Alberto Cicarè: “Per cambiare servono persone libere da vincoli politici”

Venerdì, 10 Luglio 2020 12:13 | Letto 660 volte   Clicca per ascolare il testo Alberto Cicarè: “Per cambiare servono persone libere da vincoli politici” È uno dei quattro candidati in corsa per il ruolo di primo cittadino di Macerata. Classe ‘70, laureato in scienze politiche all’Università di Macerata dove lavora, è sposato e papà di due gemelli. Alberto Cicarè da anni è attento ai temi della mobilità sostenibile e della cura dei beni comuni e degli spazi verdi. Nonostante la politica lo appassioni da sempre, fin ora non aveva mai trovato un gruppo in cui poter confluire finché non è nato Strada Comune, composto da persone impegnate nei più disparati ambiti sociali.  Cicarè, lei è uno dei quattro candidati in corsa per le comunali di Macerata. Una lista civica, quali sono i punti cardine del vostro programma? Strada Comune è un progetto nato un anno fa dall’insoddisfazione di un gruppo di persone per il clima e per le politiche praticate in città negli ultimi anni. Da questo abbiamo deciso di partecipare attivamente alla vita pubblica. Libertà e partecipazione sono le due colonne portanti. La libertà perché siamo persone che non hanno nulla da guadagnare o da perdere con la politica quindi abbiamo la possibilità di lavorare senza condizionamenti. Abbiamo individuato sei punti fondamentali per il programma elettorale. Riconversione ecologica, e quindi attenzione particolare all’ambiente; ripensamento della mobilità urbana, perché pensiamo che muoversi in maniera efficiente e sicura sia fondamentale e fa sì che la città sia realmente per tutti; recupero degli spazi abbandonati, perché la città, per colpa della crisi e anche di politiche sciagurate, ha tantissimi spazi abbandonati nel centro e anche nelle frazioni dove è possibile fare pure impresa. Vorremmo lavorare per dare a questi spazi nuova vita. Un altro tema è quello dell’abitare, non solo per i migranti ma anche per tutte le persone in difficoltà. Con questo tema mettiamo al centro tutte le politiche sociali che in questi anni sono state lasciate indietro. C’è poi la questione giovanile: oggi i ragazzi vengono considerati quasi un peso, noi vogliamo coinvolgerli e farli partecipare; in merito ai quartieri e alle periferie, sono state abbandonate negli ultimi anni. Sono quasi maceratesi di serie B e noi infatti abbiamo voluto ripartire dalle frazioni con gli incontri. Proponiamo poi, per la ricostituzione dei quartieri, anche dei luoghi di incontro, e infine c’è il tema della democrazia municipale. Troppe scelte sono state calate dall’alto e noi vogliamo che dal basso verso l’alto arrivino proposte. Pensiamo alla giunta itinerante, all’ufficio relazioni con il pubblico da spostare in piazza.  Lei ha parlato di incontri di quartiere e con la cittadinanza. Dopo il Coronavirus, cosa percepite da parte del cittadino? Chiaro che c’è una crisi che si innesca su un tessuto sociale già in grossa difficoltà. Non è cosa di adesso questo momento difficile, Macerata sembra aver smarrito la propria identità. Le politiche portate avanti hanno provato a mettere delle toppe ma serve affrontare le cose con più organicità. Abbiamo sentito i commercianti e loro sono per primi che risentono della crisi economica e di quella contingente al Covid. C’è smarrimento e necessità di aiuto e quindi serve una visione di una città che sappia offrire qualità della vita, servizi. Come sta vivendo lei questa campagna elettorale? La sto vivendo con difficoltà perché siamo nuovi, i tempi sono stretti e dovremo fare una campagna elettorale in piena estate. Ci affacciamo per la prima volta alla politica e quindi è un compito difficile, una missione quasi impossibile. Ma è comunque affascinante. Ad esempio stamane abbiamo appeso alcuni striscioni in centro e installato a terra delle sagome per mostrare come potrebbero diventare quelle teste con un arredo urbano che possa creare socialità. Questo è il segno che vogliamo comunque farci conoscere, non possiamo certamente spendere migliaia di euro come gli altri. Credo che quella parte della città che vuole cambiare potrà capire e darci la sua preferenza.  Siete quattro candidati, l’ultimo che si è aggiunto è Sandro Parcaroli. Come vede i suoi sfidanti? Non sono abituato a critiche alle persone. Guardo solo a ciò che fanno. Parcaroli è un imprenditore di successo e una persona che si è impegnato per la città. Politicamente credo sia digiuno e non si comprende che posizione abbia, sembra sia più vicino alla Lega anche se sembra più moderato. Ricotta è espressione dell’amministrazione uscente, se vogliamo uscire da questa lenta decadenza probabilmente lui non è la scelta più idonea. Per Cherubini, devo dire che alcune idee le abbiamo simili. L’unica cosa è che ultimamente pare abbia fatto un assist a Parcaroli e quindi sembra sia più pronto ad avvicinarsi a chi è più forte e questo non mi piace. Per cambiare bisogna affidarsi a chi è più libero. Infine, in merito alla Gianfelici non mi esprimo poiché non la conosco, non so praticamente nulla e non sono abituato a dare pareri senza conoscere.Gaia Gennaretti 

È uno dei quattro candidati in corsa per il ruolo di primo cittadino di Macerata. Classe ‘70, laureato in scienze politiche all’Università di Macerata dove lavora, è sposato e papà di due gemelli. Alberto Cicarè da anni è attento ai temi della mobilità sostenibile e della cura dei beni comuni e degli spazi verdi. Nonostante la politica lo appassioni da sempre, fin ora non aveva mai trovato un gruppo in cui poter confluire finché non è nato Strada Comune, composto da persone impegnate nei più disparati ambiti sociali. 

