speranza significa stare accanto a chi soffre e a chi ha perso tutto. Il terremoto in questo è stato assolutamente democratico, non ha fatto distinzione tra il ricco e il povero, tra il laureato e la persona più umile, tra chi amministra e chi serve, siamo tutti sulla stessa barca: proprio questa uguaglianza ci permette di condividere la vita. Da prete ricordo a tutti continuamente che Dio non ci ha abbandonato, che Dio condivide la nostra sofferenza e che ci è accanto oggi come nei momenti belli. È accogliendo la sua presenza che possiamo trovare la forza per guardare oltre.
Chi vi ha aiutato e vi sta ancora aiutando?
Quella che non è mancata è stata la solidarietà e la vicinanza di tanti. Nei campi di accoglienza e anche nelle strutture della costa, nei primissimi momenti dell’emergenza, tantissimi volontari della Caritas, della Protezione Civile, della CRI e degli Scout ci sono stati accanto. La Chiesa con importanti donazioni ci ha permesso di realizzare opere che altrimenti non avremmo potuto fare. Tante donazioni e tanti benefattori, su tutti la Fondazione Arvedi-Buschini di Cremona che ha permesso la realizzazione della nuova scuola dell’infanzia parrocchiale e soprattutto la riapertura della basilica di San Venanzio. Abbiamo toccato con mano il gran cuore della gente del nostro paese, in questo realmente non ci siamo mai sentiti soli.
Quelli che la domenica
Uno dei protagonisti della video-maratona che recentemente Tv2000 ha dedicato alle offerte per i sacerdoti, è stato Giovanni Scifoni, attore, scrittore e regista ma soprattutto volto noto e molto amato del panorama televisivo italiano. In una breve testimonianza (https://www.unitineldono.it/le-storie/giovanni-scifoni-quel-prete-che-ha-salvato-il-mio-matrimonio/?utm_source=fisc&utm_medium=publiredazionale&utm_campaign=novembre&utm_term=&utm_content=quellicheladomenica) girata per l’occasione, Scifoni ha raccontato da par suo per quale motivo ritiene giusto sostenere in ogni modo i sacerdoti e il loro ministero.
“Ho conosciuto tantissimi sacerdoti – ha detto – e quello che io sono oggi lo devo sicuramente anche a loro. Un sacerdote, ad esempio, ha salvato il mio matrimonio. Un altro ha salvato mia moglie in un momento disperato della sua vita. Un altro sacerdote mi ha preso per i capelli e mi ha fatto tornare nella chiesa, in un momento in cui avevo deciso di abbandonarla e andare via. E poi ce ne sono alcuni che mi hanno reso un artista migliore, perché io copio dal loro modo di esprimersi e comunicare, anche delle cose che faccio sul palco”.
“C’è un dono, però – ha concluso l’attore – per cui mi sento particolarmente grato nei confronti dei sacerdoti, ed è quello della domenica. Posso avere una settimana orribile, ma io so sempre che la domenica c’è qualcosa per me. So che mi siederò su quella panca, su quella sedia o su quello sgabello, non importa dove, e comunque riceverò una parola, un’omelia, l’Eucarestia. Gratis. Questo è impagabile”.
“Allora... – l’appello finale lanciato da Scifoni – facciamo tutto quello che serve perché il maggior numero possibile di persone possa avere ciò che desidera e cerca più profondamente. Sosteniamo i sacerdoti. https://www.unitineldono.it/sostienici/?utm_source=fisc&utm_medium=publiredazionale&utm_campaign=novembre&utm_term=&utm_content=quellicheladomenica
“Ci sono posti che non appartengono a nessuno perché sono di tutti”: ancora i valori dell’unione e della condivisione, quelli al centro dei messaggi della campagna.
L’opera dei sacerdoti è infatti resa possibile anche grazie alle Offerte per i sacerdoti, diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, perché espressamente destinate al sostentamento dei preti diocesani. Dal proprio parroco al più lontano. Ogni fedele è chiamato a parteciparvi. L’Offerta è nata come strumento per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadro della ‘Chiesa-comunione’ delineata dal Concilio Vaticano II.
