Carissimi sorelle e fratelli,

non vi nego che avevo sperato in una Pasqua migliore ma, per le tristi e purtroppo note vicende sociali, sanitarie, economiche e internazionali che continuano a ferire il mondo, sembra quasi impossibile viverla e celebrarla con autentica gioia nella quotidianità della nostra vita.

Vedo attorno a me i segni di una vita che si spegne e di un disagio sociale, personale e familiare che cresce a dismisura. Molte situazioni appaiono come “partite perse”, restiamo perplessi e increduli davanti all’eventualità di un futuro possibile, al punto che nulla sembra abbia più un senso.

La morte è entrata così prepotentemente nella nostra vita, da avvelenare il cuore e occuparne tutti gli spazi. Se ci sentiamo rifiutati e traditi, viviamo la morte delle relazioni, dei nostri affetti e dei nostri amori. Se perdiamo la speranza che le cose possano cambiare perché la crisi economica si fa sentire, perché la ricostruzione stenta a ripartire, perché i lavoratori rischiano di essere lasciati a casa, viviamo la morte della nostra dignità.

Se guardiamo inermi i nostri bambini, i ragazzi e i giovani che lentamente stanno perdendo tempo preziosissimo destinato a costruire le loro relazioni, viviamo la morte del futuro. Se guardiamo fuori dai nostri confini e restiamo attoniti ascoltando le terribili notizie della guerra, viviamo la morte della pace e della civiltà umana.

Certo, è veramente pesante questo tempo, non possiamo nascondercelo, ma in questo buio e ombra di morte, ancora una volta, si fa strada una luce, un annuncio, un’incredibile e inaudita speranza: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto.” (Lc 24,1-12).

È risorto, se già qui e ora anticipiamo qualcosa di ciò che vivremo in pienezza alla fine della storia. È risorto, se la gioia pasquale, nonostante i problemi, le fatiche e le sofferenze, diventa segno distintivo della nostra fede.

È risorto, se un uomo e una donna sono in grado di camminare nella fedeltà del dialogo e del perdono reciproco. È risorto, se siamo disposti a ridare speranza a chi l’ha perduta, fede a chi cerca risposte, amore a chi soffre.

È risorto, se abbiamo il coraggio di vivere pienamente la sfida ecclesiale della sinodalità per generare la vita nuova che viene dal Vangelo. È risorto, se siamo in grado di operare un servizio generoso e senza interessi di parte per il bene della comunità civile.

È risorto se siamo disponibili all’accoglienza solidale, alla generosità senza confini, a tessere cammini di pace iniziando dalle nostre case e dalle nostre comunità.

Cari fratelli e sorelle, il mistero della Pasqua ci ricorda che il Risorto è all’opera ogni volta che qualcuno di noi sceglie di alimentare la fiamma tremula di una vita in pericolo. È all’opera quando usciamo dai nostri spazi di tristezza e ci apriamo agli orizzonti della gioia e della speranza, a quella speranza che rimuove le pietre dai sepolcri e ci incoraggia ad annunciare la Buona Novella, capace di generare vita nuova in noi e negli altri.

Con questa scommessa, che si traduce in certa fiducia nella Vita nuova che Dio incessantemente ci dona, con rinnovata fede, auguro a voi tutti una Santa Pasqua da celebrare con amore e santità di vita.

Il vostro arcivescovo
+ Francesco
Un abbraccio gioioso di fedeli ha fatto da cornice all'ingresso ufficiale di mons. Francesco Massara, arcivescovo di Camerino - San Severino Marche, nella diocesi di Fabriano - Matelica, chiamata ora a camminare insieme alla Chiesa camerte - settempedana sotto la guida di un unico pastore.

"Non potevo sperare in un inizio più promettente e luminoso per la mia missione pastorale nella Diocesi di Fabriano-Matelica - il pensiero di mons. Massara - L’incontro con la città consacrata alla Madonna del Buon Gesù, (proprio nel giorno della Sua natività) a partire dalla calorosa accoglienza ricevuta all’ospedale Profili, l’emozionante celebrazione in Cattedrale e i tanti incoraggiamenti ascoltati in piazza e lungo le vie del centro, rimarranno per sempre impressi nella mia memoria. È un tesoro al quale attingerò nei pur inevitabili momenti di difficoltà. Desidero ringraziare di cuore i sacerdoti e i fedeli per un benvenuto che rappresenta per me il miglior avvio di un cammino in comune. Il senso di unità e la condivisione ecclesiale costituiscono le fondamenta sulle quali edificare insieme un proficuo dialogo tra la Chiesa e la società civile. Per questo giunga la mia sincera gratitudine ai rappresentanti delle istituzioni civili e militari per aver partecipato a un momento così significativo nel mio percorso di Pastore. Per essere comunità occorre superare distanze e costruire ponti, senza la paura di lasciarsi guidare dallo Spirito. La vicinanza che ho avvertito da tutti e da ciascuno mi commuove e mi sollecita a impegnarmi per non deludere le aspettative e le progettualità cui potremo dare vita collettivamente secondo la testimonianza di Papa Francesco e della Chiesa “ospedale da campo".
Si è svolto a Castelraimondo il primo incontro dei responsabili degli uffici di pastorale delle diocesi di Camerino - Sanseverino Marche e Fabriano - Matelica, diocesi che, unite nella persona del vescovo con mons. Francesco Massara che il prossimo 8 martedì prenderà possesso della nuova sede, iniziano a camminare insieme.

"Un incontro proficuo - lo ha definito il vicario dell'arcidiocesi di Camerino - San Severino mons. Mariano Blanchi - E' stata l'occasione per conoscersi tra responsabili degli uffici di pastorale, di fare comunione e scambiarci alcune idee. Occasione anche di progettazione in questo periodo difficile sui temi della catechesi, della carità, sviluppando anche altri temi importanti". 

incontro castelraimondo assemblea

Un primo incontro che rappresenta anche un punto di partenza per una pastorale comune nelle due diocesi.

"Abbiamo vissuto un momento in cui si è preso coscienza della necessità di lavorare insieme - conclude mons. Blanchi - affontnado i problemi, diversi ma anche simili, che ci sono nelle due diocesi".

f.u.

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