Cicarè, lei è uno dei quattro candidati in corsa per le comunali di Macerata. Una lista civica, quali sono i punti cardine del vostro programma?

Strada Comune è un progetto nato un anno fa dall’insoddisfazione di un gruppo di persone per il clima e per le politiche praticate in città negli ultimi anni. Da questo abbiamo deciso di partecipare attivamente alla vita pubblica. Libertà e partecipazione sono le due colonne portanti. La libertà perché siamo persone che non hanno nulla da guadagnare o da perdere con la politica quindi abbiamo la possibilità di lavorare senza condizionamenti. Abbiamo individuato sei punti fondamentali per il programma elettorale. Riconversione ecologica, e quindi attenzione particolare all’ambiente; ripensamento della mobilità urbana, perché pensiamo che muoversi in maniera efficiente e sicura sia fondamentale e fa sì che la città sia realmente per tutti; recupero degli spazi abbandonati, perché la città, per colpa della crisi e anche di politiche sciagurate, ha tantissimi spazi abbandonati nel centro e anche nelle frazioni dove è possibile fare pure impresa. Vorremmo lavorare per dare a questi spazi nuova vita. Un altro tema è quello dell’abitare, non solo per i migranti ma anche per tutte le persone in difficoltà. Con questo tema mettiamo al centro tutte le politiche sociali che in questi anni sono state lasciate indietro. C’è poi la questione giovanile: oggi i ragazzi vengono considerati quasi un peso, noi vogliamo coinvolgerli e farli partecipare; in merito ai quartieri e alle periferie, sono state abbandonate negli ultimi anni. Sono quasi maceratesi di serie B e noi infatti abbiamo voluto ripartire dalle frazioni con gli incontri. Proponiamo poi, per la ricostituzione dei quartieri, anche dei luoghi di incontro, e infine c’è il tema della democrazia municipale. Troppe scelte sono state calate dall’alto e noi vogliamo che dal basso verso l’alto arrivino proposte. Pensiamo alla giunta itinerante, all’ufficio relazioni con il pubblico da spostare in piazza. 

Lei ha parlato di incontri di quartiere e con la cittadinanza. Dopo il Coronavirus, cosa percepite da parte del cittadino?

Chiaro che c’è una crisi che si innesca su un tessuto sociale già in grossa difficoltà. Non è cosa di adesso questo momento difficile, Macerata sembra aver smarrito la propria identità. Le politiche portate avanti hanno provato a mettere delle toppe ma serve affrontare le cose con più organicità. Abbiamo sentito i commercianti e loro sono per primi che risentono della crisi economica e di quella contingente al Covid. C’è smarrimento e necessità di aiuto e quindi serve una visione di una città che sappia offrire qualità della vita, servizi.

Come sta vivendo lei questa campagna elettorale?

La sto vivendo con difficoltà perché siamo nuovi, i tempi sono stretti e dovremo fare una campagna elettorale in piena estate. Ci affacciamo per la prima volta alla politica e quindi è un compito difficile, una missione quasi impossibile. Ma è comunque affascinante. Ad esempio stamane abbiamo appeso alcuni striscioni in centro e installato a terra delle sagome per mostrare come potrebbero diventare quelle teste con un arredo urbano che possa creare socialità. Questo è il segno che vogliamo comunque farci conoscere, non possiamo certamente spendere migliaia di euro come gli altri. Credo che quella parte della città che vuole cambiare potrà capire e darci la sua preferenza. 

Siete quattro candidati, l’ultimo che si è aggiunto è Sandro Parcaroli. Come vede i suoi sfidanti?

Non sono abituato a critiche alle persone. Guardo solo a ciò che fanno. Parcaroli è un imprenditore di successo e una persona che si è impegnato per la città. Politicamente credo sia digiuno e non si comprende che posizione abbia, sembra sia più vicino alla Lega anche se sembra più moderato. Ricotta è espressione dell’amministrazione uscente, se vogliamo uscire da questa lenta decadenza probabilmente lui non è la scelta più idonea. Per Cherubini, devo dire che alcune idee le abbiamo simili. L’unica cosa è che ultimamente pare abbia fatto un assist a Parcaroli e quindi sembra sia più pronto ad avvicinarsi a chi è più forte e questo non mi piace. Per cambiare bisogna affidarsi a chi è più libero. Infine, in merito alla Gianfelici non mi esprimo poiché non la conosco, non so praticamente nulla e non sono abituato a dare pareri senza conoscere.
Gaia Gennaretti 

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