Le donazioni vanno ad integrare la quota destinata alla remunerazione del parroco proveniente dalla raccolta dell’obolo in chiesa. Ogni curato infatti può trattenere dalla cassa parrocchiale una piccola cifra (quota capitaria) per il suo sostentamento, pari a circa 7 centesimi al mese per abitante. In questo modo, nella maggior parte delle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mila abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Le offerte raggiungono circa 33.000 sacerdoti al servizio delle 227 diocesi italiane e, tra questi, anche 300 sacerdoti diocesani impegnati in missioni nei Paesi del Terzo Mondo e 3.000 sacerdoti, ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio agli altri e del Vangelo.
L’importo complessivo delle offerte nel 2020 si è attestato sopra gli 8,7 milioni di euro rispetto ai 7,8 milioni del 2019. È una cifra ancora lontana dal fabbisogno complessivo annuo necessario a garantire a tutti i sacerdoti una remunerazione pari a circa mille euro mensili per 12 mesi.

"Un simbolo, non solo per la nostra diocesi e regione ma anche per l'Umbria e per tutto il terrritorio della montagna".
Così l'arcivescovo Francesco Massara che, insieme ai sindaci e alle altre autorità, ha inaugurato ieri la riconsegna della chiesina della Madonna della Cona sulla piana più alta delle Marche.
Posta al confine tra Castelsantangelo sul Nera e Castelluccio di Norcia, la chiesina costruita nel XVI secolo era stata fortemente danneggiata dal sisma del 2016.
Ora è rinata grazie ad una vera e propria gara di solidarietà che, attraverso una raccolta fondi, ha coinvolto il Cai di Macerata, Camerino e San Severino Marche, l'associazione Sferisterio e il Comune di Macerata. Al gesto solidale si è unito anche il Cosmari che ha elargito gran parte dei 150mila euro necessari alla ricostruzione.
"La riapertura della chiesa - aggiunge Mons. Francesco Massara - è un simbolo di speranza e di rinascita. I rintocchi di quella campana che per 5 anni era rimasta muta, hanno fatto risuonare la gioia e la speranza di poter vedere a breve la ricostruzione realizzata".
Così l'arcivescovo Francesco Massara che, insieme ai sindaci e alle altre autorità, ha inaugurato ieri la riconsegna della chiesina della Madonna della Cona sulla piana più alta delle Marche.
Posta al confine tra Castelsantangelo sul Nera e Castelluccio di Norcia, la chiesina costruita nel XVI secolo era stata fortemente danneggiata dal sisma del 2016.
Ora è rinata grazie ad una vera e propria gara di solidarietà che, attraverso una raccolta fondi, ha coinvolto il Cai di Macerata, Camerino e San Severino Marche, l'associazione Sferisterio e il Comune di Macerata. Al gesto solidale si è unito anche il Cosmari che ha elargito gran parte dei 150mila euro necessari alla ricostruzione.
"La riapertura della chiesa - aggiunge Mons. Francesco Massara - è un simbolo di speranza e di rinascita. I rintocchi di quella campana che per 5 anni era rimasta muta, hanno fatto risuonare la gioia e la speranza di poter vedere a breve la ricostruzione realizzata".
C.C.
"Il momento dei ritorni". È stato definito così, dalla direttrice dei Musei civici e diocesani di Camerino, Barbara Mastrocola, questo periodo caratterizzato dal "ritorno a casa" delle opere d'arte appartenenti alla città ducale.
Dopo la "Giulia da Varano" del Dosso Dossi tornata nel 2019, questa mattina i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale hanno restituito alla Fondazione Ma.So.Si.Ba dell'Arcidiocesi di Camerino il dipinto di scuola veneta del XVI secolo che rafigura "Diana e Atteone", trafugato nel 1981.
Un'importante opera pittorica che era custodita nel Castello di Lanciano di Castelraimondo e che è stata recuperata non appena comparsa sul mercato antiquariale, quando stava per essere battuta in vendita da una casa d'aste lombarda.
