L'Irpinia 40 anni dopo, Giombetti: "Faremo la stessa fine?"

Lunedì, 23 Novembre 2020 11:16 | Letto 629 volte   Clicca per ascolare il testo L'Irpinia 40 anni dopo, Giombetti: "Faremo la stessa fine?" Fate presto titolava Il Mattino di Napoli tre giorni dopo il 23 novembre 1980, data in cui Campania e Basilicata tremarono per un terremoto con epicentro in Irpinia.Un lungo e drammatico minuto e mezzo che rase al suolo interi paesi provocando migliaia di morti e feriti.Oggi, quellanniversario e quel titolo risvegliano i ricordi in tutta Italia, ma con un tono più forte nelle terre colpite dal sisma del 2016.Quel Fate presto rimasto inascoltato 40 anni fa ha lo stesso valore del Non vi lasceremo soli di quattro anni fa, come sottolinea Flavia Giombetti del Comitato 30 ottobre Tolentino che negli ultimi quattro anni si è impegnata per rappresentare i terremotati davanti alle istituzioni: Suona davvero strano quel titolo - dice - . A noi hanno detto Non vi lasceremo soli. Sembra che ogni terremoto abbia una sua promessa. Leggendo e ascoltando di questo terribile anniversario - prosegue - non è difficile fare lesempio con noi, anzi siamo costretti a farci delle domande: faremo la stessa fine? Sono passati 4 anni e nel 2020, anno in cui le cose dovrebbero essere cambiate rispetto al 1980, pesano ancora di più. La ricostruzione non è partita: dovevamo essere il cantiere più grande dEuropa, ma sembra che si siano dimenticati di queste zone.Causa di questa situazione statica sicuramente la grandissima confusione che cè sempre stata sulla ricostruzione. Se ci fossimo fermati tutti a riflettere, come avevamo anche consigliato alle istituzioni dopo il primo anno dal sisma, forse sarebbe stato diverso. Alcuni parlamentri risposero che sarebbe stato deleterio, altri previdero che ci saremmo fermati ugualmente e questo è accaduto. Purtroppo non sono stati ascoltati i territori colpiti - denuncia Flavia Giombetti - . Abbiamo detto dallinizio che si stava sbagliando nel seguire le ordinanze che ci comparavano ai territori dellEmilia. Avevamo capito subito che quelle ordinanze potevano essere applicate alle nostre case. Non hanno ascoltato la gente di queste terre, i terremotati e nemmeno i tecnici. Ecco il motivo per cui oggi ci ritroviamo così.GS
"Fate presto" titolava Il Mattino di Napoli tre giorni dopo il 23 novembre 1980, data in cui Campania e Basilicata tremarono per un terremoto con epicentro in Irpinia.
Un lungo e drammatico minuto e mezzo che rase al suolo interi paesi provocando migliaia di morti e feriti.
Oggi, quell'anniversario e quel titolo risvegliano i ricordi in tutta Italia, ma con un tono più forte nelle terre colpite dal sisma del 2016.
Quel "Fate presto" rimasto inascoltato 40 anni fa ha lo stesso valore del "Non vi lasceremo soli" di quattro anni fa, come sottolinea Flavia Giombetti del Comitato 30 ottobre Tolentino che negli ultimi quattro anni si è impegnata per rappresentare i terremotati davanti alle istituzioni: "Suona davvero strano quel titolo - dice - . A noi hanno detto 'Non vi lasceremo soli'. Sembra che ogni terremoto abbia una sua promessa. Leggendo e ascoltando di questo terribile anniversario - prosegue - non è difficile fare l'esempio con noi, anzi siamo costretti a farci delle domande: faremo la stessa fine? Sono passati 4 anni e nel 2020, anno in cui le cose dovrebbero essere cambiate rispetto al 1980, pesano ancora di più. La ricostruzione non è partita: dovevamo essere il cantiere più grande d'Europa, ma sembra che si siano dimenticati di queste zone.
Causa di questa situazione statica sicuramente la grandissima confusione che c'è sempre stata sulla ricostruzione. Se ci fossimo fermati tutti a riflettere, come avevamo anche consigliato alle istituzioni dopo il primo anno dal sisma, forse sarebbe stato diverso. Alcuni parlamentri risposero che sarebbe stato deleterio, altri previdero che ci saremmo fermati ugualmente e questo è accaduto. Purtroppo non sono stati ascoltati i territori colpiti - denuncia Flavia Giombetti - . Abbiamo detto dall'inizio che si stava sbagliando nel seguire le ordinanze che ci comparavano ai territori dell'Emilia. Avevamo capito subito che quelle ordinanze potevano essere applicate alle nostre case. Non hanno ascoltato la gente di queste terre, i terremotati e nemmeno i tecnici. Ecco il motivo per cui oggi ci ritroviamo così".

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