Uno stop, quello fino al primo giugno per parrucchieri ed estetiste, che mette in ginocchio due settori che, sebbene non vengano considerati beni primari, lo sono per chi svolge quel tipo di impiego.
Questa mattina l'incontro in Comune, a Tolentino, di una delegazione di parrucchieri (Michela Farabolini, Igor Galassi, Giuseppe Ruggeri e Daniela Ciccarelli) con il sindaco Giuseppe Pezzanesi.
Al centro del dibattito una richiesta da inviare al governatore regionale, Luca Ceriscioli, affinchè faccia da tramite con il Governo centrale per anticipare la riapertura.
Dopo le date annunciate dal Premier Conte era stata la parrucchiera Michela Farabolini, con un videomessaggio pubblicato sui social, a riassumere lo stesso smarrimento dei suoi colleghi.
"Mi devono spiegare il motivo per cui siamo gli ultimi a riaprire - dice - . Mi devono spiegare se si tratta di una questione di sicurezza, dal momento che in chiesa, per i funerali, sono ammesse 15 persone, gli autobus possono essere utilizzati e gli allenamenti sportivi saranno consentiti. Capisco che il nostro non sia un servizio primario, ma non lo sono nemmeno le tabaccherie. 
Noi eravamo pronti: avevamo acquistato mascherine, guanti, asciugamani di carta". 

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Michela Farabolini

La parrucchiera tolentinate, che dopo il sisma era stata costretta a delocalizzare e ricominciare da capo, punta il dito contro il Governo: "Noi terremotati iniziavamo a risollevarci ora - dice - . Adesso non abbiamo più la forza
Una scelta, quella del Governo, che ci sta rovinando. Cosa dirò ai miei dipendenti a cui scade la cassa integrazione a fine maggio - si chiede - ? Ho tre collaboratori e non credo che quando ci sarà permesso di riaprire ci sarà consentito di lavorare tutte contemporaneamente".
Poi la questione del lavoro nero, in casa: "Alla questione finanziaria ci penseranno le forze dell'ordine preposte - dice - . Il mio è un appello ai cittadini affinchè non si rivolgano ai nostri colleghi che, con leggerezza, vanno nelle case per svolgere il nostro lavoro. In questo modo i contagi aumenteranno e a rimetterci saremo sempre noi che non potremo riaprire.
Siamo rimasti in silenzio perchè, per più di un mese, abbiamo compreso il problema. Ora basta. 
Non possono chiederci di restare fermi un altro mese mentre le scadenze dei pagamenti continuano ad arrivare. Se non ci ha ammazzato il virus - conclude - ci ammazza lo Stato". 

Giulia Sancricca
"Sapevamo che la richiesta di qualche giorno fa era solo un primo passo".
Così il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, ha annunciato ulteriori restrizioni per le prossime settimane.
Dopo aver trasformato l'Italia in una intera penisola protetta, oggi è stato accolto l'appello accorato dei migliaia di negozi che da giorni chiedono di chiudere tutto: "Sarà disposta la chiusura di tutte le attività comerciali - ha detto - escluse farmacie, parafarmacie e generi alimentari. Chiusi bar, pub e ristoranti e i servizi di mensa che non possono rispettare le distanze. Chiusi parrucchieri ed estetisti. Le aziende portanno continuare a lavorare, incentivando comunque le ferie e chiudendo i reparti che non sono indispensabili. Garantite le attività del settore agricolo e anche i servizi bancari".
Consapevole di chiedere agli italiani misure che fanno paura ma che sono necessarie per contenere i contagi, Conte ha detto: "I risultati di questi sacrifici li vedremo tra qualche settimana. Non possiamo pensare di vedere i primi miglioramenti già da domani".
Poi l'annuncio della nomina di un commissario per l'emergenza. Sarà Domenico Aruri, amministratore delagato di Invitalia: "A breve nominerò un commissario delegato per potenziare la risposta delle strutture ospedaliere a questa emergenza - ha detto Conte - . Avrà ampi poteri di deroga e lavorerà per rafforzare soprattutto la produzione e distribuzione di attrezzature. Avrà il potere di creare e impiantare nuovi stabilimenti per la produzione di queste attrezzature".
Infine l'invito a tener duro: "Una comunità di individui, rimaniamo distanti oggi, per abbracciarci con più calore e correre veloci domani".

GS
Una storia che si ripete, al limite della credibilità. I marchigiani non hanno nemmeno fatto in tempo a convincersi che l'ordinanza regionale fosse reale e non una fake news che subito è arrivato il disappunto del governo che ha messo in crisi genitori e alunni, nonostante Ceriscioli abbia ribadito che le scuole restano chiuse.
Il premier Giuseppe Conte, infatti, dello stesso parere di Angelo Borrelli, capo dipartimento della Protezione Civile, ha deciso di impugnare il provvedimento firmato dal governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, nel tardo pomeriggio di ieri e che prevede la chiusura delle scuole dalla mezzanotte del 26 febbraio alla mezzanotte del 4 marzo, così come il blocco delle manifestazioni pubbliche che erano in programma nello stesso periodo, i viaggi di istruzione sia sul territorio nazionale che internazionale, i musei, i luoghi di cultura e le biblioteche ed i concorsi pubblici, fatti salvi quelli relativi a professioni sanitarie per le quali dovranno essere garantite le opportune misure igieniche.
Una ordinanza che ha goduto del suo successo poco più di tre ore ma che sarà comunque applicata, diversamente da quella del giorno precedente, stoppata sul nascere, proprio nel momento della presentazione. 
Già ieri, dopo il vertice del premier in videoconferenza con i governatori regionali, il presidente Ceriscioli aveva dimostrato disappunto nei confronti delle modalità di gestione dell'emergenza da parte del Governo, ritenendole "al contrario" e si era detto dispiaciuto per quanto accaduto lunedì in conferenza.
Ieri le acque sembravano essersi placate, tanto che le dichiarazioni di Conte parlavano di una "linea comune", ma così non deve essere stato.
Secondo una nota congiunta deiministri degli Affari Regionali Francesco Boccia, dell'Istruzione Lucia Azzolina e dell'Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, "Con la sua decisione unilaterale di firmare un'ordinanza per la chiusura di tutte le scuole e Università della Regione Marche, il governatore Luca Ceriscioli si sfila dall'accordo che era stato raggiunto solo poche ore prima nel corso dell'incontro tra governo e Regioni alla Protezione Civile e viene meno all'impegno preso con tutti gli altri governatori che invece si stanno attenendo alle disposizioni concordate". 
Intanto si attendono per oggi i risultati degli ulteriori esami svolti  al centro diagnostico dell'istituto superiore della sanità per il primo tampone risultato positivo al Coronavirus nelle Marche, a Pesaro. Solo dopo il controllo di oggi si potrà dire con certezza che anche nelle Marche c'è il primo contagio.
Una incongruenza, quindi, tra le dichiarazioni del capo dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, che ritiene giusta la chiusura delle scuole nelle regioni dove ci sono contagiati e quella di impugnare l'ordinanza di Ceriscioli.
Una querelle che ha il sapore di scontro politico, soprattutto in vista delle prossime elezioni regionali.

GS

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