"Quando un'opera viene rubata molti anni prima, come in questo caso - ha detto il comandante provinciale dei carabinieri, Nicola Candido - è difficile risalire a tutti i passaggi che l'hanno portata alla casa d'asta, soprattutto perchè ci sono dei casi in cui le opere sono accompagnate da documentazioni che possono facilmente trarre in inganno gli acquirenti. In questo caso è stato molto importante il lavoro della sezione Antiquariato dell'Arma perchè il quadro era stato inserito nella banca dati delle opere da ricercare".

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano e condotte da militari della Sezione Antiquariato del Reparto Operativo TPC, hanno consentito di identificare il mandatario a vendere dell'opera. È stata così ricostruita la catena dei vari passaggi di mano del bene, fino a giungere a un noto faccendiere di settore, che ha tentato di mascherare la provenienza del dipinto, dichiarando di averlo acquistato da una persona deceduta anni addietro, con l'intento di vanificare le indagini.
Il ringraziamento ai militari dell'Arma è unanime, come sottolineano il presidente della Fondazione Ma.So.Gi.Ba, Luigi Tapanelli, e l'arcivescovo Francesco Massara.
"Un segno importante di ripartenza per il nostro territorio - ha detto Tapanelli - che in questo momento sta attraversando diverse difficoltà per varie ragioni; ci dà speranza per il futuro".
"Grazie ai carabinieri - ha ribadito Massara - è stato possibile recuperare questa opera d'arte e restituirla alla sua comunità. È un bel segno di gioia e speranza per il futuro, così come lo è l'impegno dei carabinieri che sono sempre al servizio delle comunità, in particolare quelle colpite dal sisma".
L'arte come volano di una terra ferita è ciò che il sindaco Sandro Sborgia ha voluto evidenziare, soprattutto appellandosi agli enti sovracomunali affinchè i centri dell'entroterra vengano valorizzati per le loro peculiarità: "Questo nuovo ritorno - ha detto - testimonia quanto sia importante il patrimonio culturale e artistico della nostra città. È un rinnovato invito agli amanti dell'arte a riscoprire quanto questa terra ha di bello da offrire. Ma è anche un richiamo alla politica in generale, perchè finalmente ponga lo sguardo alle aree interne della regione e metta a disposizione ogni sforzo possibile per valorizzare questi territori. Credo che, se avessimo la piena consapevolezza delle risorse di questa area spesso marginalizzata e anche poco apprezzata, ne trarrebbe beneficio l'intera regione. Superiamo le ristrettezze di vedute - ha chiesto il sindaco - e pensiamo che i luoghi che oggi vivono una doppia emergenza hanno una grande opportunità di rinascita attraverso la valorizzazione delle opere d'arte. Se ci fosse un impegno condiviso e consapevole sarebbe un bene per tutta la nostra comunità".
Il messaggio del rientro dell'opera è, quindi, duplice: non solo culturale e artistico, ma anche e soprattutto sociale.

La direttrice dei Musei civici e diocesani di Camerino Barbara Mastrocola
"L'opera - spiega Barbara Mastrocola - sembra in buono stato conservativo, anche se probabilmente avrà bisogno di qualche restauro. L'iconografia è molto vicina a quella che ha rappresentato Tiziano nello stesso soggetto quindi è probabile che sia del tardo Manierismo. Al di là del valore storico-artistico che potranno approfondire gli esperti, l'importanza per noi è appunto quella del rientro a casa. Fa parte di un nucleo di dipinti rubati negli anni '80, uno era stato già ritrovato nel 2009 e questo è il secondo delle 17 opere trafugate. È importante, in questo momento difficile, ritrovare un legame con il dipinto perduto, serve a rafforzare il nostro senso di comunità.
Per l'esposizione - conclude - stiamo sistemando il deposito 'Venanzina Pennesi' e tra circa un mese il quadro sarà esposto e quindi fruibile al pubblico".
Giulia Sancricca
Dopo la "Giulia da Varano" del Dosso Dossi tornata nel 2019, questa mattina i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale hanno restituito alla Fondazione Ma.So.Si.Ba dell'Arcidiocesi di Camerino il dipinto di scuola veneta del XVI secolo che rafigura "Diana e Atteone", trafugato nel 1981.
