Un importante convegno si svolgerà a Castelraimondo sabato 18 giugno alle ore 16 al Teatro Comunale in Piazza della Repubblica. Si intitola “Piccoli comuni, 6000 campanili: soppressione o libera fusione?” ed è promosso da Unpli Macerata e dalla Pro Loco di Macerata in collaborazione con la Pro Loco Castelraimondo, il patrocinio del Comune di Castelraimondo, del Consiglio Regionale, Assemblea legislativa delle Marche e la Regione Marche ed il supporto del Relais Borgo Lanciano di Castelraimondo.
Dopo il saluto istituzionale, interverranno sul tema gli illustri relatori, instaurando un confronto costruttivo e divulgativo sul tema del convegno; la dottoressa Roberta Bisello, segretario generale dei comuni di Acquacanina, Fiastra e Castelraimondo, l'avvocato Moreno Misiti, sindaco del comune di Sirolo, componente della direzione nazionale dell'Associazione Nazionale piccoli comuni d'Italia, Giampiero Feliciotti, presidente dell'Unione Montana dei Monti Azzurri, dott. Fiorello Primi, presidente dell'associazione “I borghi più belli d'Italia”, Gianfranco Fisanotti, presidente dell'Unionturismo, l'onorevole Piergiorgio Carrescia, il senatore Remigio Ceroni e l'onorevole Emanuele Lodolini, primo firmatario della proposta di legge sui Piccoli Comuni.
Ha suscitato un autentico vespaio la proposta di legge, di cui è firmatario l'onorevole Emanuele Lodolini, esponente del Partito Democratico, riguardante la fusione obbligatoria dei comuni sotto i 5 mila abitanti. Molte le voci contrarie soprattutto fra gli amministratori dei comuni eventualmente interessati. Così è intervenuto lo stesso Lodolini a spiegare il contenuto e i vantaggi della sua proposta.
“Si tratta principalmente di una provocazione – le parole dell'onorevole marchigiano - che vuole essere uno stimolo a ragionare insieme con gli amministratori del territorio, una provocazione al dibattito. La questione è molto semplice. L'obiettivo, una volta entrata in vigore la legge, è quello di dare ai comuni con popolazione inferiore ai 5000 mila abitanti 24 mesi di tempo per prendere in considerazione l'ipotesi di fusione. Altrimenti sarà la regione direttamente a sancire la fusione obbligatoria di quei comuni. Quando, nel prossimo mese di ottobre, saremo chiamati a pronunciarci, come cittadini, sulla riforma costituzionale dovremo anche affrontare il problema di chi si troverà a gestire le materie di competenza delle provincie. Dal mio punto di vista il tema deve essere affrontato rendendo i comuni più forti. Quindi la mia proposta non vuole svilire il campanile, ma rafforzarlo attraverso il trasferimento ai comuni, cui spetta il compito di gestire il territorio, delle suddette competenze. Per far questo servono comuni forti e più uniti tra di loro. Molti amministratori hanno già dato vita a forme associate, le unioni dei comuni, che considero un primo passo verso le fusioni”.
L'intervista completa all'onorevole Lodolini sul numero in edicola del settimanale L'Appennino camerte