Un'importante opera pittorica che era custodita nel Castello di Lanciano di Castelraimondo e che è stata recuperata non appena comparsa sul mercato antiquariale, quando stava per essere battuta in vendita da una casa d'aste lombarda.
"Quando un'opera viene rubata molti anni prima, come in questo caso - ha detto il comandante provinciale dei carabinieri, Nicola Candido - è difficile risalire a tutti i passaggi che l'hanno portata alla casa d'asta, soprattutto perchè ci sono dei casi in cui le opere sono accompagnate da documentazioni che possono facilmente trarre in inganno gli acquirenti. In questo caso è stato molto importante il lavoro della sezione Antiquariato dell'Arma perchè il quadro era stato inserito nella banca dati delle opere da ricercare".

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano e condotte da militari della Sezione Antiquariato del Reparto Operativo TPC, hanno consentito di identificare il mandatario a vendere dell'opera. È stata così ricostruita la catena dei vari passaggi di mano del bene, fino a giungere a un noto faccendiere di settore, che ha tentato di mascherare la provenienza del dipinto, dichiarando di averlo acquistato da una persona deceduta anni addietro, con l'intento di vanificare le indagini.
Il ringraziamento ai militari dell'Arma è unanime, come sottolineano il presidente della Fondazione Ma.So.Gi.Ba, Luigi Tapanelli, e l'arcivescovo Francesco Massara.
"Un segno importante di ripartenza per il nostro territorio - ha detto Tapanelli - che in questo momento sta attraversando diverse difficoltà per varie ragioni; ci dà speranza per il futuro".
"Grazie ai carabinieri - ha ribadito Massara - è stato possibile recuperare questa opera d'arte e restituirla alla sua comunità. È un bel segno di gioia e speranza per il futuro, così come lo è l'impegno dei carabinieri che sono sempre al servizio delle comunità, in particolare quelle colpite dal sisma".
L'arte come volano di una terra ferita è ciò che il sindaco Sandro Sborgia ha voluto evidenziare, soprattutto appellandosi agli enti sovracomunali affinchè i centri dell'entroterra vengano valorizzati per le loro peculiarità: "Questo nuovo ritorno - ha detto - testimonia quanto sia importante il patrimonio culturale e artistico della nostra città. È un rinnovato invito agli amanti dell'arte a riscoprire quanto questa terra ha di bello da offrire. Ma è anche un richiamo alla politica in generale, perchè finalmente ponga lo sguardo alle aree interne della regione e metta a disposizione ogni sforzo possibile per valorizzare questi territori. Credo che, se avessimo la piena consapevolezza delle risorse di questa area spesso marginalizzata e anche poco apprezzata, ne trarrebbe beneficio l'intera regione. Superiamo le ristrettezze di vedute - ha chiesto il sindaco - e pensiamo che i luoghi che oggi vivono una doppia emergenza hanno una grande opportunità di rinascita attraverso la valorizzazione delle opere d'arte. Se ci fosse un impegno condiviso e consapevole sarebbe un bene per tutta la nostra comunità".
Il messaggio del rientro dell'opera è, quindi, duplice: non solo culturale e artistico, ma anche e soprattutto sociale.

La direttrice dei Musei civici e diocesani di Camerino Barbara Mastrocola
"L'opera - spiega Barbara Mastrocola - sembra in buono stato conservativo, anche se probabilmente avrà bisogno di qualche restauro. L'iconografia è molto vicina a quella che ha rappresentato Tiziano nello stesso soggetto quindi è probabile che sia del tardo Manierismo. Al di là del valore storico-artistico che potranno approfondire gli esperti, l'importanza per noi è appunto quella del rientro a casa. Fa parte di un nucleo di dipinti rubati negli anni '80, uno era stato già ritrovato nel 2009 e questo è il secondo delle 17 opere trafugate. È importante, in questo momento difficile, ritrovare un legame con il dipinto perduto, serve a rafforzare il nostro senso di comunità.
Per l'esposizione - conclude - stiamo sistemando il deposito 'Venanzina Pennesi' e tra circa un mese il quadro sarà esposto e quindi fruibile al pubblico".
Giulia Sancricca